Le pagelle di Guido De Angelis – La Lazio di Sarri scrive la storia: commovente e battagliera, battiamo la corazzata Bayern in un Olimpico da sogno!

Al termine di Lazio-Bayern 1-0 arrivano come di consueto le pagelle del nostro direttore Guido De Angelis. Questi i voti e i giudizi ai protagonisti biancocelesti dell’andata degli ottavi di Champions League.

PROVEDEL SV – E’ il primo calciatore ad entrare in campo e ricevere l’applauso dell’Olimpico, con la canzone a lui dedicata che prontamente viene sparata a tutto volume dalle casse dello stadio. “Che finimondo per un portiere biondo, si chiama Provedel!”, sembra uno slogan volto a caricare quello che ci si aspettava potesse essere tra i protagonisti della partita: e del resto, il Bayern Monaco è con il Manchester City la squadra che ha calciato di più in porta in tutta la Champions League. Nel primo tempo Kimmich e Kane non inquadrano lo specchio su assist di Thomas Muller, mentre Sané spedisce fuori un calcio di punizione. Corriamo un brivido quando su un errore in avvio di azione rischia di combinare una frittata, ma Harry Kane è in fuorigioco e comunque l’azione sfuma. Su Musiala il nostro estremo difensore può solo guardare e sperare: il pallone finisce alto. Quando nel recupero compie quell’uscita in presa alta su calcio d’angolo degli ospiti e si accartoccia a terra, realizziamo che si è trattato della prima volta in cui si è dovuto sporcare i guantoni, che per il resto erano rimasti intonsi, pulitissimi, perché Ivan aveva giocato solamente con i piedi. Incredibile, ma vero: il portiere della Lazio non effettua nemmeno una parata negli ottavi di Champions League contro i campioni di Germania del Bayern Monaco. Se lo avessimo pronosticato tra amici al bar, ci saremmo fatti probabilmente una grossa risata. Ma è realtà: per la prima volta dopo oltre 25 anni il Bayern finisce una partita della massima competizione continentale senza inquadrare lo specchio, e Provedel non prende il voto. Penso sia sufficiente per descrivere che serata sia stata.

MARUSIC 6,5 – E’ reduce da una prima parte di stagione in cui ce ne ha fatte vedere di tutti i colori: errori in impostazione che sono costati gol sciocchi, palloni in orizzontale, duelli aerei con respinte centrali. Sapete come da anni invochi a gran voce un terzino di piede mancino che rappresenti il degno erede di Senad Lulic, ma tra una cosa e l’altra questo ragazzo montenegrino – al variare degli allenatori – è sempre in campo. Questa sera parte sulla corsia di destra, e quando Kimmich sventaglia per Musiala sembra la PlayStation: sbaglia le prime due letture ed è fortunato che non costino care. Schiacciato sui centrali, esegue comunque bene i movimenti richiesti dall’allenatore e come un ventaglio si apre a ricevere e senza strafare cerca sempre di attivare Isaksen, sia con palloni rasoterra che alzando la sfera. Non sempre preciso, buca la marcatura nell’unica ghiotta chance del Bayern, quella che Musiala cestina alla mezzora. Nella ripresa parte a destra e non si fa mai saltare, poi con l’infortunio di Hysaj si sposta a sinistra lasciando la corsia destra a Lazzari. Tiene bene, sbaglia meno del solito dal punto di vista tecnico e per due volte si ripropone persino in avanti, senza venir servito e procurandosi due urlati di Sarri che lo richiama in difesa. Si perde un inserimento di Mazraoui nel finale di gara, ma ha disputato una partita di grande applicazione e questa sera gli si può dire davvero poco.

ROMAGNOLI 7 – Quanto questo ragazzo stia beneficiando del lavoro della linea di Maurizio Sarri ha del clamoroso. In avvio lui e Gila sembrano piuttosto passivi, uscendo in ritardo su Kimmich e rimanendo immobili nell’occasione di Kane, che colpisce indisturbato e non trova la porta. Il pallone lì dietro scotta, perché il Bayern fa una prima pressione aggressiva e la paura regna sovrana. Così, Alessio per due volte prova a liberarsi della sfera lanciando in avanti, e la butta letteralmente in fallo laterale. Superato il primo quarto di gara, si scioglie e non soffre quasi mai un brutto cliente come Harry Kane. Nella ripresa è attentissimo ad uscire prontamente in anticipo e a rompere la linea quando necessario, distraendosi soltanto in un frangente, quando un rimpallo favorisce un’incursione dalle sue parti che per fortuna si conclude con un corner per i bavaresi. Mura in angolo un destro di Musiala negli ultimi scampoli di match e presidia l’area di rigore con tranquillità fino al fischio finale, sbrogliando di testa qualche situazione potenzialmente pericolosa. Un’ottima partita.

