Le pagelle di Guido De Angelis – Lazio sciagurata, a Rotterdam rischiamo la goleada. Fioccano insufficienze pesantissime

 

Al termine di Feyenoord-Lazio, terza giornata del Gruppo E di Champions League, il nostro direttore Guido De Angelis ha come di consueto espresso voti e giudizi sui protagonisti biancocelesti del match. Eccoli di seguito.

PROVEDEL 5,5 – Torna sul campo in cui si è esibito nella più grossa papera commessa da quando veste la nostra maglia: a Rotterdam lo scorso anno fu fatale Gimenez. Para a terra su Paixao, sul gol poi annullato al centravanti messicano è nella terra di nessuno. Non può nulla sulle due reti del primo tempo. Compie un miracolo sul destro da cui nasce il tris, ma la respinta di Gimenez non può proprio prenderla. Non sempre preciso nei rinvii con i piedi, è comunque il meno colpevole della disfatta.

HYSAJ 5 – La fase offensiva esplosiva del Feyenoord convince Sarri a puntare sull’accortezza del terzino albanese, rispolverato dopo la panchina di Reggio Emilia, ma schierato a destra in un ruolo in cui gioca normalmente con l’Albania. Non tiene Paixao, che gli sguscia via in due circostanze e arriva serenamente al cross. E’ comunque forse il migliore (eufemismo) della linea difensiva, e questo dice tanto della performance globale della Lazio.

LAZZARI 4 – In questo momento, mi dispiace dirlo, è un calciatore inutile. In fase offensiva è timido: una volta sbaglia l’ultimo passaggio, una volta si fa soffiare la sfera, un’altra (a fine gara) scivola e regala la rimessa dal fondo. In due occasioni potrebbe mettere senza opposizioni un buon cross per Castellanos, e invece alza due campanili che sono facili prede dell’estremo difensore rivale. La fase difensiva, se possibile, è ancora peggiore. Il gol del 3-0 dei padroni di casa è quasi tutto dell’ex SPAL, che si dimentica di difendere. Paixao gli era già andato via tre volte ad inizio ripresa, seminando il panico. Oltretutto, le fotografie della sua gara sono scattate a metà ripresa, quando per due volte in un minuto è in possesso della sfera in mezzo al campo e se la fa soffiare dall’avversario, che lo sposta col fianco con irrisoria facilità. Male, davvero.

CASALE 3 – A sorpresa torna in campo al posto di un Patric in splendida forma, e ha da riscattare un avvio di campionato nettamente al di sotto delle attese. Al debutto in Champions League, deve cercare di gestire l’emozione e marcare un altro debuttante come l’attaccante messicano Gimenez. E’ letteralmente una sciagura. Lento, impacciato, mal posizionato, un pesce fuor d’acqua. Ha sulla coscienza il primo gol di Gimenez, che viene annullato dal VAR: nell’occasione palesa la lentezza di un bradipo e non riesce ad essere reattivo. Non contento, un minuto dopo commette una leggerezza in uscita e regala il vantaggio – questa volta sì – a Gimenez, su cui sbaglia anche la marcatura. Barcolla dal primo all’ultimo minuto e tiene in gioco Gimenez anche sul 3-1. Prestazione imbarazzante, ragazzo che va recuperato ma in questo momento è in bambola totale.

ROMAGNOLI 4 – L’insostituibile della retroguardia fa 12 su 12 in stagione dal primo minuto. Balla con tutta la difesa, è estremamente passivo e perde tutti i duelli aerei con Gimenez. Nel momento di difficoltà non riesce ad essere leader e crolla assieme ai compagni. Nella ripresa si perde Gimenez sul gol del tris, prima si era lasciato passare alle spalle Paixao e Stengs. Si sveglia tardi e la sua zampata da calcio di punizione fa il solletico al portiere rivale. Sarebbe stata l’occasione per accorciare, ma non avrebbe cambiato nulla. Serata da horror.

MARUSIC 3 – Viene schierato a sinistra, dove oramai gioca da anni da fuori ruolo, senza che la società sia riuscita mai ad acquistare un terzino sinistro di ruolo in grado di giocare almeno 30 partite all’anno. Questa sera disputa la peggior partita da quando è a Roma e risulta impresentabile, sbagliando tutto dall’inizio alla fine. Nei primi cinque minuti di gara fa due buchi clamorosi che per poco non ci costano il gol. Sbaglia sistematicamente le uscite e all’ennesimo errore Gimenez la butta dentro, vedendosi annullare la rete. Indecoroso in fase difensiva, fa fare a Stengs il bello e il cattivo tempo, addormentandosi anche sul gol del raddoppio olandese al 47’. Non fa mezza diagonale: né al nono minuto (quando lascia Gimenez indisturbato a colpire di testa), né su Paixao nella ripresa. Prestazione da far sanguinare gli occhi, la ciliegina sulla torta sono tutte le rimesse laterali battute all’indietro e in malo modo, rischiando i controfalli. Da mani nei capelli.

