Al termine del quarto di finale di Coppa Italia tra Lazio e Roma, il nostro direttore Guido De Angelis ha come di consueto dato voti e giudizi ai protagonisti biancocelesti della sfida dello stadio Olimpico. Ecco le sue pagelle del derby della Capitale.
MANDAS 7 – E’ vero, aveva giocato in Grecia in stadi decisamente caldi. Ma se mi avessero detto, a 22 anni, che dopo due ore avrei fatto il mio esordio assoluto in Italia in un Lazio-Roma, probabilmente mi sarei fatto un segno della croce e avrei cominciato a sudare freddo. Questo giovane ragazzo non ha pagato l’emozione. Preciso con i piedi, soltanto ad inizio ripresa un suo rinvio colpisce la schiena di un calciatore avversario e per fortuna l’errore è senza conseguenze. Inoperoso per tutto il match, non deve compiere neppure un’uscita. All’ora di gioco deve accartocciarsi sulla prima conclusione – stiracchiata – dei giallorossi, rispondendo alla telefonata di Lorenzo Pellegrini. La vera parata la sfodera al minuto 87: la conclusione ravvicinata è anche deviata, ma il nostro estremo difensore è lesto a respingere (seppur centralmente) e ancor più rapido a rialzarsi e mandare in angolo con la manona. E’ stato una grande sorpresa, perché oggi aveva tutto da perdere e invece rimarrà anche lui nella storia. Forse sarà stato solamente “eroe per un giorno”, ma ce ne ricorderemo.
MARUSIC 6 – Schierato da terzino sinistro, non soffre granché Karsdorp ma non è sempre preciso nei tempi d’uscita, e Dybala si trova troppe volte libero sulla destra. Qualche imprecisione di troppo in uscita, comunque veniale. Bravo nei duelli fisici, va sempre a saltare sui molteplici lanci lunghi degli ospiti, ma deve migliorare nel direzionare i colpi di testa: qualche volta lascia lì dei palloni pericolosi. Nella ripresa entra Pellegrini e lui si sposta a destra. Da quelle parti El Shaarawy non si vede. Poca spinta ma una buona applicazione, mi piace la sua corsa sfrenata sotto la Curva al fischio finale di Orsato. Tutto sommato è andato benino.
PATRIC 7 – Un’altra grande partita da parte di un calciatore che è diventato una vera certezza. Non sbaglia un pallone in fase di impostazione, va a contrasto con chiunque capiti dalle sue parti ed esce spesso vincitore. Nell’unica volta in cui si trova uno contro uno con Lukaku in tutta la partita (a cinque minuti dalla segnalazione del recupero) è bravissimo a cavarsela con astuzia e senso della posizione. Nel finale di gara carica la tifoseria biancocelesti, arringando la folla. E’ un leader, e ha tolto una miriade di palloni sporchi dalla disponibilità potenziale dei rivali. Sul rigore di Zaccagni si mette nella solita posizione: inginocchiato ad occhi bassi e socchiusi, con il volto rivolto alla Tribuna Monte Mario. Esulta quando sente il boato della gente laziale. Commovente.
ROMAGNOLI 7 – Super partita, quasi incredibile se si pensa che era al rientro dopo due mesi di stop. L’ultima apparizione da titolare era stata il 12 novembre scorso, proprio in…Lazio-Roma! Da una stracittadina all’altra, è tornato dal primo minuto dopo aver giocato il recupero di Udine e ha vinto praticamente tutti i duelli fisici con Lukaku. Perfetto in elevazione, superbo nell’imprimere ai suoi stacchi sempre la direzione giusta, è attentissimo in ogni frangente di gioco. Mi piace molto il fatto che sappia capire i momenti: non si vergogna, quando è il caso, a spedire il pallone in laterale e far piazzare i compagni. Una sola piccola macchia, quando Lukaku si trova tutto solo a tentare la rovesciata dopo un duello con Alessio, ma in precedenza c’era stato un fallo abbastanza vistoso, fischiato dal direttore di gara. Sontuoso.
LAZZARI 7 – Sarri lo ha definito qualche settimana fa “baciato da Dio”. La sensazione è che abbia finalmente trovato la maturità calcistica, grazie al tecnico che ci ha lavorato in entrambe le fasi. Nel primo tempo un suo slalom speciale si conclude con una serpentina che ricordava Lazio-Sassuolo dello scorso anno: il tiro, purtroppo, non ha lo stesso esito, e viene murato in calcio d’angolo. Scheggia impazzita, tiene benissimo in fase difensiva, senza mai farsi saltare da Zalewski. Esce a metà ripresa perché Sarri – con l’ingresso di El Shaarawy – vuole dare più copertura da quel lato e dare qualche minuto a Luca Pellegrini. Ed esce tra gli applausi, meritatissimi.
