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Immobile, prestigio internazionale: la sua maglia fa felice Miguel Albuquerque, governatore della città di…CR7!

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di Fabio Polli
Anche se potrebbe sembrare blasfemo scomodare Gesù per un argomento così marginale come il calcio, per un mondo di ricchi dove l’ultima preoccupazione di un atleta milionario dovrebbe essere l’altrui approvazione, il “Nemo propheta acceptus est in patria sua” (nessuno è profeta in patria) di Nostro Signore calza a pennello con l’attuale momento di Ciro Immobile, capitano, condottiero e storia della Lazio.

Tratta dai Vangeli, la frase fu pronunciata da Gesù di Nazareth per dimostrare come i propri concittadini siano sempre gli ultimi a credere alla grandezza di un uomo che è vissuto tra loro nei panni della realtà quotidiana.

Accolto freddamente dai suoi conterranei – nel nostro caso coloro che individuano in Immobile uno dei principali responsabili della mancata qualificazione della nazionale ai Mondiali 2022 – la frase viene usata per significare che difficilmente si possono vedere riconosciuti i meriti di una persona, nel proprio paese, se di questa, per invidia e incomprensione, per preconcetto, vengono raccontati più i difetti che i pregi, evidenziate le debolezze piuttosto che le virtù.

Per Immobile, come sanno le persone intellettualmente oneste che amano il calcio, parlano i numeri, i gol, le classifiche dei marcatori vinte.

Lo qualifica a calciatore di rango internazionale non tanto l’aver vestito le maglie del Borussia Dortmund in Germania e del Siviglia in Spagna, ma soprattutto la conquista della prestigiosa “Scarpa d’Oro” come miglior realizzatore di tutti i tornei europei, nel campionato 2019/2020, vinta davanti a gente come Lewandowski e Cristiano Ronaldo.

Immobile è stato nell’ultimo decennio l’unico italiano a tenere alta l’immagine del nostro movimento calcistico sul palcoscenico continentale, a livello di Club fortemente ridimensionata, e da ultimo ha contribuito, al pari di tutti gli altri compagni, alla conquista del titolo Europeo per nazioni vinto la scorsa estate dalla nazionale di Roberto Mancini.

Però, se c’è qualcosa che non va, anche quando non gioca, nonostante sia l’attaccante in attività che ha segnato più gol in nazionale, i suoi incredibili record, la colpa è sempre di Immobile. Il quale, oggi, è offeso per le critiche ingenerose e medita (sbagliando di brutto, basterebbe citare il caso di Zoff al Mondiale 1978) di voler lasciare la Nazionale.

La “Scarpa d’Oro”, che da quando fu istituita nel 1967/68 (primo vincitore Eusebio, lo storico campione portoghese) per l’Italia è stata vinta prima di Ciro Immobile solo da Luca Toni (Fiorentina, 2005/2006) e Francesco Totti (Roma, 2006/2007), certamente avrebbe meritato miglior “vetrina”, maggiore considerazione da parte dei media, dei giornali sportivi e delle istituzioni.

Perché, per esempio, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricevuto il tennista Matteo Berrettini, vincitore di Wimbledon e non Ciro? Perché la più alta carica dello Stato riceve sempre i medagliati di ogni olimpiade, gli italiani più meritevoli e nessun riconoscimento è arrivato a Immobile?

La Lazio, e quindi oggi anche Ciro Immobile, in patria (il “nemo propheta” di cui sopra) è storicamente osteggiata dall’informazione e dalle istituzioni a trazione filo romanista, e fino a quando il mondo laziale subirà in silenzio la situazione, ben poco si potrà fare per cambiare le cose e dare sempre a “Cesare quel che è di Cesare”, e pure a Ciro quel che bisognerebbe invece dare a Ciro.

Per fortuna all’estero Immobile ha la grande considerazione che merita, la stima degli intenditori e sono tanti gli appassionati che ne ammirano le gesta sportive.

