Le pagelle di Guido De Angelis – E’ una Lazio di corto muso: in Coppa Italia basta Guendouzi per la terza vittoria casalinga di fila senza subire gol

Al termine di Lazio-Genoa, gara valevole per gli ottavi di finale di Coppa Italia, arrivano come di consueto le pagelle del nostro direttore Guido De Angelis, che ha dato voti e giudizi alle aquile in campo.

PROVEDEL 6 – Nel primo tempo non è chiamato a grandi interventi ma deve inginocchiarsi in presa bassa due o tre volte sulle conclusioni di Retegui, Kutlu e Galdames. Anche nella ripresa il Genoa non inquadra mai la porta. Questa sera giocavamo contro una squadra falcidiata dagli infortuni e dalle assenze, che non è riuscita a impensierire più di tanto la nostra retroguardia. Sempre preciso nel gioco da dietro con i piedi, ma questa non è una novità. Sarri teneva molto al passaggio del turno e non ha voluto lasciare nulla al caso: né Sepe né Mandas, gioca Ivan, il titolare, come ogni partita dall’inizio della stagione. Inoperoso.

HYSAJ 6 – Torna in campo dopo una vita e lo fa sulla fascia destra per concedere un turno di riposo a Lazzari. Disputa un primo tempo accorto, con la direttiva di rimanere bloccato in fase difensiva. Proverebbe anche qualche sortita in avanti, ma i suoi inserimenti non vengono premiati a dovere. Puntuale nelle chiusure, non rischia nulla neppure nella ripresa. Ha tenuto fisicamente nonostante il rettangolo verde gli mancasse da un po’, e non ha mai rischiato. Applicato, è un uomo d’ordine, non farà mai la partita da voto alto, ma raramente è sotto alla sufficienza. E in questo momento in cui fatichiamo a costruire, è comunque una garanzia.

PATRIC 6 – Scende in campo con la fascia di capitano al braccio. Il solito primo tempo quasi inappuntabile, con una sbavatura che poteva costare caro, un liscio in area di rigore che Retegui non trasforma nella zampata dell’immediato pareggio. Ormai è il leader assoluto della retroguardia, e gioca con una serenità impressionante, da vero regista difensivo, trasmettendo sicurezza. Ricorre più del solito alla lunga gittata per la testa di Castellanos, ormai è una soluzione in più dettata dalle condizioni del terreno di gioco. Terreno che purtroppo condiziona anche la fine anticipata della sua gara: a metà ripresa si accascia a terra toccandosi il polpaccio destro ed è costretto al cambio. Al suo posto, un inedito Marusic centrale. Incrociamo le dita, questo ragazzo è diventato un pilastro.

GILA 6,5 – Prima mezz’ora in apprensione costante, colleziona un errore dopo l’altro in uscita, venendo sistematicamente saltato e lasciando sguarnita l’area di rigore. Qualche minuto prima si era incartato sul pallone da ultimo uomo e aveva mandato in porta – fortunatamente da posizione defilata – il centravanti del Genoa. Ha il merito di non fare una piega e riprendersi nel corso della partita. Alla mezzora va a colpire di testa su corner e spedisce alto sopra la traversa. Nel secondo tempo è praticamente perfetto e compie l’intervento che salva il risultato, una chiusura provvidenziale su Retegui, che si complimenta con lui mostrando grande fair play. Nelle porte girevoli della retroguardia, paradossalmente l’unica certezza – perché l’ultimo rimasto in piedi – è lui, che una settimana fa aveva debuttato in Champions League e tre giorni fa aveva esordito dal 1’ in campionato all’Olimpico. Con gli infortuni di Casale, Romagnoli e l’uscita dal campo di Patric, confidiamo in una sua performance-monstre a Verona.

PELLEGRINI 7 – Inizia alla grande la partita, ritrovando il campo dall’inizio addirittura dopo Lazio-Atletico e fornendo l’assist a Guendouzi dopo un recupero alto: anticipa il diretto avversario, fa un passo in avanti, alza gli occhi e pesca il compagno con il più classico del pallone all’indietro che chiede soltanto di essere spedito in porta. Esulta col pubblico, alzando il braccio verso la tribuna Tevere. Dopo il gol del vantaggio, non è sempre ben posizionato col corpo in fase difensiva. La sua ripresa è comunque convincente, non va mai in sofferenza e resiste fino al fischio finale al netto della disabitudine a giocare con continuità. Al 71′ pesca la testa di Anderson, che da ottima posizione non inquadra la porta. Intelligente nel commettere il fallo tattico che gli costa il giallo nel recupero. Sicuramente il migliore della retroguardia.

