Le pagelle di Guido De Angelis – Sfioriamo l’impresa, ma in finale di Coppa va la Juventus. Taty e Luis Alberto sugli scudi, bene Anderson e i quinti

Al termine della semifinale di ritorno di Coppa Italia, arrivano come di consueto le pagelle del nostro direttore Guido De Angelis, che ha dato voti e giudizi ai protagonisti biancocelesti del match dello stadio Olimpico tra la compagine di Tudor e la Vecchia Signora di Massimiliano Allegri.

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MANDAS 6 – Ormai titolare fisso, l’infortunio di Provedel gli sta concedendo una chance che forse non si sarebbe mai neppure sognato. All’andata era stato incolpevole sui gol segnati dalla Juventus, frutti di gravi distrazioni della nostra fase difensiva. Nel primo tempo compie una grandissima parata col ginocchio su Vlahovic. Continua a esibirsi in dei calci di rinvio troppo lunghi, al 22’ sbaglia con i piedi e nella ripresa si ripete sia al 47’ che al 51’, poi ancora al 55’, regalando la sfera agli avversari. Nel complesso, sta crescendo e mi ha comunque dato una discreta sicurezza. Non può nulla sul gol di Milik, che purtroppo regala la qualificazione agli ospiti.

GILA 6 – Ormai terzino sinistro della difesa di Tudor, da novembre ad oggi ha saltato due sole partite (Firenze per squalifica, Frosinone per affaticamento). Ci fa uscire con velocità, è sempre preciso nei contrasti, veemente negli anticipi, e non ha neppure un gran da fare contro una Juventus priva di schemi offensivi. Affaticato già alla vigilia della partita, all’intervallo resta negli spogliatoi, con Patric che già si scaldava dal quarto d’ora di gioco. Ha fatto il suo, cioè quel che per lui ormai costituisce la normalità. E’ cresciuto tanto, speriamo di non perderlo per il Verona.

PATRIC 6+ – Entra in campo nella ripresa, quando la squadra subisce un netto calo fisico e c’è da difendere con le unghie e con i denti. Sempre bene su Vlahovic, sbroglia con intelligenza due situazioni molto pericolose al limite dell’area, toccando la sfera con la punta e facendoci ripartire. Anche nelle difficoltà non perde mai la testa. Nella frazione che gioca – la ripresa – Chiesa prova per tre volte a puntarlo: nel primo caso lo ferma in rimessa laterale, negli altri due (con l’aiuto di Hysaj) lo ferma e trasforma l’azione da difensiva in offensiva. Una certezza.

ROMAGNOLI 5 – Perno centrale della nostra retroguardia, Alessio si sta ancora adattando al gioco del nuovo tecnico, dopo essersi calato alla perfezione negli schemi difensivi del predecessore Sarri. Disputa ottanta minuti senza grosse sbavature, fatti di grande concentrazione e di duelli rusticani con Vlahovic. Di testa sono quasi tutte sue, e quando si incolla all’avversario ne limita il raggio d’azione e la pericolosità. Purtroppo si perde Milik sul gol della Juventus. Continuo a vederlo meno sicuro di quanto non lo rendesse la linea di Sarri. 

CASALE 5,5 – Gioca ancora una volta al posto di Patric, spero solo ed esclusivamente a causa dell’affaticamento dello spagnolo, che è un vero peccato perché in una gara come quella di oggi sarebbero servite tanto le sue uscite per velocizzare l’azione e andare subito dall’altra parte. Continua a inanellare errori su errori, e nel primo tempo vediamo per due volte uno stop col petto a centrocampo che è un regalo della sfera al rivale, fino ad un corner regalato alla mezzora. Poco sicuro, ma perlomeno questa sera non compie errori decisivi e spazza dall’area piccola qualche pallone potenzialmente pericoloso. Meglio nella ripresa, quando gioca sul centro-sinistra. Al 52′ Romagnoli gli passa la sfera, lui la lascia a Mandas e per poco un’incomprensione non ci costa cara. In tanti piccoli episodi è di tutta evidenza che non sia più il centrale sicuro e affidabile che avevamo ammirato lo scorso anno.

HYSAJ 6,5 – L’assenza di Lazzari per infortunio consegna all’albanese la prima maglia da titolare della nuova gestione tecnica. Non era entrato male a Genova, anzi, pur essendo per bagaglio e caratteristiche più un terzino che un quinto. Parte con uno stop sbagliato nei primi 30 secondi, ma carbura lentamente e sale di tono minuto dopo minuto. In fase difensiva disputa una signora partita, annullando completamente dal campo un cliente scomodo come Federico Chiesa. In avanti si propone con costanza, senza incidere a dovere. Al 48’ compie un brutto errore in uscita, ma al 70’ fa un grande intervento con una chiusura della diagonale da ultimo uomo. Si è applicato tanto e si merita una sufficienza larga.

