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Le pagelle di Guido De Angelis – Felipe abbatte la Salernitana quasi da solo, delude il centrocampo. All’Olimpico piovono fischi sonori

Al termine di Lazio-Salernitana arrivano come di consueto le pagelle del nostro direttore, Guido De Angelis.

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MANDAS 5,5 – Dopo le prime tre partite con altrettante vittorie, tra coppa Italia e derby nelle ultime due apparizioni non è riuscito a difendere la porta a dovere, pur non avendo grosse responsabilità sui gol incassati. Subisce di testa la rete di Tchaouna, poi nel primo tempo deve limitarsi a bloccare a terra delle telefonate dei centrocampisti campani. Al 20’ si esibisce nell’ennesimo rinvio sbagliato: invece di calciare verso l’alto, non riesce ad alzare la traiettoria del pallone e finisce per regalare un pallone teso all’altro portiere. Al 24’ rischia la papera clamorosa su un mancino debole di Bradaric dalla distanza: respinge malissimo e per fortuna Gila allontana il pericolo. Nella ripresa non è chiamato a grossi interventi, ma solo a qualche rara presa alta.

PATRIC 6 – E’ l’unico dei senatori che scendono in campo dall’inizio a trasmettermi sicurezza, e quest’anno abbiamo paradossalmente pagato anche i suoi problemi fisici. Nel derby gli era stato preferito Casale ed era stato costretto ad entrare in campo all’intervallo al posto dell’infortunato Romagnoli. Poco concentrato sul cross di Maggiore da cui nasce il 2-1: si gira in area di rigore e perde un tempo. Gestisce al meglio la sfera in tutte le uscite dal basso. Al 43’ fa l’attaccante, lanciandosi in profondità su verticalizzazione di Gila e saltando il portiere Costil, ma non gli riesce il cross. Un minuto dopo quasi si provoca un rigore per fallo di Boateng, che rischia di metterlo fuori causa. Tra i pochi a dare tutto in campo. Nella ripresa è ancora tra i pochi a cercare con costanza la verticalizzazione e si sgancia anche al cross dalla destra.

CASALE 5,5 – A seguito di una stagione piena di nefandezze, anche questa sera guida la retroguardia da perno centrale, come accaduto nella ripresa della stracittadina. In una prima frazione tranquilla, riesce comunque a farsi notare in negativo sul gol di Tchaouna e non solo. Al 21’ stoppa col petto un rinvio degli ospiti e regala la sfera al centrocampista avversario. Nonostante l’inconsistenza dell’attacco granata, anche nella ripresa soffre i duelli uomo contro uomo e commette diversi falli su Ikwuemesi. Non mi ha convinto neppure in una serata tranquilla, e a fine partita ha ammesso ai microfoni del club tutte le difficoltà di cui abbiamo parlato in questa stagione.

GILA 5,5 – Se il migliore della stagione è un centrale di difesa che ha esordito dall’inizio alla fine del 2023 è tutto dire. Questo ragazzo spagnolo è stato fatto crescere tra le sapienti mani di Maurizio Sarri, trovando la continuità che ha dimostrato di poter meritare. Non va a contrasto con Tchaouna sul gol che dimezza il vantaggio nei primi 45’, è un brutto errore. Meno appariscente del solito, non rischia comunque più e al 38’ imbuca per Patric. Se devono essere i due spagnoli a creare, non è certamente un bel segnale. Anarchico, con questo sistema di gioco può prendersi più responsabilità, ma a volte lo fa con troppo confidenza, come quando al 62’ perde un brutto pallone in uscita. Il duello negli scatti con Tchaouna è sempre interessante, anche nella ripresa. Esce a cinque dalla fine per Isaksen. La distanza dal marcatore ospite sul gol pesa sul suo giudizio.

ISAKSEN 6,5 – Gioca cinque minuti più recupero, il tempo di gettarsi sul pallone recuperato da Rovella in scivolata e battere Costil per il più semplice dei gol. Nel recupero Manolas e il portiere avversario combinano un pasticcio, l’estremo difensore sarebbe completamente fuori dai pali, ma lui non ne approfitta: sarebbe bastato stoppare il pallone e calciare in porta.

