Le pagelle di Guido De Angelis – L’insospettabile Marusic regala a Tudor un esordio da sogno. Gila fenomenale, Anderson di rara intelligenza

Al termine della prima gara della gestione Igor Tudor, arrivano come di consueto le pagelle del nostro direttore Guido De Angelis. Ecco voti e giudizi di Lazio-Juventus.

MANDAS 6 – Al debutto assoluto nell’Europa del calcio che conta, in questa stagione ha dovuto affrontare prima un esordio nel derby di Roma, poi difendere la porta nella gara più difficile a livello ambientale degli ultimi cinque anni (a Frosinone), infine oggi ha davanti la Vecchia Signora. Nel primo tempo non potrebbe nulla sul colpo di testa di Bremer perso dalla nostra retroguardia, poi i bianconeri non si affacciano più dalle sue parti fino al 41’, quando si distende sul destro di Chiesa. Un minuto dopo è attento sul destro dello stesso Chiesa, bloccato facilmente senza neppure far rimbalzare per terra la sfera. A inizio ripresa compie una buona parata su Cambiaso, poi non deve più sporcarsi i guantoni. Nel primo tempo non fa bene con i piedi, sbagliando la misura dei rinvii o non capendosi con Castellanos. Nella ripresa migliora anche in quel fondamentale. L’ho visto meglio delle prime uscite. Ora avrà la Juventus in una semifinale e poi il secondo derby. In becco all’aquila, ragazzo!

GILA 7,5 – Partita da fenomeno. A sorpresa viene schierato da terzino sinistro della difesa a quattro. Non è un mancino e in fase offensiva può risultare forse prevedibile, ma disputa una gara monumentale negli anticipi, nei contrasti, nelle uscite, nei duelli. L’intervento in tackle su Kean ruba l’occhio (temevo si strappasse), ma al di là di quello ha sradicato almeno una dozzina di palloni, non ha sbagliato una pressione, e ha confermato la sensazione che giocando a uomo possa fare ancora meglio di come lo avevamo conosciuto in questa stagione. Superbo nei recuperi su Cambiaso, quando si sgancia in avanti è imprendibile, sembra avere il fuoco addosso. Mi ha sorpreso la facilità di adattamento ad un ruolo nuovo, ora deve soltanto rimanere lucido, perché martedì a Torino sarà tutt’altra partita. Le dichiarazioni del nuovo tecnico a fine partita ci fanno capire che sarà il pilastro su cui costruire la nuova difesa della Lazio. Che sia solo l’inizio.

ROMAGNOLI 6,5 – Temevo potesse soffrire un po’ il cambio di riferimento, invece se l’è cavata egregiamente e ha annullato completamente Kean senza mai soffrire gli inserimenti dei centrocampisti bianconeri. La Juventus si affaccia in avanti davvero raramente, così non deve faticare troppo. E’ sempre ben posizionato col corpo, e anche nei duelli a uomo si prende il calcio di punizione e ci fa respirare. Fa bene anche dal punto di vista tecnico, con grande serenità nella gestione del pallone. Abituato a giocare sugli anticipi, non ha paura nell’andare a contrasto e ne esce alla grande. Martedì sarà tutt’altra partita, e tenere un riferimento offensivo strutturato come Vlahovic a Torino non sarà semplice. 

CASALE 6,5 – Viene da una stagione letteralmente terribile, in cui ha perso la testa e mentalmente non è mai stato neppure lontanamente il difensore che avevamo conosciuto lo scorso anno come uno dei migliori interpreti del campionato. Con il nuovo stile di gioco la sua fisicità viene esaltata, e questa sera è sembrato in netta crescita. Dinamico, a differenza dell’andata non ha paura a farsi valere nei duelli, e riesce a difendere in avanti, facendosi sentire nel corpo a corpo. Si è sbloccato un po’, l’ho visto più vivo, più coinvolto, dopo mesi da profilo indecifrabile. E’ ancora presto, ma oggi è sembrato (lo dico con un filo di voce) potenzialmente ritrovato. Nella ripresa ha anche due occasioni in avanti, ma prima il suo destro viene murato, poi la sua conclusione finisce alta. E’ sembrato evidente che il ritorno dell’allenatore che lo ha lanciato in Serie A gli abbia dato nuove motivazioni: questa sera era concentratissimo. Che sia di buon auspicio per la coppa Italia.

MARUSIC 7 – Il suo ciclo alla Lazio mi sembrava onestamente terminato, ma il cambio di allenatore con l’arrivo di un sergente slavo come lui sembra avergli regalato l’ennesima chance di riscatto. Nel primo tempo è molto attento nelle diagonali difensive, e giocando più alto va anche al cross, prima colpendo De Sciglio, poi sbagliando la misura del traversone. Nella ripresa la Juventus è davvero schiacciata sulla porta, così gioca praticamente da ala destra. Non si prende troppe responsabilità nell’ultimo passaggio, ma segue sempre l’azione e ha la prima chance offensiva del suo campionato – alla trentesima giornata – venendo murato dalla caviglia di Bremer su assist di Immobile. Nel finale di gara, però, va ad attaccare la palla di Guendouzi e la sbatte alle spalle di Szczesny, segnando un gol identico a quello di Luis Felipe su assist di Luis Alberto di qualche anno fa, sempre all’estremo difensore polacco. Corre sotto la Curva Nord e si libera dal torpore che aveva caratterizzato la sua stagione. Lo abbiamo rivisto in formato “soldatino”, trasformato nell’atteggiamento. I difetti restano, sintetizzati dai due cross sballati che scodella a memoria sul secondo palo nella ripresa. Ma a livello di spirito, questa sera era un altro giocatore.

