Le pagelle di Guido De Angelis – Brutta Lazio fino alla fine, col Sassuolo ok solo Zaccagni e Gila. Ben venga l’Europa League, ma ora…

Al termine di Lazio-Sassuolo, ultima giornata della Serie A 2023/24, arrivano le ultime pagelle dell’anno del nostro direttore Guido De Angelis.

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PROVEDEL 6 – Torna all’Olimpico dopo una vita, dopo un infortunio interminabile. A San Siro ci aveva salvati più volte, questa sera non deve parare praticamente mai. Incolpevole sul gol del pareggio neroverde, viene graziato da Laurienté che incrocia sul fondo nel finale. 

MARUSIC 5,5 – Parte da braccetto difensivo al posto dell’infortunato Patric, complice anche la squalifica di Casale. Tiene la posizione e compie una o due brutte incertezze in uscita. Al 38’ un suo liscio clamoroso in uscita apre la strada agli ospiti, che non sfruttano la sua disattenzione. Partita senza infamia e senza lode, condita dalle solite imprecisioni. Quando c’è da offendere, nemmeno a parlarne. Se ripartiremo da lui il prossimo anno, sarà una sconfitta.

ROMAGNOLI 5 – Nel primo tempo contiene Mulattieri ma continua a dare la sensazione di una scarsa serenità con questo nuovo modo di difendere. Nei duelli aerei le prende tutte, purtroppo anche in occasione del cross di Thorsvedt, che con una sfortunata spizzata all’indietro accomoda sui piedi di Viti, che la butta dentro e gela lo stadio Olimpico. Con Sarri era diventato un pilastro, sotto questa gestione ha fatto fatica. Meno leader, meno calato nella parte, meno brillante. 

GILA 6,5 – Contro un Sassuolo che aveva pochissimo da chiedere a questo campionato, lo spagnolo torna a giocare all’Olimpico e si conferma la nota lieta della stagione. Al 18’ e al 33’ compie due recuperi eccezionali. Già nel primo tempo è tra i pochissimi a verticalizzare, quando accelera non lo prendono. L’assist iniziale con cui mette in porta Hysaj è una delizia. E’ tra i pochissimi a sembrare adatto a questa nuova idea di gioco a uomo, del resto è aiutato da un fisico e da una applicazioni invidiabili. 

HYSAJ 5,5 – Se ci avessero detto che avrebbe fatto il quinto di destra titolare della Lazio di Tudor non ci avremmo mai creduto. Che nella fase offensiva sia a disagio è lampante, che sia fuori posizione e che c’entri davvero poco con questa guida tecnica è altrettanto evidente. A inizio gara si divora un gol clamoroso a tu per tu con Cragno, proprio nell’ultima all’Olimpico contro Ballardini lo scorso anno aveva aperto le marcature con la Cremonese. Confusionario quando c’è da attaccare, ordinato quando c’è da difendere. Ce l’ha messa tutta, in un ruolo assolutamente non suo. Non ho capito per quale motivo non sia stato schierato da difensore, ma è una delle tante cose che oggi ci avrebbe dovuto spiegare il tecnico.

VECINO 5,5 – Una prestazione negativa, a ritmi molto bassi, per il centrocampista migliore della nostra stagione. Quest’anno è stato decisivo sotto porta, siglando alcune delle nostre reti più importanti. Oggi in mediana c’è grande confusione, e l’uruguagio prova a sporcare qualche traiettoria con le buone e con le cattive, senza togliere mai la gamba nei tackle. Sostituito a inizio ripresa, oggi non può essere soddisfatto della sua performance individuale.

GUENDOUZI 5,5 – Ingresso tutt’altro che trascendentale per questo ragazzo francese, che con Sarri si trovava a meraviglia e sotto questa gestione si è perso. Entra per l’ultima mezz’ora e bada al sodo, conservando il possesso del pallone e facendoci respirare. Arruffone, non è sempre pulito nel fraseggio e perde uno o due palloni sanguinosi. In questo momento sembra un pesce fuor d’acqua, e pensando al calciatore che avevamo ammirato nei primi sei mesi di Lazio, si tratta di un vero peccato. 