GUENDOUZI 8 – Una gran bella serata per l’ex Marsiglia, che sta trovando un’impressionante continuità di impiego e sta salendo in cattedra. Il suo rendimento nello scacchiere tattico disegnato da Sarri sta salendo nettamente. Nella sua anarchia e nel suo disordine, riesce ad essere più pulito ed elegante del solito, e dà energia e vigore al centrocampo della Lazio, andando a mille all’ora e districandosi tra le maglie rivali con naturalezza. Il nostro “cavallo pazzo” dalla capigliatura quantomeno particolare sfonda che è una bellezza, protegge il pallone col fisico, si fa notare per una o due aperture a tutto campo di un certo rilievo e, soprattutto, realizza il primo gol con la maglia della Lazio al primo tiro in porta in Italia. Ci ha messo un po’, ma ha scelto una gara decisiva per il passaggio del turno: accompagna l’azione di Pellegrini e trafigge Leali in avvio di partita. Dinamico, sta migliorando nelle due fasi e questa sera ha fatto un passo in avanti anche in termine di precisione nei passaggi. Il migliore in campo.

ROVELLA 6 – Ancora una volta Sarri gli accorda fiducia e lo preferisce a Cataldi in cabina di regia, una scelta che ad oggi sembrerebbe quasi anti-meritocratica, viste le recenti prestazioni dell’ex di turno del primo ottavo di finale di Coppa Italia. Questa sera va un po’ meglio del solito, pur senza strafare. Continua a non farsi apprezzare in fase di impostazione e a non prendersi alcuna responsabilità nel costruire: anche stasera è autore di un’unica verticalizzazione, per Kamada, che si spegne tra le braccia dell’estremo difensore dei liguri. Per il resto, gioca soltanto palloni a pochi metri o retropassaggi. Meglio in fase di interdizione, nell’incollarsi ai colleghi di reparto del Grifone e a cercare lo smarcamento. Work in progress.

CATALDI NG – Entra per gli ultimi scampoli di gara, e mi sembra che con lui il gioco sia leggermente più fluido e meno spezzettato.

KAMADA 5,5 – Non riesce proprio a sbocciare, questo ragazzo venuto dall’Oriente. Altra chance dal primo minuto per l’infortunio di Luis Alberto, altra occasione persa per dimostrare un valore che i tifosi della Lazio per adesso gli possono riconoscere soltanto in virtù delle gare disputate a Francoforte negli scorsi anni. Si applica nei movimenti, ma riesce soltanto nell’appoggio più semplice e non si ripropone praticamente mai in fase offensiva. Le fotografie della sua partita sono due palloni sanguinosi persi in orizzontale in avvio di ripresa, regalati agli ospiti al limite dell’area. Nel secondo tempo, nell’unica circostanza in cui riesce a farsi spazio tra le linee, serve un pallone rasoterra alla Luis Alberto per Immobile, che trova la risposta di Leali. E’ forse l’unica cosa positiva che riesco a trovare nella sua gara. Qualche secondo dopo viene richiamato in panchina per il debutto stagionale di Basic. Spaesato, terribilmente ordinario, compassato, gli mancano coraggio e personalità. Rischiamo di doverlo perdere per la coppa d’Asia senza aver mai beneficiato di una sua prestazione completa. Sia benedetta quella conclusione di Napoli, unico appiglio nel grigiore più totale. Salvate il soldato Kamada!

BASIC 4 – “Aiutati che Dio ti aiuta!”, diceva un proverbio. Questa sera, dopo aver scelto di rimanere a Roma pur consapevole di essere il settimo (e ultimo) centrocampista della rosa, ha a disposizione i primi 12 minuti più recupero della sua stagione sportiva. Quando Immobile arretra a prendersi il pallone e trova un pertugio nella retroguardia genoana, si inserisce e arriva a tu per tu col portiere rivale, completamente solo, al primo pallone della sua stagione. Scusatemi, non riesco a trovare alcuna scusante a ciò che accade un istante dopo, perché stiamo parlando di un professionista per cui il calcio è un lavoro. Aveva la possibilità di fare mille cose, di spaccare la porta, di cercare l’angolino, di alzare la sfera, di piazzarla, di calciare centralmente a portiere battuto, di entrare in porta con il pallone. Sarebbe stato giustificato persino se avesse calciato un bolide alto sopra la traversa, sfogando tutta la rabbia per il mancato spazio o la frustrazione per essere finito ai margini. Invece, si esibisce in un indecoroso passaggio al portiere, un passaggio anche flemmatico e inadatto a questi livelli. Sarà anche sfortunato, ma credo che sia l’ennesimo segnale di un rapporto finito, di un matrimonio che non s’ha da continuare. Non credo che una sua rete avrebbe potuto cambiare le cose, ma perlomeno avremmo potuto interpretarla come una piccola scintilla, specie con il prossimo “arrivederci” a Kamada e con Vecino attualmente fuori dalle rotazioni. Penso che di lui abbiamo visto poco in termini di minutaggio, ma forse con stasera abbiamo visto tutto.