LUIS ALBERTO 5 – Ha il compito di liberare il suo estro creativo in un centrocampo che per gli altri due terzi è molto fisico e quantitativo, oltre che di smentire chi (come il sottoscritto) ritiene che spesso in queste partite di grinta e rapidità (e in contesti ambientali feroci) abbia la tendenza a nascondersi limitando di molto il suo potenziale. Credo di averci preso in pieno, purtroppo. Quando ha l’uomo addosso scompare, quando viene pressato si limita al passaggio semplice e in fase offensiva è quasi nullo. Inizierebbe anche bene, con un inserimento e un colpo di testa centrale che non spaventa Bijlow. La fase difensiva, purtroppo, non la fa. Vi invito a riguardare la decina di occasioni da rete colossali del Feyenoord (e non è un arrotondare per eccesso), hanno una costante: non ha mai difeso. A questi livelli, se non sei in grado di fare con continuità le due fasi, non puoi essere un grande giocatore.

ROVELLA 4,5 – Dopo due gare di Champions con Vecino in regia, Sarri gli dà grande fiducia affidandogli la titolarità nel delicatissimo ruolo di play. E’ al debutto assoluto in Champions League, e probabilmente non avrebbe mai dovuto avvenire in questa partita. Paga tutta l’inesperienza e viene surclassato, andando sempre fuori tempo e cadendo addosso agli avversari. Completamente spaesato, il Feyenoord trova sempre l’uomo tra le linee e la sua fase di filtro è inesistente. Viene cambiato, inevitabilmente, all’intervallo, e Vecino viene spostato in regia con l’ingresso di Guendouzi.

GUENDOUZI 5 – Entra in avvio di ripresa al posto di Rovella e fa capire perché Sarri ancora non si fidi completamente di lui. Perché è vero, ha buona gamba e una discreta esperienza, ma è anche tanto confusionario e lento col pallone tra i piedi. Anarchico, spesso tiene troppo la sfera invece di scaricare sul compagno meglio piazzato. In fase di ripiegamento è un disastro: quando torna, lo fa con i tempi sbagliati o commettendo fallo, da uno di questi nasce la punizione di Alireza che va alta di un soffio. La grinta non basta, servono ordine tattico, senso della posizione e intelligenza. E questa sera non riesce a metterle a disposizione della squadra, finendo anche lui presa dei ritmi vertiginosi del match.

VECINO 4 – Torna da mezzala (come nello spezzone di ripresa con l’Atalanta) dopo aver fatto il regista – sebbene atipico – con Atletico e Celtic. La scelta iniziale è dettata dalla necessità di contenere il primo approccio aggressivo dei padroni di casa. Ma la sua lentezza non può essere un’arma per contrastare il loro centrocampo e le loro ali, che entrano dentro al campo da tutte le parti. Per fare il primo pressing con tempismo sbagliato, lascia spesso delle voragini in mezzo al campo in un primo tempo bruttissimo. La musica non cambia quando viene spostato in cabina di regia: con la palla al piede Zerrouki e Paixao vanno a velocità tripla e quando l’uruguagio è mal posizionato non riesce a rientrare a difendere e si aprono praterie in cui prima Paixao e poi Alireza, nella ripresa, vanno a nozze.

CATALDI 6 – Gioca 18 minuti decisamente meglio di come non avessero fatto Rovella e Vecino. E non si tratta di subentrare in una fase di partita in cui l’avversario è solo a difesa della porta: parlo di personalità, di pulizia col pallone tra i piedi, di reattività. In questo momento gli vengono preferiti Rovella e Vecino, ma da come sta subentrando sarà fisiologico un suo reinserimento in pianta stabile. In rapporto alla quantità di minuti in cui sta venendo impiegato, sta facendo sempre bene.

ZACCAGNI 6 – Non lo abbiamo ancora apprezzato nella sua migliore versione in questa stagione. Dopo la panchina di Sassuolo, si riprende la titolarità nella gara più importante. Come al solito – ed è il motivo per cui non può prendere un voto alto – chiude la partita senza aver mai cercato la porta, come se non la vedesse. In particolare a metà del primo tempo riceve il pallone da Luis Alberto e invece di calciare temporeggia e si fa soffiare la sfera. Tuttavia, è l’unico dei nostri a dare la sensazione di essere in partita. Fa ammonire quattro giocatori, salta l’uomo e crea la superiorità.  Sciocco nel farsi ammonire per proteste nel finale di gara.

