Le pagelle di Guido De Angelis – Crolliamo a Bergamo, vittime di totale assenza di ambizione. Sciagure Marusic e Luis Alberto, in avanti un disastro. E se anche la difesa alza bandiera bianca…

PROVEDEL 5,5 – Da qualche settimana – salva la parentesi con l’Inter – non incassava più neanche un tiro a partita, grazie ad un’ottima fase difensiva. Oggi, invece, subisce tanto a Bergamo, e se al minuto 82 il risultato è sul 3-0 ha anche qualche merito. Purtroppo non indovina mai un calcio di rigore e non riesce a ipnotizzare De Ketelaere, forse sul terzo gol avrebbe potuto fare qualcosina in più. Impreciso in uscita, sembra meno sicuro del solito. Quando la squadra è così spenta, potremmo avere in porta anche Superman. Incolpevole.

LAZZARI 5 – Prestazione incolore, troppo brutta per essere vera. Fa grande fatica ad accorciare sul diretto avversario, il cross del vantaggio orobico parte dalle sue parti. In avanti è nullo, e la sensazione è che le sue caratteristiche fossero esaltate dalla verve della corsia destra degli anni scorsi, con Anderson e Milinkovic. Con Guendouzi e Isaksen non si trova, e in avanti è un oggetto misterioso. Sarri lo lascia negli spogliatoi al break. Ruggeri lo ha letteralmente sverniciato sulla corsia destra.

PELLEGRINI 5 – Entra nella ripresa e fa quel che può, ma anche lui si perde De Ketelaere e continua a perseverare nel marcare il rivale a distanza siderale: temporeggia, si schiaccia sulla porta, concede il sinistro all’ex Milan e poi si gira su se stesso, da mani nei capelli. Ci mette perlomeno un po’ di voglia in più, ma tecnicamente è ampiamente rivedibile. Essendo abituati a vedere Marusic a sinistra forse basta davvero poco per accontentarsi. E’ comunque tra i meno colpevoli della batosta lombarda.

GILA 5 – Ha sofferto tantissimo l’assenza di un punto di riferimento in avanti. Gasperini la prepara bene, toglie Scamacca e opta per un reparto offensivo leggero, e il ragazzo, abituato a giganteggiare in anticipo, va in netta difficoltà. Colpevole sul vantaggio atalantino, quando marca Pasalic da dietro. Piuttosto compassato, va in confusione su tutti i palloni. Nella ripresa la sua peggior performance con la nostra maglia costringe Sarri a rispolverare Casale, che non si vedeva da tre mesi. Voto di incoraggiamento.

CASALE 5 – Non giocava dal 17 dicembre, quel Lazio-Inter in cui Sarri fu costretto a schierarlo dal primo minuto per mancanza di alternative. Quest’anno ha staccato la spina ed è un vero disastro: colleziona errori, ma ha perso completamente il senso della posizione e già dalla mimica facciale si evince il suo stato di timore. De Ketelaere lo punta continuamente e gli va via con estrema serenità. Se ha perso il posto c’è un motivo, e lo palesa anche questa sera: sempre in ritardo, è poco convinto nei disimpegni e arranca. Non basta un’annata per valutare un calciatore, specialmente perché la linea di Sarri è portata a nascondere i difetti degli interpreti. Si deve svegliare, perché ad oggi è lontano parente del calciatore che avevamo applaudito lo scorso anno.

ROMAGNOLI 5,5 – Balliamo tanto, questa sera sbanda anche la difesa, lasciata completamente in balia degli avversari da un centrocampo inesistente. Non esente da colpe sul primo gol di Pasalic, è poi il più lucido del reparto nella gestione dei momenti di forcing nerazzurro, ma si tratta di salvare il salvabile. Una sua svirgolata nel secondo tempo quasi manca in porta l’avversario. Non la sua serata migliore.

MARUSIC 4 – Non so più cosa dirvi, è l’ennesima prestazione da horror di un annus horribilis. Da agosto ad oggi avrà commesso un centinaio di errori da matita blu, e anche oggi è un disastro colossale. Si fa mangiare in testa sul gol del vantaggio bergamasco, e non contento provoca il rigore del raddoppio dei padroni di casa. Il resto della partita è una somma di errori in appoggio e un senso di passività ai limiti dell’imbarazzante. Non è colpa sua se dal dopo-Lulic non abbiamo un terzino degno di questo nome. Le responsabilità sono di chi non ha mai regalato all’allenatore un interprete credibile in quel ruolo. Finisce la partita, e ho detto tutto.

ROVELLA 5 – Cataldi è squalificato, tocca all’ex Genoa – non al meglio – prendersi la cabina di regia. Prende il solito giallo stupido, viene ingabbiato per tutta la partita e non si prende mai una responsabilità, finendo per scomparire tra le maglie della nutrita trequarti orobica. Corre a vuoto e quando si alza il livello dà la sensazione di essere ancora un pesce fuor d’acqua.

