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Le pagelle di Guido De Angelis – Ripresa terrificante, salvo solo Gila e Zaccagni. L’Udinese espugna l’Olimpico, fioccano gravi insufficienze

Al termine di Lazio-Udinese, posticipo del lunedì sera di Serie A, arrivano come di consueto le pagelle del nostro direttore Guido De Angelis, che ha dato voti e giudizi ai protagonisti biancocelesti del match dello stadio Olimpico di Roma.

PROVEDEL 6– – La stagione della Champions League, con impegni sempre ravvicinati e delicati, ha messo a nudo pregi e difetti del nostro estremo difensore. Una buona reattività, un’ottima rapidità nell’andare giù sulle conclusioni rasoterra avversarie, ma anche una brutta continuità nel respingere centralmente conclusioni non imparabili dei rivali. Questa sera ha davanti una squadra che la Lazio di Sarri non è mai riuscita a battere allo stadio Olimpico. Al secondo minuto è fuori posizione sul destro deviato da Lovric. Al 19’ non chiama la sfera a Romagnoli, è in ritardo e il centrale è costretto a mettere in laterale. Al 32’ para in bagher su Lovric, quattro minuti dopo si ripete su Kamara sul suo palo. Al 37’ è attento sul colpo di testa da calcio d’angolo di Giannetti, che trenta secondi dopo spedisce sul fondo. Nella ripresa prende due gol senza colpe. Nel finale di gara, al 92’, prima dà una sciagurata palla a Lazzari, poi commette un’ingenuità clamorosa cercando il dribbling da ultimo uomo: una follia che avrebbe potuto costare la massima punizione. Al 96’ va a saltare in avanti e gli si gira la caviglia, l’infortunio sembra preoccupante. E’ costretto al cambio, entra Mandas. Lo perderemo a lungo, si è infortunato per cercare di fare l’attaccante, perché in questo momento i nostri non segnano neppure con le mani.

MANDAS SV – Il debutto in campionato dura tre minuti, soltanto per gli almanacchi.

LAZZARI 5 – E’ tornato titolare dopo qualche settimana, e il motivo per cui è stato fuori è abbastanza chiaro: non ha la fisicità per difendere a dovere né è migliorato tecnicamente nella scelta dell’ultimo passaggio in fase offensiva; ne è venuto fuori un giocatore ibrido, che eccelle nella corsa ma non riesce a essere né carne né pesce né in fase di contenimento né in avanti. Dalle sue parti c’è il mancino Kamara, un cliente rapido di gamba e fastidioso. Parte molto bene, venendo azionato con i tempi giusti da Vecino e Anderson. Al 13’ la sua sterzata e controsterzata vengono chiuse in angolo. Al 32’ si perde Kamara in fase difensiva e Lovric calcia addosso a Provedel: errore da matita blu. Al 43’ rimedia a un suo brutto retropassaggio in uscita, e un minuto dopo fa ammonire Perez con una folata della sue. Disputa una ripresa che definire indecorosa sarebbe un eufemismo, dimostrando per quale motivo stesse giocando con il contagocce. Sul gol di Lucca si fa una dormita colossale, senza andare in opposizione sul tiratore, Kamara. Lanciato a rete, al 58’ si divora un gol clamoroso che sarebbe valso l’immediato 2-2. Al 65’ commette una sciocchezza assoluta in uscita, rischiando di farci prendere il tris. Nell’ultimo terzo di gara non indovina una scelta: non mette al centro neanche un pallone, si auto-lancia infilandosi tra le maglie bianconere invece di scaricare per vie centrali, dove avremmo delle praterie. Frenetico e tecnicamente in difficoltà. Una sciagura e la conferma di qualcosa di ormai assodato: i quattro terzini della Lazio non ne fanno, insieme, uno discreto da mezza classifica. 