ISAKSEN 6 – Terza da titolare consecutiva per il ragazzo danese, che non si vede per la prima metà del primo tempo e poi si fa male. Al 25’ si accascia a terra e lascia il campo dolorante. Al suo posto, Felipe Anderson. Un peccato, perché sulle ali non abbiamo cambi e in questo momento neanche i titolari. Avrebbe potuto essere un ulteriore step di rodaggio, speriamo non si debba fermare per un po’ di tempo.

FELIPE ANDERSON 6 – Entra in campo a freddo alla mezz’ora con l’attitudine di chi avrebbe preferito rimanere col giaccone in panchina assieme ai compagni. Palesa un atteggiamento indolente e a tratti svogliato, che forse avrà anche a che vedere con la situazione contrattuale, ma certamente non è cosa nuova. Parlo di mimica facciale, di occhi bassi, di fasi in cui si estranea completamente dal match. Sbaglia qualche movimento, non si propone con costanza in avanti, non prova neanche ad accennare un dribbling. Quello che non gli manca è il sacrificio in fase di ripiegamento, sempre costante. Al 42′ prova il diagonale col destro, largo. Nel secondo tempo gestisce la sfera in una o due ripartenze e fa urlare al gol la Curva Nord con un colpo di testa che termina a fil di palo. Prendere o lasciare, sappiamo che quando entra in questo letargo bisogna solo aspettarlo. In questo momento, sulle ali, sono rimasti lui e Pedro, sperando che Zaccagni possa tornare per uno spezzone di gara sabato pomeriggio.

TATY CASTELLANOS 5 – Ha un’altra occasione da titolare, ma disputa un primo tempo assolutamente sottotono, mostrandosi quasi un corpo estraneo al gioco e riuscendo ad intercettare pochissimi palloni. Per qualcuno farebbe anche la guerra, ma i centimetri e la fisicità di Dragusin gli rendono difficile svettare e legare il gioco. Ripresa ancor peggiore, con stop sbagliati e palloni buttati via. Anche oggi esce dal campo (a metà ripresa) con il numero “0” alla voce “tiri totali”, che comprende sia quelli nello specchio che quelli fuori dallo stadio. Pur avendo avuto più di una chance dallo staff tecnico, in questa fase fa fatica a incidere e sembra soffrire il mancato feeling con la porta. Che non la senta particolarmente appare abbastanza evidente.

IMMOBILE 6 – Fa il suo ingresso in campo per l’ultimo quarto di gara, che vive con buona determinazione. Ha un ottimo impatto sul match in termini di generosità e ricerca della profondità. Ispirato da Kamada, conclude su Leali da posizione impossibile dopo una sterzata delle sue. Svaria molto sul fronte offensivo, liberando spazi ai compagni. Come la prateria in cui fa involare Basic: assist al bacio reso vano dal clamoroso errore sotto-porta del centrocampista. Se l’è cavata bene, sabato tornerà dal primo minuto al Bentegodi.

PEDRO 6 – Una tipica partita infrasettimanale in cui mettersi a disposizione dei compagni, aiutare a consolidare il possesso palla e congelarla per condurre la sfida in porto. Non riesce ad avere occasioni e in otto casi su dieci si limita a passare il pallone all’indietro, ma è comunque sempre nel vivo della manovra e si sacrifica per la causa. Qualche veniale errore di misura e qualche buon fraseggio con Immobile. Ha solo una chance da rete, alla mezz’ora di gioco: riceve un cross di Guendouzi e incrocia, blocca Leali.

SARRI 7 – In piena emergenza (ci mancano Casale, Romagnoli, Luis Alberto, Zaccagni), perde anche Isaksen e poi Patric. Schiera il miglior 11 possibile dimostrando di tenere alla competizione. La sua Lazio parte come sempre in quarta e mette la gara in discesa, per poi diminuire l’aggressività e calare alla distanza, riuscendo comunque a difendere il vantaggio. Conquista la terza vittoria consecutiva tra le mura amiche nel giro di una settimana, senza prendere gol: continuiamo a vedere una squadra parzialmente spenta e svuotata, ma che in un periodo di magra in fase realizzativa sta costruendo le sue fortune sulla ritrovata compattezza difensiva: tre reti nelle ultime otto partite rappresentano un bottino che può essere soltanto da sprone. Serviva passare il turno, ci siamo riusciti.