IMMOBILE 5 – Dopo tante settimane di chiacchiere, errori, incomprensioni, dietrofront e (forse) troppe critiche, può finalmente tornare a far parlare il campo. Al rientro dal primo minuto – Castellanos aveva giocato da titolare le ultime tre partite di fila – avrebbe il compito di spaventare la difesa olandese, che lo scorso anno aveva graziato all’Olimpico e guardato da casa causa infortunio nel match di Rotterdam. Purtroppo non gli riesce nulla: non ha mai il tempo di concludere, non riesce a lavorare di sponda, non corre neanche bene. Si vede che è timoroso, ha paura di farsi male, si vede da come pressa molto meno del solito il portiere rivale, che è abituato ad aggredire ogni partita per non consentirgli la scelta facile in fase di rimessa. E’ un alibi solo parziale, ma va messo in conto: deve ancora mettere minuti nelle gambe per tornare in forma, viene da tre settimane di completa inattività e aveva cinque allenamenti. In questo momento, però, sta facendo tanta fatica.

TATY CASTELLANOS 5,5 – Gioca quaranta minuti e ha veramente pochissimi palloni giocabili. Ha il merito di guadagnarsi il calcio di rigore poi trasformato da Pedro, che vale il gol della bandiera. Raramente, però, rivolge il corpo verso la porta. Mi dà l’impressione che viva più per la squadra che per il gol. Non può prendere la sufficienza, dal momento che in avvio di ripresa si mangia un gol già fatto che avrebbe potuto riaprire la partita e mettere grande pressione al Feyenoord. Ciro era uscito da un minuto e sarebbe bastato appoggiare in rete la sfera da due passi per cambiare volto al match. Errore marchiano che non può passare sotto traccia: i difensori del Feyenoord già guardavano il centro del campo…

FELIPE ANDERSON 4,5 – In stadi caldi, con tanta pressione addosso, un avversario aggressivo e alta intensità, questo ragazzo tende a diventare deleterio, ed è purtroppo una questione prettamente caratteriale, perché le qualità non gli mancherebbero. Tecnicamente sarebbe forse il più forte dei 22 in campo, ma il calcio è fatto di tanti fattori e a lui tigna, fisicità, forza nei contrasti e personalità mancano tanto. Gioca sulla linea dell’out, ma quando prende una spallata smette di giocare. Ingabbiato e irretito dagli avversari – che gli mangiano in testa – non riesce a incidere e neanche ad andare mai sul fondo. Quando poi si demoralizza, non riesce neppure ad aiutare in fase difensiva. Un grosso passo indietro di un giocatore intermittente. Ma, dopo Glasgow, abbiamo la conferma che queste partite di ferocia agonistica non sono per lui. Per questo urgeva un esterno pronto che avesse i 90 minuti, che alla sua età non può chiaramente essere Pedro.

PEDRO 6,5 – Entra in campo e fa subito una cosa buona, pescando Lazzari in un corridoio. Poi ha la personalità per incaricarsi della battuta del calcio di rigore del 3-1, che calcia magistralmente. L’ultimo ad arrendersi, ha una fame che se fosse distribuita tra tutti i membri della rosa ci farebbe diventare, da sola, una squadra con gli attributi. Purtroppo, date le sue primavere, non può che essere gestito con il contagocce. Che è un altro dei motivi per cui dal mercato sarebbe dovuta arrivare una grande ala, non un ragazzo ancora acerbo come Isaksen. Da clonare.

SARRI 4 – Opta inizialmente per un undici di contenimento e ripartenza, preferendo Vecino a Kamada, Hysaj a Lazzari, Casale a Patric e Immobile a Castellanos. Torna nello stadio che lo aveva accolto con insulti e lancio di oggetti (birra e non solo) qualche mese fa, per giocarsi una buona fetta di qualificazione alla fase ad eliminazione diretta della manifestazione. Ne esce fuori una Lazio in completo affanno e in balia di un avversario che sembra giocare con due uomini in più e a due velocità in più. Il Feyenoord ci devasta in ogni zona di campo nel primo tempo, e anche quando abbassa i ritmi nella ripresa ha comunque quattro occasioni nitide da rete. Stasera ha funzionato veramente poco, alcune scelte sono rivedibili e la cattiveria che l’allenatore chiedeva non è stata messa in campo dalla squadra.