GILA 7 – Questo ragazzo non aveva mai giocato titolare in Serie A prima dello scorso settembre, perché veniva dal Castilla, Serie C spagnola, e necessitava di un periodo di ambientamento inevitabile, chiuso da una super stagione di Casale e Romagnoli. Dopo il debutto in Serie A, l’ecatombe in difesa aveva costretto Sarri a gettarlo nella mischia dall’inizio in Lazio-Celtic del 28 novembre scorso, la partita decisiva del Gruppo E di Champions League. Si trattava dell’esordio assoluto nella competizione che mette in palio la Coppa dalle Grandi Orecchie. Questa sera sfida il Bayern Monaco da perno della retroguardia e non sfigura, dimostrando personalità e sfrontatezza oltre a mettere in mostra una fisicità e una reattività invidiabili. Nel primo tempo è lui ad avere – in mancanza di Patric – l’incombenza di far partire l’azione: nei primi 20 minuti ci fa correre un brivido sulla schiena quando tiene troppo il pallone in area di rigore e rischia sul primo pressing feroce di Muller e Musiala, ma se la cava da vero amante del brivido. Sul primo corner della partita colpisce di testa e indirizza la sfera verso lo specchio, ma viene murato ancora in angolo. Distratto nell’occasione di Kane, ma quando i tedeschi muovono velocemente il pallone è difficile stargli dietro. Arcigno nei duelli aerei, non va mai in sofferenza e cancella Kane assieme al compagno di reparto. Il lavoro della linea è clamorosamente efficace, e gli sta regalando una stagione inaspettata. Ha giocato 16 delle ultime 17 partite, sempre da titolare, saltando solamente il derby di Coppa Italia con la Roma. Così, quando dopo due terzi di gara si accascia a terra per un problema fisico, possiamo solo ringraziarlo. Entra Patric.

PATRIC 6+ – Non avrebbe a disposizione un minutaggio sufficiente per dargli un voto, ma anche lui mette la firma sulla vittoria più insperata degli ultimi anni. Aveva saltato le ultime uscite per infortunio: fino a tre giorni fa non riusciva a muovere la spalla, e fino a ieri non si era allenato in gruppo perché ancora parzialmente dolorante, al punto che lo staff gli aveva evitato i contrasti e Sarri aveva dichiarato che non avrebbe potuto prendere parte a una gara ufficiale proprio perché ancora inevitabilmente timoroso nei duelli. Quando Gila cade a terra e chiede il cambio, però, è costretto a subentrare e lo fa con la solita serenità da veterano. Fa 200 con la Lazio e le azioni cominciano a partire tutte dai suoi piedi: rispetto a Gila e a Romagnoli è l’unico che si prende la responsabilità di andare direttamente sul terzino saltando con il primo passaggio l’altro centrale: ha un piede che glielo permette e imposta da regista difensivo. Negli ultimi minuti di gioco si guadagna il boato dello stadio Olimpico per un intervento che gli vale una sufficienza ampia: Lazzari buca e lo lascia 1 contro 1 al limite dell’area con il talento Musiala. Lui guarda la palla, entra con decisione e gliela strappa, facendoci ripartire. E’ il giusto premio agli ultimi due anni e mezzo di lavoro e sacrificio. Sarri gli ha cambiato la carriera calcistica. 

HYSAJ 7 – Per distacco il migliore della Lazio nel primo tempo. Per un mese e mezzo era stato relegato ai margini per dare spazio a Marusic e inserire nelle rotazioni Luca Pellegrini. A Cagliari era tornato in campo e aveva fatto vedere ottime cose, in un testo forse poco probante per lo scarso potenziale offensivo dei sardi. All’Unipol Domus erano state le prove generali per questa sera. Deve tenere a bada Sané, e nei primi 45’ non lo fa mai passare. Francobolla l’ex City, che non lo riesce mai a saltare, ma nella prima frazione è anche il più pulito in uscita e l’unico difendente a proiettarsi in avanti in bello stile. Bene sia in difesa che nell’aiutare la manovra, nella ripresa per tre volte consecutive supera la metà campo e sembra imprendibile, con folate a cui raramente ci aveva abituato. Finisce la birra ed è costretto ad uscire, ma questa sera si è confermato un interprete assolutamente affidabile nello scacchiere tattico di un tecnico che, del resto, se lo è portato ovunque. Non spicca per tasso tecnico, non ha la brillantezza per fare gare da otto, ma quando è in giornata può dire la sua anche contro rivali molto forti. Bravo ragazzo!

