Le pagelle di Guido De Angelis: vinciamo a Torino (dove aveva vinto solo l’Inter) con Guendouzi e un super Cataldi. Testa a Firenze!

Al termine di Torino-Lazio 0-2 arrivano come di consueto le pagelle del nostro direttore Guido De Angelis, che ha dato voti e giudizi ai protagonisti biancocelesti della sfida dell’Olimpico di Torino.

PROVEDEL 6,5 – Veniva da una prestazione macchiata da un errore orribile, e nel primo tempo il Torino sbuca da tutte le parti e arriva in area piccola con facilità, spesso sull’asse Bellanova-Zapata. Si tuffa e spera sul palo colpito in avvio da Sanabria. Fa bene in uscita, non sbaglia quasi nulla con i piedi, e memore della sfida con il Bologna va spesso al rinvio. Il problema è che fino all’ingresso di Castellanos di testa non ne prendiamo mezza e la sfera è perennemente regalata all’avversario. E’ tra i mille motivi – forse il meno importante – per cui Sergej Milinkovic ci manca come il pane. Nonostante i primi 55 minuti di forcing granata, non è chiamato a grandissimi interventi, tranne al minuto 36, quando è prodigioso su Vlasic: sulla solita folata di Bellanova, subisce il destro sul suo palo, ma la conclusione era molto rognosa e si sarebbe infilata all’angolino.

HYSAJ 5,5 – Questa sera fa 100 con l’aquila sul petto. Non ha la fisicità per contenere le incursioni vigorose di un Bellanova in grande spolvero, ma se deve affrontarlo sempre lanciato a rete è perché attaccanti e centrocampisti non fanno nulla per interrompere la manovra avvolgente del Torino. Non riesce a contenere un cliente davvero scomodo, del resto in quella posizione il suo alter ego sarebbe Pellegrini, apparso assolutamente fuori fase nell’ultima uscita. Con la squadra molto passiva, non gli riescono neppure le solite uscite eleganti ed efficaci. Rischia con un passaggio in orizzontale suicida al minuto 23. Due minuti dopo si riscatta, prendendosi col mestiere un fallo da Linetty che rompe il forcing del Toro. Altri tre minuti e fa ammonire lo stesso Linetty. Non mi è piaciuto granché, ma ha diverse attenuanti e aveva un passo decisamente diverso dal competitor. Il mister lo lascia negli spogliatoi al break.

ROMAGNOLI 7 – Serviva una partita da leader contro le due punte del Torino, e lui l’ha sfoderata. Gila prende Zapata, così lui si può concentrare sul collega di reparto Sanabria. Al secondo minuto se lo perde e per nostra fortuna l’attaccante viene fermato dal legno. La partita è difficile e i palloni nel primo tempo piovono in area con impressionante continuità. A metà del primo tempo spezza la linea e va incontro a Sanabria, rischiando il provvedimento disciplinare. C’è da soffrire e l’ex capitano del Milan si cala nella partita. Sanabria viene contenuto a dovere, gli inserimenti di Vlasic no. Nella ripresa le cose migliorano, il Toro non regge più fisicamente e si allungano le loro distanze tra i reparti. Così i padroni di casa ricorrono al lancio lungo e Alessio le prende tutte, anticipando sistematicamente Sanabria. Bravo a uscire forte su Bellanova nel finale e a sbrogliare qualche mischia. Una buona partita al rientro dalla squalifica, in questo momento gli altri centrali sono girevoli e dobbiamo contare sulla sua leadership.

