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Le pagelle di Guido De Angelis – Speranze Tavares-Dia, deludono i senatori…

Al termine di Lazio-Milan, gara valida per la terza giornata del campionato di Serie A 2024/2025, arrivano come di consueto le pagelle del nostro direttore, Guido De Angelis.

PROVEDEL 5 – La Lazio è cambiata e quest’anno il custode dei nostri pali sarà chiamato ad essere ancor più reattivo del solito. Verrà sollecitato tanto. Al 7’ esce malissimo sul gol di Pavlovic, combinando una frittata. Sul 2-2 non è impeccabile su Leao, tutt’altro. Semplice la parata su Abraham nel finale di gara. Performance negativa.

LAZZARI 5 – Le prime due prestazioni erano state convincenti, nel grigiore generale. Quest’oggi, nonostante la presenza di Nuno Tavares a sinistra, non poteva che essere confermato, in una coppia di terzini decisamente offensiva. Al 6’ va a vuoto su Pulisic, che gioca stranamente dalla sua parte e lo ubriaca, conquistandosi il corner del vantaggio. Nelle prime battute soffre tanto l’americano, nella prima mezzora è in bambola totale. L’affanno prosegue fino al 43’, quando buca su Pulisic che manda in porta Okafor, col Milan che sfiora il raddoppio. Ha la grossa attenuante di non ricevere alcuna copertura da parte di Tchaouna. Sostituito all’intervallo da Baroni, che cambia la fascia destra. Lasciato in panchina per la ripresa. Era alla 150esima in Serie A con la Lazio, questa sera ha fatto un grosso passo indietro.

MARUSIC 5,5 – Nonostante le performance negative se non sportivamente drammatiche dell’ultima annata, al variare degli allenatori il montenegrino rappresenta una costante assoluta: l’infortunio di Tavares, le peripezie di Luca Pellegrini e la non completa affidabilità di Hysaj gli hanno ancora una volta fatto cominciare il campionato da titolare della corsia sinistra, quasi una congiura. Quest’oggi entra da ala destra e ha tre cross facili nei primi 10’ della ripresa: niente avversario davanti, ma i traversoni sono inguardabili. Disastroso nella prima pressione, Loftus-Cheek gli scappa via che è una bellezza. Dalle sue parti il Milan entra come nel burro per la rete del pari. Niente da fare.

PATRIC 6 – A sorpresa e senza alcun apparente motivo razionale gli era stato preferito un Casale disastroso per le prime due uscite ufficiali. Sembrava che il nuovo tecnico non lo vedesse, ma oggi lui e Romagnoli sono gli unici due difensori a disposizione e la coppia è obbligata. Contiene bene Okafor, è sempre il più pulito ad inizio azione e nel primo tempo per due volte serve Castellanos sul filo del fuorigioco. Si ripete a inizio ripresa, con palloni chirurgici. Colpevole come tutto il reparto sul pareggio – facile facile – del Milan. Da capitano, all’85’ va a fare il panico dall’arbitro protestando per un potenziale calcio di rigore per noi. Avessero tutti la sua fame…

ROMAGNOLI 5,5 – Vive da ex capitano del Diavolo una partita che sente particolarmente, dovendo far vedere di essere in ripresa rispetto ad un inizio di stagione sulla falsariga della scorsa annata in chiaroscuro. Comincia male, perdendosi Pavlovic sul gol del vantaggio rossonero. Carbura lentamente e prende le misure agli avanti del Milan, quasi mai pericolosi. Troppo morbido su Abraham sul pareggio rossonero. Luci e ombre.