KAMADA 6 – Rispetto al calciatore che abbiamo visto fino a due settimane fa era semplice potersi immaginare qualcosa in più. Questa sera, tuttavia, fa vedere di sentirsi comunque coinvolto e a suo agio in questo tipo di centrocampo, giocando per larghi frangenti davanti alla difesa, quasi da play, molto più basso di come ce lo saremmo immaginato. Tudor decide di schierarlo nei due in mediana e la scelta lo premia: si è mosso tanto senza palla, ha trattato piuttosto bene la sfera e l’ho visto anche dare diverse spallate nei contrasti. Non eccelle né in qualità né in fisicità, né in leadership né tra le linee, ma ha un discreto mix di queste caratteristiche e in questo finale di stagione potrebbe rivelarsi utile. Anche questa sera ha comunque perso diversi palloni, ha sbagliato qualche stop elementare, a tratti è stato un po’ disordinato. Non mi ha convinto del tutto, ma oggi va premiata la sua voglia di mettersi in mostra. Spero non si tratti soltanto di una rondine.

GUENDOUZI 6,5 – Dopo una serie interminabile di partite da titolare interrotta dall’assurda squalifica dopo i fatti di Lazio-Milan, questa sera si guarda quasi tutta la partita dalla panchina: Tudor gli preferisce Kamada e lo fa entrare soltanto a dieci dalla fine. Questa manciata di minuti è comunque sufficiente al francese per incidere: al 93’ riceve da Felipe Anderson, punta McKennie e mette sulla testa di Marusic il pallone della vittoria al fotofinish. Un assist importante per l’ex OM, reduce dalla ritrovata nazionale francese. Con Tudor ha già giocato in Francia e ben figurato, non impiegherà troppo tempo ad entrare nei meccanismi. Son curioso di capire se verrà schierato davanti alla difesa o nella batteria dei trequartisti. Ma la sua verve e la sua disponibilità al sacrificio sono apprezzabili a prescindere dalla zona di campo occupata.

CATALDI 6,5 – Con l’assenza di Immobile e Luis Alberto, la fascia non va a Marusic ma a Danilo, l’unico in campo a vestire la nostra maglia sin da quando era bambino. Da capitano, disputa un ottimo primo tempo, andando sempre a prendersi la sfera da Mandas e sbagliando soltanto un pallone, al 42’, quando il suo lancio lungo è fuori misura. Me lo ricordo bene, perché per il resto non ha sbagliato praticamente nulla. Smista palloni, si prende tante responsabilità, è sempre il migliore dei centrocampisti nel verticalizzare, e da una sua imbucata nasce l’occasione di Castellanos nel primo tempo. Nei primi 45’ l’ho visto sventagliare alla grande, cambiando campo con personalità e senza timori. Regge anche nella ripresa, dimostrando anche un’ottima condizione fisica. Esce a dieci dalla fine per Vecino. Ha fatto un grandissimo lavoro, muovendo centinaia di palloni, la sua ragnatela nel giropalla è stata importante e bella da vedere. 

VECINO SV – Entra per gli ultimi dieci minuti, il tempo per vincere due contrasti a centrocampo e gestire male un’occasione da rete ghiottissima, chiudendola con un destro rasoterra lontanissimo dai pali di Szczesny. Fino ad oggi è stato il nostro centrocampista più incisivo sotto porta, sono curioso di come possa adattarsi ad un gioco fatto di grande movimento senza palla e alta intensità. Non giudicabile per i pochi minuti a disposizione.

FELIPE ANDERSON 6,5 – Passano gli anni, cambiano le guide tecniche, ma il brasiliano – prendere o lasciare – è con le sue caratteristiche sempre una certezza. Sarri gli aveva restituito una seconda parte di carriera ad alti livelli, ora Tudor gli cambia posizione e gli chiede di giocare prima da esterno di destra del 4-4-2, poi da trequartista e da seconda punta. Calciatore duttile e dotato di un’intelligenza calcistica fuori dal comune, son convinto lo vedremo anche a sinistra, e che anche il nuovo corso non rinuncerà quasi mai alla sua sapienza tattica. Nel primo tempo prima mette in porta Castellanos con un gioiello in verticale, poi riceve da Gila e va alla conclusione trovando Szczesny attento sul suo palo. Nella ripresa non è determinante in zona gol, ma sempre molto fastidioso per i difensori juventini. Chiude da ala sinistra servendo a Guendouzi la sfera che il francese trasforma nell’assist a Marusic. Certezza.