GILA 6,5 – Alla stagione da horror di Casale ha fin qui sopperito la sorpresa della nostra stagione. Il compito di questo ragazzo è quello di non adagiarsi sulle ultime ottime prestazioni, compresa quella in Baviera con il Bayern Monaco. Patric non ha ancora recuperato dall’ennesimo problema fisico, così l’ex Castilla fa ancora coppia con Romagnoli in una sfida che all’andata aveva gestito molto bene pur dovendo contrastare Lucca, vale a dire l’attaccante più alto del campionato. Perde il primo duello con Lucca, libera sul primo corner degli ospiti e al 6’ sbaglia l’apertura per Hysaj spedendo in laterale. Meno bene del solito in avvio di azione, al 21’ si rende pericoloso di testa su punizione dalla destra. Al 41’ ha troppa fretta di liberare la sfera e la spedisce su Cataldi, regalando un corner. Nella ripresa la partita cambia, la squadra va in bambola e lui è l’ultimo ad arrendersi: chiude le voragini lasciate aperte dai compagni, va sempre in anticipo, fa valere la fisicità e la grinta. Sul gol di Lucca ha il demerito di non salire, ma è forse l’unico neo di una partita in cui ad un certo punto difendeva praticamente da solo.

ROMAGNOLI 5 – Gli infortuni e le squalifiche dei compagni di reparto (oltre ad un Casale inidoneo alla titolarità) lo hanno costretto a rientrare in campo nel derby di Coppa Italia per poi non uscire mai, tranne quando è stato bloccato dal giudice sportivo. Non ha mai demeritato, ma non ha neppure fornito le performances a cui ci aveva abituati lo scorso anno. Nelle ultime uscite non è apparso brillante nel leggere gli inserimenti tra le linee, facendosi trovare spesso schiacciato sulla porta, e stasera ha da controllare in questo senso uno degli interpreti più fastidiosi nell’infilarsi tra la linea di difesa e la difesa di centrocampo, Thauvin. Alla mezzora abbondante è troppo morbido in uscita su Lucca e Pereyra: la sfera finisce a Kamara che grazia Provedel. Nel primo tempo aveva retto, nella ripresa è crollato in maniera inguardabile. Si perde Lucca sul gol, non esce sul raddoppio di Zarraga, va in confusione e si prende il giallo al 58’ per fallo di frustrazione su Lovric. Qualche istante dopo lascia Lucca tutto solo davanti al portiere, ma per fortuna l’attaccante sbaglia lo stop e cestina il possibile tris. Quando il centrocampo non assicura la copertura che servirebbe, vengono palesati i suoi tangibili limiti individuali. 

HYSAJ 4,5 – Le squalifiche di Marusic e Pellegrini gli regalano una maglia dal primo minuto, che onestamente avrebbe meritato a prescindere: questo ragazzo, con tutti i suoi limiti e persino fuori ruolo (non essendo di piede sinistro), si è dimostrato perlomeno ordinato. Marusic in quella posizione di campo (e non solo) è stato una sciagura, mentre Pellegrini ha fatto capire a chi ne invocava un impiego maggiore per quale motivo abbia giocato una manciata di partite in questa gestione. Con la squalifica di Ebosele, l’albanese questa sera deve contrastare i quinti friulani molto fisici e cercare di sovrapporre per permettere a Zaccagni di essere più imprevedibile del solito. Dalle sue parti serve contenere il calciatore più qualitativo e intelligente dell’Udinese, Pereyra. Inizia bene, è molto mobile e conquista due corner dalla sinistra muovendosi con Zaccagni. Al 20’ si addormenta in ripiegamento, ma fortunatamente Lovric sbaglia il cross. Impreciso in uscita al 28’, quando Pereyra va per vie centrali lo lascia spesso andare indisturbato. Nella ripresa stacca la spina e le due reti friulane arrivano dalle sue parti. Sul gol del raddoppio ha grosse responsabilità: Lovric gli scappa via e l’albanese, per paura di commettere il rigore, lo fa sgusciare via con irrisoria facilità e gli consente di appoggiare all’indietro per l’accorrente Zarraga, che sigla il 2-1. Da quel momento in poi gioca quasi da ala, mettendo al centro qualche cross velleitario. Prestazione negativa. Ha sofferto tanto l’asse composto da Pereyra, Thauvin e Lovric.