GILA 6,5 – Nel primo tempo fa inevitabilmente fatica perché la difesa non ha copertura e i centrali vengono lasciati sistematicamente ad affrontare l’uno contro uno. Qualche volta arriva in ritardo, non è sempre lucidissimo ma tiene botta eroicamente in una serata più ostica del solito e ha la personalità di uscire in dribbling e prendersi il fallo quando non vede compagni da servire ad inizio azione. Al settimo vince il primo vero duello con Zapata, nove minuti più tardi lo argina divinamente. Al 20’ Luis Alberto salta Luis Alberto e Hysaj e apparecchia per la testa di Zapata, perso da Romagnoli, ma lo spagnolo è un muro e riesce a respingere anche la ribattuta e a tornare in posizione. Migliora nel primo palleggio ed è sempre molto dinamico. Al 34’ si perde Zapata, che di testa manda a fil di palo. Nei primi cinque minuti del secondo tempo si fa saltare con troppa facilità da Vlasic, che spedisce fuori. Nella ripresa alza di molto l’asticella della prestazione individuale e vince spesso i duelli con Zapata, ricorrendo a qualche piccola furbizia: una piccola spinta, il calcetto preventivo, insomma, con tanto mestiere. Fa tutto bene e non cerca mai l’anticipo esasperato fino al primo brutto fallo su Zapata che gli costa il giallo. Gestisce bene il quarto d’ora dopo il cartellino, poi Lazzari cerca ingenuamente gli anticipi e lo lascia privo di copertura: in un caso se la cava, nell’altro no: Zapata steso (per fortuna al limite dell’area) e seconda ammonizione sacrosanta che ci fa rimanere in 10 uomini per l’ultimo quarto d’ora. Fa meglio di Romagnoli e gli facilita il lavoro in più di qualche circostanza, ma sul voto pesa la doppia ingenuità della ripresa. Lo perderemo a Firenze, e dato il momento di Casale si tratta di una pessima notizia. 

CASALE SV – Entra al posto di Luis Alberto con una faccia che definire impaurita sarebbe un eufemismo. Non so cosa sia successo a questo ragazzo, ma in questo momento di confusione siamo anche sfortunati a dover ricorrere per la seconda gara consecutiva necessariamente a lui come ultimo centrale rimasto: col Bologna per l’infortunio di Patric, questa sera per il rosso a Gila. Libera un cross di testa e mura con il corpo un cross di Lazaro, poi commette un fallo ingenuo che costa un pericoloso calcio di punizione al 94’. Con dieci minuti scarsi più recupero sul rettangolo verde, non è giudicabile. 

MARUSIC 5 – Da anni è il nostro terzino titolare, ed anche questa sera non mi è minimamente piaciuto. Disputa un  brutto primo tempo, una spremuta dei consueti errori in uscita e della leggerezza assoluta in marcatura. Ingenuo a commettere fallo su Lazaro, arriva spesso fuori tempo. Quando viene pressato in fase di costruzione, la sua strategia è spazzarlo in avanti a casaccio senza neppure guardare il piazzamento dei compagni. Le sue non-marcature sono da far vedere nelle scuole calcio per mostrare ai ragazzi come non si debba difendere: su azioni e piazzati granata è sempre a due metri dal diretto avversario. In ritardo su Zapata al 35’, in evidente ritardo su Vlasic al 42’, al 44’ si perde Masina che colpisce tutto solo sugli sviluppi di calcio d’angolo e dà l’illusione ottica del gol, col pallone che si spegne ad un’unghia dal palo. Pessimo a destra, paradossalmente questa sera va meglio a sinistra perché nell’ultima mezz’ora Bellanova non ce la fa più. Batte male anche i falli laterali. Ribadisco il concetto: mi auguro sia la sua ultima stagione qui, perché quest’anno la sua continuità di rendimento è assoluta: non ha mai fatto una partita oltre la striminzita sufficienza.

GUENDOUZI 7,5 – Nel primo tempo non difende sempre a dovere e non riesce ad aiutare come potrebbe i difensori: del resto non sta rifiatando un minuto e ci sta che non sia al massimo. Però non demorde, e col passare dei minuti comincia a strappare palloni con l’aiuto di un compagno che si getta sistematicamente sulla seconda palla e ci fa respirare. Nel primo quarto di gara non si vede mai nella metà campo granata se non per un brutto cross che è facile preda delle manone del portiere, ma dalla mezzora in poi sale di livello, fa a spallate in mezzo al campo e cerca di liberarsi della pressione feroce dei rivali. Non è sempre bello da vedere ma accetta di fare una gara di sacrificio e ha il merito di dettare il passaggio a Luis Alberto nell’unica incursione offensiva: il movimento di Immobile inganna il difensore del Toro e gli apparecchia il pallone sul destro, che con la complicità del fratello di Milinkovic finisce in porta. Un gol di vitale importanza. Non contento, scarica in mezzo per Luis Alberto il pallone che Cataldi tramuta nel raddoppio.