GUENDOUZI 6 – Trovare il “meno peggio” è impresa ardua in serate come queste. Il francese ha dinamismo e discreta gamba, e si rende protagonista di qualche buono spunto – su tutti l’imbucata per Isaksen – ma senza strafare. Pensare che tecnicamente la Lazio sia passata da Milinkovic all’ex Marsiglia fa venire i brividi. Quantomeno non si dà per vinto e anche nelle fasi di gioco in cui siamo sott’acqua continua a lottare, senza l’appoggio dei compagni. 

LUIS ALBERTO 4,5 – Un voto di incoraggiamento per una partita – l’ennesima – agghiacciante. Nei primi 30 secondi di gioco realizza l’unica cosa buona del pomeriggio pescando con una verticalizzazione delle sue Felipe Anderson, che non controlla la sfera. Di una lentezza unica, è fermo Immobile in mezzo al campo, a volte gli recuperano 20 metri di campo in una frazione di secondo. E’ difficile comprendere come possa rivestire un ruolo centrale quando non riesce a fare mai le due fasi: questo calciatore a questi livelli (e oramai sistematicamente con l’uomo addosso) non può fare il titolare di una squadra che ambisca ad avere equilibrio. 

VECINO NG – Venti minuti abbondanti contro una squadra che ha ritmi diversi dai nostri, quest’oggi non riesce ad incidere in alcun modo. La sua arma migliore è l’inserimento in area avversaria, ma col nostro gioco non ci arriviamo praticamente mai, dunque è difficile valutarlo. Di certo ci dà almeno in potenza un’opzione in più sulle palle alte, in questo frangente di stagione non dovrebbe uscire mai dal campo.

ISAKSEN 4,5 – In queste partite si evidenzia ancora di più la differenza tra l’acquisto di un calciatore pronto e quello di un buon prospetto che deve ancora farsi le ossa. Nessuno spunto, nessuna iniziativa, viene letteralmente mangiato e reso innocuo dal sistematico pressing dell’Atalanta. Fa il solletico a chi deve tenerlo a bada, sembrando in alcuni frangenti di categoria inferiore. Uno straccio col mancino, poi un pizzico di movimento in più dei colleghi di reparto, ma non può bastare.

PEDRO 5 – Ha a disposizione una mezz’ora, ma non sembrerebbe. Fa numero, ma da due mesi ha smesso di essere il calciatore che conoscevamo. Probabilmente è consapevole che saranno gli ultimi mesi nella Capitale, fatto sta che non prova neanche minimamente a rendersi pericoloso o a mettersi in proprio. Fa un’unica cosa buona, quel cross nel finale che Immobile prova a trasformare in rete. Decisamente poco per uno come lui.

CASTELLANOS 5 – In questo momento fare l’attaccante della Lazio non è semplice. Riceve pochissimi palloni, quasi nessuno è pulito, ma spesso opta per la soluzione sbagliata. Poco aiutato, ma fa anche poco per aiutarsi. Va a contrasto, prova ad arretrare per venirsi a prendere il pallone, poi per certi spezzoni di gara si astrae dal gioco. Da solo non può reggere il reparto. Esce per l’ultimo terzo di gara per fare spazio al rientrante Ciro Immobile.

FELIPE ANDERSON 4,5 – L’ennesimo errore della società pesa come un macigno. Non avergli fatto firmare il contratto permette a questo calciatore – già umorale come pochi altri – di uscire per lunghi periodi dalla partita. Vive di sprazzi, ma sono davvero pochi. Sulla fascia sinistra è chiamato a sostituire Zaccagni, ma a mio avviso fa più fatica di quando è schierato a destra o da finto centravanti. Al primo minuto di gioco avrebbe la chance che potrebbe cambiare la sua partita e spedirlo a tu per tu con l’estremo difensore rivale, ma la cestina fallendo malamente lo stop. Da lì in poi è un costante “vorrei ma non posso”. Serata opaca.

IMMOBILE 6 – Entra per l’ultimo terzo di gara ed è il migliore in campo della Lazio. Si procura e trasforma un calcio di rigore, poi prova a trovare il raddoppio su un bellissimo cross di Pedro. Deve ritrovare la forma migliore, ma conferma la solita regola: se non è lui a gonfiare la rete, la squadra non segna. Mi auguro che gli infortuni gli diano tregua da qui alla fine del campionato, ma sappiamo tutti che per anni la mossa della società di non prevedere un suo vice all’altezza lo ha spompato e gli sta rendendo difficili queste ultime due stagioni. Ci aggrappiamo alle sue reti, come ormai da quasi un decennio.

SARRI 5 – Devastata da una finestra di mercato che è lo specchio delle ambizioni del club, la sua Lazio continua a fare enorme fatica a creare occasioni da rete, e alla prima opportunità dell’Atalanta va sotto senza essere in grado di rialzarsi. Al variare degli attori, il risultato non cambia: centrocampo senza equilibri, terzini inermi, ali incapaci di saltare l’uomo e creare la superiorità numerica. Molti calciatori si vedono probabilmente già da un’altra parte, altri hanno dato tutto, altri ancora non hanno più voglia di sacrificarsi. La speranza è che il mister possa compiere l’ennesimo miracolo e riportare sulla retta via un gruppo di calciatori che oggi non è riuscito ad essere squadra.