LUIS ALBERTO 4,5 – Titolare forse più per le assenze di Rovella e Guendouzi e l’inesistenza di Kamada che per meriti propri, contro il centrocampo fisico e muscolare dell’Udinese normalmente ha fatto grande fatica a salire in cattedra. E’ dato affaticato, ma da settimane convive con problematiche fisiche, normale amministrazione. Il dinamismo e la fisicità dei mediani bianconeri lo mettono in grande difficoltà. Al quarto minuto recupera la sfera che Zaccagni calcia sul palo. Al 10’ strozza il mancino sul primo palo. Dal quarto d’ora alla mezzora rallenta vistosamente la manovra, toccando il pallone sempre una volta in più prima di scaricare su Zaccagni. Passeggia in campo e copre davvero poco sulle ripartenze friulane. Al 31’ tenta una conclusione del tutto priva di convinzione. Nel secondo tempo è imbarazzante in occasione del gol del vantaggio di Lucca: nella situazione si dimentica di difendere. Due minuti dopo, la fotocopia. Se – facendo la mezzala – sai fare una sola fase, quella offensiva, e la fai male, non dovresti avere assicurato il posto da titolare. Sono davvero tante le reti subite dalla squadra per una sua fase difensiva letteralmente inesistente. Nel quarto d’ora successivo ci si aspetterebbe uno scossone da parte sua, che invece continua a giocare in maniera scialba, piatta, sterile. Sostituito da Pedro a fine gara.

PEDRO SV – Irritante e a tratti sconcertante il suo ennesimo ingresso in campo con la testa già all’estate. Il suo apporto alla causa è assolutamente nullo. Come al solito, oserei dire.

CATALDI 5,5 – La prima parte di stagione è stata sfortunata, perché è finito nel dimenticatoio perdendo il posto dopo aver giocato soltanto le primissime sfide, quelle in cui la squadra era ancora da registrare, i nuovi andavano ancora inseriti e inevitabilmente non avevamo equilibri in mezzo al campo. Si è allenato meglio, senza demordere, e Sarri lo ha premiato schierandolo dall’inizio (a sorpresa) nei derby e nelle partite più delicate, con continui attestati di fiducia. Le prestazioni opache e altalenanti di Rovella, e poi l’infortunio dell’ex Genoa e Monza, lo hanno fatto tornare ad essere inamovibile, e nell’ultimo mese e mezzo ha giocato tanto, senza mai sfigurare. Questa sera si riprende la regia dopo l’esperimento di Vecino in Champions League. Disputa un primo tempo ordinato in cui cerca di velocizzare l’azione, avendo ai fianchi due “rallentatori” del gioco come Vecino e Luis Alberto. Ad inizio ripresa crolla con tutta la squadra, senza riuscire a fare la fase di filtro e concedendo ampi spazi ai centrocampisti avversari. Quando serve rincorrere, viene richiamato in panchina per inserire Kamada. Mezzo punto in più per un buon primo tempo, è stato il meno scarico dei centrocampisti.

KAMADA 4,5 – Impalpabile, con la testa bassa, da perfetto oggetto estraneo. Gioca una mezzora che fa rabbia. Le sue scelte rendono lapalissiana la sua mancanza di voglia di giocare, qualcosa di inaccettabile a questi livelli. La fotografia della sua partita è il frangente in cui, sugli sviluppi di un calcio d’angolo a favore, la sfera gli finisce sui piedi e il giapponese, con tre giocatori addosso, pensa di stoppare il pallone e tenerlo tra i piedi, facendoselo togliere ingenuamente e facendo ripartire i friulani. Le sue giocate non hanno alcuna risonanza emotiva nel ragazzo, completamente avulso dal contesto. Al punto che quando Castellanos gli fa da sponda, lui arriva sempre in ritardo. Inguardabile.