CATALDI 6+ – Torna dall’inizio contro la Juventus, come all’esordio con Tudor. Anche stavolta è svelto nel far girare il pallone, lo smista di prima, cerca di assicurare alla nostra manovra la rapidità di cui oggi c’è più bisogno che mai. Dopo aver fatto la mezzala del centrocampo a tre e poi per due anni e mezzo il playmaker (con Sarri), questo ruolo gli dà più compiti di copertura ma anche più libertà di sganciarsi in avanti, e più di una volta lo vedo proporsi sulla trequarti avversaria. Le cose migliori le fa sempre in fase di possesso, senza strafare ma sempre con lucidità. Nella ripresa prova per due volte la verticalizzazione panoramica, ma col passare dei minuti cala e all’ora di gioco Rabiot lo lascia sul posto. Non demorde, ma a dieci dalla fine non ce la fa più ed entra Rovella. Fino a quando è in campo, dietro abbiamo sofferto davvero poco.

ROVELLA 5,5 – E’ vero, ha soltanto un quarto d’ora a disposizione. Come entra, prendiamo il gol della Juventus. Ma chiaramente non lo giudico negativamente per questo motivo. Il fatto è che finisce spesso per risultare anarchico e per mettere in difficoltà anche gli stessi compagni. Poco prima della segnalazione del recupero perde un pallone sciocco a centrocampo, poi pensa di cercare il dribbling tra tre avversari e si fa sradicare la sfera da Rabiot, che lo mangia. Nel finale non fa mai la scelta giusta: mette due palloni lunghi fuori misura e commette un fallo tattico che fa respirare i piemontesi. Non un ingresso indimenticabile. 

GUENDOUZI 6,5 – Torna in campo dopo un problema al polpaccio che gli ha fatto saltare le ultime partite, l’ultima apparizione è stata lo sfortunato derby della Capitale. Tudor aveva puntato sulla coppia ormai consolidata composta da Vecino e Kamada, mentre questa sera gli affianca Cataldi, che aveva giocato l’esordio della nuova era proprio all’Olimpico contro la Juventus. Era al rientro, disputa un’ottima prima ora di gioco, assicurando al centrocampo intensità e dinamismo. Cavallo pazzo, in due casi sbaglia il controllo al limite dell’area juventina, si allunga la sfera e l’azione sfuma. Ma è sempre generoso e un profilo del genere in una rosa come la nostra serve come il pane. Purtroppo, con l’uscita di Anderson Tudor lo sposta sulla trequarti e in quella posizione il francese perde molto. Non ruba l’occhio, ma è comunque sempre efficace, un lottatore nato. Esce nel finale di gara.

PEDRO SV – Non è giudicabile per i pochissimi minuti a disposizione. Ma il fatto che sia ancora preferito a Isaksen rimane un mistero. 

MARUSIC 7 – Aveva condito l’esordio di Tudor con la ciliegina che era valsa i tre punti casalinghi contro la Vecchia Signora. Anche con il nuovo allenatore il montenegrino gioca praticamente sempre, anche perché l’alternativa Pellegrini ad oggi non è proponibile. Da quando è arrivato Tudor è un altro giocatore, parlo dell’atteggiamento in campo, della verve, dell’attitudine al sacrificio. Questa sera gioca a sinistra e si sgancia spesso in avanti. Alla mezzora manca il giusto controllo in area di rigore, dimostrando la disabitudine a trovarsi così in alto. Nella ripresa si accentra e tenta una conclusione che è una telefonata a Perin. Tiene bene fisicamente, e nel secondo tempo è autore di un prodigioso salvataggio su Vlahovic, che vale come un gol. Si propone con buona costanza, e ha il demerito di non essere subito aggressivo in chiusura su Weah sul gol della Juventus. Ma dopo una partita del genere non me la sento di accollargli troppe responsabilità. 

LUIS ALBERTO 7,5 – La coerenza non è una sua virtù, ma perlomeno la prestazione di Genova ha lasciato qualcosa di positivo dopo le assurde dichiarazioni del dopo-Salernitana. Giocherebbe da incursore, in modo da essere vicino alla porta, ma sappiamo bene che le sue caratteristiche lo portano ad arrestare sistematicamente per venirsi a prendere il pallone e far partire l’azione. Questa sera disputa una partita sontuosa, soprattutto per un motivo: perché ha lottato, si è dato da fare, ha “menato”, ha messo in campo la tigna. Già dall’inno di Allevi “O’ Generosa” si vede che ha grande voglia di incidere: salta, urla ai compagni, batte le mani alla panchina. Inizia la partita ed è sempre al centro dell’azione. Da corner pennella un assist per il “Taty”, che la butta dentro saltando in testa ad Alex Sandro. Castellanos dà profondità, lui può cercarla con continuità. Nel secondo tempo fornisce all’argentino l’assist del 2-0, poi mette in banca il pallone nei frangenti in cui c’è da custodirlo gelosamente. Cala alla distanza, dopo una delle migliori performance stagionali.

