Le pagelle di Guido De Angelis – La solita difesa da incubo, Zaccagni-Castellanos espugnano Frosinone. Un plauso a Martusciello

Al termine di Frosinone-Lazio arrivano come di consueto le pagelle del nostro direttore Guido De Angelis, che ha dato voti e giudizi ai protagonisti biancocelesti del match dello Stirpe, valido per la ventinovesima giornata di Serie A.

MANDAS 6 – Lo avevamo visto solo nella serata del derby di coppa Italia contro la Roma e negli ultimi due minuti di recupero della sfida con l’Udinese, questa sera fa il suo esordio assoluto dall’inizio in Italia a causa del brutto infortunio di Provedel. Tra le note positive c’è sicuramente il senso di sicurezza che trasmette alla squadra sui corner a sfavore, mentre con i piedi è meno preciso. Non ha grosse responsabilità sui gol del Frosinone. E’ vero, fa una grande parata su Valeri, ma se fosse stato convalidato il gol del pareggio sarebbe stato gravemente insufficiente: quel tipo di errore a questi livelli non è ammissibile. Fortunatamente il fuorigioco ci salva. Onestamente non mi è piaciuto, non mi ha convinto, ma gli do un 6 di incoraggiamento. 

CASALE 4,5 – La sua annata è stata fino ad oggi pietosa e quasi provocatoria. Se salti più di 25 partite, praticamente tutte per scelta tecnica, e quando giochi commetti sistematicamente l’errore marchiano che ci fa perdere la partita, è anche segno che non sei sereno. E anche questa sera continua a deludere. Calciatore che non cresce, anzi è lontano parente di quello ammirato lo scorso anno. E’ costretto a giocare dall’inizio per la contemporanea assenza di Patric e Gila. Perde tanti palloni in uscita, appare timoroso, impacciato, sempre a rischio di compromettere tutto. Non impeccabile sul gol di Cheddira. Spero possa ritrovare tranquillità con Tudor, che a Verona lo schierava da braccetto della difesa a tre. Ma qui si tratta di resettare a livello di testa, di ripartire da zero, perché l’involuzione è talmente lampante da far paura. Anche perché dalle sue parti c’è forse la miglior sorpresa della stagione, Mario Gila, che per caratteristiche sembra il difensore che meno dovrebbe patire il passaggio eventuale alla retroguardia a tre.

ROMAGNOLI 5,5 – Sarri lo ha voluto fortemente alla Lazio e lo definì nato per giocare in una difesa a quattro con la linea alta. Dopo gli ultimi faticosi anni al Milan, a Roma è tornato protagonista. Quest’anno dopo i due mesi di infortunio ha avuto una buona continuità di impiego, ma il suo rendimento è stato altalenante. Comincia la partita sbagliando tutto quel che c’era da sbagliare, nel panico più totale. Sale con i tempi sbagliati e per poco Lirola non fa doppietta, si fa trovare spesso fuori posizione, lascia delle voragini in mezzo e anche lui sbaglia sul gol di Cheddira che accorcia le distanze. Ha il grande merito di non crollare dopo il disastro dei primi 45’, di rimediare e rispondere colpo su colpo fino al fischio finale. Mi aspetto tanto da questo ragazzo, specie in termini di leadership in questo periodo davvero complicato.

PELLEGRINI 5 – Reduce dalla squalifica, con Sarri ha visto pochissime volte il campo e quando lo ha calcato – salve rare occasioni – ce lo ricordiamo bene, sfortunatamente in negativo. A me non dispiaceva come calciatore, ma si è rivelato più dannoso che utile. Viene schierato titolare a sorpresa, date le ultime uscite. Disputa una prima frazione di gioco in cui soffriamo terribilmente, specialmente dalle sue parti. Completamente a vuoto sul primo gol, si fa una dormita clamorosa su Lirola. Continua a dare l’impressione di non saper difendere, è scomposto, incerto nei movimenti, e si prende un giallo ingenuo. La sua partita finisce lì, visti anche i precedenti. Continua a deludere, al suo posto dentro Lazzari.

LAZZARI 5,5 – Tra i calciatori che potrebbero beneficiare maggiormente dell’eventuale cambio di modulo, venne acquistato per fare il quinto e Sarri in tre anni gli ha insegnato anche a difendere, ma non è cambiata la sua difficoltà a livello tecnico e la sua tendenza a sbagliare sistematicamente l’ultima scelta in fase offensiva. Il suo ingresso ci garantisce benzina nelle gambe e riempie i polmoni della squadra: le sue folate fanno parte del bagaglio, ma devono essere accompagnate da una maggiore precisione, perché anche stasera fallisce il gol della sicurezza nel finale, quando avrebbe potuto chiudere la partita. A due dalla fine si becca un cartellino giallo. Impatto comunque positivo, di un giocatore i cui margini di crescita, purtroppo, mi sembrano davvero limitati.

