Le pagelle di Guido De Angelis – Qualificazione in bilico per 150′, poi Immobile perdona e Kane no, ma usciamo a testa alta. Fase offensiva sterile, terzini semplicemente indecorosi

Al termine della gara di ritorno degli ottavi di finale di UEFA Champions League tra Bayern Monaco e Lazio, come di consueto il nostro direttore Guido De Angelis ha dato voti e giudizi ai protagonisti biancocelesti del match. Ecco le pagelle della sfida dell’Allianz Arena.

PROVEDEL 5,5 – E’ stato l’unico calciatore della scorsa stagione a cui la società ha fatto firmare il rinnovo di contratto. In alcune partite ci ha salvato, in altre (Genoa, Salerno, Verona, Atalanta, Bologna, Fiorentina) ci ha affossato. Non potremo mai dirgli nulla: in questa Champions ci ha trascinati con la parata su Samuel Lino e con quel gol leggendario che è valso il pareggio con l’Atletico e ha fatto la differenza in un tiratissimo Gruppo E. Questa sera disputa la partita più importante di una carriera nel catino infernale di Monaco di Baviera e ha il compito di non tremare nell’impostazione dal basso di fronte al pressing asfissiante del Bayern. Per uscire senza lividi da impianti del genere serve un portiere in serata di grazia, sia che ti chiami Lazio che se ti chiami Real Madrid. Purtroppo non compie il prodigio sul vantaggio di Kane, che colpisce di testa comunque da distanza ravvicinata: avrebbe potuto fare forse qualcosa in più. Può solo soffiare sul tentativo di raddoppio di Musiala al 40’. Incolpevole sul 2-0 di Thomas Muller. Per il resto, nei primi 45 deve solo respingere un destro forte ma centrale di Musiala. Bene con i piedi tranne al 28’, quando calcia troppo lungo, nella terra di nessuno. Nella ripresa non è idilliaco nella respinta che porta al tris di Kane, ma non gli darei grosse colpe. Al 49’ sbaglia il rinvio ma per fortunatamente il Bayern non affonda. Fa una buona parata su Muller, deviando sul palo il tiro che poteva valere il poker. Si tuffa e spera sul mancino supersonico di Sané.

MARUSIC 4 – Quest’anno non ha messo in campo alcuna prestazione maiuscola, ma la cosa grave è che non ha messo in campo mai neppure una prestazione sufficiente. Soltanto nelle ultime settimane ricordiamo tutti gli errori da cui si dovrebbe riscattare: dalla frittata in retropassaggio con l’Inter ai due disastri di Bergamo, dall’errore in uscita per il vantaggio dell’Atletico dopo due minuti a Madrid fino al buco sull’asse Reijnders-Leao sul primo gol del Milan (poi fortunatamente annullato), per non parlare del suo modo di (non) difendere sui corner a sfavore. Anche all’andata i pericoli erano arrivati tutti dalle sue parti, con Musiala che aveva spedito alto sopra la traversa da buonissima posizione. Sarri non ha altro e lo preferisce a Lazzari in virtù della maggiore fisicità, sperando in una performance da “soldatino”, nobilitato dal fatto di essere stato anche insignito (nel corso di quest’annata) della fascia da capitano. Pasticcia su Musiala al 14’, poi mura il cross di Guerreiro prima al 24’ poi alla mezzora. Al 21’, al 33’, al 43’ e al 50’ sbaglia la rimessa laterale regalando il pallone ai rivali: a questi livelli è inconcepibile. Nella prima frazione tiene comunque abbastanza bene Musiala. Nella ripresa va in bambola: al 59’ buca su Guerreiro, al 65’ invece di appoggiare all’indietro a Provedel rimette al centro il pallone con la testa (recidivo). Nel finale commette tre errori in uscita su Musiala. In fase offensiva ricordo solamente un cross per Immobile, che sbatte sul “gambone” di de Ligt. In assoluto, ho in testa una scena ricorrente: quando ad inizio azione riceve la sfera da Gila, il montenegrino avanza due o tre metri e si fa soffiare la sfera da Musiala, senza riuscire neppure ad aiutarsi con una spallata. Sul secondo gol di Kane probabilmente stava dormendo. Il suo ciclo alla Lazio è giunto al termine, da tempo.

