Le pagelle di Guido De Angelis – Taty unica nota lieta in una Lazio che balla e non sa più creare

 

Al termine di Milan-Lazio arrivano, come di consueto, le pagelle del nostro direttore Guido De Angelis, che ha dato voti e giudizi ai protagonisti biancocelesti del match di San Siro. Eccoli di seguito.

PROVEDEL 6,5 – Lo scorso anno ha fatto registrare il record di partite con la porta inviolata, ma a San Siro ha sempre dovuto raccogliere svariati palloni dalla rete. Compie un miracolo su Giroud in chiusura di prima frazione, bravissimo anche su Reijnders. Non può nulla sul gol del vantaggio rossonero di Pulisic, ma al 73′ tiene in vita la Lazio con un’altra parata importante. Incolpevole sul raddoppio di Okafor, per quanto il suo posizionamento sia rivedibile.

MARUSIC 5 – Come in ogni circostanza in cui siamo in scena a San Siro, viene schierato a destra col preciso compito di tenere a bada Leaõ. Nelle precedenti occasioni, non c’era riuscito. Perfetto per mezz’ora, poi comincia a soffrire oltremodo il portoghese, che gli va via, e nella ripresa si becca il giallo. Secondo tempo terribile, la fascia sinistra del Milan fa quello che vuole senza trovare alcuna opposizione. Completamente fuori zona sul gol del raddoppio. Prova a destarsi dal torpore soltanto sul 2-0, a gara finita, mettendo al centro un velleitario cross per Immobile. Impreciso anche in fase di appoggio.

CASALE 5 – Per contrastare la fisicità di Giroud, Sarri lo preferisce a Patric accordandogli una fiducia che in questo inizio di stagione non è stata ancora ricambiata dall’ex Verona. Disputa un discreto primo tempo, ma quando la squadra è in difficoltà comincia a inanellare errori. Deve crescere di condizione e mantenere l’umiltà che lo ha contraddistinto lo scorso anno, perché il modo di difendere di Sarri è focalizzato sulla linea, e la sua applicazione e concentrazione può solo migliorarne il rendimento. A volte non è abbastanza reattivo nel fiutare i pericoli che arrivano dalle sue parti. Leaõ lo salta per il raddoppio del Milan, non riesce mai neppure a capire quando deve fare fallo (eppure Torino e Vlahovic avrebbero dovuto essere buoni maestri). Involuto.

ROMAGNOLI 5,5 – Recupera in extremis e con tempi-record dalla frattura composta delle ossa nasali procuratagli da Zapata nel turno infrasettimanale. Tiene bene nel primo tempo, poi si toglie la mascherina, che lo condizionava. Più leader di Casale, ma come il compagno di reparto difende male e tende a scappare all’indietro. Il contrario di quello che vorrebbe l’allenatore.

HYSAJ 5 – Ha di fronte Pulisic, tra i calciatori che tentano più dribbling in Europa, ed è chiamato a una prestazione ruvida e matura. Tiene bene nel primo tempo e al 38′ è provvidenziale su Giroud. Regge nella prima frazione, ma nella ripresa è in perenne affanno e meriterebbe la sostituzione. In evidente sofferenza, riesce comunque a finire la partita. Poco aiutato anche dal centrocampo e dagli esterni d’attacco.

GUENDOUZI 5,5 – Torna da titolare a una settimana dalla prima volta, la partita horror col Monza in cui aveva faticato oltremodo a trovare la posizione e le linee di passaggio. Buona performance in fase difensiva, meno in fase conclusiva. Parte bene, poi si è un po’ perso e non mi è piaciuto in fase di possesso: qualche volta mi aspetto che uno come lui possa mettersi in proprio. Gioca nel ruolo di Milinkovic e dunque è normale avere negli occhi tutt’altro. Esce al 68′ per Kamada. Gli ultimi due palloni persi erano stati a dir poco sanguinosi, e l’impressione è che se l’allenatore lo aveva definito “non ancora tatticamente pronto a giocare” avesse dei validi motivi.

KAMADA 5,5 – Ha venti minuti a disposizione, quando entra sul terreno di gioco alimenta un fraseggio piuttosto sterile e non riesce a rendersi pericoloso. Lentissimo sul raddoppio rossonero. Deve imparare la fase difensiva e la sensazione è che ci vorrà del tempo. Era esattamente per questo motivo che sarebbe servito un giocatore pronto e di altissima caratura.

ROVELLA 6 – Premiato per il debutto d’autore in casa col Torino, è chiamato a confermarsi sul campo più difficile, alla scala del calcio. Bene nella prima frazione, poi cala – inevitabilmente – alla distanza e viene tolto dal campo a 20′ dalla fine. Mi sembra comunque un calciatore che sta prendendo piede e si ritaglierà uno spazio importante.