MARUSIC 6 – L’annata peggiore della carriera di questo ragazzo – a fine ciclo – ci è costata tantissimi punti, ma la nuova gestione potrebbe apprezzarne le caratteristiche. Questa sera disputa una delle sue classiche partite applicate, senza infamia e senza lode, che ci hanno fatto imparare a conoscerlo. Scende con il contagocce, e regge benino il folletto Soule. Quando è concentrato e l’avversario non è di caratura internazionale, è un calciatore che può far parte della rosa. Ma a sinistra serve – da 10 anni, conoscete la mia battaglia – un profilo completamente diverso. Sufficienza striminzita, nulla di più.

GUENDOUZI 6+ – Il giudice sportivo ci ha fatto il favore – almeno quello – di accogliere il ricorso, come giusto che fosse, dato che la sua condotta su Pulisic era a mio avviso perfettamente legittima e non avrebbe meritato mai il rosso. Al centro di diverse voci relative al suo passato burrascoso con Tudor al Marsiglia, è tra i calciatori che risentiranno di più dell’addio di mister Sarri, di cui era letteralmente innamorato: per sua stessa ammissione gli aveva cambiato la carriera in pochi mesi, insegnandogli automatismi preziosi. Torna in campo questa sera, forse l’ultima in cui potrà cercare di rispettare le consegne sarriane. Nel primo tempo dello Stirpe fa fatica, viene un po’ messo in mezzo dalla trequarti dei padroni di casa e si sveglia soltanto nel finale, fornendo a Zaccagni la palla del pareggio. Secondo tempo di tenacia e tanta corsa, ma con troppo nervosismo e qualche rischio che non dovrebbe correre, come quando prende in giro chiaramente il suo rivale. Nel finale sale in cattedra e ci toglie le castagne dal fuoco. Non una delle sue migliori performance, ma anche in questo tipo di serate si prende comunque la sufficienza.

CATALDI 5,5 – Il suo messaggio di addio al tecnico che ne ha rivoluzionato la seconda parte di carriera dice molto. Dopo un exploit con Pioli e tante panchine con Inzaghi, aveva trovato un ruolo fisso ed aveva fatto registrare una crescita esponenziale, prendendo le redini della squadra prima con Leiva e poi nel dopo-Leiva. Con la nuova guida tecnica dovrà reinventarsi e mantenere alta la forza di volontà che lo ha sempre contraddistinto. Questa sera, onestamente, ha fatto grande fatica, sbagliando davvero troppi palloni e andando spesso fuori tempo. Nei primi 20 minuti ha tentato sei o sette verticalizzazioni, quasi tutte senza successo. Nel primo tempo il Frosinone ci entra dentro da tutte le parti, tagliandoci a fette come il burro, e Danilo non tiene. Tuttavia, a metà della prima frazione compie un recupero prodigioso davanti alla nostra area di rigore. Al 55’ viene richiamato in panchina al termine di una prestazione opaca. Ai microfoni ci mette la faccia e parla con intelligenza. La sensazione è che da una settimana abbondante stia un po’ pagando il grande sforzo fisico profuso per un mese dopo aver visto il campo soltanto sporadicamente nei mesi precedenti.

VECINO 6 – Entra al posto di Cataldi e se la cava senza eccellere. In quel ruolo in tre anni non si è stati capaci di prendere un calciatore forte: Cataldi ci ha dato una grande mano migliorando in cabina di regia, l’uruguagio è una garanzia a livello di esperienza ma non è uno specialista, non ha i tempi del metronomo ed è piuttosto lento per giocare lì, oltre a non avere la sensibilità necessaria. Rovella è partito malissimo per poi andare in infermeria. Sono curioso di capire come l’ex Inter possa entrare nelle gerarchie con il nuovo allenatore: quanto alle caratteristiche dovrebbe rappresentare un punto fermo, ma servirà capire la disponibilità che riuscirà a garantire. Prestazione sufficiente, ha anche parzialmente propiziato il secondo gol.

LUIS ALBERTO 6,5 – Il rinnovo a cifre astronomiche in estate seguito tra l’altro a comportamenti che definire discutibili sarebbe un eufemismo è da ritenere ad oggi un madornale errore, sia in termini di rapporti che ne sono scaturiti all’interno dello spogliatoio che dal punto di vista tecnico. Non so se col cambio di allenatore potrà cambiare ruolo e giocare più vicino alla porta, ma registro il fatto che Sarri abbia assecondato la sua tendenza a venirsi a prendere basso il pallone per poi impostare, completando il suo bagaglio tecnico-tattico e facendogli affermare di non essersi mai sentito così coinvolto e divertito in carriera. La realtà è che ai giorni d’oggi un centrocampista che non riesca a fare con discreta continuità le due fasi non rappresenta un valore aggiunto. Martusciello riparte da lui e a Frosinone conta sulla sua rinnovata voglia di giocare. Con i ritmi alti della prima mezzora non esiste, nulla di nuovo. Poi fornisce un ottimo assist a Castellanos per il vantaggio biancoceleste. Nel finale si divora un gol fatto, spesso rallenta la manovra, ma poi a sprazzi riesce ad alzare i ritmi e a risultare pericoloso. Nulla di trascendentale, ma una buona partita.