LUCA PELLEGRINI 6,5 – E’ la sua settimana e Sarri, dopo il gol di Udine, continua a dargli fiducia gettandolo nella mischia per l’ultimo quarto di gara, quello decisivo. Si sistema sulla corsia mancina e mura tutti i tentativi di cross. Ogni rimessa laterale avversaria è un cross, così aiuta a riempire l’area e a liberarla. Quando Lukaku spedisce alto esulta come un pazzo, da tifoso in campo. Ottimo ingresso, questo ragazzo ci sarà molto utile e sta entrando con forza nelle rotazioni.
GUENDOUZI 7 – Parte piano nella prima mezz’ora, come se volesse gestire le sue emozioni e non partire a razzo. Invisibile in zona-gol, ma impressionante nel fase sempre la prima pressione senza che mai si scarichino le sue pile. Dappertutto, va su tutti i palloni e sta entrando con prepotenza nei meccanismi difensivi della squadra. Si incolla a chiunque passi dalle sue parti e prova a sradicargli il pallone. Non rifiata da tre mesi, ma in campo non si vede. Nel finale di gara capisce che i calciatori della Roma stanno facendo i gradassi, che hanno messo in mezzo Pedro e le stanno provando tutte per allungare la sfida ai supplementari. Così, a qualche istante dal fischio finale va a ricordare a Paredes e Belotti il risultato del match, e al triplice fischio comincia a correre in solitaria, da vero cavallo pazzo.
CATALDI 7.- Ci sarà un motivo se Danilo sta togliendo il posto all’ormai stabilmente Rovella in ogni derby. Sente la stracittadina ma nel modo giusto: è lucidissimo, gioca tutti i palloni con serenità, senza scomporsi, e fa valere tutta la sua esperienza in mezzo al campo. Sarri si fida di lui in cabina di regia e non viene deluso. Prova a verticalizzare meno del solito, perché l’avversario è molto compatto e non ci sono grandi spazi. Tenta il destro su punizione chiamando Rui Patricio alla prima presa della gara. Ha un grande merito sul gol, che è un suo schema da calcio d’angolo: batte corto e se la fa ridare, poi invece di tentare un cross lungo sul secondo palo, vede con la coda dell’occhio Vecino tutto solo all’interno dell’area piccola, lo serve e dal suo colpo di tacco nasce il calcio di rigore che decide il derby. Esce a metà ripresa per Rovella. Ha fatto un’altra ottima partita, dimostrando ancora una volta di aver capito che a fare la differenza è la qualità del tempo che gioca, e non la quantità. Affidabile.
ROVELLA 6,5 – Entra per l’ultimo stralcio di partita e rischia subito con una giocata di personalità in mezzo al campo. Sul rettangolo verde la trequarti giallorossa è intasata e nei primi dieci minuti non gli riesce bene la fase di filtro. Poi cresce e si posiziona bene col corpo sui duelli. Lascia lì davanti all’area di rigore un pallone pericolosissimo che per fortuna viene spazzato via da un compagno. Nel finale, però, sale in cattedra. Si prende uno schiaffone da Azmoun che dovrebbe costare al calciatore iraniano più di qualche giornata di squalifica. Al fischio finale esulta anche lui come non mai, sventolando la sciarpa bianco e celeste. Quella della prima squadra della Capitale.
VECINO 7,5 – Se l’uruguagio è l’uomo dell’allenatore, è perché pur senza strafare o saltare all’occhio, ha l’incredibile capacità di trovarsi sempre al posto giusto, quando conta. Primo tempo di sostanza, ma nella ripresa è un fattore. Prima va al colpo di testa che chiama Rui Patricio alla grande parata, poi riceve in area di rigore da Cataldi e serve Castellanos con un colpo di tacco che manda in tilt Huijsen. Subito dopo il vantaggio, perdona Rui Patricio allungandosi il pallone in area piccola, e qualche secondo dopo spedisce sul fondo col destro. Ha avuto tutte le occasioni della nostra partita e non prende un voto ancor più alto solo perché le ha cestinate. Ma tiene botta e fa una grande fase di interdizione dal primo all’ultimo minuto. Gigantesco.
ZACCAGNI 7,5 – Recupera in extremis dall’infortunio che lo aveva costretto al cambio nella gara di Udine. Aveva saltato il derby di campionato e nel riscaldamento ha deciso di rischiare. Scelta saggia, col senno di poi. E’ l’unico calciatore scaltro della rosa, tra i pochissimi a riuscire a tenere sempre la sfera incollata al piede. Subisce tanti falli ma Orsato ne fischia pochi. Fa ammattire Kristensen e trasforma in modo glaciale il rigore più pesante della stagione. Esce quando non ne ha più e al suo posto entra Pedro. Il suo, del resto, lo ha già fatto. Il derby finisce come lo scorso anno: Lazio-Roma 1-0, Zaccagni.