LAZZARI 6 – Entra nell’ultima fase di gara per l’infortunio di Hysaj, che dopo aver provato a rimanere in campo deve chiedere la sostituzione (e del resto non giocava due partite consecutive da titolare da un bel po’…). Il suo ingresso fa spostare Marusic a sinistra. Ha il demerito di soffrire più del compagno gli attacchi del Bayern, e di andare a vuoto in due tentativi di anticipi che di fatto mandano Musiala ad aggredire la nostra area di rigore. E’ però anche protagonista di sgroppate che ci fanno respirare: Felipe e Guendouzi lo attivano a meraviglia, gli manca l’ultima scelta, ma aveva avviato l’azione che si conclude con un destro di Pedro tra le mani di Neuer. Ha la sfortuna di entrare nel momento del massimo sforzo avversario per recuperare, e quando il forcing degli ospiti si fa più intenso se la cava come può. Partite come questa gli serviranno tanto, perché pur non essendo più un ragazzino sta imparando a difendere e sotto questa gestione è passato da quinto a tutta fascia a terzino. Apprezzabile la verve con cui entra in gara, ma anche la prima chiusura su Kane. Contro il Bologna tornerà dal primo minuto.

LUIS ALBERTO 7 – Disputa una gara di sacrificio, la peggiore per le sue caratteristiche, ma l’allenatore sta tentando di trasformarlo in un calciatore completo e totale, che alla fase offensiva e alla propensione alla verticalità abbini sudore, sacrificio e vocazione a difendere. Chiaramente riesce a dare una mano per quanto gli è possibile, ma è bello vederlo recuperare due palloni in area piccola nel primo tempo per poi far ripartire l’azione. Per le sue caratteristiche ha sempre bisogno di toccare la sfera una volta di troppo, questa sera non può e così ne perde più d’una, preda dei rivali che gli saltano addosso sistematicamente. Tuttavia, non demorde ed è quasi sempre ben posizionato in mezzo al campo. Gestisce una o due ripartenze, servendo a Isaksen un cioccolatino e intendendosi con Felipe Anderson nel far respirare la Lazio in uscita nei primi 45 minuti di gioco. Calcia male la prima punizione, meglio i corner successivi. Alla mezzora ha la possibilità di cercare la porta, ma la sua conclusione col destro si spegne sopra la traversa. Tecnicamente migliora nella ripresa, quando il Bayern allenta un po’ il pressing e lui ha più margini di manovra. Cala alla distanza e per l’ultimo quarto d’ora il mister getta nella mischia Kamada.

KAMADA SV – Forse l’unica nota stonata di una serata in cui bisognerebbe essere sportivamente cattivi e il giapponese proprio non vi riesce. Non è giudicabile, però il modo sciocco in cui perde il primo pallone della sua partita e quello in cui incespica sul secondo pallone permettendo al Bayern di ripartire mi sembrano perlomeno censurabili. Speriamo che in campionato possa dare continuità al buon ingresso di Cagliari, l’unico a cui possiamo attaccarci per evitare di doverlo definire ancora un pesce fuor d’acqua. E’ importante che si accenda, perché in questo momento Rovella ha la pubalgia e Vecino si è fatto male: l’ex Eintracht è l’unico cambio in mezzo al campo.

CATALDI 7,5 – Scopre di giocare contro una delle squadre più forti del mondo soltanto quindici minuti prima del fischio d’inizio, e sarebbe legittimato a dover prendere le misure prima di entrare in partita. Invece, si posiziona in cabina di regia e gioca con grande serenità pur avendo dalle sue parti un mostro sacro della storia del calcio contemporaneo come Thomas Muller. Verticalizza per Immobile in modo da farci prendere qualche sporadica boccata d’ossigeno nel primo tempo, ma soprattutto corre per tre calciatori e già alla mezz’ora è con la lingua di fuori per le distanze percorse. Ha il grande merito di difendere in avanti, senza avere il timore di andare a vuoto e bucare l’intervento: in questa maniera sradica per ben due volte la sfera a Goretzka e nella ripresa, se possibile, cresce col passare dei minuti: mi ricordo un suo tackle quasi disperato da cui è nata una nostra riconquista alta, da applausi. Stasera dipendevamo dalle sue condizioni e dalla sua maturità: in regia mancavano Rovella e Vecino, e lui a Cagliari aveva giocato 78 minuti dopo tanta panchina. Eppure, si è gestito con intelligenza e nel secondo tempo si è distinto per il livello delle trame di gioco. Gli do mezzo voto in più, perché nelle serate che contano c’è sempre: il derby di andata, il derby di Coppa Italia, il Bayern…Danilo non tradisce!