LAZZARI 5,5 – Torna in campo una vita dopo, disputando la prima partita della gestione Tudor. Inspiegabilmente, lo fa a sinistra, con Marusic a destra. Nei primi 45’ non si vede praticamente mai: il piede invertito non lo facilita, anzi sembra togliergli l’unica certezza, la sua corsa proverbiale. Nella ripresa potrebbe osare di più su Sambia, al 53’ si involerebbe anche, ma Luis Alberto non lo serve. Non torna a destra neppure con l’ingresso di Hysaj. Al 62’ mostra una scarsa sensibilità del piede destro, quando verticalizza per Anderson con una fucilata che si spegne sui cartelloni pubblicitari. Tudor lo applaude molto per tutta la partita, ma la mia percezione è che non si sia trovato affatto bene su quella corsia. 

KAMADA 5 – Dopo l’esperimento sulla trequarti andato male nel derby, questa sera viene ancora preferito a Cataldi a centrocampo. Disputa un primo tempo pietoso, rischiando al 27’ di realizzare l’autogol più clamoroso del campionato, ma per fortuna Mandas stoppa col petto ed evita il corner. Malissimo sul gol della Salernitana che riapre i giochi per qualche minuto. Sempre con la testa bassa, alla mezzora tenta l’anticipo a centrocampo, va a vuoto e lascia una prateria alla Salernitana. Al 47’ meriterebbe il giallo per un intervento in ritardo su maggiore. Al 57’ rischia grosso con un altro brutto fallo in mediana, due minuti prima aveva sbagliato uno stop davvero semplice. Nella ripresa è autore di qualche buon recupero e nulla più. La sensazione è che abbia persino dato tutto, ma il suo fiore alla Lazio non è mai sbocciato. Prestazione incolore, ed ennesima serata in cui si è preso davvero poche responsabilità.

VECINO 6,5 – Tra i migliori – si fa per dire – nel derby, Tudor non rinuncia alla sua fisicità in mezzo al campo, in una partita che si preannunciava ricca di duelli spigolosi. Con grande applicazione e meno mobilità di Kamada si piazza davanti alla difesa: non è bello da vedere, ma fa quasi sempre la cosa giusta. Compie diversi recuperi, e rappresenta la solita arma sui calci piazzati: anche questa sera è il più lesto a gettarsi sul pallone vagante dopo il colpo di testa di Castellanos e sigla la rete del raddoppio che indirizza il match. Avvia l’azione del terzo gol della Lazio. Ripresa ordinaria e senza sussulti, lascia il posto a Cataldi per l’ultimo spezzone di gara.

CATALDI SV – Entra per gli ultimi dieci minuti di gioco e fa quello che gli chiede il tecnico: da un suo primo pressing nasce il gol del poker laziale. Non giudicabile per i pochi minuti a disposizione: l’arbitro dovrebbe dare una dozzina di minuti di recupero ma è clemente nei confronti della Salernitana. 

MARUSIC 5 – E’ diventato un pilastro della squadra di Tudor, anche senza grossi sostituti, complici le assenze di Luca Pellegrini e Lazzari e il dimenticatoio a cui è stato confinato Hysaj. Gioca praticamente da ala destra, quando con il rientro di Lazzari ce lo saremmo aspettato tutti a sinistra. Al 3’ riceve palla da Anderson, ma è inchiodato all’erba e invece di fare un passo in avanti e stoppare col destro, si sdraia e non riesce a evitare la rimessa laterale. Impreciso quando arriva alla conclusione: al 5’ spedisce alto, al 46’ calcia male da ottima posizione sugli sviluppi di corner. Dorme clamorosamente sul gol della Salernitana, quando a un certo punto smette di seguire Bradaric che si stacca e indisturbato va al cross. Al 27’ commette uno dei soliti errori in uscita, servendo un pallone in orizzontale che è preda dei rivali. Cala nella ripresa e viene sostituito al 58’ da Hysaj.

HYSAJ 6 – Entra per gli ultimi due terzi della ripresa al posto di Marusic e si posiziona a destra. Non c’è da difendere, soltanto da gestire. Con l’uscita di Gila si mette da braccetto di sinistra della difesa, come già accaduto in coppa Italia a Torino con la Juventus. A inizio recupero viene tirato in mezzo e lascia scoperta l’area di rigore. Non un ingresso da ricordare.

FELIPE ANDERSON 7,5 – Con il rientro di Lazzari, Tudor gli concede più libertà nel tentativo di avvicinarlo di più alla porta avversaria. In settimana si è parlato molto di un suo avvicinamento alla Juventus, quel che è certo è che ancora non ha rinnovato con la nostra maglia e perlomeno a livello meritocratico sarebbe stato il primo a cui bussare: oggi disputa la 142esima partita consecutiva su 142 da quando è tornato nella Capitale. Finalmente più vicino alla porta, strappa il pallone a Candreva e con un’azione solitaria firma l’1-0. Colleziona giocate di qualità, duetta con Castellanos e firma anche il raddoppio su assist di Luis Alberto. Nella ripresa il rimbalzo del pallone lo tradisce e gli nega la tripletta personale. Gioca e corre come un’armonia, ripiega in difesa e vede degli spazi che per altri non esistono. A metà ripresa mette in porta Luis Alberto, che spara addosso a Costil. Il migliore in campo, non capisco come possa essere pensabile la possibilità di perderlo. 

