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FOCUS – Sarrilandia, la Lazio senza le gare dopo le coppe mette paura! Punti e confronto con le altre big

 

di Niccolò Faccini

“Se per arrivare in alto dobbiamo trovare continuità di risultati? Io credo – e non lo dico io, ma i numeri – che quando non abbiamo avuto impegni infrasettimanali, noi abbiamo avuto una media punti altissima sin da inizio campionato. Mi auguro che da qui alla fine la media possa essere la stessa”. Così rispondeva Maurizio Sarri ai microfoni di DAZN dopo Cagliari-Lazio 3-0. La sua Lazio, se si guardano i numeri, non ha pagato per nulla il periodo iniziale di adattamento alle richieste del nuovo tecnico. La squadra capitolina ha continuato invece a pagare dazio nel terzo impegno settimanale, come già accaduto nell’ultimo quinquennio: i risultati delle sfide di campionato disputatesi dopo le coppe (Europa League e coppa Italia) sono stati da retrocessione, con una serie di brutte sconfitte (su tutte il 4-1 di Verona o il 4-0 di Napoli) o pareggi non del tutto soddisfacenti (come quello di Udine). Come da copione nelle ultime stagioni, i biancocelesti hanno dimostrato di non avere una rosa sufficiente a disputare le tre competizioni, a causa di plurime sessioni di calciomercato che non hanno rinforzato l’organico delle aquile: per motivi di varia natura, ma soprattutto logistici (legittima difficoltà a preparare la partita dopo l’Europa in un solo giorno, viaggi lunghi e sfiancanti, mancanza di riserve all’altezza dei titolari, difficoltà di ricaricare le pile a livello mentale), la Lazio delle dieci partite dopo le coppe è stata una lontana parente della Lazio che ha affrontato le altre 19 gare di campionato. Quella Lazio, che ha potuto preparare la partita per l’intera settimana, ha fatto registrare risultati fragorosi. Infatti, nelle 19 partite di campionato in questione, gli uomini di Sarri hanno totalizzato ben 42 punti, frutto di 13 vittorie, 3 pareggi e solo 3 sconfitte, tra l’altro avvenute contro le primissime della classe (Milan-Lazio 2-0, Inter-Lazio 2-1, Lazio-Juve 0-2). La media punti nelle gare considerate è di 2,21 a partita, una media che proiettata sull’intero campionato dà una proiezione di 84 punti, esattamente la quota a cui – verosimilmente – si vincerà lo scudetto. Una media da tricolore, dunque, che potrebbe essere ancora più alta se si considera che nei tre pareggi con Atalanta, Udinese ed Empoli, le aquile hanno buttato via ben 4 punti all’ultimo pallone giocabile del match prima del fischio finale (il gol di De Roon a Bergamo arriva all’ultima azione della partita, il gol di Arslan in Lazio-Udinese 4-4 arriva al minuto 98 dopo il chiaro labiale dell’arbitro: “Si batte la punizione, poi fischio la fine“). Insomma, quando la Lazio ha potuto preparare le partite, ha dimostrato di avere un rendimento pauroso. Anche alla luce dei risultati delle altre.

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Infatti, siamo andati a considerare i punti collezionati dalle altre squadre che come la Lazio sono state (o sono ancora, attualmente) impegnate nelle coppe europee. Risultato: le altre “sei sorelle” di Serie A hanno – tutte – un bottino di punti nettamente superiore a quello Lazio nei turni successivi alle partite di coppa (ciò è dovuto principalmente ad una qualità ed una lunghezza della rosa decisamente diversa rispetto a quella dei biancocelesti), ma, nella speciale graduatoria che esclude i risultati conseguiti nelle partite di campionato immediatamente successive ai match di coppa Italia, Champions League ed Europa League, solo il Milan sarebbe davanti alla Lazio. Nella classifica in questione i rossoneri avrebbero 48 punti, davanti ai 42 di Lazio e Napoli, seguirebbero l’Inter a quota 37, la Juventus e quota 31, e la Roma a 30; ultima l’Atalanta con 26 punti. Il gap della Lazio col Diavolo in vetta, tra l’altro, potrebbe anche essere ridotto nello scontro diretto del girone di ritorno, che verrà disputato allo stadio Olimpico.

Morale della favola: il tallone d’Achille della Lazio 2021/22 (altrimenti eccelsa) è stato fin qui lo score in ambito nazionale post-Europa. Rispetto allo scorso anno, in cui la Lazio giocava la Champions League il martedì e il mercoledì, in questa stagione Immobile e compagni sono scesi in campo sempre il giovedì e non hanno mai potuto beneficiare, dopo l’Europa League, della facoltà di giocare il turno di campionato di lunedì sera. Ciò significa che, a concetti e mentalità del nuovo mister non ancora pienamente acquisiti, la Lazio ha dovuto scendere in campo ben 8 volte (considerando gli 8 turni di Serie A successivi alle 8 gare di Europa League) con la seguente routine: Europa League il giovedì sera, riposo il venerdì, primo e unico allenamento di rifinitura il sabato, partita di campionato la domenica. Clamoroso – tra gli altri – il caso di Bologna-Lazio (3-0), quando la Lazio è scesa in campo da calendario di domenica alle 12.30, in trasferta.

Sono diventato più un regista che un allenatore da campo“, ha scherzato (ma non troppo) mister Sarri durante qualche conferenza stampa. Effettivamente, nella routine post-europea la sua Lazio – ancora inevitabilmente acerba e in fase di apprendimento – ha potuto preparare le contromosse ai rivali soltanto in sala-video, non avendo il tempo materiale per effettuare sul campo le prove tattiche. Una lacuna che – forse – avrebbe potuto essere supplita o colmata almeno leggermente da una rosa più profonda e di spessore, che consentisse al tecnico di far rifiatare qualche pedina del suo scacchiere nella terza partita settimanale. Per il resto, almeno a guardare i numeri e i dati, ha avuto “ragione” Maurizio Sarri: “Siamo stati letteralmente tritati dall’Europa League, ma quando abbiamo potuto allenarci abbiamo avuto una media punti altissima e una grande continuità“. La stessa che i sostenitori biancocelesti si augurano possa essere palesata dalla squadra nelle restanti nove partite di campionato.

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N.F.

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