GUENDOUZI 7,5 – La UEFA lo nomina “Man of the match” dell’Olimpico ed il motivo è che anche questa sera ha corso come un forsennato e non ha quasi mai sbagliato la scelta: il lavoro dispendioso non gli ha impedito di rimanere lucido e di trasformare l’azione da difensiva in offensiva con grande continuità. Nel primo terzo di gara uscire dalla nostra metà campo sembra un miraggio, così il francese si viene a prendere il pallone sempre al limite dell’area, si avvicina alla linea del laterale e prova a sbarazzarsene cercando la profondità di Immobile, sapientemente negata dalla difesa tedesca. Col passare dei minuti comincia a sganciarsi e ad eludere il pressing avversario con cambi di passo, sterzate e contro-sterzate, come quando ad inizio ripresa conduce una ripartenza importante mandando a vuoto il suo marcatore con una finta di corpo d’alta scuola. Sopperisce ad una tecnica non eccelsa con tanta quantità, e negli ultimi venti minuti non ne avrebbe davvero più, ma la panchina non ha cambi nel suo ruolo e dunque deve tenere duro. Non bello da vedere, ma tremendamente utile, è stato tra i migliori in campo. Forza, Guendo!

ISAKSEN 8 – Un voto che è un premio ad una serata quasi indimenticabile per questo bambino biondo che viene da lontano. Con il Celtic ci aveva aiutato a sbloccare la sfida, oggi è l’unico calciatore di movimento della Lazio a saltare l’uomo nel primo tempo e cercare la porta. Senza timori reverenziali indietreggia a facilitare la manovra in uscita e quando viene imbeccato da Guendouzi non ha paura di guardare occhi negli occhi il diretto rivale: la prima volta si accentra e va al cross, la seconda prova la conclusione ma non trova la porta. Due guizzi che comunque lo gasano, tenendolo in partita. Purtroppo è poco costante in fase difensiva: ripiega, ma con scarsa convinzione. In qualche frangente è sulla stessa linea del terzino, ma poco determinato nei contrasti. Sarri gli concede comunque grande libertà di svariare, e di fatto ha sul piede mancino l’occasione più colossale della ripresa: solo davanti a Neuer, tarda la conclusione dimostrandosi ancora acerbo e pagando l’inesperienza. Infatti, i due passi in avanti lo fanno arrivare a tu per tu con il portiere tedesco che gli chiude lo specchio con irrisoria facilità. Si riscatta alla grande, conquistandosi il rigore che decide la partita. Upamecano rischia di spezzargli la caviglia, ma quell’intervento spedisce Immobile dagli undici metri. Esce per gli ultimi scampoli di gara per Pedro, ma si prende gli applausi del pubblico biancoceleste, perché come a Cagliari – seppure a sprazzi – ha provato a creare scompiglio ed è entrato prepotentemente nell’azione della rete che ha scritto il risultato finale. Lazio 1, Bayern 0.

PEDRO SV – Pochi minuti per incidere, avrebbe potuto fare molto di più sull’unica occasione che gli capita sui piedi su assist di Kamada: in area piccola può stoppare e rientrare per poi provare il tiro a giro sul palo lontano, invece conclude debolmente tra le braccia del portiere. Sarri gli preferisce il giovane Isaksen anche in una partita così delicata, nonostante da solo abbia praticamente lo stesso numero di presenze in Champions League degli altri 10 compagni di squadra. Questo è perché ahinoi dà la sensazione di avere nelle gambe un minutaggio scarso e di non attraversare un buono stato di forma. C’è anche da dire che nella sua carriera ha sempre iniziato a mille le stagioni, per poi calare vistosamente a metà stagione e riprendersi alla grande nei finali…chissà! Comunque non giudicabile.