LUIS ALBERTO 5 – La bocciatura nel derby è alle spalle, l’infortunio di Guendouzi e l’interpretazione di Isaksen della gara di sabato proiettano ancora una volta lo spagnolo dal primo minuto. La stagione in corso ha palesato tutte le sue lacune, nascoste nelle annate scorse dal super-rendimento di Milinkovic e dai gol a raffica di Immobile. Pessima prima mezzora, coronata da un calcio di punizione calciato male. Con il solito andamento lento e irritante vaga per il campo, ma per fortuna la verve degli ospiti è molto simile e per il numero 10 è un gioco da ragazzi trovare il passaggio smarcante per Anderson, che firma il terzo gol. Nella ripresa si vede soltanto per un bello scambio con Castellanos terminato con la solita conclusione senza mordente, addosso al portiere. Le dichiarazioni del dopo-partita sono l’ennesimo gravissimo autogol, l’ennesimo scivolone che si è concesso, l’ennesima volta in cui ha pensato a se stesso. 

ROVELLA SV – Non si vedeva dall’inizio di febbraio, il tecnico gli concede qualche minuto per iniziare a ritrovare la confidenza con il campo. Entra con un buon piglio e il suo recupero alto in scivolata è di fatto l’assist per il quarto gol di Isaksen. Dinamico ma un po’ confusionario, come quando a inizio recupero pensa e realizza una giocata proibita sul rettangolo verde, un’apertura panoramica in orizzontale al limite dell’area di rigore che è un assist al trequartista campano Martegani. 

TATY CASTELLANOS 6 – I problemi fisici di Ciro Immobile gli consegnano la maglia da titolare e una grande chance per mettere in mostra delle qualità che, se ci sono, non abbiamo ancora visto. Gli concederemo comunque il beneficio del dubbio, perlomeno fino all’anno prossimo. Al 6’ colpisce di testa su corner ma la sfera va addosso a Patric. Al 29’ liscia la sfera su cross di Marusic dalla destra: se fosse andato col piede mancino, sarebbe stato un gol semplice semplice. Colpisce comunque di testa sull’angolo da cui nasce il raddoppio, e causerebbe il calcio di rigore che l’arbitro non fischia perché Vecino segna sugli sviluppi. Partecipa all’azione del tris di Felipe Anderson giocando di sponda con Luis Alberto. Anche nella ripresa si mette in mostra andando in tackle a conquistarsi falli laterali nella nostra metà campo e poi duettando con Luis Alberto nell’unica ottima azione del secondo tempo. Al 68’ prende una capocciata da Pirola e resta due minuti a terra. In generale, non si astrae da un duello e va su tutti i palloni, ma in avanti continua a non pungere. Non segna, ma perlomeno quando è in campo entra in due reti su tre della squadra. Esce a 10’ dal termine per Pedro.

PEDRO SV – Entra in campo nel finale di gara e cerca di aiutare la squadra, più in fase difensiva che in avanti: ricordo soltanto un recupero con annesso alleggerimento per Mandas. In avanti la squadra nel finale si limita a gestire la sfera senza forzare.

IGOR TUDOR 6,5 – Falcidiata dagli infortuni, la sua Lazio si presenta con 6 calciatori di movimento in panchina (uno è André Anderson) e affronta la prima partita abbordabile della nuova guida tecnica dopo il trittico terribile Juventus-Juventus-Roma. Un test che si mette subito in discesa con due reti ravvicinate ad inizio gara. Nella ripresa non soffriamo mai, ma ci limitiamo ad amministrare quando avremmo potuto cercare qualche marcatura in più. Anderson finalmente gioca più vicino alla porta, le scelte in porta, in difesa, sugli esterni e in attacco erano obbligate a causa dei forfait di Provedel, Romagnoli, Pellegrini, Guendouzi, Zaccagni e Immobile. La scelta di Lazzari a sinistra mi sorprende senza convincermi, ma è chiaro che la formazione attuale sia fortemente condizionata dalle assenze e ancora sperimentale. Questa sera abbiamo fatto il nostro dovere, nient’altro.

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