VECINO 5,5 – Entra per l’ultimo quarto di gara per riequilibrare una squadra che soffriva tremendamente il forcing del Diavolo. Non ci riesce granché e nel finale se la dorme.

LUIS ALBERTO 6 – In questo momento Sarri gli dà la maglia e poi sceglie gli altri 10 titolari. Fronteggia uno dei centrocampi migliori del campionato, composto da Reinjders e Loftus-Cheek, pallino del mister. Pronti, via, lo spagnolo subisce un fallo di Adli almeno da giallo, l’arbitro sorvola. Per tutta la partita tenta di reggere la baracca, smista palloni e fa ammonire avversari, ma rimane sempre lì. Ed è decisamente poco assistito dai compagni, che gli danno pochissime opzioni. Sufficienza stiracchiata.

FELIPE ANDERSON 5,5 – Prendere, lasciare o sposare questo ragazzo: è così, a volte non si vede per un’ora di gioco abbondante e poi con due guizzi (vedasi Lazio-Toro) ti risolve la partita. San Siro è un campo che gli porta particolarmente bene, ma il rivale è dei più ostici, la nostra bestia nera Theo Hernandez. Una dozzina di minuti e sciupa una ghiotta chance: è troppo timido nell’andare alla conclusione da lontano invece di prendersi l’autostrada concessa dalla retroguardia rossonera. Si sdoppia per cercare di aiutare nel contenimento di Leaõ e creare scompiglio in avanti, non riesce bene in nessuna delle due cose. In alcune partite non basta l’impegno, non si possono sbagliare sistematicamente le scelte. Esce dal campo per concedere l’ultimo quarto d’ora a Pedro, del resto nella ripresa era sparito.

PEDRO 6 – Subentra senza grossi sussulti, ma ha il piccolo merito di tentare perlomeno la conclusione, e realizzerebbe anche un gol bellissimo (seppur inutile).

CASTELLANOS 6,5 – Dopo un mese esordisce dal primo minuto da perfetto oggetto misterioso al centro dell’attacco. La grinta e la personalità non gli mancano, neppure la scaltrezza per duellare con due veterani della nostra Serie A come Kjaer e Tomori. Fraseggia bene con Felipe e Luis Alberto e si dimostra attaccante di manovra e in grado di aiutare la squadra, ma in area di rigore non ha palloni puliti. È la nota lieta della serata: ha tenuto in apprensione Kjaer, ha fatto reparto da solo e ha giocato per la squadra. Peccato che non abbia la botta secca quando va al tiro, e che gli sia mancato il killer instinct. La prima ora piena di gioco è servita per rompere il ghiaccio.

IMMOBILE 5,5 – In condizioni fisiche precarie, entra per necessità per l’ultimo quarto d’ora ma neppure riesce a correre.  La rete di Pedro viene annullata per una sua posizione di offside. Sappiamo fino a che punto venga spremuto, e ci auguriamo che il suo sostituto possa portare in dote qualche rete. Altrimenti è dura.

ZACCAGNI 6 – Per la sua scaltrezza, per il controllo della sfera, per come fa salire la Lazio e per chiara assenza di ricambi (Pedro sembra ancora l’ombra di se stesso), è diventato insostituibile. Reduce da affaticamento muscolare, non è al meglio ma è costretto agli straordinari. Si guadagna il primo corner della partita, è sempre molto mobile e al 18′ va al tiro dalla distanza facendo però il solletico a Maignan. Il solito furetto, ma al suo dinamismo non corrisponde precisione in fase realizzativa: ha un’altra opportunità all’ora di gioco, ma la cestina spedendo fuori misura. Effervescente, ma non incisivo. Esce nel finale per dare minuti a Isaksen. Ci tiene comunque sempre in piedi e merita la sufficienza, sebbene non sia brillante.

ISAKSEN 6 – Entra al minuto 84 e non sarebbe giudicabile. Tuttavia, il suo ingresso porta comunque vivacità e freschezza: ha personalità, fa ammonire Theo e non ha paura. Una sua conclusione pericolosa viene salvata da Florenzi. Questo ragazzo s’ha da fare.

SARRI 5 – Cambia tre undicesimi della squadra che ha battuto il Torino, inserendo Hysaj, Guendouzi e Castellanos per uno stremato Immobile. Giochiamo un buon primo tempo, ma in avvio di ripresa non reggiamo la pressione del Milan e forse i cambi sono tardivi. Di base, la sensazione è che quest’anno non riusciamo a renderci pericolosi, non tiriamo in porta e appena subiamo una rete non riusciamo a cambiare ritmo alla partita. Calendario proibitivo, ma quattro sconfitte e un pareggio nelle prime 7 costituiscono un bottino troppo magro. Risalire sarà durissima, e quelle due sconfitte con Lecce e Genoa pesano come macigni.