FELIPE ANDERSON 7 – E’ uno dei pochi di cui possiamo dire con certezza che non farà parte della Lazio del futuro. Fatalmente, è anche uno dei pochi che avrebbe meritato la conferma. Anche a Genova, anche in un pomeriggio in chiaroscuro, è stata la sua giocata a determinare il risultato finale. Spesso in carriera ha fatto il solletico alla difesa della Juventus, squadra che non ha mai colpito né affondato. Nel primo tempo ha due grandi occasioni al limite dell’area, ma nella prima tergiversa troppo e nella seconda la difesa della Juventus è brava a recuperare. E’ vivo, frizzante, e mette in grandissima apprensione i bianconeri. Alla mezzora prende un brutto colpo in mezzo al campo, un fallo che sarebbe da ammonizione, non comminata. Non al meglio, chiude bene la prima frazione di gioco e da un suo prodigioso recupero nasce il gol del 2-0 di Castellanos. Ci dava profondità, imprevedibilità, strappi, e quando al 60’ il mister lo richiama in panchina la nostra partita cambia radicalmente.

VECINO 5,5 – Purtroppo questa volta il suo ingresso è negativo. Al 60′ Cataldi stava finendo i giri del motore e la sostituzione sembrava annunciata. Quando si alza sulla lavagnetta il numero 7 di Anderson ed entra l’uruguagio, qualcosa nella partita cambia e la Juventus, che già aveva dato segnali di pericolosità, prende il sopravvento. Non gli riesce la consueta fase di filtro. Tornerà a centrocampo probabilmente già col Verona, anche se Kamada è in crescita e la coppia Guendouzi-Cataldi non mi è affatto dispiaciuta.

TATY CASTELLANOS 7,5 – Dover recuperare due reti alla Juventus, la squadra che per antonomasia sa difendere meglio i vantaggi, già non sarebbe semplice. Alla vigilia, è ancor più dura se il tuo unico centravanti è un attaccante che la porta non la cerca quasi mai. Tuttavia, l’ex Girona ha una qualità indiscutibile: nel gioco aereo è fastidiosissimo per gli avversari. Nei primi 10’ si dà tanto da fare, ma si fa soffiare due palloni in modo ingenuo senza riuscire a proteggerli col corpo. Però questa sera è grande protagonista del match. Al 12’ stacca su Alex Sandro e ci porta in vantaggio con l’ennesima rete molto bella di testa. Al 44’ si divora la rete che sarebbe valsa il 2-0 già all’intervallo: probabilmente ha avuto troppo tempo per pensare e ha avuto paura di sbagliare, calciando addosso a Perin, già disteso a terra. Nella ripresa si mangia un altro gol, lanciato in campo aperto, tentando un pallonetto che riesce malissimo ed è facile preda di Perin: per fortuna era in posizione irregolare essendo partito dopo la metà campo bianconera. Il gol del raddoppio è un altro bel gol, che spero lo desti dal torpore e gli faccia scrollare di dosso tutti i timori reverenziali. Ci dà profondità, dà a Luis Alberto l’opzione della verticalizzazione immediata, ma soprattutto gioca con la squadra, viene a difendere, tiene alla grandissima tanti palloni e disputa la miglior partita con la maglia della Lazio, forse assieme all’esordio all’Olimpico con l’Atalanta. Onestamente, questa sera non l’avrei mai tolto dal campo. 

IMMOBILE SV – Entra per una manciata di minuti e finisce a terra in due duelli, non ha la chance per incidere. Per come stava giocando il nostro 11, io questa sera (condizioni fisiche precarie escluse) non avrei cambiato nessuno: Castellanos era in fiducia e stava tenendo tanti palloni.

IGOR TUDOR 5 – Le responsabilità per la sconfitta della gara di andata sono pesanti, perché all’inizio del mese di aprile affrontavamo una Juventus in clamorosa difficoltà e a Torino la abbiamo fatta risorgere, rendendo una sorta di prodigio divino l’eventualità di un ribaltone. Questa sera mette in campo una Lazio che per 60 minuti è arcigna, tosta, compatta, feroce, e stava per compiere un’impresa. Riprende la Juventus sul 2-2 complessivo, poi si perde. Quando esce Anderson la luce si spegne, l’ingresso di Vecino e non di Isaksen è un chiaro segnale alla squadra, che non porta i frutti sperati: non ripartiamo più, e la Juventus alza il baricentro. I cambi, in generale, non mi convincono in pieno. Con l’uscita di Anderson, gli unici a tenere la sfera e provare a farci salire erano Castellanos e Luis Alberto, e il primo avrebbe potuto tranquillamente finire la gara. Si tratta di dettagli, è vero, e non avremo mai controprove. Resta la grande partita, ma la sensazione è che nella ripresa le scelte dalla panchina abbiano indirizzato nettamente la qualificazione verso Torino, al di là dell’andata e dei nostri (tanti) infortunati.