Le pagelle di Guido De Angelis – Atletico troppo forte per una Lazio tecnicamente povera. Luis Alberto ha smesso di giocare, si salvano solo Gila e Guendouzi

Al termine di Atletico Madrid-Lazio, ultima gara del Gruppo E di Champions League, il nostro direttore Guido De Angelis ha come di consueto voluto condividere con i tifosi biancocelesti le pagelle del match. Ecco voti e giudizi alle aquile scese in campo al Civitas Metropolitano.

PROVEDEL 5,5 – Si fa bucare al primo tiro in porta di Griezmann, senza responsabilità. Respinge male il tiro di Lino e per poco non rischia un’altra frittata. Resta in porta sul secondo gol (poi annullato) di Hermoso, ma per sua fortuna è disturbato da Lino. Non può nulla sul raddoppio regolare di Samuel Lino, che si inventa un eurogol. Commette un’altra sciocchezza sulla punizione di Depay: non trattiene la sfera e sistema a Morata il pallone del tris, che l’ex Juventus si divora. Incolpevole, ma meno sicuro del solito.

MARUSIC 4,5 – Per concedere un turno di stop a Lazzari, oggi il montenegrino torna a giocare sulla corsia destra e a poter sfruttare il suo piede migliore. Dopo quattro minuti commette un’ingenuità da multa immediata in uscita, andando col destro a contrasto senza alcuna voglia da ultimo uomo: è l’episodio che indirizza il match e lo rovina, facendoci andare sotto. L’ennesima perla al contrario di un giocatore dall’apporto insignificante, che sembra aver terminato il ciclo con la nostra maglia, sperando che qualcuno se ne accorga presto. Sul raddoppio di Samuel Lino, rimane a distanza di sicurezza a guardarsi la partita, con le braccia dietro la schiena. Continua imperterrito a sbagliare in uscita, così Sarri nella ripresa lo toglie per la disperazione e inserisce Lazzari. Tra le poche doti che ha c’è la sostanza, se manca anche in quel fondamentale diventa un calciatore mediocre e senza qualità. Impresentabile.

LAZZARI 6 – Ha a disposizione l’ultimo terzo di gara e ha un buon impatto. Duetta bene con Felipe Anderson e sgasa sulla destra senza mai riuscire però ad alzare un pallone buono per il centravanti: per due volte ha tempo e spazio di spedire al centro la sfera senza opposizione alcuna, ma sbaglia la misura del cross. A questi livelli la sua corsa non basta, quando i clienti si chiamano Depay o Samuel Lino, che tengono botta fisicamente. Quando tenta la spallata sull’autore del raddoppio, cade a terra lui.

CASALE 5 – Alla seconda partita in carriera in Champions League, non può contrastare l’astuzia e la qualità di Griezmann, che al quinto minuto gonfia la rete e mette la sfida in discesa per gli spagnoli. Statico e passivo quando l’Atletico affonda, non riesce a leggere le traiettorie dei passaggi dei padroni di casa. Dal punto di vista agonistico e della mobilità è indietro anni luce rispetto ai rivali. Protagonista sul secondo gol di Lino, a cui apparecchia il pallone con un rinvio moscio, tenero, impaurito. Nel finale prova a imbeccare Felipe Anderson con un lancio lungo, ma la sfera è imprendibile. Seconda performance in questa competizione, seconda insufficienza grave e netta.

GILA 6- – Non può essere rodato in questa competizione, era alla seconda presenza assoluta in Champions League e alla prima in trasferta. Non ha grosse colpe sui gol (anche se marca Griezmann a cinque metri) e disputa una partita senza grosse sbavature, fatta di cattiveria nei duelli, buona pulizia in uscita, discrete coperture. Abbastanza autorevole negli anticipi, se la cava bene per essere acerbo e disabituato a questo tipo di gare. Tecnicamente non brilla, ma è abbastanza efficace e non gli si poteva chiedere molto di più.