MARIO GILA 6,5 – La catastrofica annata di Casale e i costanti infortuni di Patric (il nostro difensore centrale più affidabile) lo hanno proposto come nuovo titolare della Lazio 3.0 di Maurizio Sarri: la stagione 2023/24 è stata quella dell’esordio da titolare in Serie A, dell’esordio dal 1’ all’Olimpico e fuori casa, dell’esordio in Champions League e dell’esordio ufficiale in trasferta (a Madrid). E’ evidente che una gara come questa per un ragazzo abituato a giocare nella serie C spagnola potrebbe risultare proibitiva, ma è altrettanto vero che a forza di prestazioni incoraggianti si è meritato un’opportunità simile al fianco di Romagnoli. E anche oggi l’ha sfruttata al meglio. Al 16’ mura in modo miracoloso in corner un destro di Kane. Al 36’ sbaglia in uscita ma fortunatamente recupera in tackle su Kane. Non è troppo reattivo sul primo gol di Kane, mentre può poco sul raddoppio di Muller. Nella ripresa contrasta bene Kane, va in tackle su Guerreiro ed è l’ultimo ad arrendersi. Ha dei ritmi internazionali e quando esce palla al piede ci dà sicurezza. Il migliore della Lazio all’Allianz.

ROMAGNOLI 6 – Lontano da Roma abbiamo spesso assistito a partite non eccelse del leader della nostra retroguardia. E’ il più esperto di una difesa completamente inedita e deve cercare di tenerci alti, per quanto possibile su un campo del genere. A Madrid era mancato per infortunio al polpaccio e aveva lasciato il centro della difesa a Gila e Casale: così, questa sera si ritrova a dover guidare la nostra fase difensiva in quella che è forse la partita dal più alto coefficiente di difficoltà della sua lunga carriera. Nel primo tempo vince pochi duelli aerei e in occasione del vantaggio di Kane è troppo schiacciato sulla porta. Nel primo tempo non riesce ad assorbire qualche inserimento di Sané, ma regge botta e non crolla. Non può granché sulle due reti bavaresi, e nella ripresa se la cava come può, senza beneficiare neppure della copertura del centrocampo nell’ultima mezz’ora. Nell’ultimo spezzone di gara si prende un giallo severo per un tentativo di anticipo su Kane in cui si aiuta col gomito. Non è mai stato in balia degli avversari, anzi ha cercato di limitare i danni. Purtroppo i due centrali hanno la sfortuna di dover condividere il reparto con due calciatori – Marusic e Pellegrini – inadatti a questi palcoscenici: le uscite dei terzini, in più di un frangente, hanno complicato di molto il loro lavoro. Nel complesso, Alessio non mi è dispiaciuto. 

PELLEGRINI 4 – In estate si è deciso di non intervenire in quella posizione di campo, nonostante da 10 anni aspettiamo un rinforzo valido. Aspetteremo ancora, evidentemente. Lì un calciatore che non utilizzi il mancino neppure per prendere l’autobus come Marusic non può giocare, e con il forfait obbligato di Hysaj siamo costretti a schierare l’ex Eintracht Francoforte. Al netto dell’episodio con Pulisic, questo ragazzo ha palesato in questi mesi lacune troppo evidenti per giocare a questi livelli. Confusionario, tatticamente indisciplinato, ha sempre fatto fatica in marcatura ed essendo un istintivo ha manifestato una tendenza a cercare l’anticipo che lo ha fatto spesso andare a vuoto o uscire con i tempi sbagliati. Al 34’ rientra a difendere in netto ritardo, ma per fortuna l’arbitro intercetta la sfera di Kimmich che aveva scaricato su Musiala. Purtroppo commette un grave errore sul gol del vantaggio, perdendo il duello aereo che porta all’assist per Kane. Spesso torna tardi a difendere e Sané lo salta in più circostanze nel primo tempo, servendo Musiala che manda a fil di palo. Al 44’ un suo cross causerebbe un angolo, ma il Bayern riparte e sul capovolgimento di fronte si conquista l’angolo del 2-0. La sua lettura delle situazioni difensive è da mani nei capelli. Al 66’ regala il gol del tris al Bayern Monaco, sbagliando i tempi dell’uscita e venendo messo in mezzo: Kimmich approfitta del suo buco e i padroni di casa vanno in porta. Nel finale ha una chance al cross, lo spedisce in curva esattamente come accaduto con Milan e Bologna. Nel recupero perde ingenuamente la sfera in uscita e per rimediare si prende un giallo. Innocuo in avanti, da horror in difesa: forse se in estate il mister chiedeva un terzino importante, aveva ragione.

