Esclusiva Lazialità, Gabriele Pulici: “Io e papà seguivamo sempre la Lazio insieme. Squadra del ’74 unica, ecco perché sarà ricordata per sempre”

 

Al termine dell’inaugurazione del giardino dedicato a Felice Mosè Pulici, storico portiere biancoceleste dello scudetto del 74, il figlio Gabriele Pulici intercettato dalla nostra redazione ha voluto raccontare qualche aneddoto su suo padre e sulle emozioni di questa giornata.

Di seguito l’intervista completa.

Cosa ha rappresentato per lei la giornata di oggi?

“Significa tanto, è una grande emozione e vuol dire che papà ha lavorato bene. Non intendo solo sportivamente ma anche nella vita di tutti i giorni. Ringrazio tutti i presenti e l’amministrazione del comune di Roma che ha reso possibile tutto ciò proprio nel nostro quartiere, il MunicipioXIII”

Lei è nato il 12 maggio del 74, giorno iconico per i tifosi della Lazio. Ha qualche aneddoto che le è stato raccontato da suo padre?

“Un aneddoto che posso raccontare è che papà quel giorno era in campo ovviamente, al termine della gara ha preso un aereo per Milano dove io stavo nascendo. Una volta arrivato da mia madre in ospedale le portò la maglia che indossava in quella giornata indimenticabile, mia madre si aspettava tutt’altro e la buttò via quasi irritata, però la conserviamo ancora oggi (ride, ndr)”.

Suo padre era un laziale adottivo essendo arrivato a Roma a 27 anni, le ha trasmesso la fede biancoceleste?

“Assolutamente sì. Mio padre arrivò a Roma con mia madre e nei primi 3 mesi le cose non andarono bene. Addirittura disse a mia madre di non disfare nemmeno le valigie perché nel giro di poco tempo sarebbe andato via, poi dopo un Lazio la storia è cambiata. Io sono nato con la Lazio nel cuore, sono stato abbonato in curva nord per tanti anni. Una passione contrastante perché la Lazio toglieva a lui tempo, tempo non dato a me ma è una cosa che ho capito crescendo”.

Seguivate le partite insieme negli ultimi anni?

“Assolutamente sì, non potendo andare allo stadio negli ultimi anni per ovvi motivi la seguivamo da casa. Era anche frustrante perché non potevamo esultare e sfogarci come si fa allo stadio, però ci siamo goduti i trionfi di questi anni: dal 26 Maggio, dalle Coppe Italia alle Supercoppe”.

Suo padre secondo lei sul momento si era reso conto che quello che aveva fatto sarebbe valso così tanto anche dopo 50 anni?

“No, era impensabile questo per lui. Quella squadra era unica, ogni giocatore aveva una spiccata personalità, in campo e fuori, ed è per questo che se chiedessi a tutti i presenti qui oggi la formazione dello scudetto del 74 saprebbero dirla a memoria. Quel gruppo è diventato un mito generazionale”.