Le pagelle di Guido De Angelis – I pali ci salvano dall’imbarcata a Firenze, ma facciamo acqua da tutte le parti. Luis Alberto sembra un ex giocatore, gli esterni (bassi e alti) sono un pianto. Ma con la Fiorentina è mancata tutta la Lazio…

Al termine di Fiorentina-Lazio 2-1 arrivano le pagelle del nostro direttore Guido De Angelis. Ecco voti e giudizi ai protagonisti biancocelesti del match del Franci di Firenze.

PROVEDEL 5,5 – Dall’inizio della partita soffre di un brutto mal di testa, ma non sembra condizionato nella sua performance: al 18’ devia sul palo la conclusione di Gonzalez, poi Casale salva sulla linea. Non potrebbe nulla sul legno di Belotti, mura una conclusione di Bonaventura ed è incolpevole sul pareggio di Kayode. Spiazzato da Gonzalez dal dischetto, ma la sfera finisce ancora una volta sul palo. Nel primo tempo ha evitato che capitolassimo, ma nella ripresa – sebbene impallato dai difensori centrali – ha sfornato un’altra papera, respingendo per vie centrali la conclusione di Beltran sui piedi di Bonaventura, che gonfia la rete e ci manda all’inferno. Sta facendo un’altra stagione importante, ma ha fatto anche molteplici errori, da Genoa a Verona, da Bologna ad oggi, passando per Salerno. Sono tanti, eh…

LAZZARI 5 – Partita mediocre. Difensivamente non tiene mai le incursioni di Bonaventura e Sottil, ma in fase offensiva fa ancora peggio. Al 16’ viene liberato perfettamente da Guendouzi e la Lazio avrebbe un 3 contro 1, ma lui riesce come al solito a sbagliare l’ultimo passaggio colpendo il tallone del diretto avversario invece di servire con estrema facilità Immobile e Anderson tutti soli davanti a Terracciano. Viene aiutato pochissimo (per usare un eufemismo) da Isaksen, la cui fase di ripiegamento è assolutamente nulla. Nella ripresa sbaglia tante letture e non riesce a mettere al centro un cross che sia uno. Perdiamo senza appello il duello a distanza con i terzini viola, che ne hanno di più sotto tutti i punti di vista.

CASALE 4 – Torna titolare per necessità, data la squalifica di Gila e l’assenza di Patric per infortunio. Ieri sera aveva la febbre, oggi ha recuperato. Viene da un periodo nero, in una stagione orribile in cui ha saltato oltre 20 partite per scelta tecnica e ha commesso errori marchiani in ogni gara disputata. Inizia anche bene, incollandosi a Belotti e murando la sua prima conclusione al nono minuto. Al 18’ fa un miracolo: si butta come un pazzo a corpo morto compiendo un prodigio su Bonaventura e salvando sulla riga di porta un gol già fatto. Anticipa sistematicamente il “Gallo”, disputando un’ottima prima frazione di gioco. Nella ripresa torna il giocatore che abbiamo imparato a conoscere quest’anno. Al 48’ regala a Belotti la sfera, respingendo di testa per vie centrali. Al 60’ regala un calcio d’angolo alla Fiorentina arrivando malissimo sul pallone, con tempo e passo sbagliati. Causa il calcio di rigore su Belotti, ma Nico Gonzalez calcia sul palo. Altro errore sul raddoppio: tiene in gioco Bonaventura che batte il colpevole Provedel. Buon primo tempo, ripresa sportivamente drammatica.

ROMAGNOLI 4 – Non l’ho mai visto giocare così male con la nostra maglia. Balla dal primo all’ultimo minuto sotto i colpi dell’attacco viola. Non commette errori marchiani sui gol dei toscani né sui legni colpiti dalla squadra di Italiano. Spesso fuori tempo, non indovina un posizionamento e fa tanti errori di lettura normalmente non da lui. Soffre l’assenza di copertura da parte del centrocampo, ma annaspa con tutti i compagni in una delle serate più difficili degli ultimi anni. Mi infastidisce che avrebbe dovuto essere il leader della retroguardia, invece questa sera ha completamente abdicato a questo ruolo. Prestazione incolore, davvero.