LUIS ALBERTO 5 – La Champions League ha il pregio (o il difetto, per chi avesse i prosciutti sugli occhi) di far venire tutti i nodi al pettine. Nel corso di questa edizione non è mai stato decisivo, ma soprattutto non ha mai disputato una partita sopra la sufficienza. Fino ad oggi – per quel che riguarda le campagne europee – verrà ricordato per il solo assist a Provedel in Lazio-Atletico, ma palcoscenici come l’Allianz Arena servono a testare ulteriormente il suo valore. Parto con qualche dubbio: solitamente a questi ritmi ha finito per nascondersi o venire mangiato dall’andamento della partita. Sarri non ci rinuncia nella speranza che i suoi lanci possano pescare i nostri attaccanti eludendo la trappola del fuorigioco. Al 12’ commette un brutto errore consegnando a Vecino un pallone troppo lungo. Si riprende mettendo la sua generosità a disposizione dei compagni, e al 27’ subisce fallo da Kimmich dopo un buon ripiegamento. Purtroppo già nel primo tempo non gli riesce il filtro tra le linee, e su quella corsia Kimmich e Sané sono troppo liberi. Si batte e corre tanto, ma è sempre troppo lento quando c’è da scaricare la sfera. Al 61’, con l’uscita di Immobile, si prende la fascia di capitano. Al 63’ si addormenta in area di rigore, facendosi sottrarre la sfera, tre minuti dopo accade la stessa cosa sul centro-sinistra. Al 72’ ha una grossa occasione: arriva al tiro dal limite dell’area ma non riesce a inquadrare la porta e viene murato da Musiala in angolo. Corner che poi calcia puntualmente male, sul primo palo. Nel finale è cotto ed esce dal campo per Kamada. Non posso trarre conclusioni affrettate sulla base di queste partite, ma è lampante che non abbia le qualità e la caratura per prendersi la squadra sulle spalle, e contro questi avversari si vedono tutte le sue lacune. Che ci sono, e sono tante. Esce all’80’ per Kamada. Inconcludente, non un valore aggiunto.

KAMADA SV – Dieci minuti in campo per poter legittimare la doccia. Il mancato apporto alla nostra causa di questo ragazzo giapponese è una delle tante concause del rendimento altalenante della squadra. Sergej Milinkovic era stato probabilmente il calciatore più forte dell’era Lotito, ed è stato sostituito con una scommessa a parametro zero. Non è ancora tempo per trarre le somme, 

VECINO 5,5 – Quest’anno è stato il nostro centrocampista più pericoloso in zona-gol, ma purtroppo non ha potuto garantire quella continuità che ci avrebbe aiutato in un reparto così nuovo e dagli equilibri così fragili, precari e instabili. In Champions League Sarri ha optato spesso per la sua esperienza da veterano e gli ha affidato una maglia nell’inedito ruolo di playmaker. Viene da due settimane con una manciata di allenamenti e non può essere al meglio, ma il mister gli affida ancora una volta le chiavi del nostro undici, nella speranza che possa far valere il suo status di giocatore abituato alle battaglie sportive, avendo difeso decine di volte la maglia della “Celeste” dell’Uruguay in Sudamerica. Lento e impacciato, si capisce che non abbia il passo né la qualità tecnica per scambiare nello stretto: da un suo errore nel controllo al 23’ nasce l’ennesima ripartenza bavarese. Non si vede in zona gol, l’ho visto abbastanza timoroso in entrambe le fasi di gioco e credo che questo sia dipeso dalla scarsa confidenza a livello tecnico quando ha il pallone tra i piedi. Purtroppo il fatto che la società non abbia mai consegnato un top-player in regia ha portato all’alternarsi di Rovella, Cataldi e l’ex Inter, con risultati altalenanti. Nella ripresa Sarri lo richiama in panchina per Cataldi.

