Al termine di Lazio-Inter, arrivano come di consueto le pagelle del nostro direttore Guido De Angelis. Di seguito voti e giudizi ai protagonisti biancocelesti del match dell’Olimpico.
PROVEDEL 6+ – Quest’anno non è più il Super-Man che abbiamo ammirato la scorsa stagione: si presenta a questo match con prestazioni altalenanti ed errori che ci hanno fatto lasciare più di qualche punto. Fa quel che può sull’errore in retropassaggio di Marusic, ma Lautaro lo supera e batte a rete. Incolpevole anche sul gol del 2-0. Salva dal terzo gol la squadra prima su Mkhitaryan e poi su Arnautovic.
LAZZARI 6 – – Il duello con la fascia interista composta da Mkhitaryan e Dimarco rappresenta forse il più difficile della sua stagione. Lo regge tutto sommato bene, continuando a mostrare brillantezza nelle due fasi e uno stato di forma invidiabile. Il feeling con Anderson e Guendouzi migliora e le sue folate sono costanti. Meriterebbe un’ampia sufficienza, ma rovina tutto mandando platealmente a quel paese l’arbitro dopo un fallo non fischiato per l’ennesimo vantaggio concesso. Il suo “vaffa” a Maresca gli costerà probabilmente due giornate, così il suo 2023 rischia di essere terminato con largo anticipo. Un’ingenuità clamorosa, visto il suo momento. Ma (ditemi quello che volete) a me vedere almeno un calciatore che corre, strappa, si incavola, perde le staffe, in questa Lazio piatta, fa tutto sommato anche piacere.
CASALE 4,5 – Reduce da una prima parte di stagione che definire terrificante sarebbe un eufemismo, deve riscattarsi contro la coppia offensiva più forte della Serie A e dove, soprattutto, tentare di diventare leader di una retroguardia priva ormai da troppe partite di Romagnoli e Gila. Non vi riesce minimamente. Parte anche bene e disputa un discreto primo tempo, per poi crollare miseramente nella ripresa: il gol che chiude la partita nasce da un suo errore in mezzo al campo: invece di attaccare la sfera, scappa all’indietro rinunciando all’intervento, e poi fa un movimento inconcepibile su Barella, che prima lo attrae a sé e poi imbuca per Thuram, che fa 2-0 e chiude la partita. Continua imperterrito a inanellare bocciature.
GILA 5,5 – Teletrasportato da un universo di panchine perpetuo alla settima partita da titolare, quest’oggi si trova davanti la rivelazione del campionato, Marcus Thuram. Disputa una buona partita, è veemente negli anticipi e per quattro o cinque volte fa fare brutta figura a Thuram, bruciandolo sul tempo e annullandolo di fatto dal campo. Giganteggia in qualche percussione offensiva, e ha una velocità sui primi metri che gli fa conquistare convinti applausi del pubblico. Si nota, però, il suo essere acerbo a questi livelli: prima rischia con un tocco di mano da ultimo uomo di causare un calcio di rigore, poi dà a Marusic uno scellerato consiglio nell’occasione del vantaggio nerazzurro, infine partecipa al naufragio del gol del raddoppio. Mi sento comunque di promuoverlo, perché ha dovuto crescere in fretta e più di così probabilmente non avrebbe potuto fare. Certamente meglio del compagno di reparto.
MARUSIC 3 – Torna a sinistra dopo la scioccante prestazione di Madrid con l’Atletico. Ti aspetteresti una partita perlomeno applicata, invece riesce a rovinare anche quella di oggi. A fine primo tempo, nell’unico caso in cui utilizza il piede mancino, innesca con un retropassaggio Lautaro Martinez, che scarta il suo regalo di Natale e stappa la partita. Un errore grossolano che a questi livelli si vede una volta ogni tre o quattro anni. Non contento, è impacciato e commette un altro pasticcio anche sul gol del raddoppio: una caduta rovinosa e la sfera consegnata centralmente a Barella, che serve Thuram. Rimane in campo perché la panchina vuole evitare di fargli pesare ancor di più l’ennesima prestazione sciagurata. Ma è chiaro che si debba cominciare a pensare al futuro di questo ragazzo, che non penso possa essere a Roma. Su quella fascia la società da quattro o cinque anni rimanda l’acquisto di un calciatore serio e credibile. Quando prendi Sarri e gli consegni questo genere di terzino sinistro – che sinistro non è – stai perdendo tempo. Recidivo e da mani nei capelli.
GUENDOUZI 6 – Dodicesima consecutiva da titolare, ha trovato continuità e assicura fisicità e dinamismo, ma questa sera deve fronteggiare i colleghi più qualitativi del Paese. Mette in campo dinamismo e buone geometrie, affinando l’intesa con Felipe e Lazzari. Qualche primo pallone in profondità con la giusta misura per Anderson, poi due inserimenti in area che trovano il muro di Acerbi. Dà quello che può andando sempre a contrasto, perde qualche pallone sciocco e cala vistosamente alla distanza. Ma è tra gli ultimi a mollare.