CATALDI 8 – Il migliore in campo. Va in difficoltà nel primo tempo trovandosi spesso a dover correre all’indietro, ma ne esce sempre con maturità. Il Toro ci viene a prendere a uomo e noi vogliamo uscire in bello stile, riuscendoci inevitabilmente poco. Sapendo di dover reggere l’intera partita, evita di spendere falli che potrebbero portare a gialli assurdi come quello comminatogli da Maresca nell’ultima partita. Ottimo l’anticipo su Linetty al 19’, verticalizza per Immobile per l’unica conclusione nello specchio del nostro primo tempo. E’ tra i pochissimi a vedere sia l’opzione orizzontale che quella verticale, e quando la palla è tra i suoi piedi ci concediamo qualche boccata d’ossigeno. Sale in cattedra nella ripresa, risultando tra i più precisi dal punto di vista tecnico. Quando il Torino subisce la mazzata dell’1-0 ha l’intelligenza di accompagnare l’azione e realizzare un gol di pregevole fattura e di rara bellezza. Nessuno dei nostri centrocampisti è in grado di fare un gol del genere, e il suo piede destro è oggi salvifico. Il raddoppio chiude la partita fino al rosso di Gila. Poi, interpreta alla grande il finale, è bravo a non commettere fallo su Vlasic dopo la sponda di testa di Zapata che termina con la conclusione sbilenca di Ricci. Nel secondo tempo ha fatto girare la sfera con buone geometrie: ha ritmo e sagacia tattica e sa sempre dove posizionarsi. Mi ha sorpreso per la tenuta fisica: dopo due mesi in cui aveva visto pochissime volte il campo, ha retto anche oggi i 90’ nonostante la prorompente fisicità dei granata. Ci garantisce ordine e serenità, non è poco. Non è né Pirlo né Calhanoglu, ma quando sta bene è a mio avviso ancora il miglior regista che abbiamo in rosa. 

LUIS ALBERTO 7 – La canonica partita da 5 in pagella a cui ci ha tristemente abituato negli ultimi quattro mesi: deve giocare per mancanza di alternative – il Kamada che ho visto non voglio neppure considerarlo – e, come pronosticabile, non aiuta a difendere e spalanca la porta al Toro. Soffriamo sempre dal suo lato: sui cross di Bellanova si inseriscono nell’ordine Sanabria, Zapata, Vlasic, Ilic, Ricci, e lui non fa nulla neppure per fingere di ripiegare. E in fase offensiva, nella prima ora di gioco, è nullo. Calcia bene i primi due corner della partita attorno alla mezz’ora. Il voto lievita perché entra in entrambe le reti della Lazio: il primo assist è ben direzionato ma il passaggio è molto lento e la fortuna vuole che il difensore granata non intervenga vedendo Immobile fare un passo verso la sfera. Nella circostanza del raddoppio appoggia all’indietro per Cataldi e poi fa tutto Danilo. Continua a non capire i momenti e nei dieci minuti successivi si esibisce in due colpi di tacco nella metà campo piemontese, che finiscono in laterale. Con l’inferiorità numerica Sarri richiama in panchina lui e non uno dei tre attaccanti, perché forse (anzi, senza forse) aiutano a difendere più loro che lo spagnolo. Mi auguro possa fare meglio.

ISAKSEN 5 – Altra gara che si iscrive alla lista rubricata “Ecco per quale motivo serviva acquistare un’ala pronta e da doppia cifra”. RIbadisco: il ragazzo si farà e questo primo approccio al nostro calcio gli farà soltanto bene. Ma quando la squadra è in sofferenza non è ancora né carne né pesce e si assenta completamente dalla partita. Dovrebbe fare uno scatto mentale, perché quando è l’avversario a fare la gara e attaccare, la sua presenza è inutile sia in fase difensiva che in fase di ripartenza. Nel primo tempo si nota soltanto per un cross leggibile al minuto 32. Poco coinvolto anche nella ripresa, fa una sola cosa buona in tutta la partita, facendo ammonire Lovato in ripartenza. Esce dal campo per Pedro e certamente non può lamentarsi. 

PEDRO SV – Entra al posto di Isaksen per l’ultimo terzo scarso di gara e va subito in pressing offensivo, ma poi Gila si fa cacciare e la sua gara deve ridursi ad un’attenta copertura. Non giudicabile, ma perlomeno si è messo a disposizione dei compagni. La sua mancanza in zona gol e le sue precarie condizioni psico-fisiche non ci stanno aiutando. Forza, ragazzo, dacci un’ultima mano!

