Il Celtic ai raggi X – La svolta asiatica e l’effetto Celtic Park sul cammino Champions della Lazio

 

di Niccolò Faccini

Una notte rovente ed affascinante al Celtic Park. La Lazio di Maurizio Sarri aspetta con ansia di esordire in trasferta nell’edizione in corso della UEFA Champions League. Al netto del momento non esaltante in campionato, Immobile e compagni vogliono dar seguito al pareggio ottenuto in extremis con l’Atletico Madrid allo stadio Olimpico nella giornata uno del Gruppo E. In Scozia se la vedranno con la compagine di Brendan Rodgers, icona del calcio britannico, due parentesi con Leicester e Liverpool dopo aver già guidato i biancoverdi dal 2016 al 2019.

Il Celtic non conosce sconfitta tra le mura amiche: Glasgow non viene espugnata da un anno esatto

Il ruolino di marcia a Glasgow dei campioni di Scozia è impressionante. Al netto della scarsa competitività del campionato d’Oltremanica, gli uomini di Rodgers sono del tutto disabituati a conoscere il sapore della sconfitta. Il Celtic Park è un monumento del calcio scozzese, ed è stato espugnato l’ultima volta l’11 ottobre 2022 dal ben più quotato Lipsia: in Champions League finì 2-0 per i tedeschi nel girone che comprendeva anche Real Madrid e Shakhtar Donetsk. Nelle 23 partite successive, fino ad oggi, il Celtic ha collezionato 19 vittorie e 4 pareggi, segnando in media tre gol a partita e subendone soltanto 18 (media 0,7 per gara). Allargando lo spettro, dal 30 settembre 2021 ad oggi i biancoverdi hanno disputato 50 gare casalinghe tra tutte le competizioni e hanno fatto registrare soltanto 4 sconfitte, appunto con Lipsia, Real Madrid (0-3), Bodo Glimt (1-3 in Conference League) e Bayer Leverkusen (0-4).

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I ragazzi temibili vengono dall’Asia: il Celtic si regge su…tre giapponesi!

Reo Hatate, Daizen Maeda e Kyogo Furuhashi. Non si tratta di uno scioglilingua orientale, bensì delle tre stelle della squadra di casa. Da anni il Celtic pesca tra Giappone e Sud-Corea, e lo fa bene. Otto calciatori in rosa provengono dall’Asia, ma i tre sopracitati rappresentano i maggiori pericoli per la Lazio. Reo Hatate è la mezzala di sinistra, il Luis Alberto del Celtic. Scaltrezza, velocità di pensiero e intensità. L’ala destra d’attacco è Daizen Maeda. I più lo ricorderanno per le altisonanti apparizioni nell’ultimo campionato del Mondo: giocatore di grande personalità, tiene il pallone incollato al piede e ha una tenuta fisica importante. Il bomber – nonché spauracchio numero uno – risponde al nome e cognome di Kyogo Furuhashi. Ventotto anni, 170 centimetri e tanta corsa, il “piccoletto” del Celtic prelevato nel 2021 dal Vissel Kobe ha fatto parlare tanto di sé: in due stagioni e poco più con la maglia biancoverde ha messo a segno 58 reti e fornito 12 assist, è l’idolo del pubblico e il capocannoniere dell’ultimo campionato.

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Gli assenti: dietro il Celtic è perforabile, ma urge intensità

Il Giudice Sportivo e l’infermeria toglieranno a Rodgers tre pezzi grossi della squadra. Il centrale svedese Gustaf Lagerbielke è stato espulso a Rotterdam nel 2-0 col Feyenoord e salterà la gara di mercoledì con la Lazio. Contestualmente, l’americano Cameron Carter-Vickers (che normalmente fa coppia col compagno squalificato) sarà ai box fino a fine mese per un problema alla coscia. Assenza pesante è anche quella dell’infortunato Stephen Welsh, che salterà anche la sfida di ritorno a causa di un problema alla caviglia che lo farà tornare in campo solo col nuovo anno. Non costituirà un grosso problema, invece, sostituire Thiago Holm, altro calciatore espulso al debutto Champions nel girone E: in quella posizione Rodgers ha l’imbarazzo della scelta, con Turnbull e O’Riley che scalpitano. Lo stesso discorso vale per l’ala israeliana Liel Abada: un problema al bicipite femorale lo terrà fuori causa per qualche tempo, ma in quella posizione il titolare è Maeda.

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L’11 di Brendan Rodgers: gioco sulle fasce, rapidità e ritmo infernale

Il 4-3-3 che sfiderà la Lazio parte con una vecchia conoscenza del nostro calcio. Il portiere ex Manchester City è Joe Hart, che con la maglia del Torino dovette raccogliere dalla rete una sforbiciata di Ciro Immobile nell’ottobre del 2016. I centrali di difesa parlano inglese: l’irlandese Liam Scales è il centrale di sinistra, i compagni lo prendono in giro per la somiglianza (virale) con il cantautore Ed Sheeran, ma il 25enne è un osso duro in marcatura. Il compagno di reparto è Nathaniel Phillips, in prestito dal Liverpool. Di questo ragazzo si parla benissimo da anni, ma di anni ne ha 26 e fa il titolare al Celtic solo in assenza dei due sopra citati Carter-Vickers e Lagerbielke. Occhio ai terzini: Taylor e Johnston non sono dei difendenti eccelsi, ma spingono tanto. In cabina di regia una delle leggende del club, nonché capitano: Callum McGregor è a Glasgow da un decennio e a 30 anni è nel pieno della maturità. Le mezzali saranno con tutta probabilità Hatate e O’Riley. Quest’ultimo è un classe 2000 danese che si sta mettendo in mostra di recente e sabato ha deciso la trasferta col Motherwell al minuto 97′, in zona Caicedo insomma. In avanti i tre ragazzi terribili non sono dei marcantoni: Maeda è alto 1.73 cm, Furuhashi tre centimetri in meno, mentre l’ala sinistra sarà il 23enne dell’Honduras Luis Palma, 1.78 di altezza. Ex Aris Salonicco, è in ballottaggio con il sud-coreano Hyun-jun Yang, ventunenne che normalmente viene schierato in campionato. A Rotterdam ha giocato Palma, che è finito nel tabellino dei marcatori anche nelle ultime uscite ed è nettamente favorito sul compagno per puntare chi giocherà della Lazio tra Marusic, Hysaj e Pellegrini.

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Mercoledì sera il Celtic Park sarà tutto esaurito in ogni ordine di posto, in Scozia non vedono l’ora di riscattare il girone dello scorso anno: tra Shakhtar, Lipsia e Real Madrid i biancoverdi riuscirono a conquistare un solo punto tra le mura amiche (1-1 contro gli ucraini). Fanalino di coda del Gruppo E, il Celtic ha la grande occasione di rilanciarsi e inguaiare la Lazio di Maurizio Sarri. L’ha già battuta in rimonta – due volte – in una recente Europa League e non vede l’ora di ripetersi.

N.F.