MARUSIC 4- – Casale e Romagnoli disputano una partita piena di errori, ma con qualche buona giocata, con qualche intervento salvifico, e con qualche attenuante. Questo calciatore non ne fa una giusta e di alibi non ne ha nessuno. Nei primi venti minuti Nico Gonzalez non deve neppure far fatica a superarlo, è il montenegrino a spianargli ogni volta la strada. Al 23’ si perde Belotti da corner, saltando dopo essersi voltato di spalle, come già accaduto con Bologna e Torino nelle ultime settimane: qualcosa di inconcepibile per la Serie A. Al 26’ sbaglia un pallone in uscita e serve sul piatto d’argento un’altra occasione alla Fiorentina. Subito dopo, Immobile verrebbe a prendersi il pallone basso, ma lui lo serve con un siluro in profondità senza neppure guardare. Questo è un accanimento: il suo ciclo alla Lazio è finito e forse è durato fin troppo. Vero, società Lazio? (Resta negli spogliatoi all’intervallo, per fortuna)

HYSAJ 5 – Entra al posto di Marusic e ha perlomeno l’attenuante di aver giocato pochissimo in questa stagione. Sul gol di Kayode è troppo distante dal marcatore gigliato. In uscita fa grande fatica, si accartoccia su se stesso e spara via la sfera senza troppi giri di parole. Ha la colpa di essersi adeguato ad un trend piatto e sterile, ma è anche chiaro che l’aiuto di Zaccagni sia stato minimo: l’ex Verona aveva un allenamento sulle gambe negli ultimi 40 giorni ed è stato costretto ad essere gettato nella mischia. In generale, penso che Hysaj sia – sebbene fuori ruolo a sinistra – il più terzino dei nostri terzini, e questo è tutto dire. La Lazio dovrà rifare completamente le fasce. 

GUENDOUZI 5,5 – Inizia la partita con un pressing feroce sul primo portatore viola, ma non ne ha più neanche lui e cala col passare dei minuti in maniera impressionante. Prende tra le prime insufficienze della stagione, perché commette troppi errori. Non tiene sulle incursioni della batteria dei trequartisti viola, sui corner a sfavore non ci aiuta mai in elevazione. Al 40’ si perde completamente Belotti, nella ripresa è spesso costretto a inseguire dopo essere andato a vuoto sul primo pressing. Non dà nulla né in fase di copertura né in fase avanzata, ma ha il merito di servire a Luis Alberto l’assist del gol dell’illusorio e fortunato vantaggio. E’ alla ventiseiesima gara consecutiva, questo perché non ha alcun ricambio. Non serve aggiungere altro.

CATALDI 5 – Non parte bene, sbagliando un pallone sugli sviluppi di un nostro calcio d’angolo nella metà campo fiorentina. Ha Beltran a uomo e Bonaventura che sale in continuazione, non riuscendo la squadra a stare in campo alta. Non riesce a fare ciò che sa fare meglio, cioè verticalizzare, perché la Viola ci pressa altissimo, così è costretto a limitarsi all’appoggio laterale o a tornare indietro da Provedel. Non commette errori individuali evidenti, ma barcolla con tutta la squadra. Questa sera, per le condizioni in cui eravamo, il play avrebbe potuto essere Juninho e l’attaccante il miglior Higuain di sempre: non eravamo in campo, eravamo spenti mentalmente e cotti dal punto di vista fisico. Lui ha la grossa attenuante di avere stretto i denti per aiutare i compagni, ma non era nelle condizioni fisiche per giocare questa partita. Purtroppo gli altri nel ruolo stavano peggio di lui: Rovella a casa con la pubalgia, Vecino in panchina con un allenamento nelle ultime due settimane. Esce dopo due terzi di gara per lo stesso Vecino.

VECINO 5 – Entra quando la Lazio ha subito il gol del pareggio e invece di stare basso in cabina di regia, va col corpo in avanti e perde il pallone da cui nasce il raddoppio della Fiorentina. Aveva un solo allenamento sulle gambe nelle ultime due settimane e non poteva fare molto di più. Nel finale fa la punta aggiunta accanto a Castellanos, provando a fare da torre sulle lunghe gittate di Romagnoli e Luis Alberto, ma si tratta di tentativi disperati e, marcato stretto da Milenkovic, non riesce a indirizzare a dovere la sfera. Nel recupero cestina l’ultima chance della partita spedendo altissimo sopra la traversa l’ultimo pallone giocabile. Mi auguro di recuperarlo nelle migliori condizioni, perché a centrocampo siamo cortissimi e la sua tigna e i suoi inserimenti ci sono mancati da morire nelle ultime settimane.

