Lazio, Sarri ad Eurosport: “Il ciclismo una passione. Sarrismo? Mi piace la bellezza…”

Lazio, Sarri:”io da sempre innamorato del ciclismo, la vera anomalia è stata il calcio”
È tempo di vacanze anche per Maurizio Sarri. L’allenatore della Lazio, in attesa di partire per il ritiro tra due settimane e con un occhio al mercato, in questi giorni ha modo di seguire le sue passioni. Una in particolare ce l’ha da quando è piccolo, ed è quella per il ciclismo. In un’intervista concessa a Riccardo Magrini, ex ciclista e oggi commentatore per Eurosport, il comandante ha avuto modo di parlare nel dettaglio di questo suo interesse:

Come nasce la passione? A casa mia siamo da sempre stati appassionati. Si può dire che eravamo pane e ciclismo tra mio nonno e mio papà(Amerigo, il padre di Sarri, è stato un corridore tra gli anni ’40 e ’50, ndr). Era quindi normale appassionarsi ed andare in bici. Secondo me, io ero un buon ciclista ed un calciatore mediocre. Andare a correre però mi pesava. Sentivo che venivo da una famiglia di ciclisti e che dovevo vincere. Ho poi iniziato a giocare a calcio, che in realtà ha rappresentato la vera anonalia. Ma ho sempre l’amore per il ciclismo. Mio nonno quando correva veniva chiamato Parapei. Qui in Toscana ci si conosce per soprannomi e mio padre ha preso lo stesso. A me invece chiamavano Parapeino perché ero l’ultimo arrivato.” Il tecnico nato a Napoli ha poi parlato di quali sono stati i suoi idoli nel ciclismo: “Ho seguito Moser con grandissima passione. Quando giocavo calcolavo le ammonizioni per essere squalificato, così da poterlo seguire alla Parigi-Roubaix. Poi con Pantani ho avuto l’illuminazione totale. Quando seguo le gare? Ad aprile ci sono le classiche, quello però comincia ad essere anche un periodo decisivo per la stagione calcistica. Quindi spengo il telefonino e la sera, finito di lavorare seguo tutta la tappa. Inoltre nella Lazio ci sono diversi fisioterapisti appassionati, che mentre fanno i massaggi seguono le gare. Differenze col calcio? I ciclisti sono più attenti ai particolari e devono andare al massimo dell’espressione fisica. Per un calciatore invece, può essere più importante l’abilità tecnica. Sarrismo o Landinismo? Luca Gregorio disse che sono filosofie bellissime, ma quasi sempre perdenti. A noi piace la bellezza del viaggio più che la meta. Poi se arriviamo alla vittoria ancora meglio. Oggi quelli che mi piacciono di più nelle corse da un giorno sono Fogacar e Van Aert. In Italia ci manca il nome che possa darci maggiore visibilità. A me interessa poco che uno sia sloveno o italiano perché sono innamorato di queso sport. Penso però che avere uno del nostro paese che vince contribuirebbe a una maggiore visibilità e faccia appassionare i bambini ad andare in bicicletta . Mancata esplosione di alcuni? È lo stesso discorso nel calcio. Capita di vedere giocatori che a 20 anni sembrano potenziali craque e poi a 25 sono gli stessi di 5 anni prima. Non so se si tratta di mancata evoluzione fisica o mentale, gli manca qualcosa.” Sarri durante l’intervista si è poi soffermato a quando in una conferenza stampa, post Lazio-Sturm Graz dello scorso ottobre, fece notare che il record di Filippo Ganna (ciclista che in sessanta minuti ha corso 56,792 km.), era stato trattato con troppa superficialità dalla stampa e avrebbe meritato più spazio: “Lo feci notare perchè lo ritenevo un insulto non al ciclismo, ma allo sport in generale. Era una prestazione da esaltare, invece mi sembra sia stata sottovalutata in maniera enorme, quasi disturbante”.