ROVELLA 5,5 – Una brutta partita anche per l’ex Genoa e Juventus, che non è riuscito a prendersi in mano il centrocampo. Tanti errori in appoggio, pochissime verticalizzazioni utili, e un senso di confusione e grande prevedibilità. Questa sera è stato poca cosa, ed è stato richiamato in panchina dal tecnico dopo dieci minuti della ripresa.

FELIPE ANDERSON 10 – Inspiegabilmente non parte dal primo minuto, ma questa è la sua serata. Quarto straniero più longevo della nostra storia, 149esima presenza di fila su 149 da quando è tornato a Roma, lo abbiamo visto crescere con la nostra divisa incollata addosso. Ci ha fatto arrabbiare, ci ha delusi, ci ha entusiasmato, ci ha fatto impazzire di gioia, ed è cambiato nel corso degli anni. Il pallone che perde oggi al minuto 91 una volta lo avrebbe lasciato lì, oggi lo rincorre e si esibisce in un recupero difensivo strepitoso. Finale commovente, si è preso l’abbraccio della gente laziale, che gli vuole tanto bene. Ci mancherà tantissimo. 

L. PELLEGRINI 6 – Partenza horror, con un passaggio in orizzontale da ultimo uomo a Marusic, che sbroglia la situazione. Alla mezzora un suo assist col mancino sarebbe soltanto da scartare per Kamada, che invece si fa murare la conclusione da Cragno. Anarchico e poco disciplinato, a volte lo trovi perfino sulla trequarti a guadagnarsi la punizione da cui nasce il gol di Zaccagni. Esce per problemi fisici a metà ripresa, al suo posto entra Lazzari.

KAMADA 5,5 – Spesso esaltato, la realtà è che nell’era Tudor ha cominciato a giocare, ma deve ancora dimostrare tanto. Dietro le punte sembra fare più fatica rispetto al modo sciolto che ha di giocare nei due di centrocampo. Si prende il giallo e rischia in uno o due casi la seconda ammonizione. Ha una sola chance, alla mezz’ora, ma se la divora su assist di Pellegrini, calciando in bocca a Cragno. Si prende meno responsabilità delle ultime uscite, è meno nel vivo del gioco ed è anche meno determinato delle ultime settimane. Un passo indietro.

ZACCAGNI 6,5 – Alla fine è decisivo: fa ammonire il diretto avversario, si conquista diversi falli e soprattutto mette dentro il calcio di punizione che ci porta in vantaggio andando a siglare l’ultima rete del nostro campionato. Detto questo, nel ruolo in cui l’ha messo Tudor fa fatica, non riesce a giocare un pallone pulito e deve venirsi a prendere la sfera davanti alla difesa, altrimenti di palloni giocabili gliene arrivano pochissimi. Esce sfinito a pochi minuti dal fischio finale per concedere l’applaudo a Pedro. Peccato che prima abbia preso l’ennesimo giallo inutile.

PEDRO SV – Si prende forse gli ultimi applausi dello stadio Olimpico al termine di una grande carriera. Quest’anno alla Lazio ha dato poco.

TATY CASTELLANOS 5 – Partita assolutamente incolore, riesce a tenere pochissimi palloni e si astrae dalla partita. Non si vede praticamente mai. Esce tra i fischi, ingenerosi, dell’Olimpico, ed è chiaro che alla prima annata alla Lazio non abbia certamente convinto.

IMMOBILE 5,5 – Entra in campo per l’ultimo spezzone di gara e avrebbe anche l’occasione da gol per farci vincere la partita, ma il pallonetto su Cragno in uscita disperata non gli riesce e la chance sfuma. E’ stata una stagione molto deludente per il nostro capitano.

IGOR TUDOR 5 – La gestione dell’ultima di campionato è altamente rivedibile nelle scelte iniziali. Luis Alberto, Immobile, Guendouzi, Felipe Anderson tutti fuori, schiera la stessa squadra di Milano (difesa a parte), una formazione operaia ma poco qualitativa. La prestazione, contro un Sassuolo retrocesso, non è stata assolutamente all’altezza, e nel finale siamo stati costretti a congelare la sfera piuttosto che a spingere, perché c’era da portare a casa un punto. E’ arrivata la qualificazione all’Europa League, ma non vorrei essere in allenatore, direttore sportivo e presidente per affrontare il mercato che verrà.