Lazio, Eriksson: “Ho un tumore incurabile ma sono un uomo fortunato. Roma-Lecce il mio rimpianto più grande, il sogno era allenare il Liverpool”

Nel corso di un’intervista sulle colonne di Libero, Sven Goran Eriksson si è “confessato” a Hoara Borselli. Negli scorsi giorni l’ex allenatore della Lazio aveva dichiarato di lottare contro un tumore. “Non mi hanno detto se ho un anno di vita o sei mesi, l’unica cosa che so è che ho un cancro che non si può operare, quello che posso fare è rallentarlo con le medicine. Per i miei figli non è stato facile, ma io continuerò a combattere fino alla fine. Ho avuto una vita molto ricca, il calcio mi ha dato moltissimo, ho girato tutto il mondo, ho allenato grandi squadre e anche diverse nazionali. Questo male non è una buona notizia, ma si deve accettare“. Eriksson ha poi proseguito a ricordare i grandi successi di una carriera. “Sono sicuramente tre: lo scudetto con la Lazio, la Coppa UEFA con il Goteborg e l’esperienza con la nazionale inglese“. C’è spazio anche per raccontare il sogno mai realizzato e il più grande rimpianto. “Il primo è sicuramente allenare il Liverpool, squadra di cui ero tifoso sin da bambino, Direi che è troppo tardi. Il più grande rammarico è la sconfitta con Lecce da allenatore della Roma. Nel 1986 perdemmo 2-3 in casa e regalammo lo scudetto alla Juventus“. Infine, la risposta sul presidente che ha avuto più nel cuore. “Sicuramente Cragnotti. Senza di lui sarebbe stato impossibile vincere, ha fatto cose straordinarie per la Lazio, qualsiasi cosa gli chiedessi venivo accontentato. Tornerei volentieri ad allenare la Lazio di allora“.