LUIS ALBERTO 5– – Nell’almanacco e sulla bocca di molti resterà il suo nome tra i marcatori di questo lunedì piovoso di Firenze. Ma limitarsi all’unica cosa buona che ha fatto in 96 minuti sarebbe semplicistico e riduttivo. Questa sera bisognerebbe cominciare seriamente a metterlo in discussione, iniziando a pensare che la Lazio meriti un centrocampista moderno che sappia fare almeno una delle due fasi al meglio. Non azzecca un pallone, ne gioca pochissimi e lo fa malamente perché va a dei ritmi che erano possibili negli anni 70, e per il calcio moderno sembra un ex giocatore. Guardate il secondo gol di Beltran e come non riesce a respingere in alcun modo: il centrocampista del terzo millennio sa difendere, sa riproporsi, sa rispondere colpo su colpo alle mosse avversarie. A inizio azione aveva sbagliato il passaggio decisivo per andare in porta, ma di questi passaggi ne sbaglia a decine da mesi. Non ha né il dinamismo né la mentalità, né il passo né l’attitudine al sacrificio per giocare le partite contro le squadre della parte destra della classifica. E in fase difensiva continua a sacrificarsi pochissimo, risultando un regalo all’altra squadra. E’ vero, è tornato al gol dopo 4 mesi, ma il calcio odierno è fatto di tante altre cose, per cui in questo momento non sembra portato.

ISAKSEN 4 – Impalpabile e completamente fuori partita, questo giovane ragazzo è arrivato da lontano ma impiegherà ancora tanto per comprendere il nostro calcio. Non capisce che in gare del genere si debba provare a fare la guerra lottando su ogni pallone: nei primi 40 minuti non tocca un pallone che sia uno, limitandosi a commettere due falli su Sottil e Biraghi, giusto per far vedere di averci messo la gamba. Non aiuta la squadra a difendere, non segue l’azione, non protegge una sfera, non ci fa salire, il nulla cosmico. Dal 40’ al 45’ per due volte deve andare a cercare la pizzata sul rinvio lungo di Provedel, in uno dei due casi un rimpallo lo favorisce e gli permette di avviare l’azione del nostro vantaggio. Un puro caso. Nel recupero la prima volta in cui prova a saltare Sottil e Biraghi: raddoppiato, viene messo in mezzo e perde il pallone. Resta negli spogliatoi all’intervallo, come Marusic, dopo aver disputato un primo tempo non da categoria. Quando il mister parla di mercato e dice di aver chiesto A alla società e di aver ricevuto X e Y, di mezzo c’è anche lui. Diventerà un buon giocatore, ma non era quel che serviva alla nostra causa. E stasera si è preso anche diversi rimproveri…

ZACCAGNI 5 – Vale il discorso di Vecino. Questa sera tornava in campo e – per stessa ammissione del tecnico – aveva sulle gambe un solo allenamento in gruppo negli ultimi 40 giorni, decisamente troppo poco per chiedergli di incidere, specie in una partita che la squadra non ha mai giocato con la spina attaccata. Entra al 45’ e riesce solo a riassaggiare il prato verde, proverà a mettere qualche minuto nelle gambe anche nella prossima sfida col Milan al solo fine di farlo partite dall’inizio a Monaco di Baviera. Subisce due o tre falli da Kayode guadagnandosi altrettanti calci di punizione, per il resto non la prende mai e si rende protagonista soltanto nel finale di una percussione in area viola, senza esito. 11 partite fuori in stagione sono tante, specialmente se Pedro può considerarsi alla fine dell’avventura romana. Speriamo si rimetta presto, ma è chiaro che abbia giocato questa partita soltanto per riassaporare il campo di gioco.

