ESCLUSIVA – L’intervista a Gianluca Atlante: “Ecco perchè ho scritto un libro su D’Amico”

A margine della presentazione, svoltasi presso il Circolo Canottieri Aniene, del libro “Volevo giocare nella Lazio”, dedicato a Vincenzo D’Amico, l’autore e giornalista di Latina Oggi Gianluca Atlante ha parlato ai nostri microfoni di come sia nata l’idea di scrivere un libro su D’Amico e non solo. Di seguito le sue parole.

Da dove parte l’idea di scrivere un libro su Vincenzo D’Amico?

“Parte da un’dea del mio editore Giovanni Giorgi della casa editrice Lab Dfg. Dopo la morte di Vincenzo mi disse se avessi voluto realizzare questo libro ed io gli dissi di sì, anche se ero un po’ preoccupato perché raccontare Vincenzo D’Amico non è facile. Ho voluto chiedere il permesso alla famiglia di Vincenzo e loro mi hanno detto: ‘Se lo fai tu, noi siamo felici’, questa penso sia stata per me la più grande vittoria ed una spinta a scriverlo”.

Nel libro ci sono tante testimonianze di ex calciatori, oltre al D’Amico giocatore viene ricordato anche l’uomo?

“C’è un capitolo molto bello denominato ‘La famiglia allargata’. Vincenzo ha avuto tre mogli e poi due figli che gli vogliono molto bene nati da due relazioni differenti. Lui si faceva voler bene ed era una persona che fuori dal campo non faceva pesare il fatto che a vent’anni avesse vinto uno scudetto da grande protagonista con una Lazio meravigliosa, ma anzi, giocava con i bambini ed era sempre disponibile con tutti. Vincenzo D’Amico era il prototipo di quel calciatore che tutti quanti sognano ma poi in realtà come lui ce ne sono pochi. Io ho avuto la fortuna di viverlo e di conoscerlo e dunque mi ritengo fortunato”.

Il primo ricordo con Vincenzo D’Amico?

“Matteo, il primo figlio di Vincenzo, lo fece nascere mio zio alla clinica Paideia. Il primo ricordo è proprio lì: io avevo nove anni e mio zio mi portava a vedere i calciatori di quella Lazio. Ricordo questo Golden Boy meraviglioso di cui, insieme a Giorgio Chinaglia, mi sono innamorato perché sono stati i miei idoli. Poi è diventato un mio amico e alla fine ho scritto un libro su di lui”.

Cosa le direbbe oggi Vincenzo D’Amico sapendo che lei ha scritto un libro su di lui?

“Si metterebbe a ridere e ne sarebbe felice e contento. Era un qualcosa che, indipendentemente da tutto, gli dovevo perché lui è stato sempre meraviglioso con me. Qualcosa che la città di Latina doveva a Vincenzo D’Amico”.