VECINO 5 – Tra una cosa e l’altra, raramente in questa stagione ha giocato nel suo ruolo. Talvolta ha dovuto sostituire Luis Alberto, altre volte ha dovuto supplire alla mancanza di un play fisicamente e tecnicamente prestante ed è stato schierato (soprattutto in coppa) in cabina di regia. Quando ha giocato da mezzala destra (per capirci, nel ruolo di Guendouzi) ha sempre determinato i nostri risultati: penso alla vittoria col Torino, al rigore guadagnato con la Fiorentina, e alla stessa rete siglata a Udine nella gara di andata. Imbecca Immobile tra le linee, va spesso in forcing iper-offensivo ma al quarto d’ora sbaglia vistosamente il cross. Nel secondo tempo tarda il rientro sul gol di Lucca, lasciando la retroguardia completamente sola: quando le distanze si allungano un calciatore appesantito e compassato fa enorme fatica. Si ripete in negativo nella circostanza del raddoppio, e quando si sposta in cabina di regia con l’uscita di Cataldi fa più danni della grandine, optando per lunghe gittate fuori misura per il povero Castellanos. Negli ultimi dieci minuti di partita fa l’attaccante aggiunto e per due volte impensierisce Okoye, facendogli però il solletico, concludendo debolmente. Oggi non è riuscito a darci quello che potrebbe né in fase difensiva né nel riempire l’area di rigore avversaria.

FELIPE ANDERSON 6 – Ancora con il contratto in scadenza, perché alla Lazio la meritocrazia non esiste e le quasi 140 partite consecutive (tutte quelle della gestione Sarri) non sono bastate per fissare un incontro risolutivo. Come a Monaco, torna a giocare sulla corsia destra beneficiando del rientro di Zaccagni. All’andata era entrato a gara in corso e l’aveva risolta con l’assist a Vecino per l’1-2 finale. Questa sera è sempre dentro la partita. Aziona Lazzari a destra, al 23’ fa tutto alla grande servendo a Immobile un pallone da spedire in porta dopo uno slalom gigante dei suoi. Al 28’ mette al centro per Zaccagni, che di ginocchio spedisce alto da mezzo metro. Si sacrifica alla grande in difesa, e al 46’ sarebbe autore di un ripiegamento maestoso, ma Aureliano si inventa un calcio di punizione con annesso giallo. Sarri lo lascia negli spogliatoi per evitare conseguenze disciplinari dopo lo scandalo di Lazio-Milan. Una scelta anche comprensibile, che ci priva di un protagonista della partita. Decisamente troppo presto.

ISAKSEN 4,5 – Entra in campo al posto di Felipe Anderson e si rivela nuovamente un calciatore ancora inadatto a questi palcoscenici. Il brasiliano è uno stacanovista nel difendere, è determinato nei ripiegamenti, sa soffrire con i compagni, mentre il danese, contro difese rocciose e squadre che raddoppiano, finisce per essere un pesce fuor d’acqua in avanti e un uomo in meno quando – come nei primi 10 minuti della ripresa – c’è da difendere. Non salta mai l’uomo, non calcia, piuttosto si nasconde. Tira un pessimo calcio di punizione, poi calcia fuori dallo stadio da ottima posizione. Si farà, ma non c’entrava nulla con questa annata. 

