Le pagelle di Guido De Angelis – Sterili, scarichi, polli: il solito svarione e il Bologna fa festa

Al termine di Bologna-Lazio, anticipo della nuova giornata di Serie A, arrivano come di consueto le pagelle del nostro direttore Guido De Angelis.

PROVEDEL NG – Da due anni Bologna è diventato un campo ostile dove non facciamo grandi figure, ma soprattutto, tra 2021 e 2022 abbiamo subito sconfitte senza appello e senza segnare. Non ci siamo riusciti neppure nella scorsa entusiasmante stagione, e se lo scorso anno la gara terminò senza reti fu grazie alle grandi parate di Ivan su Barrow e a un po’ di fortuna (come nel caso del palo di Ferguson). Per la quarta volta di fila, questa sera, il Bologna non prende gol dalla Lazio. Allucinante. Nel primo tempo è spettatore non pagante del match, nella ripresa deve solo raccogliere dalla porta il pallone di Ferguson. A differenza delle altre partite è un po’ meno preciso con i piedi. Non giudicabile.

LAZZARI 6 – Arrivato a Roma come “quinto” ideale e con scarsi compiti difensivi per lo scacchiere tattico del 3-5-2, sta faticosamente tentando, tra alti e bassi, di diventare un terzino affidabile per la linea a 4, ma senza perdere la sua vocazione offensiva e il suo coefficiente di pericolosità. Pur non riuscendo al meglio in nessuna delle due fasi, nelle ultime gare si sta comunque mettendo a disposizione dei compagni con tigna, spirito di sacrificio e una buona disciplina tattica, beneficiando ogni volta anche del prezioso aiuto in ripiegamento dell’instancabile Anderson. Ad inizio stagione era tra i meno soddisfatti della rosa, ora da qualche partita sta cominciando a fare intravedere di non demordere. Crossa subito per Castellanos, poi non soffre troppo sulla corsia di competenza. Nella prima frazione è sufficiente, creando dalla destra qualche presupposto di una vaga pericolosità. Sufficienza che a inizio ripresa diventa striminzita, perchè il gol purtroppo nasce dalle sue parti e come spesso gli accade, quando la squadra non riesce a risalire, sparisce del tutto.

PATRIC 6 – L’infortunio di Casale lo rende il titolare inamovibile della retroguardia e non gli concede neppure la possibilità di tirare il fiato. Non essendo un difensore centrale puro, ha bisogno di avere affianco un marcatore e profilo di struttura che guidi la retroguardia, per potersi dedicare alla fase di impostazione, un fondamentale in cui eccelle. Questa sera ha davanti calciatori di qualità come Ferguson e Zirkzee, li tiene bene e non soffre quasi mai, annullando l’ex Bayern Monaco. Più impreciso del solito, sul gol di Ferguson si fa attrarre dalla sfera e si fa portare fuori. In una gara in assoluto equilibrio abbiamo il demerito – come quest’anno ci succede sempre – di prendere gol e dover rincorrere. Non proprio il nostro punto di forza…

ROMAGNOLI 5,5 – Avendole giocate tutte dovrebbe rifiatare: alla vigilia sembrava potesse essere il turno di Gila, ma con un calendario così tosto lo staff tecnico non può permettersi di stravolgere la retroguardia, nella speranza che Alessio non si fermi. Alla vigilia della Champions League e all’antivigilia della stracittadina, stringe i denti da leader (lo scorso anno aveva giocato molto meno a questo punto della stagione), perché nell’ottica di una grande squadra la gara più importante è sempre quella odierna, tanto più che secondo la classifica di Serie A il match del Dall’Ara è uno scontro diretto contro una formazione forte. Purtroppo non impatta bene la sfera sul corner di Luis Alberto al quarto d’ora, ma non va mai in sofferenza contro un attacco pericoloso. Rallenta il gioco, sbaglia gli appoggi più semplici ed è più statico del solito. Sul gol di Ferguson sbaglia la lettura. Si prende il giallo, uno dei cinque di questa sera: riusciamo a farci ammonire mezza squadra pur non essendo una squadra con gli attributi. Mistero.

MARUSIC 6 – Come una sorta di soldatino, dove lo metti sta, ma i risultati non sono mai brillanti e di fatto i suoi unici compiti sono di tenere la posizione e andare a contrasto con gli esterni offensivi avversari, così la fase offensiva è pressoché la stessa di ogni weekend: inesistente. Tuttavia, questa sera disputa un ottimo primo tempo, annullando completamente Orsolini e convincendomi forse per la prima volta in stagione. Proprio stavolta, al 47′ è costretto ad uscire per un problema alla caviglia. Speriamo non sia nulla di grave.