NUNO TAVARES 8 – Da anni chiedevamo a gran voce un terzino sinistro. Lo avevamo visto soltanto 22 minuti contro il Trapani prima dell’infortunio che gli ha fatto saltare l’intera preparazione e l’inizio della Serie A. Ha giocato a Lisbona, Marsiglia e Londra, e ha il carattere per affrontare questo tipo di gare. Nel primo tempo crossa col mancino per Tchaouna, che schiaccia addosso a Maignan. Si vede che non gioca da una vita: arriva due volte sul fondo coi tempi perfetti, ma fallisce clamorosamente la misura del cross dalla trequarti. Anarchico, nella prima parte della ripresa si sovrappone comunque spesso e va al cross con continuità, pur peccando in precisione. Prende tante iniziative, più di pancia che con raziocinio, ma perlomeno dà la sensazione di essere vivo. Al quarto d’ora è suo l’assist per Castellanos, che firma l’1-1. Il secondo tempo è strepitoso: altro assist, altro gol (identico) di Dia. Quando accelera, non si ferma. Esce coi crampi da “Man of the match”: nel primo tempo ha preso le misure, nel secondo è risultato imprendibile per Emerson Royal. Da standing-ovation.

HYSAJ SV – Entra al 90’ per contenere le ultime scorribande. Non giudicabile.

ROVELLA 6 – In mediana sono rimasti in tre: lui, Vecino e Guendouzi, con Castrovilli e Dele-Bashiru che in ritiro avevano provato da trequartisti. Essendo soltanto 5 centrocampisti per tre competizioni, è probabile che passeremo al 4-4-2 per avere più rotazioni ed evitare che calciatori dalla tenuta fisica non eccelsa possano dare costantemente forfait. La società ha deciso di privarsi volutamente di Cataldi – regista che nei due anni di Sarri del quinto e del secondo posto era stato il titolare davanti alla difesa – e di non fare innesti in quella zona di campo. Così, all’ex Genoa sarà richiesto di aumentare il minutaggio, che lo scorso anno parla di sole 5 gare giocate per 90 minuti. Tarantolato, è un po’ arruffone in mediana e cerca di tappare i buchi evidenti del centrocampo. Al 38’ si indiavola con Tchaouna che lo costringe all’ammonizione. Nella ripresa palesa le lacune in fase di verticalizzazione, con delle fucilate in profondità per Taty e Dia. Al 60’ ha finito la birra, ma resiste fino alla fine del match. Discreta gara, ma con margini di miglioramento enormi.

GUENDOUZI 6 – Negli ultimi due anni il club ha ceduto tutti i senatori – da Milinkovic a Luis Alberto, da Immobile a Felipe Anderson, da Radu a Cataldi – e ha incoronato il francese nuovo leader carismatico, affidandosi all’ex Marsiglia anche per ricevere “aiutini” sul mercato: Tavares e Gigot sono stati suoi ex compagni all’OM e hanno parlato con il nostro mastino prima di accettare la Lazio. Partenza confusionaria, deve coprire troppo campo e finisce per non raddoppiare sullo scatenato Pulisic. Al 56’ deve servire in verticale Castellanos tutto solo davanti a Maignan, ma sbaglia in modo clamoroso, ed è come un gol mangiato: ecco perché si chiedeva qualità nell’ultimo passaggio. Nell’ultimo quarto di gara non ne ha veramente più, prende il giallo e difende come può. Comunque guerriero, lo aspetta un’annata di corse sfrenate.

ZACCAGNI 6 – L’ultimo dei reduci, verrebbe da dire, è chiamato a una maturazione immediata e definitiva, perché la Lazio non ha tempo e – soprattutto – non ha più certezze. La sua è una fascia che pesa, e dal suo atteggiamento dipenderà gran parte della nostra stagione. Partenza sprint, con giocate di qualità funzionali alla manovra. Primo tempo tecnicamente positivo, con tanti errori nell’ultimo passaggio e alla battuta dei corner, sempre bassi sul primo palo. Per quattro volte, scioccamente, non riesce a eludere la trappola del fuorigioco. Da una sua giocata nasce la sovrapposizione di Tavares per l’1-1, un minuto dopo è generoso in copertura e si becca il giallo per fermare una ripartenza rossonera. All’80’ si mangia un gol facile facile sparando in bocca a Maignan, un errore grave. Nel finale non perde brillantezza e fa ammonire Terracciano. Fa tante cose da applausi, abbinate ad errori da matita blu. Merita comunque la sufficienza.