CATALDI 5,5 – All’andata gli venne comunicato a 15 minuti dal calcio d’inizio che avrebbe dovuto prendere il posto di Vecino in cabina di regia, eppure aveva disputato una signora partita. In questa stagione è sempre stato sguinzagliato per i big match – dai derby (di campionato e coppa) alla Champions League – per il semplice motivo che il suo ordine tattico, il suo senso della posizione, la semplicità delle sue geometrie e soprattutto la sua propensione alla verticalità costituiscono elementi che ben si sposano con il bagaglio dei nostri attaccanti e motivi per i quali lo scorso anno era stato il titolare indiscusso della regia. Questa sera parte dalla panchina e subentra a Vecino in un frangente in cui la gara non ha più molto da dire. Nella ripresa la squadra ha perso le distanze e quando Musiala strappa a centrocampo, Danilo non lo tiene ed è costretto a rincorrere. Ma in quella fase manca anche l’aiuto di un Luis Alberto che ha finito la birra. 

GUENDOUZI 5,5 – In giornata ha ricevuto la notizia delle due giornate di squalifica inflitte dal giudice sportivo per la “reazione” su Pulisic in Lazio-Milan: due turni di stop per un intervento che avrebbe meritato a mala pena un cartellino giallo. Le nostre speranze di avere assicurati ritmo e fisicità sono tutte risposte nel francese, che non si ferma da 28 gare e che questa sera ha l’ingrato compito di non fermarsi un attimo nella corsa e allo stesso tempo di rimanere lucido in uscita. Sarri gli chiede di aiutarci a legare il gioco e azionare l’ala destra, oltre che di dare il raddoppio a Marusic sul loro esterno offensivo di sinistra. Al 5’ si esibisce in un traccio da ottima posizione, uno straccio che si spegne alla destra di Neuer. Corre tanto, ma non con la solita lucidità. Al 43’ commette un brutto errore, tentando un cross velleitario sul secondo palo invece di avere la personalità per andare alla conclusione. Nella ripresa cala vistosamente, pur senza demordere. Al 55’ anticipa Goretzka su corner e ci salva, poi prova goffamente – ma con la consueta caparbietà – a gettarsi in avanti, senza riuscire ad incidere. Per caratteristiche non sembra avere nel bagaglio lo stacco di testa: nelle rare volte in cui il portiere procede alla lunga gittata, non prova neppure ad andare in elevazione al contrasto. In queste partite spicca la sua grande determinazione, ma anche il suo basso livello tecnico. Comunque tra i meno negativi.

FELIPE ANDERSON 5,5 – Il 14 febbraio ha giocato una delle sue partite più complete da quando indossa la nostra maglia: al lavoro forsennato in ripiegamento era riuscito ad abbinare un’ottima qualità in uscita e qualche volta aveva creato anche la superiorità numerica, salvo poi far spegnere le nostre speranze di raddoppio sulla caviglia di Kim-MinJae, che aveva murato la sua tardiva conclusione col destro nel finale. La sua generosità è sempre un fattore importante, ma come col Milan è persino eccessiva e la paghiamo nella nostra area di rigore: sul gol di Muller è lui a tenerlo in gioco sul destro al volo di de Ligt. Ad ogni modo, aveva disputato 40 minuti ottimi, ed era stato l’unico a saltare l’uomo, a subire fallo (prima da Goretzka, poi da Kane), a condurre qualche ripartenza. Aveva iniziato in maniera scoppiettante, e anche nella ripresa ci ha aiutati molto in fase difensiva, uscendo in serpentina e subendo fallo da de Ligt. Con l’ingresso di Isaksen si sposta a sinistra ma non ne ha più ed esce per Pedro. Il Bayern era tecnicamente molto superiore, ma il piccolo rimpianto per la sua occasione da gol nella gara di andata rimane. 