PELLEGRINI 5 – In estate in quel ruolo la Lazio si è accontentata: avendo molto da fare, non ha dato la priorità – sbagliando – alla fascia sinistra, dove (come dico da anni, avendo annoiato anche me stesso), manca un terzino mancino degno di questo nome dai tempi di Lulic. Luca era stato premiato per il lavoro in Lazio-Atletico Madrid e si fece male nel corso del debutto in Champions, per poi essere relegato al dimenticatoio e non calcare più il rettangolo verde. Questa sera disputa il secondo tempo e si capisce perché non giochi: confusionario, anarchico, anche poco acuto nelle scelte. Sbaglia tutto quel che può sbagliare e forse di più. Cross sballati, conclusione da corner, va a vuoto e quasi ci fa prendere gol. In quel ruolo, se non hai un interprete di livello, sei portato a dovergli preferire un calciatore che perlomeno nell’applicazione difensiva ti dia garanzie. Ecco perché da un anno a questa parte ha giocato tre partite con la nostra casacca.

LUIS ALBERTO 5 – Reduce da due settimana in ombra, deve cercare di svincolarsi dalla pressione organizzata del rivale, perché per il suo modo di giocare ha bisogno di avere un secondo in più con il pallone tra i piedi per poter pensare a pennellare per i compagni. Cerca di ritagliarsi spazio per essere sempre al centro del gioco, ma il centrocampo del Bologna è composto da interpreti (come Freuler e Ferguson) dotati di grande intelligenza tattica, che gli permettono solo di cercare la verticalità in modo prevedibile e lo inducono a sbagliare tanto, troppo. Sistematicamente raddoppiato, scarica all’indietro e riprende a camminare. Se non gira lui non gira la squadra, ma deve destarsi dal torpore perché sta diventando l’ombra di se stesso.

ROVELLA 5 – Tra Atalanta, Feyenoord, Sassuolo e Fiorentina, Sarri si è affidato sempre a lui per dargli continuità, anche andando oltre a spezzoni non entusiasmanti: garantisce aggressività, ma ancora deve trovare il senso della posizione e prendersi qualche responsabilità in più. Per caratteristiche, a differenza di Cataldi, non tende ad andare granché in verticale, a tratti sembra ancora col freno a mano tirato. Questa sera ha di fronte un “disturbatore” sopraffino come Ferguson, molto bravo tra le linee, e la fase di filtro – contro un 4-2-3-1 con la trequarti così tecnica – è determinante. Primo tempo positivo, ripresa da incubo: impacciato, sembrava quello di Rotterdam. Avrebbe meritato di non finire la partita.

GUENDOUZI 6 – In odor di convocazione con la nazionale francese, come Rovella nell’ultimo mese è stato sistematicamente premiato con la titolarità, pur non avendo mostrato l’impatto fisico e la personalità che forse ci saremmo aspettati un po’ tutti. La sua applicazione ha comunque costretto Kamada alla panchina, di fatto l’ex Marsiglia sta facendo da erede di Milinkovic. Male in appoggio, è molto lento e non controlla bene la sfera, mostrando poco carattere. Senza infamia e senza lode, calciatore per adesso apatico e molto meno appariscente di quanto potessi aspettarmi.

KAMADA NG – L’onestà intellettuale deve farci ammettere che, al 3 novembre, questo ragazzo rappresenta la più grossa occasione mancata, vicina ad un buco nell’acqua. Lo avevamo preso per il dopo-Milinkovic e speravamo che le tempistiche per l’adattamento al nostro calcio fossero più lente. Nelle idee di Sarri sarebbe anche centrale, ma la ritrosia di Luis Alberto a sacrificarsi in fase difensiva, unita alla mancanza di gerarchie e continuità in cabina di regia, hanno rallentato e di molto il suo minutaggio. Gioca nove minuti e non si può giudicare, ma entra male, perché quel poco che ha giocato lo ha giocato con sufficienza, sbagliando palloni velenosi. Un vero peccato.

FELIPE ANDERSON 6 – Fa 112 di fila con Sarri, da quando è tornato a Roma gioca l’ottantasettesima gara consecutiva in campionato: non ne ha saltata una. Nel dopo Lazio-Fiorentina Sarri ha ribadito di avere un debole per il brasiliano, perché sempre in grado, con una giocata, di determinare. Col suo movimento deve cercare di aprire varchi e dettare il passaggio, con l’obiettivo di essere più incisivo in fase realizzativa. Pur non avendo concretizzato, anche stasera non posso dirgli molto, non mi è dispiaciuto, perché senza strafare è comunque utile alla causa e dà la sensazione di poter dare una scossa. Perlomeno ci prova, ecco, almeno lui…Esce a dieci dalla fine per Isaksen.

ISAKSEN NG – Un giallo e poco più. Nella stagione della Champions League sapete bene che tipo di profilo andava preso. Non un giovanotto di belle speranze che avesse bisogno di mesi e mesi anche solo per imparare due parole di italiano. Non ha nessuna colpa.

