Via vai di tifosi e personaggi del mondo dello sport, del giornalismo e dello spettacolo in Campidoglio per Vincenzo D’Amico. Presso la sala della Protomoteca è stata allestita (dalle 13:00 alle 19:00) la Camera Ardente per consentire alla cittadinanza di dare l’ultimo saluto all’ex calciatore che nel 1974 con la Lazio vinse lo scudetto. Sul feretro, oltre ai fiori bianchi e celesti, sono state poste quattro maglie della Lazio, tra cui quella del tricolore e due con l’aquila stilizzata, con tanto di fascia da capitano. Domani i funerali presso la Chiesa Gran Madre di Dio a Ponte Milvio alle 10:30. Oltre al sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, e all’assessore allo sport, Alessandro Onorato, erano presenti il Ministro dell’Agricoltura dell’Italia, Francesco Lollobrigida, il Ministro per lo Sport e per i Giovani, Andrea Abodi, io presidente del Coni, Giovanni Malagó, il presidente della Figc, Gabriele Gravina, i giornalisti Pierluigi Pardo e Marino Bartoletti, il professor Pino Capua, presidente della Commissione antidoping della Figc, il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, e gli ex giocatori Giancarlo Oddi e Bruno Giordano.
“Vincenzo D’amico era una persona straordinaria, un grande giocatore che ha fatto la storia del calcio e di questa città – ha detto Roberto Gualtieri, sindaco di Roma -. Per la Lazio in primis, ma è stato ispirazione per una generazione di calciatori. È sempre stato una persona cordiale, seria ed educata. Non è ancora definito un progetto, ma onoreremo la sua memoria nella maniera più adeguata”. Non poteva lo storico team manager della Lazio, Maurizio Manzini, visibilmente commosso ed emozionato: “Vincenzo D’amico era un uomo che amava scherzare, uomo esemplare dentro e fuori dal campo. Cosa perde il calcio italiano? Lascia un vuoto incolmabile sia dal punto di vista tecnico che dal punto di vista della persona”. Sentito il ricordo del Ministro per l’Agricoltura, Francesco Lollobrigida: “Era il mio eroe”. Il presidente del Coni, Giovanni Malagó, non ha dubbi: “La generazione è quella, al di là degli aspetti del tifo. Per chi è nato in quel momento non c’era nulla oltre ‘90esimo minuto” e ‘La domenica sportiva’. Chi era appassionato di calcio doveva vedere entrambe. È stato bello vedere giocatori della Roma e la società mostrare rispetto a un grande campione come Vincenzo D’Amico. È riuscito – ha continuato Malagó- ad essere apprezzato e rispettato. Non lo so perché non ha mai avuto un ruolo in Figc, ma mi sembra che a livello tecnico ha avuto questo tipo di considerazione”.
Non hanno nascostoil dolore gli amici e i compagni di squadra: “Ho vissuto una vita insieme a Vincenzo, essendo più piccolo di me era un fratello minore, ci sentivamo spesso quasi sempre ma riusciva ad essere simpatico anche quando stava poco bene, era troppo forte in tutto e per tutto – ha commentato Giancarlo Oddi, difensore della Lazio del 1974-. Si dice sempre così quando una persona viene a mancare, ma questa volta è tutto vero. Il calciatore era fortissimo, come persona andava d’accordo anche con i nemici, se ci parlavi anche poco ci andavi d’accordo, aveva sempre la battuta pronta e un uomo veramente in gamba”. Dello stesso tenore le parole dell’ex bomber biancoceleste Bruno Giordano: “Ho perso un fratello. Lo conoscevo fin dall’età di 16 anni, siamo diventato padri, nonni… ora Vincenzo non c’è piu, ma sarà sempre nei nostri cuori. Lui era una persona pulita, precisa. Uno come lui è difficile da trovare, lo porterò sempre con me. Ho avuto la fortuna di giocarci insieme per tanti anni, un privilegio averci vissuto per 50 anni come un fratello – ha dichiarato Giordano -.
Era speciale perché era semplice, disponibile: se un tifoso lo criticava può essere che il giorno dopo lo prendeva e ci andava a cena. Non conosceva cattiveria, una persona leggera ma con una personalità spiccata: Vincenzo è diventato titolare nella Lazio straordinaria a 18 anni, puoi essere forte quanto vuoi ma se non hai una personalità come lui non ci arrivi. Non vorrei che passasse il fatto che è stato solo un grande calciatore, ma soprattutto un uomo. Da calciatore poi ha giocato soltanto per la Lazio tolto quell’anno a Torino. È stato straordinario.”