PEDRO 5,5 – A sorpresa viene schierato dal 1’ dal nuovo allenatore accanto a Castellanos. Nei primi 15’ si vede pochissimo, poi comincia a sbagliare dei suggerimenti molto semplici: prima tira una “cannonata” a Zaccagni, poi sbaglia due verticalizzazioni consecutive. Va a pressare Szczesny e gli soffia la sfera, il portiere gli prende il piede ma l’intensità non è tale da concedere il penalty. Gestisce bene il pallone e riesce a congelarlo e alleggerire, ma rallenta troppo la manovra e non risulta mai davvero pericoloso in avanti. Da rivedere. 

ISAKSEN 5,5 – Entra al posto di Pedro ma non combina granché contro la rocciosa retroguardia bianconera. Serve a Luis Alberto la sfera che lo spagnolo calcia in porta trovando una deviazione (non vista da arbitro e assistente di linea), poi svaria a sinistra raggiungendo un pallone complicato ma spedendolo al centro senza neanche guardare il piazzamento dei compagni. Fumoso, la sensazione è che vada disciplinato ancora tanto. Nel calcio quasi militaresco di Tudor, fatto di aggressività e ritmi alti, dovrà sacrificarsi molto e crescere in fretta, altrimenti rischia di trovare poco spazio.

ZACCAGNI 6 – Più che trequartista di sinistra parte largo nel 4-4-2 di Tudor. Gila è molto bloccato e non sovrappone, così l’ex Verona ha sempre due uomini addosso e fa fatica a trovare spazi e liberarsi al tiro. Uno o due cross gli vengono murati, ma è sempre troppo distante dalla porta e non riesce a trovare sbocchi. In assenza di Luis Alberto, Tudor lo preferisce a Cataldi nella battuta dei calci d’angolo, ma in questo fondamentale non mi ha convinto. Nel secondo tempo prende più iniziative, è molto mobile e nonostante i crampi fa ammattire il centrocampo della Juve e ammonire il subentrato Weah. In occasione del destro di Marusic deviato in corner gli viene trattenuta la maglietta e su di lui ci sarebbe un rigore grosso come una casa, ma il VAR resta silente. La mia sensazione è che con Tudor faticherà un po’ di più in fase realizzativa ma darà una grande mano ai compagni nella manovra. Esce sfinito a partita quasi finita.

LUIS ALBERTO SV – Entra per una manciata di minuti al posto di Zaccagni e non è giudicabile. Se ad oggi è il quinto cambio non è tanto per la piccola botta che gli ha fatto saltare la rifinitura, ma perché nel calcio di Tudor ci sono movimenti senza palla, aggressività, ritmi alti, contrasti, tutte caratteristiche lontanissime da lui. Poi ha qualità col pallone tra i piedi e un suo destro spaventerebbe anche Szczesny, che si salva con deviazione. Il coraggio del tecnico e le prestazioni deludenti di quest’annata hanno cambiato le gerarchie, e non mi stupirei se da qui alla fine del campionato dovessimo vederlo protagonista davvero poco.

TATY CASTELLANOS 6 – Tudor gli dà fiducia dal primo minuto e lui lo ripaga con tanto movimento e la solita grinta su ogni pallone. Ha due ghiotte occasioni che gli costerebbero i’insufficienza se la gara finisse senza gol: in entrambi i casi Anderson gli serve un cioccolatino, ma in entrambi i casi la sua conclusione si spegne alla sinistra di Szczesny. Non trova la porta né al 20’ né al 26, ma duella con Bremer senza esclusioni di colpi. Nella ripresa cala alla distanza e viene sostituito da Immobile.

IMMOBILE 6 – Entra in campo per l’ultimo terzo di gara con la voglia di spaccare il mondo, ma ha solo un’occasione e serve a Marusic un pallone da scagliare in porta, deviato in angolo. Nel finale di gara Bremer lo brucia nell’ultimo duello del match. Per fortuna il gol-vittoria lo firma un insospettabile come Marusic. Ma il messaggio è chiaro: per la titolarità servirà dare tutto. Da qui alla fine spero non ci faccia mai mancare la sua generosità e la voglia di mettersi in gioco al 100%.

IGOR TUDOR 6,5 – Non si può dire che non abbia un grande coraggio. In sette allenamenti ha azzerato le gerarchie ed è partito dall’inizio con la Juventus tenendo in panchina Immobile, Guendouzi e Luis Alberto. Rilancia Casale e Kamada, cambia ruolo a molti interpreti ed è persuasivo nelle prime richieste, perché la Lazio comincia subito a giocare a uomo e a pressare forte. E’ noto che il cambio di allenatore porti sempre entusiasmo e nuove motivazioni, ma queste ultime andranno subito verificate nella gara di martedì: la Vecchia Signora si gioca tutto e nel suo stadio siamo passati una volta nell’ultimo millennio. In Coppa Italia e nel derby servirà confermare le prima buone indicazioni in termini di atteggiamento e volontà di riscatto. Perché questa stagione non può essere gettata alle ortiche e i calciatori hanno l’obbligo di onorarla fino all’ultimo minuto.