PEDRO 5,5 – Entra per l’ultima mezz’ora di gioco con buon piglio e dando la sensazione di voler incidere e di essere molto frizzante. Va subito in pressing su Kristensen, rispiega in fase difensiva e non si risparmia. Ha il demerito di non chiudere il match sull’ottimo assist di Isaksen nell’azione orchestrata da Felipe Anderson: il suo destro è debole e centrale, un passaggio a Rui Patricio. Si prende un primo giallo che non esiste, con Orsato che gli intima di sbrigarsi a battere la rimessa laterale e lo ammonisce. Poi, preda di qualche insulto di troppo, viene chiuso tra quattro giocatori ed è ingenuo nel cadere nelle provocazioni. In realtà non commette alcun gesto proibito, ma viene allontanato dal campo beccandosi un doppio giallo che avrebbe potuto costarci carissimo se i rivali avessero trovato in via fortuita il gol del pareggio nel maxi-recupero finale. Salterà la semifinale di andata di Coppa Italia. Ma per stasera possiamo dimenticarcene.
TATY CASTELLANOS 7 – Parte con un pizzico di ingiustificata timidezza. Nel primo tempo ha una grossa occasione quando riconquista la sfera su un errore in retropassaggio di Kristensen, ma non ha la forza di puntare mancini e il suo destro potente viene deviato e finisce alto sopra la traversa. Disattento nel legare il gioco, Zaccagni e Anderson lo cercando aspettandosi da lui che si avvicini a duettare, ma l’ex Girona è piuttosto statico. Ingaggia comunque un bel duello con Mancini e non ha timori reverenziali. Determinante nell’occasione che decide la sfida: è proprio lui a conquistare il calcio di rigore mettendo la gamba prima di Huijsen, che lo abbatte e costringe Orsato ad andare al VAR per un check velocissimo. Si becca un giallo e Sarri, conoscendo il comportamento degli avversari, quando vuole far entrare Isaksen opta per fare uscire l’argentino invece di Felipe Anderson.
ISAKSEN 6,5 – Ha a disposizione l’ultimo quarto d’ora abbondante e ha il merito di essere sempre ben posizionato: aiuta a difendere e a ripartire, pur non riuscendo ad essere preciso nell’ultimo passaggio. Si cala immediatamente nell’atmosfera del derby, lui che quello di Roma non l’aveva mai giocato. Serve a Pedro un gran pallone, ma lo spagnolo calcia centralmente. Ci toglie le castagne dal fuoco alleggerendo un po’ la pressione e giocando da nostro uomo più avanzato negli ultimissimi minuti dopo il rosso a Pedro. Dopo la botta presa a Udine, considerando che non si era mai allenato con la squadra, ha risposto presente e ha messo qualche minuto nelle gambe in vista della delicata gara interna con il Lecce.
FELIPE ANDERSON 7 – Inizia bene, con enorme applicazione, poi si fa anticipare da Mancini con troppa facilità e si prende qualche rimprovero da Romagnoli. Non demorde e nella ripresa aziona alla grande Lazzari e Guandouzi. Pronti, via, supera Huijsen in velocità e scodella al centro per Vecino che stacca di testa e trova Rui Patricio pronto. Subito dopo l’1-0 serve un cioccolatino a Vecino, che spreca. Quando esce Castellanos gioca benissimo da prima punta, avendo una tecnica sopraffina. Se crescerà in termini di autostima e di fiducia, potrà giocare in tutti i ruoli dell’attacco con lo stesso rendimento. Questo ragazzo – vorrei sottolinearlo – ha giocato tutte le partite dell’era Sarri: oggi era la numero 125. Che cosa vogliamo dirgli?!
SARRI 9,5 – Non so cosa potremmo chiedergli di più. Da quando è arrivato a Roma ha sempre incartato il derby a Mourinho. Negli ultimi quattro, la squadra del portoghese non ha praticamente mai tirato in porta. Per la prima volta nella nostra gloriosa storia giochiamo contro i rivali cittadini ben 9 tempi di gioco senza subire gol. E’ diventato un talismano da derby, lo sente come un tifoso e ha capito perfettamente come giocarlo e come vincerlo. Privo contemporaneamente – per la prima volta nella sua gestione – di Luis Alberto, Milinkovic e Immobile, schiera un 11 competitivo e indovina le mosse dalla panchina. Troviamo la quarta vittoria consecutiva, la più importante, infliggiamo un’altra batosta all’altra sponda del Tevere e sbarchiamo alle semifinali di Coppa Italia. Nella preparazione di questa partita abbiamo trovato un tecnico che ci fa stare sicuri. Buon compleanno, Maurizio.