FELIPE ANDERSON 6,5 – Per i primi 50 minuti di gioco sbaglia molti palloni e sembra superficiale in fase di possesso. L’interpretazione della gara non è né quella col Bayern né quella dell’ultima domenica, e il brasiliano sembra spaesato e nella classica giornata da testa bassa, pur riuscendo comunque a seguire sempre l’azione e a fare ammonire Ilic. Non un granché nel primo controllo, dal 40’ al 45’ si allunga per tre volte il pallone e l’azione sfuma. Ma gli ultimi 40 minuti di gioco sono di ottima fattura: apre spazi, funge da regista offensivo pur giocando a sinistra e ripiega con continuità per dare una mano a Marusic, spostatosi sulla sua corsia all’intervallo con l’ingresso di Lazzari. Inizia lui l’azione che porta al vantaggio. Duetta con Cataldi e interpreta con intelligenza anche il ruolo inedito di mezzala sinistra dal rosso a Gila al fischio finale. Non a caso Sarri non leva lui ma Luis Alberto per inserire un nuovo difensore. Se penso che da un mese e mezzo siamo senza Zaccagni, credo che senza il suo acume tattico non ce l’avremmo mai fatta: su quella corsia Pedro non si è rivelato un vero sostituto ma solo un’arma da ultimo quarto d’ora. Invece Felipe ha fatto 133. 

IMMOBILE 6 – Prende una stiracchiata sufficienza. Il primo tempo è difficilissimo e non lo interpreta al meglio: la squadra è tutta dietro, schiacciata dal Torino, e Ciro non è abile a farci salire, sbagliando qualche stop di troppo e non riuscendo a spezzare i ritmi dei rivali. Comunque inappuntabile sotto il profilo dell’atteggiamento: al dodicesimo minuto vede la squadra faticare ad uscire e fa una rincorsa di sessanta metri per cercare di evitare il fallo laterale in prossimità della bandierina. Al diciannovesimo riceve da Cataldi e praticamente da fermo chiama Milinkovic all’unica parata della prima frazione di gioco. Al 29’ prima arretra a legare il gioco e poi, servito da Luis Alberto, si prende il corner su deviazione di Lovato. Al 38’ conduce una ripartenza ma serve in profondità Isaksen con un pallone imprendibile. Prende una botta e smette di correre bene, tanto che Sarri ammette di avere avuto la tentazione di lasciarlo negli spogliatoi all’intervallo. E’ stato meglio averlo tenuto in campo, perché Ciro diventa protagonista quasi inconsapevole dell’azione del vantaggio di Guendouzi: l’assist di Luis Alberto è lento e il difensore sta per uscire in anticipo sul francese, ma desiste proprio grazie al movimento verso la sfera del nostro capitano. Andiamo in vantaggio e Sarri lo fa rifiatare, inserendo Castellanos. Non una gara indimenticabile.

CASTELLANOS 6 – Conferma quanto ormai abbiamo imparato a conoscere: sa giocare con la squadra, è un generoso e si sbatte in ogni zona di campo con altruismo e buona grinta, ma suo malgrado fa più danni della grandine quando – per la troppa foga – si fa attrarre dal pallone e non lo lascia al compagno meglio piazzato: viene colpito da Luis Alberto e ci fa perdere una ghiotta occasione da gol. Nell’unica chance della sua partita stoppa male e conclude debolmente e centralmente facendo il solletico a Vanja Milinovic-Savic. Tuttavia, morde le caviglie degli avversari e corre più del solito per aiutarci a difendere, e gli va riconosciuta una certa abilità per vie aeree: le sue spizzate non vengono sempre seguite dai compagni, ma sono un fattore.

SARRI 6,5 – Il mister sa bene che il Toro ama giocare contro squadre che facciano la partita per venire a prenderle altre e sfruttarne gli errori, così decide di lasciare la sfera agli avversari. I calciatori esagerano e per alcune fasi della prima frazione subiamo i granata. Nella ripresa sappiamo che il Torino non potrà andare a mille all’ora tutta la partita e ne sfruttiamo il netto calo fisico: colpiamo al momento giusto e difendiamo compatti e da squadra fino al rosso di Gila, che ci fa soffrire per l’ultima dozzina di minuti. Troviamo una vittoria di fondamentale importanza su un campo che in tutto il campionato aveva espugnato soltanto l’Inter capolista. Eravamo in piena emergenza, con defezioni importanti in tutti i reparti: da Patric a Vecino, da Zaccagni a Rovella. Il calendario non ci dà tregua e ci impone di provare a confermarci con Fiorentina e Milan nei prossimi sette giorni. Non sarà facile.