IMMOBILE 5 – Aveva riposato nell’ultimo turno di campionato, è inevitabile che sia lui il nostro terminale offensivo in Europa: in Champions League ha una media-gol superiore a quella di mostri sacri, compreso Harry Kane, suo sfidante. Glaciale dal dischetto nei primi 90’ di questa sfida impari, all’Allianz deve arretrare parecchio per aiutare la squadra ad uscire e poi riproporsi in avanti per allungarla un po’ e farla respirare. Ieri in conferenza stampa aveva spiegato come il suo ruolo alla vigilia fosse stato più di pompiere che di motivatore: in gare di questa caratura serve portare tranquillità alla squadra, a patto che quest’ultima non si trasformi in rilassamento. Purtroppo questa sera manca un gol clamoroso su assist di Zaccagni sporcato da de Ligt, e sul ribaltamento di fronte Kane sblocca la partita. Quella ghiotta occasione avrebbe potuto cambiare le cose, perché andare sul 2-0 con un’ora di gioco da giocare avrebbe costretto il Bayern a riversarsi in avanti e a facilitare il nostro piano partita. Ci ha salvato in tantissimi episodi, ma purtroppo questa sera ha cestinato una chance enorme. Nella ripresa reclama un calcio di rigore che purtroppo non c’è ed esce malconcio dallo scontro con de Ligt. All’ora di gioco esce dal campo, entra Castellanos.

CASTELLANOS 5 – Lungi da me voler perpetrare un accanimento nei confronti di questo ragazzo, che non ho mai preteso di poter giudicare in modo negativo né definitivo. Sono sempre stato onesto, e guardo ai fatti: questa sera ha mezz’ora abbondante per provare a mettersi in proprio e calciare, anche fuori dall’Allianz Arena (tra l’altro, in questa fase il Bayern ha allentato la pressione). Invece, allarga il primo pallone su Isaksen al minuto 62. Venti minuti dopo tocca il secondo, stoppando di petto una rimessa laterale dalla sinistra di Pellegrini e appoggiandolo all’indietro. Chiude con tre palloni toccati in un terzo di partita. Non so se crescerà, non so quale contributo potrà darci da qui alla fine del campionato, perché penso che se Ciro starà bene sarà lui (ovviamente) a giocare le semifinali di Coppa Italia e a partire dall’inizio in Serie A. Di certo, non mi sembra ci siano i margini perché possa diventare il centravanti del futuro della nostra Lazio. Stiamo sempre a dover valutare la sua sponda, la sua spizzata di testa, ma di ruolo farebbe l’attaccante e non è pensabile che non riesca mai neppure lontanamente a cercare la porta.

ZACCAGNI 5,5 – L’infortunio lo ha tenuto fuori dai giochi per quasi un mese e mezzo, proprio nel periodo in cui avevamo una serie incredibile di impegni ravvicinati e quasi proibitivi. Aveva saltato la gara di andata, ed era tornato in campo soltanto venerdì sera per mettere qualche minuto nelle gambe dopo una vita e poterci essere per questa partitissima. E’ chiaro che non possa essere nelle migliori condizioni, e altrettanto chiaro che oggi debba sacrificarsi tanto per venirsi a prendere basso il pallone e facilitare le nostre (complesse) uscite. Nei primi 25 minuti arriva bene al limite dell’area di rigore ma poi si perde. Comunque, è lui ad andare al cross che viene sporcato da de Ligt sulla testa di Immobile, che spreca. Tra il diciottesimo e il ventesimo minuto si conquista tre calci di punizione che rappresentano ossigeno puro. Col passare dei minuti non gli manca la voglia, ma la brillantezza. Il rammarico del primo tempo è che il nostro “folletto” ha avuto tante occasioni potenziali, che non è mai riuscito a trasformare in tiri verso lo specchio: è un po’ il suo cruccio dell’intera annata. Nel secondo tempo non la vede quasi mai e viene sostituito da Isaksen.