IMMOBILE 7 – Queste sono le sue partite, le partite di chi è abituato a decidere, a determinare, a entrare nella storia. In Germania della Lazio conoscono quasi solo lui: si era preso le copertine dei giornali negli ultimi giorni, i post del Bayern Monaco sui social network raffiguravano Ciro come unico calciatore della Lazio. Disputa un primo tempo di estrema generosità, senza sbagliare quasi nulla pur dovendo fare a sportellate con Upamecano e Kim e venendo messo in mezzo dal loro palleggio a ritmi alti. Ingabbiato, non dispera e si viene a prendere il pallone arretrando il raggio d’azione fino ad arrivare al limite della nostra area. Nel secondo tempo ha una sola chance ed è bravo e fortunato nel pescare un gioco di gambe che manda a vuoto due giocatori del Bayern: allarga per Isaksen che si prende il rigore. Deve calciare davanti a 60mila persone il tiro dal dischetto più delicato e affascinante della sua carriera, e lo trasforma in rete con la solita esecuzione glaciale. Poi esce dal campo e si prende gli applausi scroscianti della sua gente. 

CASTELLANOS SV – Ha a disposizione l’ultimo quarto di match per far rifiatare Ciro Immobile in vista del Bologna e possibilmente stancare la retroguardia bavarese con il suo fastidioso dinamismo. Tocca poche volte la sfera, ma è in partita e servirebbe a Felipe Anderson il pallone del possibile raddoppio. Per il resto, prima il Bayern (per evitare di prendere il secondo) che la Lazio (per evitare eccessivi rischi) congelano il possesso e la sfida scorre fino al triplice fischio.

ANDERSON 8 – Pregevole interprete di una classe sopraffina e un’abnegazione supersonica. Dalla distinta sembrerebbe giocare da ala sinistra, eppure nel primo tempo è dappertutto: a destra, a sinistra, al centro, ma soprattuto in difesa, nella nostra area di rigore, a strappare il pallone ai trequartisti del Bayern e farci ripartire. Strepitoso nei tre recuperi-palla consecutivi che manda in scena dal minuto dieci al minuto venticinque: parte dalla metà campo e arriva fino alla nostra area per recuperare prima su Sané e poi su Muller. Non gli basta: dopo aver ripreso il pallone, duetta con Luis Alberto e Hysaj e cerca di farci uscire. Di eleganza incredibile, si palesa come calciatore internazionale nei suoi movimenti di corpo, nelle sue finte, nei suoi sombreri in mezzo al campo mai fini a se stessi ma sempre funzionali allo sviluppo dell’azione. Alza la sfera e sventaglia ad aprire il campo per Isaksen, poi si auto-lancia in profondità e cerca di sfoderare la sua versione-razzo, sintomo di un calciatore ancora propositivo (che fare andare alla Juventus sarebbe un delitto). Si mette a disposizione dei compagni, facendo le due fasi in maniera sopraffina. E conduce da protagonista l’azione che porta al calcio di rigore di Immobile: sceglie di servire (forse sbagliando) il capitano alla sua sinistra e non Isaksen, ma al resto pensano i due compagni (Ciro col dribbling, Isaksen subendo il fallo da penalty). Nel finale, su assist di Castellanos, avrebbe un secondo per calciare direttamente in porta provando a beffare Neuer incrociando il destro, ma ritarda e si fa murare in corner: non gli potrò mai dire nulla, perché per i chilometri che ha percorso e per il tipo di lavoro che ha fatto non potrebbe mai essere anche lucido sotto porta. Sarebbe un mostro, e probabilmente non giocherebbe con noi. Instancabile, chiude da ala destra per permettere a Pedro di giocare a sinistra. Come fece Correa nella Champions League 2020/21, si è messo in mostra come giocatore delizioso e squisito per attitudine, tocco del pallone e utilità alla causa. Ah, era alla centrotrentunesima partita consecutiva, perché con Sarri le ha giocate tutte. E stasera ha spiegato il perché.

SARRI 8 – Senza mezza squadra (a Patric, Rovella e Zaccagni si aggiunge Vecino nel riscaldamento) ha il compito di fermare la corazzata più forte che sia passata per l’Olimpico negli ultimi anni. Il Bayern non perde in Italia da 13 anni, e non perde la seconda partita dopo una sconfitta dal dicembre 2019. Questa sera un’organizzazione da urlo, una fase difensiva emozionante e una applicazione feroce permettono alla Lazio di conquistare una delle quattro o cinque vittorie più prestigiose e altisonanti della sua gloriosa storia. Maiorca, Manchester United, Bayern Monaco: non varrà una qualificazione né un trofeo, ma la gioia regalata a un popolo non ha prezzo. Grazie, Maurizio!