Lazio, è il giorno del debutto Champions: tra gli 11 di Sarri e Simeone un clamoroso mismatch di esperienza internazionale

 

di Niccolò Faccini

Questa sera alle ore 21.00 la Lazio debutta in Champions League contro l’Atletico Madrid di Diego Pablo Simeone. Sarà Lazio contro Atletico, ma anche Sarri contro Simeone. I due tecnici siedono sulle rispettive panchine da tempi diversi (Sarri è alla terza stagione sulla panchina delle aquile, il collega alla tredicesima alla guida dei Colchoneros), e hanno due filosofie agli antipodi: bellezza, pressione alta e possesso palla fanno parte del credo sarriano; ferocia agonistica, contatto fisico e propensione a sporcare le traiettorie avversarie appartengono al bagaglio del “Cholo”. Entrambi hanno una voce sulla “Treccani” – neologismi, sì – ma solo il secondo ha indossato la casacca biancoceleste. Simeone torna a Roma con un Atletico Madrid incrostato: in difesa mancheranno il centrale del Leicester Söyüncü e il terzino sinistro Reinildo. Nessun problema per chi può schierare l’ex Fiorentina Savic, il robusto Mario Hermoso e soprattutto riabbracciare dal 1’ il pilastro della nazionale uruguagia Gimenez, rientrante da un infortunio. A centrocampo saranno costretti a saltare la prima giornata del Gruppo E l’ex Udinese Rodrigo De Paul, il francese Lemar, il capitano Koke – unico calciatore dell’Atletico che sfidò due volte la Lazio di Edy Reja nel doppio confronto di dodici anni fa – e l’ex Siviglia Vitolo, tutti ai box per infortunio. In avanti Simeone farà a meno di Depay. Ma la lista dei convocati non inganni: gli spagnoli vengono a Roma per vincere e per ricattare la brutta partita giocata al Mestalla di Valencia sabato pomeriggio. Dopo la cocente e precoce estromissione dal girone dello scorso anno – il più “morbido” dell’ultima Champions League, con Porto, Leverkusen e Club Brugge – Griezmann e compagni hanno voglia di mettere subito le cose in chiaro nel gruppo. E proveranno a farlo forti di un mismatch di esperienza internazionale che ha del clamoroso.

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Considerando le apparizioni in Champions League (a cui si aggiungono quelle in Supercoppa Europea e Mondiale per club), i primi 16 calciatori della rosa dei madrileni toccano quota 898 presenze. Dalle 77 di Azpilicueta (che col Chelsea ha vinto l’Europa League) alle 87 del campione del Mondo Griezmann, dalle 74 del portiere Oblak alle 91 di Axel Witsel; dalle 48 di Gimenez alle 47 del compagno di retroguardia Savic. Saul (70) e Llorente (37) sono dei veterani della manifestazione, così come Alvaro Morata (74), rimasto all’Atletico nonostante la corte in estate, tra le altre, di Roma e Juventus. Dall’altra parte, una Lazio alle prime armi dovrà sopperire al gap di esperienza con le armi più disparate. Considerando anche in questo caso le sole apparizioni meritevoli di voto (dai 15 minuti in su), i 17 biancocelesti che hanno chance di scendere in campo questa sera si fermano a 158 presenze in Champions. 81, più della metà, sono di Pedro Rodriguez col Barcellona. Le altre 77 se le spartiscono gli altri laziali: dalle 9 di Luis Alberto (0 gol e 0 assist) alle 6 di Guendouzi, dalle 5 di Romagnoli e Lazzari alle 9 di Immobile, dalle 8 di Kamada con l’Eintracht Francoforte alle 2 di Cataldi. Felipe Anderson non ha mai giocato una fase a gironi di Coppa dei Campioni con la Lazio, fermandosi a quota 3 presenze tra play-off (Lazio-Bayer Leverkusen) e divisa del Porto. Isaksen, Taty Castellanos, Zaccagni, Provedel e Casale non hanno mai giocato in questa manifestazione e saranno al ballo dei debuttanti. Hysaj (15) e Vecino (10) sono i più abituati al palcoscenico in questione, avendola giocata con el maglie di Napoli e Inter. L’Atletico, in quanto ad abitudine, può impartire lezioni: quella di stasera sarà una delle formazioni più anziane schierate ad un debutto Champions, con una media di età dell’undici titolare che supererà i 30,5 anni.

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La Lazio, tra l’altro, avrà di fronte il tabù-spagnole: nelle ultime 20 stagioni ha battuto soltanto in un caso una compagine che parlasse questa lingua: era il 22 ottobre 2009 e Zarate e Rocchi battevano in extremis il Villarreal in Europa League, la vecchia Coppa UEFA. Da lì in poi lo score dei capitolini contro le squadre spagnole parla chiarissimo: un pareggio – il 2-2 di Delio Rossi all’Olimpico col Real Madrid – e solo sconfitte, ben sei. Si va dal 4-1 col Villarreal al 3-1 a favore del Real Madrid nell’ultima fase a gironi di Champions disputata dalla Lazio con i tifosi al seguito. Si prosegue con la doppia e netta vittoria dell’Atletico di Radamel Falcao in Europa League nel febbraio 2012 (3-1 all’Olimpico, 1-0 al Vicente Calderon); per chiudere con il doppio successo del Siviglia nel febbraio 2019: 1-0 all’Olimpico, 2-0 al Sanchez Pizjuan e pratica Europa League chiusa per gli andalusi. Questa volta la posta in palio è ancora più alta: all’Olimpico c’è la musichetta della Champions e tutti i precedenti, i numeri, i divari tra le squadre si azzerano. C’è un girone da iniziare al meglio e la Lazio di Sarri vuole regalare ai tifosi una soddisfazione che compensi un inizio di stagione non propriamente idilliaco.

N.F.

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