HYSAJ 5 – Una prestazione decisamente negativa. Barcolla per l’intero arco del match, ma non assorbe mai cambi di gioco dei centrocampisti dei Colchoneros. La fotografia del suo match è il modo indecoroso in cui cade all’indietro lasciando Hermoso libero di battere a rete e segnare il 2-0, poi annullato dal VAR. Nella circostanza dimostra quanto a questi livelli il suo modo di difendere sia approssimativo. Anche quando non è pressato, spazza via la sfera in area piccola con enorme paura. Da un suo errore in disimpegno parte l’azione del raddoppio di Lino. A metà ripresa entra Luca Pellegrini. E l’albanese in panchina sembra non avere neppure il buon senso di accettare il cambio e rimanere in panchina: dice qualcosa a Sarri e rientra anzitempo negli spogliatoi.

PELLEGRINI NG – Entra in campo per l’ultimo quarto di gara, quando l’Atletico è sazio e non ha più intenzione di spingere. Così, può dedicarsi alla fase di spinta e cerca di mettere al centro qualche pallone pericoloso, come quello che Castellanos trasformerebbe in calcio di rigore se l’arbitro e il VAR notassero il pestone di Koke. Istintivo, sulla respinta della punizione di Zaccagni spara la sfera in curva. E’ subentrato in una fase di stanca della partita e onestamente è difficile giudicarlo.

GUENDOUZI 6 – Tra i pochi a cercare di dare dinamismo alla manovra, prova l’inserimento in area avversaria da buon “cavallo pazzo”, lo fa in maniera disordinata ma apprezzabile. Duetta meglio con Lazzari e Anderson nella ripresa che con Marusic e Pedro nella prima frazione di gioco. Tecnicamente povero, per tre o quattro volte nei novanta minuti non riesce a mettere giù la sfera e la stoppa a cinque metri. A questi livelli, se è lui il dopo-Milinkovic, ci sarebbe da piangere. Ci mette l’anima, va in tackle, quando arriva fuori tempo si prende l’ammonizione. Perlomeno ha combattuto, e questo, nell’attuale scenario piatto e asettico, lo fa sembrare migliore di quanto non sia. Cala vistosamente nell’ultimo quarto di partita e nel finale si mangia un gol (chiaramente ininfluente) senza centrare la porta da posizione favorevole. Non è un calciatore che vede la porta, né che ami andare a contrasto o al duello per vie aeree: mi sembra più un mastino, un tantino anarchico, che verrà certamente disciplinato da Sarri e diventerà un punto fermo. O almeno me lo auguro.

VECINO 5,5 – Torna da titolare come all’andata e come in tutte le gare più importanti in Champions League. Dopo il provvedimento disciplinare della mancata convocazione con il Genoa, era tornato a Verona subentrando negli ultimi minuti, e oggi parte dal 1’ anche per la squalifica di Rovella. Non mi ha convinto, in un ruolo che del resto non è il suo e in cui gioca per limitare i danni. Ha davanti un centrocampo di sopraffini palleggiatori, così deve limitarsi a sporcare qualche traiettoria, ma non riesce nella consueta fase di filtro. Fa girare la sfera con lentezza e in quella posizione non gli si possono chiedere neppure i suoi proverbiali inserimenti. Partita da semplice compitino.

LUIS ALBERTO 5 – La caratura e lo spessore del calciatore si vedono in questi palcoscenici, e sotto questo tipo di riflettori si rivela calciatore fallibile, fragile, pieno di limiti evidenti. Si esonera dalla fase difensiva: Vecino e Guendouzi sono in linea, lui arranca e fatica ad aiutare la squadra. Perde una serie di palloni sanguinosi già nel primo tempo, e non indovina una verticalizzazione. Quando i ritmi si alzano viene surclassato a tutti i livelli, e diventa irritante e facilmente disinnescabile. Bocciatura totale. Da un mese e mezzo ha smesso di sacrificarsi ed è diventato prevedibile e poco reattivo. Speriamo di ritrovarlo già domenica sera con l’Inter.