ANDERSON 5 – Interpreta il primo tempo perlomeno riuscendo a sacrificarsi in fase di copertura: sporca qualche traiettoria, chiude in fallo laterale alcune trame viola, ed è lui a liberare la sfera dopo il palo direttamente da calcio d’angolo di Nico Gonzalez. Purtroppo, però, la squadra non gli dà alcun sostegno per poterlo mettere in condizione di saltare l’uomo e creare la superiorità. Il meno colpevole della serata storta, ma le attenuanti sono finite anche per il brasiliano, che rientra nel secondo tempo in modo troppo debole e non riesce mai a rendersi protagonista di uno spunto degno di nota. Non potrò mai dare la colpa a questo ragazzo, che ha giocato 134 gare di seguito, ha delle caratteristiche umane e caratteriali ben precise e nell’ultimo mese ha cambiato l’ennesimo ruolo, giocando da ala sinistra per l’urgenza legata agli infortuni. Però mi aspetto anche da lui qualcosina di più, specialmente quando torna a destra nel suo ruolo naturale. Inconsistente nella ripresa, non gestisce a dovere le nostre sporadiche ripartenze (neppure quella da cui poi nasce il gol-partita) e finisce per sbattere costantemente prima su Kayode, poi su Biraghi.

PEDRO 4 – Entra per l’ultimo spezzone di gara e come al solito è un vero disastro. Calciatore finito, che sembra avere ormai dato tutto quel che poteva dopo una carriera strepitosa. Entra per giocare da ala destra al posto di Felipe Anderson e sbaglia i primi tre palloni su tre: uno lo lascia lì facendo ripartire i padroni di casa, un altro lo appoggia malamente sbagliando la misura di un passaggio elementare, il terzo non lo raggiunge nemmeno, sbagliando il posizionamento col corpo.  Nel finale di gara non gli riesce il dribbling in area di rigore e l’azione sfuma con una conclusione alta e velleitaria di Vecino. Continuo a chiedere in ginocchio a questo ragazzo di dare tutto finché indosserà la nostra divisa, ma è chiaro che in estate la scelta di considerarlo ancora parte delle rotazioni è stata delittuosa. Volutamente delittuosa.

IMMOBILE 5,5 – Il capitano fa grande fatica, come i compagni, perché in avanti non arriva un pallone giocabile e la squadra non tiene le giuste distanze tra reparti. Così, l’unica arma possibile è venirsi a prendere il pallone a centrocampo, e Ciro lo fa con la consueta generosità. Però queste gare sono malinconiche anche per lui, perché la squadra non ha la forza nemmeno di giocare un pallone per imbeccarlo in profondità. Conduce la ripartenza del vantaggio e si dà da fare come può, ma non ha occasioni da rete neanche a pagarle e non soltanto per colpa sua.

TATY CASTELLANOS SV –  Entra al posto di Immobile per l’ultimo scarso quarto d’ora e come al solito non riesce a dare nulla alla causa biancoceleste. Viene a prendersi due palloni, in un caso subirebbe anche fallo ma l’arbitro Guida lascia correre. Nel finale prova a staccare di testa e a giocare di sponda, ma non ha né la forza né il tempo per incidere. Gioca quasi sempre spalle alla porta, e questa sera di palloni da aggredire e difendere ne arrivano davvero pochi.

SARRI 4 – Ora comincerà nuovamente il gioco al massacro dell’allenatore. Che questa sera paga una Lazio incrostata, mentalmente devastata, ma onestamente troppo brutta per essere vera. Non è il primo sul banco degli imputati, ma dopo la batosta di Firenze deve finirci anche lui: questa sera avremmo potuto perdere 4 o 5-1 e i toscani non avrebbero rubato nulla. Abbiamo miliardi di attenuanti: dalla stanchezza fisica alla costruzione della rosa, dal calendario atroce ai plurimi impegni, e i nostri interpreti non hanno la cilindrata mentale per affrontarli. Però questa è una gara in cui – come col Midtjylland o con l’Inter in Supercoppa – non ha funzionato nulla. Troppo brutti per essere veri, è l’ammissione dell’allenatore, che ora dovrà cercare di fare il possibile col materiale umano a disposizione. Le (già residue) speranze di Champions League sono svanite definitivamente, adesso c’è da non gettare alle ortiche la stagione. Fare una figura degna in Champions League, tentare di rimanere aggrappati anche all’ultima Europa possibile, e dare tutto nel doppio confronto di Coppa Italia con la Juventus.  

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