Milinkovic, il Sergente che domina in Serie A e sogna la Champions

 

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di Niccolò Faccini

Sergej Milinkovic-Savic e la Lazio, un rapporto ad oggi idilliaco che ha stregato un intero popolo. Il Sergente serbo, a Roma da ormai sette anni, è tra i senatori del club, cui è riconoscente da anni per averlo fatto approdare nel calcio che conta. Sergej ha giocato la Champions League con la Lazio soltanto nella scorsa stagione, con gli stadi chiusi, e avrebbe voluto centrarla anche in questa stagione. In ogni intervista, il numero 21 della Lazio ha ribadito di giocare per ottenere l’agognato piazzamento tra le prima quattro della classe. Impensabile che un centrocampista della sua caratura possa essere ancora privato della chance di giocare sul palcoscenico più importante per un calciatore, la manifestazione calcistica che mette in palio la Coppa dalle Grandi Orecchie. Il serbo non chiede di vincerla, ma di potervi partecipare con continuità. Progetto che la società Lazio non ha mai avuto. Invece di costruire su Milinkovic una squadra potenzialmente vincente, il club capitolino si è adagiato su una dimensione in cui il traguardo della Champions League non è mai stato veramente preso in considerazione. Così, in estate verranno fatte delle valutazioni ben precise, e l’entourage del calciatore chiederà alla dirigenza biancoceleste di lasciare andare l’assistito, di non tarpargli le ali. A 27 anni compiuti, il calciatore di Lleida vorrebbe competere ad altissimi livelli. Avrebbe voluto farlo con la maglia della Lazio, che adora e che ha sempre messo davanti a tutto. I suoi numeri parlano da soli. Sergej ha sfondato il muro dei “100” tra gol e assist con l’aquila sul petto. In stagione vanta 9 gol e 9 assist in campionato, raggiungerà la doppia cifra in entrambe le voci. Anche quest’anno è il calciatore della Lazio che ha corso di più, il primo centrocampista della Serie A per contrasti vinti e per recuperi della sfera, il primo per tiri scagliati nello specchio della porta avversaria. Con la gestione Sarri, Milinkovic è definitivamente esploso, diventando uno dei centrocampisti più forti del panorama mondiale, crescendo in continuità e qualità delle giocate. Nessun calciatore del suo ruolo ha segnato più di lui (e di Barak dell’Hellas Verona, che però gioca da trequartista nel 3-4-2-1 di Igor Tudor), nessun calciatore del suo ruolo ha fornito più passaggi vincenti di lui e di Barella dell’Inter. Maurizio Sarri e i tifosi della Lazio si augurano ancora di poter partire da lui, a patto che la società decida di costruire su di lui un futuro roseo e soprattutto un progetto che consenta già dalla prossima stagione di giungere con costanza tra le prime quattro del campionato e di giocare la coppa europea più importante. Realisticamente, però, i tempi appaiono maturi per dirsi addio. A meno che Milinkovic non decida di giocare a Roma un’ultima stagione, quella del Mondiale in Qatar che lo vedrà protagonista nel prossimo dicembre con la sua Serbia. La gente laziale ha un sogno: che il Sergente spazzi via le voci di mercato e faccia di tutto per restare all’ombra del Colosseo. Sarà possibile soltanto in caso di repentino cambio di rotta della società: senza la garanzia di un calciomercato da protagonista, e senza serie rassicurazioni sulla volontà di competere per i primissimi posti, Milinkovic saluterà. Lo farà a malincuore, lo farà da innamorato di Lazio, lo farà da miglior centrocampista del nuovo millennio biancoceleste.

 

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