La Lazio 2022/23 era stata una macchina perfetta. Sincronismi oliati, determinazione nel difendere la porta, vis pugnandi fino all’ultimo istante. Prendere gol, per la Lazio di Sarri arrivata poi seconda in classifica, rappresentava un dolore. Anche quest’anno, nelle serata di gala in cui indossare lo smoking, i calciatori della Lazio hanno palesato una grande volontà di mantenere inviolata la porta. Le sfide interne con Feyenoord e Celtic rappresentano due prestazioni complesse, non spettacolari, ma di grande tenacia, di enorme caparbietà. In casa col Bayern valse lo stesso principio: al netto delle difficoltà in avanti, mantenere la concentrazione altissima per 90 minuti ha rappresentato l’unica strada per portare a casa il bottino pieno. In questa stagione raramente la squadra è riuscita a mostrare la capacità di tenere la spina della concentrazione attaccata per l’intero arco del match. Tutt’altro. Dopo aver trovato il gol del vantaggio, il gol del pareggio, o il gol che dimezzava lo svantaggio, troppe volte la Lazio ha staccato la spinta e ha smesso di giocare, permettendosi dei black-out poi pagati cari. La Lazio 2023/24, a livello di trend ormai consolidato, trova il gol e si adagia. Ad agosto a Napoli Luis Alberto segna al 30′, settanta secondi dopo pareggia Zielinski. Qualche giorno dopo, a Torino con la Juventus, al minuto 64 Luis Alberto accorcia le distanze con un gran tiro da fuori. La Lazio tiene il 2-1 per quaranta secondi, il tempo che serve a Vlahovic di rimettere due gol di distanza tra le due compagini. In Salernitana-Lazio il vantaggio di Immobile su rigore venne firmato al 44′. L’inizio della ripresa, però, è scioccante, Kastanos segna al 54′ e la Lazio perderà la partita all’Arechi. La squadra produce il massimo sforzo, trova la rete e dà per scontato che questo basti. Così, a Cagliari il raddoppio delle aquile arriva al 50′, i sardi battono a centrocampo è in venti secondi accorciano con Gaetano (51′). A Firenze, dopo un primo tempo di dominio viola, il gol di Luis Alberto in chiusura di primo tempo (45′) poteva spianare la strada ad un cambio di atteggiamento per la ripresa. Nulla di tutto ciò, con Kayode che pareggia al 59′ e i toscani che ribalteranno la partita. Segna e si addormenta, la Lazio, fa gol e si disunisce, palesando una minor voglia di dare tutto in campo. In Lazio-Udinese, ultima di Maurizio Sarri a Roma (dalla tribuna causa squalifica), Zaccagni al 49′ causa l’autorete di Lautaro Giannetti. Quaranta secondi dopo la Lazio subisce gol da Zarraga e va ancora sotto, finirà 1-2 all’Olimpico. Perfino contro le squadre dei bassifondi della classifica, dunque, i capitolini hanno manifestato una fragilità assoluta nel rimanere focalizzati sul match. Non altalenanti nei risultati, ma proprio nella gestione dei momenti della partita. A Frosinone Castellanos sigla il 3-1 al 63′, sei minuti dopo Cheddira fa 3-2 e riapre la partita. Alla se onda casalinga di Tudor la musica non cambia. Al 14′ Vecino segna il 2-0 sui granata, ma gli ospiti mettono il pallone al centro e in trente secondi fanno 2-1 con Tchaouna. Monza, insomma, è soltanto la punta dell’iceberg. Vecino segna all’83esimo, sfruttando un regalo dei lombardi. Ma la Lazio non ha la forza neppure per beneficiare di un regalo dei padroni di casa, e in sette minuti incassa il definitivo 2-2. Si tratta soltanto dei casi in cui la rete subita è arrivata a pochi minuti da una rete siglata dalla Lazio. Ma in tanti casi, sebbene al gol segnato non abbia fatto seguito immediatamente una rete incassata, la Lazio ha comunque smesso (letteralmente) di giocare dopo essere andata avanti nel punteggio. Il vantaggio di Immobile a Lecce alla prima di campionato al 26′ è stato il preludio a 70 minuti di assedio salentino. Il gol di Immobile su rigore in casa contro il Monza al minuto 12 è stata l’ultima della Lazio del primo tempo, che dal 13′ al 35′ è stata inebetita dal possesso palla dei brianzoli, che hanno inevitabilmente colpito al 36′ con Gagliardini. Sempre all’Olimpico, contro l’Atalanta, al minuto è già 2-0 per le aquile col Taty Castellanos. Ma il monologo della Dea produce frutti e all’ora di gioco i bergamaschi sono sul 2-2, prima che Vecino rimetta le cose a posto nel finale. Una storia simile con il Bologna, con Isaksen che segna dopo 18 minuti e i felsinei che escono alla distanza: nel secondo tempo la Lazio sparisce dal campo e i ragazzi di Motta la ribaltano. All’U-Power di Monza, sabato, non era successo qualcosa di troppo diverso. Il gol di Immobile dopo una dozzina di minuti aveva rappresentato l’unico grande sussulto della formazione di Tudor, rea poi di dormire sonni profondi da lì al 75′, minuto del gol dell’1-1 di Djuric. Emblema di come per le posizioni più nobili della classifica serva saper tenere alte le antenne, e di come non basti il minimo sforzo per confermarsi grande.
N.F.