ZACCAGNI 7 – Tra i grandi assenti di questa stagione, ha delle scusanti – su tutte gli infortuni – ma non è riuscito a ripetere e neppure ad avvicinarsi alla scorsa stagione, la sua migliore in carriera. Dalla prossima settimana probabilmente giocherà più centralmente, svariando sul fronte offensivo come trequartista con licenza di allargarsi, mentre in questi anni è partito spesso con i piedi sulla linea del fallo laterale. Nel primo tempo segna il gol che ci rimette in carreggiata, e praticamente gioca da solo, vista l’assenza dei compagni. Regge fisicamente fino al minuto 85 e fa sempre giocate intelligenti, facendo ammonire Barrenechea al 55’ e smistando palloni in ogni parte del campo. Come ha dichiarato Martusciello, la sua lontananza dal campo ci è mancata parecchio in questa stagione fin qui tremenda. Esce al minuto 86 per Kamada.

KAMADA SV – Gioca una manciata di minuti nel ruolo di ala sinistra e non è giudicabile. Tiene palla anche bene, ma quando c’è da arrivare in porta ha una paura di vivere incredibile e finisce per sprecare tutto. Chissà che con il nuovo allenatore non possa invertire la rotta o comunque regalarci qualcosa per poterlo definire un calciatore da Serie A. Ma deve cambiare il suo atteggiamento, prima di ogni questione tattica.

FELIPE ANDERSON 6- – Ha vissuto in piena osmosi con Maurizio Sarri, che lo ha voluto nuovamente alla Lazio e lo ha fatto tornare a Roma. Sotto la sua gestione ha giocato TUTTE le partite, risultando l’uomo-copertina del triennio sarriano. In scadenza di contratto, la percezione è che dipendesse molto dall’ormai suo ex allenatore e che dunque sia il calciatore dal futuro più incerto. Quel che è certo è che per il nuovo tecnico rinunciare agli insegnamenti ricevuti da questo ragazzo sarebbe delittuoso. Questa sera, nell’interregno di Martusciello, parte dal 1’ e con il compito di ritrovare brillantezza e disputare una gara pimpante. Prima della partita, avendo imparato negli anni a conoscerne un po’ il carattere, temevo molto che un profilo umorale come lui potesse soffrire visibilmente i cambiamenti degli ultimi giorni. Effettivamente non sbagliavo. Disputa un brutto primo tempo, fuori dal gioco e poco pericoloso. Ha il merito di fare molto bene i primi 20 minuti del secondo tempo, svariando molto, venendosi a prendere la sfera a centrocampo e duettando bene con i compagni. Ha mandato in tilt il Frosinone con la sua intelligenza, ma in partite come queste mi aspetto anche che possa finire sul tabellino dei marcatori o degli assistmen. 

ISAKSEN 5,5 – Ha un quarto d’ora scarso a disposizione e con le praterie che ci lasciano i padroni di casa – alla disperata ricerca del gol – dovrebbe mangiarsi il pallone, bruciare l’erba e andare a mille all’ora. Invece incespica sul pallone, fa fatica negli stop, dà una sensazione di pericolosità che si spegne ogni volta sul nascere. Ha tantissimo da migliorare, perché se nelle partite con l’avversario chiuso è inesistente, almeno quando ha spazi deve determinare. Dobbiamo aspettarlo, ma lo spezzone di gara che disputa questa sera non può valergli una sufficienza.

IMMOBILE 6 – – — Negli ultimi giorni hanno tenuto banco più le situazioni extra-campo che altro, e il ragazzo sta vivendo il periodo più difficile da quando indossa la nostra maglia. E’ nervoso, nervosissimo, e lo si tocca con mano quando gli si vedono sbagliare gli stop più semplici o quando si divora un gol praticamente fatto, proseguendo la collezione delle ultime settimane. Ma è il nostro capocannoniere di sempre, è in un periodo pieno di difficoltà e dobbiamo aiutarlo. Non servirà a nulla, ma gli do una sufficienza simbolica, di incoraggiamento. Di certo, quando entra Castellanos questa sera le cose vanno meglio.

TATY CASTELLANOS 7 – Entra al 56’ al posto di Immobile e gli ci vogliono una manciata di secondi a portarci in vantaggio su assist di Luis Alberto. Il primo è un bel gol, il secondo è normale amministrazione. Se ne mangia altri due, dimostrando anche in una serata simile di non essere un grande goleador. Deve migliorare tantissimo, sia nel lavorare con la squadra che nel cercare lo specchio, ma questa sera si merita un voto alto. Da qui a farmi cambiare il giudizio su di lui, ne deve passare di acqua sotto i ponti…

MARTUSCIELLO 7 – Va soltanto ringraziato, al termine di una settimana di follia. Ha dato disponibilità alla squadra, che sarebbe rimasta senza allenatore fino a lunedì: ha dimostrato coraggio, ha compattato il gruppo e lo ha fatto con grandissima umiltà in quattro giorni che non ho dubbi siano stati effettivamente d’inferno. Mi è piaciuto molto anche nel modo di comunicare a fine partita. Chiuderà l’esperienza alla Lazio da imbattuto, e ha dimostrato di essere una persona per bene, lavorando nell’ombra.