Tra questi, apprendiamo, c’è anche Miguel Filipe Machado de Albuquerque, da più di dieci anni governatore dell’arcipelago delle isole portoghesi di Madeira, nell’Oceano Atlantico.

La regione è divenuta particolarmente famosa nel mondo dello sport per avere dati i natali proprio al campionissimo Cristiano Ronaldo, nato a Funchal, la città capoluogo dell’isola di Madeira (100mila abitanti), la principale dell’arcipelago.

Divenuta per provvedimento del governo portoghese “porto franco”, la regione di Madeira da alcuni anni ospita anche una sempre più nutrita colonia di italiani, che hanno lasciato il Bel Paese senza alcun rimpianto, felici della scelta fatta.

Si tratta soprattutto di pensionati, cuochi, artigiani, piccoli imprenditori che come accaduto per le vicine Canarie si sono trasferiti sull’oceano per apprezzarne il clima temperato, la qualità della vita e il migliore potere d’acquisto dell’euro rispetto all’Italia.

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Vincenzo D’Amico, il primo da sinistra 

 

“Da tre anni vivo qui con mia moglie – racconta il pensionato romano Raffaele Galli, ex dipendente della Mondadori e supertifoso laziale – e mi trovo benissimo. Di tanto in tanto torno a Roma per fare visita ai familiari e agli amici laziali ma non potevo fare scelta migliore visto che qui sono accoglienti come in Italia. Ho avuto modo di partecipare a tante iniziative pubbliche e ho conosciuto il governatore Albuquerque, persona speciale, amatissimo dai suoi concittadini. In Portogallo storicamente governa la sinistra mentre qui sull’arcipelago da molti anni vince il Partito Social Democratico, la più importante formazione di centrodestra”.

E la maglietta con la dedica di Ciro Immobile?

“Albuquerque è un grande appassionato di calcio e ovviamente è il primo tifoso del suo conterraneo Cristiano Ronaldo, a cui ha voluto intitolare l’aeroporto di Funchal. Ha in simpatia anche i colori biancocelesti per quanto fece a Roma il portoghese Sérgio Conçeicão, campione d’Italia 2000, e ammira moltissimo il nostro Ciro Immobile. Domenica scorsa c’è stata l’annuale Festa do limão (festa dei limoni, ndr) nella Freguesia de Ilha (parrocchia dell’isola, ndr), per onorare la produzione locale dell’agrume, una delle caratteristiche di Madeira. Grazie ad amici romani come Angelo Franzè, che ringrazio, ho fatto il massimo per fargli avere la maglia di Ciro, con la sua dedica, che ha gradito tantissimo”.
A Madeira, ultimamente, si parla sempre più di Lazio grazie al trasferimento sull’isola dell’ex calciatore Vincenzo D’Amico, campione d’Italia con la Lazio di Maestrelli nel 1974, protagonista con Chinaglia, Wilson, Pulici, Oddi, Garlaschelli, Martini e tanti altri della storia della società sportiva romana.

Trecentrotrentotto presenze con la Lazio tra campionati nazionali e coppe europee, centrocampista dal talento cristallino con spiccate attitudini offensive, mezzapunta o attaccante quando serviva, è una vera bandiera del tifo biancoceleste.

Collegandosi da Madeira, segue sempre con grande attenzione la Serie A e in particolare il mondo Lazio partecipando come esperto e come opinionista a trasmissioni sportive della Rai e di tv e radio della capitale che parlano del calcio romano.

“Vincenzino – racconta Galli, il cui amore sviscerato per la Lazio lo ha portato nel tempo ad accumulare materiale a tema biancoceleste da riempire un museo – voleva trasferirsi in Portogallo. “Sono stato io a convincerlo a venire sull’isola di Madeira e quando ha preso questa decisione ne sono stato molto felice. E’ una grande persona, per me un grande amico e una grande compagnia. Da laziale forse non potevo chiedere di più. Adesso dove abitiamo, in una zona davanti al mare, in tanti hanno cominciato a riconoscerlo e lo salutano riverenti. Dicono ‘aqui està o campeão da Lazio’, ‘ecco il campione della Lazio'”.



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