ROVELLA 5,5 – Torna in regia dopo la squalifica patita in Champions League. Alterna qualche buona giocata a errori da matita blu. Prima sventaglia per Zaccagni esibendosi in uno dei suoi primi cambi di campo da quando è a Roma, poi sbaglia lo stop al limite dell’area e la conclusione gli rimane in canna. Prima va in tackle scivolato quasi perfetto, poi perde una palla sanguinosa al limite dell’area e concede una chance all’Inter. A inizio ripresa, prima sradica la sfera dai piedi di Calhanoglu, poi calcia debolmente su Sommer mangiandosi il gol del pareggio. Troppo spesso fuori tempo, ma non mi è dispiaciuto né alla battuta dei corner né in termini di personalità. In leggera crescita, ma servirà tanto tempo. Esce dopo due terzi di gara per Cataldi.
CATALDI NG – Non è giudicabile in relazione allo scarso minutaggio. Quando la Lazio resta in dieci, poi, è l’Inter a far girare la sfera e a far correre i biancocelesti. Un cross dalla sinistra per Marusic e una o due verticalizzazioni immediate a cercare Immobile.
KAMADA 5,5 – Torna a formare il centrocampo schierato un’unica volta in stagione, in coppa Italia col Genoa. E’ la sorpresa dell’11 di Sarri, che per la prima volta dell’annata lascia in panchina Luis Alberto per premiare il giapponese. Disputa una gara nemmeno pessima per quello a cui ci aveva abituato: è abbastanza pulito negli appoggi, gioca sempre facile e non cerca la giocata che rubi l’occhio. In fase conclusiva, però, è disastroso. Felipe Anderson gli lascia una sfera da spedire in porta, lui calcia alle stelle svirgolando il pallone. In netto miglioramento nei movimenti senza palla e tra le linee, ma ancora decisamente timido e visibilmente malinconico. Non decolla.
LUIS ALBERTO 5 – Entra in campo per gli ultimi 20’ al posto di Kamada ed è ancora una delusione cocente. Il suo ingresso in campo coincide con il gol del raddoppio. Entra svogliato, molle, correndo meno dei compagni e dando la sensazione di non stare neppure troppo bene dal punto di vista fisico. Nullo in fase offensiva, dalla fase difensiva si esonera troppo spesso, lasciando all’Inter delle praterie. E’ il lontano parente del calciatore che avevamo conosciuto qualche anno fa: quando c’era da prendersi in mano la Lazio, si è concesso tre mesi di riposo…
FELIPE ANDERSON 6 – Sfida da titolare la sua vittima preferita in Italia, contro la quale ha sempre giocato gare di spessore e tecnicamente valide. Si conferma in crescita, tecnicamente fa vedere giocate d’alta scuola, ma questa sera rimane bello da vedere senza riuscire a sfondare in fase offensiva. E’ vivo e ha vitalità, va sul fondo e cerca sempre l’assist smarcante, ma alla fine dei conti non riesce a incidere in zona gol. E questo è uno dei motivi per cui, purtroppo, la Lazio 2023/24 non segna neanche a pagarla.
IMMOBILE 5,5 – Viene dalla difficile ora di gioco in terra spagnola, parte con la voglia di spaccare il mondo contro l’Inter dell’allenatore con cui ha segnato di più in carriera. Si muove meglio del solito, è più preciso dal punto di vista tecnico e riesce anche a stoppare due o tre palloni che trasforma in potenziali occasioni da rete, come quando – spalle alla porta – serve Kamada, la cui mira è sbilenca. Non poteva fare molto di più nel primo tempo di testa su cross di Zaccagni. Nel finale pensa di uscire, ma Sarri lo tiene in campo con il Taty Castellanos per gli ultimi scampoli di match.
TATY CASTELLANOS NG – Non ha tempo per essere giudicabile.
ZACCAGNI 5,5 – Dopo i 92’ di Madrid è chiamato agli straordinari per l’infortunio di Isaksen. Né Dumfries né Cuadrado, il suo diretto avversario sul rettangolo verde è l’astuto Darmian, l’uomo di Inzaghi. Parte bene, con due cross al bacio per Immobile e tanto movimento senza palla. Si guadagna calci di punizione a non finire, farebbe ammonire Darmian ma l’arbitro tiene il giallo in tasca, la Lazio riprende a giocare velocemente e Marusic commette l’errore che cambia la sfida. Nella ripresa non ne ha più e Sarri lo richiama in panchina per inserire Pedro.
PEDRO 5,5 – Entra in una fase di gara molto complessa e non incide, poi con il rosso a Lazzari e la conseguente inferiorità numerica non può più rendersi pericoloso ma si limita ad amministrare il possesso.
SARRI 6 – Disputiamo un primo tempo in cui avremmo meritato il vantaggio. Non può nulla di fronte allo sciagurato infortunio di Marusic, un macigno sulla partita. La sua Lazio non demorde e prosegue a far circolare velocemente la sfera anche nei primi 20’ della ripresa. Poi, un altro errore individuale chiude i giochi. La sensazione è che in questa fase di stagione la squadra non sia neppure fortunata nei momenti decisivi, ma a questo punto alcuni interpreti andrebbero messi fuori. Con Marusic, tuttavia, sarà dura: la squalifica di Lazzari costringerà il tecnico a scelte obbligate anche in quelle posizioni di campo. Alla Lazio, stasera, al di là degli errori individuali, potevamo chiedere poco di più. L’annata, però, è fino ad oggi maledetta.