IMMOBILE 5 – Massacrato dalle critiche dopo il gol cestinato contro il Bayern, viene nuovamente schierato al centro dell’attacco, perché l’allenatore ha sempre creduto in lui e lo ha sempre messo al centro del progetto, cercando di capirne i momenti dal punto di vista psicologico. Fosse per me – lo sapete – dovrebbe disinteressarsi completamente dei social network, perché il popolo laziale è sempre stato dalla sua parte. L’Udinese è tra le sue vittime preferite in carriera, ma la retroguardia bianconera è rocciosa e compatta. E nel primo tempo Ciro si mangia ancora un gol, questa volta su assist di Felipe Anderson: va bene tutto, ma da quella posizione deve prendere lo specchio della porta e non tirare fuori di due metri. In conclusione di tempo è anticipato da Anderson, il cui destro si spegne di poco fuori. Nella ripresa si nota soltanto per un destro da posizione impossibile sugli sviluppi di un corner di Luis Alberto, poi viene richiamato in panchina. Esce arrabbiato per la sostituzione, e impiega una vita ad abbandonare il campo. Un’altra serataccia. 

CASTELLANOS 5,5 – Non mi sento di infierire su questo ragazzo. Entra e in un quarto di gara ha pochissimi palloni giocabili. Vecino prova a imbeccarlo con una fucilata che non può controllare. Fa buone sponde per vie aeree, ma i compagni (Kamada su tutti) non vanno ad aggredire con ferocia la seconda palla. Nel finale fa ammonire Bijol, che lo stende quando si stava involando verso la porta. Al 100′ avrebbe la palla del pareggio ma preferisce cadere in area, invece di sfondare la porta col piatto.

ZACCAGNI 6,5 – A Firenze aveva giocato il secondo tempo palesando una forma fisica ancora altamente deficitaria, mentre a Monaco di Baviera era partito dall’inizio, disputando un primo tempo incolore in cui era riuscito soltanto a farci salire sporadicamente conquistandosi qualche calcio di punizione. Questa sera è chiamato ad alzare il livello delle sue prestazioni, che fino ad oggi hanno contribuito in negativo al rendimento sottotono della squadra in campionato. Parte alla grande, colpendo un palo al quarto minuto e facendo impazzire Joao Ferreira, graziato dal direttore di gara in almeno due circostanze. Al 28’ invece di appoggiare in rete col corpo direzionando la sfera in avanti, va troppo morbido all’impatto sulla sfera su cross (molto forte) di Anderson. Nella ripresa Sarri gli dà fiducia fino al 100’, ma in zona gol si vede troppo poco e il ragazzo cala vistosamente alla distanza. Comunque propositivo, è autore di giocate non banali, premia gli inserimenti dei centrocampisti e nel finale fa espellere Perez. Sfortunato, ma tra i migliori in campo. 

SARRI-MARTUSCIELLO 5 – Quest’oggi Sarri non può seguire i suoi ragazzi dalla panchina a causa della squalifica, a bordo campo c’è Giovanni Martusciello. Il fatto che in questo turno si siano affrontate tra loro le squadre della parte destra della graduatoria ha complicato di gran lunga una sfida già delicata: la Lazio viene da una serie di sconfitte (tra loro diverse) e l’Udinese, in tre giorni, si è trovata al terzultimo posto avendo visto vincere contemporaneamente Cagliari, Sassuolo e Verona, ossia le rivali per la lotta alla permanenza nella categoria. Questa sera serve perlomeno pareggiare la fame di un rivale ferito, e dimostrare ai tifosi – in silenzio per protesta nella prima frazione – che i calciatori credono ancora nella corsa all’Europa. E nel primo tempo l’approccio è ottimo: fioccano le occasioni, le corsie laterali funzionano e manca soltanto la rete. Inaccettabile, tuttavia, l’ingresso in campo nella ripresa: in 10 minuti la squadra rovina tutto tirando completamente i remi in barca. Se dopo quel primo tempo rientri in campo in quella maniera, significa che hai voluto consegnarti agli avversari: e qui si parla della testa dei calciatori, non certamente dello staff tecnico. Gli interpreti sono scadenti, le risorse dalla panchina inesistenti. Ma le sconfitte fioccano e la sensazione è che nel secondo tempo i calciatori abbiano completamente abbandonato la nave.

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