KAMADA NG – Entra al posto di Luis Alberto per gli ultimi 20’ più recupero. Completamente fuori giri, nell’unico tentativo di incidere l’arbitro gli fischia un fallo per eccessivo vigore nella prima pressione al limite dell’area. Ancora un corpo estraneo, ma questa sera non si può giudicare. 

PEDRO 5,5- Comincia la sfida con un gesto di frustrazione su Lino, che avendo 15 anni in meno lo aggira in velocità: giallo indiscutibile. Poi si mette in proprio e crea il panico in area, saltando Gimenez col tunnel e dribblando Hermoso: né Luis Alberto né Immobile riescono a trasformare la sua giocata in rete. Col passare dei minuti va spegnendosi e scompare di fatto dalla partita, venendo sostituito da Felipe Anderson. Ormai è sistematicamente autore di qualche sporadica folata, e poco più.

FELIPE ANDERSON 6 – Entra con piglio completamente diverso dal solito: meno indolente delle ultime uscite, si impegna a controllare in maniera acrobatica i primi due palloni della sua partita, poi va in dribbling su Lino e calcia in porta facendo il solletico a Oblak. Innesca sempre bene Guendouzi e Lazzari sulla corsia e serve un cioccolatino a Guendouzi nel finale di partita. E’ sembrato, seppur solamente per l’ultimo spezzone di partita, un calciatore completamente diverso dalla sua versione spenta e apatica dell’ultimo mese. Domenica arriva la sua vittima preferita in Serie A, speriamo che quello di questa sera possa essere un segnale…

IMMOBILE 5,5 – A sorpresa non rifiata neppure stasera, nella partita più affascinante del girone. Imperfetto nelle sponde, attiva col tacco Zaccagni che calcia fuori. Fa a sportellare con Gimenez, che gli dà una gomitata, si prende il giallo e viene intelligentemente tolto dal campo da Simeone. Parte oltre la linea difensiva spagnola nell’occasione dell’acrobazia di Zaccagni: è fuorigioco. All’ora di gioco Sarri lo richiama in panchina quando la qualificazione al primo posto è già compromessa e la testa è già all’Inter di Simone Inzaghi.

TATY CASTELLANOS 5 – Entra al 60’ al posto di capitan Immobile ed è un fantasma. Come a Verona aveva fatto espellere Duda, questa sera si guadagnerebbe comunque un calcio di rigore per fallo di Koke, ma il direttore di gara fa finta di nulla e non viene richiamato dalla tecnologia. La sua conclusione in avvitamento col destro è un tenero passaggio a Oblak, che vive una serata di totale serenità. La nostra sterilità offensiva è sotto gli occhi di tutti, servirebbe una scintilla per far sbloccare questo ragazzo almeno sotto il profilo mentale.

ZACCAGNI 5,5 – Nel primo tempo è il più pimpante dei nostri. Ci fa respirare procurandosi tre o quattro calci di punizione che ci fanno salire. Prova la serpentina per vie centrali ma non trova la porta, era la migliore occasione della nostra partita. Qualche minuto più tardi tenta la sforbiciata su cross di Immobile, ma l’assistente alza la bandierina dell’offside. Dura quarantacinque minuti, poi si spegne e si assenta dalla partita, ma non ha un cambio e quindi è costretto a rimanere sul rettangolo verde fino al fischio finale. In estate serviva rinforzare l’attacco, stendiamo un velo pietoso.

SARRI 6 – Cosa posso rimproverargli? Avrebbe potuto inserire Immobile dalla panchina o partire con Lazzari? Sarebbe cambiato qualcosa? La gara di questa sera è la dimostrazione che quando il divario tecnico e di determinazione tra le squadre in campo è abissale, è difficile parlare di moduli, tattica o grandi sistemi. La realtà è che in estate gli sono stati dati calciatori acerbi, inesperti, mentre lui desiderava almeno due o tre prime scelte. Con questa rosa non si può fare più di così in questa competizione, in cui forse abbiamo fatto anche troppo: andiamo agli ottavi di finale e vivremo due serate di gala tra febbraio e marzo.