PEDRO 5,5 – Per l’energia, il dinamismo e lo smalto che sta palesando a gara in corso, dovrebbe poter vedere il campo per un minutaggio maggiore. Negli ultimi ingressi a gara in corso, ha segnato al Celtic, all’Atalanta (gol poi annullato per fuorigioco),  ha fornito a Vecino con la Fiorentina il pallone che di fatto ha mandato Immobile a calciare dagli undici metri. Così, facendo valere un criterio meritocratico, Sarri gli dà una maglia dal primo minuto contro i felsinei. Non la ripaga al meglio, e conferma di essere più incisivo da subentrato. Non ha provato mai l’uno contro uno, nel primo tempo la corsia di sinistra è stata pressoché nulla. Elegante, ma poco efficace.

TATY 6 – Stiamo imparando a conoscere il repertorio di questo ragazzo, con i suoi pregi e difetti. Nell’aiutare la squadra, ripiegare, svariare sul fronte offensivo e fare da collante tra centrocampo e attacco è quasi impeccabile. Nella ricerca della porta, e nella costanza nel trovarla, ha grossi margini di miglioramento. Tuttavia è in un gran momento di forma e viene riconfermato dal 1′. È l’unico a rendersi pericoloso, prima con un colpo di testa e poi quando va al tiro, fa delle ottime sponde ed è l’ultimo a mollare. Guadagnerebbe un mezzo calcio di rigore, ma in generale dà la sensazione di essere quello che abbiamo visto già con la Fiorentina: un calciatore con ottima tecnica, discreta intelligenza tattica, carattere. Ma, per ora, scarso cinismo.

IMMOBILE 5,5 – Le sue difficoltà nascono dalla semplice ma non banale constatazione sarriana per cui Ciro, ormai da un anno, non riesce a fare due settimane di allenamenti di seguito e a migliorare la condizione per poter poi essere incisivo in partita. Tuttavia, quando c’è da timbrare il cartellino è sempre il cultore della materia, così l’allenatore non ha mai lasciato nulla di intentato pur di recuperarlo, compreso l’azzardo di schierarlo dall’inizio anche al netto del buon momento di Castellanos nella gara decisiva di Rotterdam. Caricato dal rigore da tre punti trasformato in modo glaciale con la Viola, ha una gran voglia di smentire gli scettici e di tagliare un traguardo impensabile al suo sbarco all’ombra del Colosseo: i 200 gol con la divisa del club più antico e glorioso della Capitale. Questa sera entra per gli ultimi 35 minuti ma non si vede: lo ricordo per un controllo sbagliato su lancio di Luis Alberto, poi ha corso a vuoto ed è stato poco supportato dai compagni. In questo momento non arriva un pallone in avanti neanche a pagarlo oro. Mezzo punto in più di incoraggiamento: senza i suoi gol possiamo essere anche belli da vedere, ma non si vincono le partite.

ZACCAGNI 5,5 – Al terzo anno di Sarri, anche Mattia ha dei forti tratti caratterizzanti. Quando arretra il raggio d’azione ci fa respirare, spezza il possesso avversario, tiene la sfera incollata tra i piedi, conquista calci di punizione, ci fa salire di baricentro, ma non è idoneo ad attaccare la profondità. Il suo tallone d’Achille è la ricerca della porta, perché alla vigilia di questo match un gol a testa in 26 partite è davvero troppo poco per le nostre due ali titolari. Questa sera parte dalla panchina a beneficio di Pedro, nella ripresa entra e subisce la solita miriade di falli, ma è terribilmente fumoso e poco concreto. Come i compagni. Un solo gol in stagione è davvero poco per l’ala titolare della Lazio. I nostri esterni d’attacco in questo momento rientrano e scaricano la sfera all’indietro.

SARRI 5 – Alla vigilia di due partite di grido e contro due dirette concorrenti (Feyenoord e Roma) tra Europa e Serie A, il suo più grande cruccio è tenere alta l’attenzione della squadra e incentivare i calciatori a disputare la sfida del Dall’Ara come fosse una finale, perché purtroppo sappiamo che in queste partite soffriamo storicamente l’incapacità di tenere acceso il fuoco dentro. Sfidiamo una compagine imbattuta da agosto, una squadra quadrata, forte, guidata da un tecnico in attesa di spiccare il volo, che ad oggi è la sorpresa del campionato. Ma dopo un buon primo tempo, come al solito uno svarione dopo il break ci costa la partita. Questa sera sbaglia le mosse, e i cambi sono tardivi. Questa squadra, comunque, è mentalmente instabile e disattenta, e la sterilità offensiva degli interpreti è sotto gli occhi di tutti. Cinque sconfitte su 11 gare sono tante, del resto in questa fase i terzini faticano, a centrocampo non troviamo la quadra e in avanti non riusciamo a costruire occasioni. Sapevamo prima della partita che sarebbe stata dura, ora in sei giorni ci giochiamo tantissimo.