CASTELLANOS 7,5 – L’unico calciatore – assieme a Lazzari – a guadagnarsi la sufficienza in entrambe le partite dell’avvio di stagione dovrà toglierci le castagne dal fuoco a suon di gol: il mercato lo ha consacrato il “dopo-Immobile”, eredità che pesa come un macigno. Sbaglia la misura del primo assist per Dia ad inizio gara. Lotta su tutti i palloni, francobollando Pavlovic. Una furia, pressa anche Maignan che al 23’ ci regala un angolo. Si perde nell’ultima giocata, continuando a cercare troppo poco la porta rispetto a quanto lavoro fa per i compagni. Sempre oltremodo generoso, corre come un dannato e segue l’azione segnando il gol del pari. Ingaggia una battaglia personale con Pavlovic, senza mai mollare. Esce all’86’ per Noslin.

NOSLIN SV – Entra per gli ultimi cinque minuti e passeggia, tentando un improbabile assist per Isaksen, chiuso da Theo. Non giudicabile.

TCHAOUNA 4 – E’ stato acquistato come scommessa dalla Salernitana in un ruolo in cui nell’ultimo decennio abbiamo ammirato Felipe Anderson, e si è ritrovato scalzato da Noslin, che aveva provato in estate come centravanti. Al 10’ di testa da due passi spedisce addosso a Maignan un pallone di Nuno Tavares. Avulso dal gioco, al 38’ combina tre pasticci nel giro di dieci secondi, sbagliando tre passaggi di seguito e costringendo Rovella – arrabbiatissimo – a prendersi un giallo. Nei primi 45’ gli ho visto fare cose che non vedevo da tanto, da categorie inferiori. Si dimentica la fase difensiva, lasciando sistematicamente solo Lazzari. Viene sostituito al break, inevitabilmente. È sembrato inadatto a questi livelli: la Lazio non è Salerno, e qui tempo di sbagliare in maniera eclatante non ce n’é…

ISAKSEN 7 – La Lazio non lo ha ceduto e non ci ha nemmeno puntato, lasciandolo tra coloro che sono sospesi. Questo ragazzo non sembra avere il carattere per prendersi la fascia destra, ma avrebbe potuto essere inserito in uno scambio, invece si è trovato davanti Noslin e Tchaouna. Reduce da un buon ingresso a Udine, l’allenatore si gioca la carta danese già al 46’. Si perde spesso in un bicchier d’acqua, ma entra bene in campo, puntando sempre l’uomo e creando pericoli. Fumoso, non riesce ad essere concreto in zona gol, e su questo fondamentale dovrà migliorare. 

DIA 7,5 – Dopo l’amichevole di Cadice, su input di Baroni, è stato chiamato in fretta a Roma per portare qualche gol in più ad una rosa spuntata. Da due giorni veniva provato col “Taty”, oggi fa l’esordio da titolare con l’aquila sul petto, e parte da trequartista puro col compito di svariare molto. Al 2’ ha una prima clamorosa chance da rete su assist non perfetto di Castellanos. Con una giocata di qualità fa ammonire Fofana. Il centrocampo fa fatica, quindi lui si abbassa con generosità. Calciatore di visione, tra le linee cerca di imbeccare Castellanos come può. Ha un’intelligenza calcistica importante e sa sempre dove farsi trovare: come sul suo primo gol in maglia biancoceleste, quello del 2-1. Arretra tanto, spendendosi come un leone in fase difensiva. Esce, stremato, all’81’ per Dele-Bashiru.

DELE-BASHIRU SV – All’83’ il primo pallone toccato da ala sinistra finisce in laterale sulla corsia opposta. Gioca una dozzina di minuti, ma pensare che possa fare il lavoro gigantesco a cui stasera sono stati chiamati Rovella e Guendouzi è molto difficile…

BARONI 6 – Avallando una simile campagna acquisti, si prende anche il mister tante responsabilità. Parte col 4-4-2, essendo rimasta la squadra priva di centrocampisti. Per la terza volta su tre andiamo sotto nei primi cinque minuti, nel primo tempo a centrocampo ci sono delle praterie e non riusciamo a costruire nulla per calciare contro un Milan scadente. Reagiamo nella ripresa, per poi scioglierci ancora come neve al sole sul 2-2 del Diavolo.

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