ISAKSEN 5,5 – Questo ragazzo biondino, con l’innocenza della giovinezza e la malizia di chi ha già giocato qualche gara in Europa, alla fine era risultato utile nella partita di andata: è vero che si mangiò un gol quasi fatto davanti a Neuer, ma è altrettanto vero che riuscì a guadagnarsi il rigore del piccolo vantaggio biancoceleste. Fino ad oggi ha alternato – nel percorso di crescita – prestazioni discrete in fase offensiva (Frosinone, Cagliari, Bayern) ad altre da vero oggetto misterioso e ancora decisamente troppo acerbo. Non ha l’attitudine a difendere che servirebbe in partite di questo genere, per questo dall’inizio gli vengono preferiti i più maturi Anderson e Zaccagni. Nella ripresa entra per l’ultima mezz’ora di gioco, quando il Bayern è in gestione e muove la sfera quasi a mo’ di torello. Si fa vedere con i piedi quasi sulla corsia laterale e non ha paura di puntare l’uomo, ma rimane lì, non riuscendo né a crossare né ad andare al tiro. Siamo alle solite: non è da lui che possiamo aspettarci grandi doti realizzative al primo anno in Italia, e queste gare gli saranno utili per crescere. Ma a Sarri sarebbe servito ben altro.

MAURIZIO SARRI 7 – Ci aveva portato a Monaco con un percorso in Champions League letteralmente straordinario, fatto della prima vittoria in trasferta dopo un’era (quella di Glasgow) e di  altre tre vittorie casalinghe molto prestigiose nella manifestazione che mette in palio la Coppa dalle Grandi Orecchie (prima volta nella nostra storia). Il primo round di tre settimane fa ci aveva regalato una delle notti più belle della nostra storia. La Lazio era arrivata a giocarsi addirittura il primato nel girone nella notte di Madrid con l’Atletico.  A Monaco di Baviera la missione è più che impossibile, specie con una Lazio con qualche infortunato e svariati elementi acciaccati o spremuti: servirebbe una tenuta mentale, un’abitudine a giocare partite di questo livello e un tasso tecnico che per noi rappresentano pure utopie. Provedel, Gila, Casale, Cataldi, Isaksen, Zaccagni, Felipe Anderson, Castellanos sono tutti giocatori alla primissima esperienza in questa competizione, e molti dei senatori non sono arrivati al meglio a quest’appuntamento, come purtroppo accaduto con scientifica costanza nei mesi di febbraio e marzo dell’ultimo decennio. Tuttavia, il piano partita è indovinato e chiudiamo il primo tempo sotto di due gol in maniera immeritata. Nella ripresa non riusciamo ad avere la forza di reagire, ma rimaniamo comunque in partita. Abbiamo comunque mostrato un’identità, e onestamente in pochi di noi avrebbero storto il naso se ci avessero detto che tra andata e ritorno tra noi e loro sarebbe finita 3-1. La qualificazione è rimasta in bilico per 150 minuti, qualcosa che difficilmente avremmo potuto sospettare, poi alla lunga escono fuori i valori e questa sera abbiamo pagato nuovamente una serie di errori individuali anche macroscopici. La nostra Champions League è stata comunque oltre le attese, perché 4 vittorie su 8 e altrettante grandi serate non possono passare inosservate. Ora il mister dovrà essere valutato sul modo in cui riusciremo a portare a termine questa stagione: l’Europa era una festa, ora la rosa ha il dovere di dare l’anima in Serie A per guadagnarsi un piazzamento europeo che ci darebbe comunque continuità. Che il nostro organico non potesse essere in grado di gestire ad alto livello l’alternanza campionato-Champions era ampiamente prevedibile se non scontato. Adesso servirà alzare la testa e cercare di affrontare le partite rimanenti come fossero tutte finali: si tratta della classica frase che potrebbe rimanere pura retorica, ma che per questi calciatori deve rappresentare un obbligo nei confronti di loro stessi e di tutti i tifosi della Lazio.