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Le pagelle di Guido De Angelis – Pedro e Provedel evitano una crisi profondissima. Male il centrocampo, attacco sterile e una Lazio impaurita

Al termine di Lazio-Cagliari, gara valevole per la quattordicesima giornata della Serie A Tim 2023/2024, il nostro direttore Guido De Angelis ha dato come di consueto voti e giudizi ai calciatori della prima squadra della Capitale. Eccoli di seguito, nel dettaglio.

PROVEDEL 8 – Quando il portiere deve fare una sola parata, al minuto 92, è molto difficile farla alla grande, non essendosi mai sporcato i guanti per l’intero arco del match. Ivan doveva farsi perdonare la gara di Salerno, ma stasera confeziona un prodigio su Pavoletti a pochi istanti dal fischio finale. Quel tuffo alla sua destra vale certamente due punti, e gli vale senza dubbio il premio del migliore in campo di una serata molto complessa. I suoi guantoni hanno evitato la crisi di risultati più grossa degli ultimi anni di storia. Avevamo sfiorato lo psicodramma.

LAZZARI 6,5 – Al minuto 94 commette una sciocchezza dettata dalla grande paura: invece di spazzare il pallone il più lontano possibile, tenta uno sciagurato retropassaggio di testa a Provedel che ci fa vedere i fantasmi, per un attimo ho rivisto il pallonetto di Saponara con la Sampdoria di qualche anno fa. Viene salvato dalla buona sorte, e forse se l’era meritato con una partita fatta di tante discese sulla fascia. I cross non sono sempre indovinati, ma lui è un turbo e alterna lo scarico su Isaksen all’appoggio su Immobile. Alla fine, la giocata che decide la partita è la sua: accelerazione su Hatzidiakos, pallone strappato al centrale greco e assist preciso – una rarità in fase di realizzazione – per il vantaggio di Pedro, che è anche il gol che decide la partita. Sempre pulito in uscita, dal minuto 80 in poi commette due brutte sbavature in uscita, ma si va a riprendere la sfera aggirando Luvumbo. Scivola sul cross di Luvumbo, che trova la testa di Pavoletti. Il suo secondo assist stagionale, però, vale i tre punti.

PATRIC 6,5 – Fa centocinquanta in Serie A con la Lazio, da leader della retroguardia. Quando indossò per la prima volta la nostra casacca era un signor nessuno, negli anni era stato spesso confinato al dimenticatoio o fatto giocare in ruoli non suoi. Poi, Sarri gli ha disegnato addosso il ruolo di centrale difensivo di manovra, e questo ragazzo spagnolo lo sta indossando in maniera egregia, fino ad essere diventato ormai un riferimento per compagni e tifoseria. Per la terza volta consecutiva non incassiamo gol all’Olimpico, la sua performance è serena e senza gravi sbavature, ricordo un unico piccolo errore in uscita, nella prima frazione. Sempre nel primo tempo, spazza in fallo laterale un pallone vagante, e sta sempre molto vicino a Gila, dimostrando nella prima mezzora un ottimo senso della posizione. Troppo schiacciato sulla porta sul colpo di testa di Lapadula. Dal 28’ in poi il suo compito, con la superiorità numerica, è facilitato nel suo compito. Nel finale di gara salva di testa – mandando in corner – su una punizione pericolosissima degli ospiti, anticipando di un soffio il centrale del Cagliari che avrebbe colpito a rete. 

GILA 6 – Terza da titolare consecutiva per questo ragazzo spagnolo classe 2000, che era stato messo in cantina per un anno esatto per poi esordire in trasferta da titolare in Serie A e poi in Champions League. Quest’oggi fa il debutto assoluto da titolare allo stadio Olimpico in campionato. L’espulsione del Cagliari lo avvantaggia, ma gioca con grande serenità e non va mai in difficoltà. E’ palese che abbia dei limiti, sia strutturali che di natura tecnica: non usa mai il mancino, così quando deve tornare indietro dal portiere deve fare una sorta di piroetta per sistemarsi la sfera sul piede forte, e nella ripresa per due volte il suo appoggio col destro a Marusic  in uscita viene intercettato dalla mezzala del Cagliari proprio per questo motivo. Questa coppia di centrali andrebbe valutata contro centravanti di stazza, con cui andrebbe probabilmente in grande difficoltà, ma ciò non toglie che anche questa sera il feeling è sembrato buono. L’agente del ragazzo ha dichiarato in settimana che allenarsi nella linea difensiva di Sarri rappresenta una vera svolta, credo che la meticolosità con cui il tecnico olia i meccanismi difensivi lo abbia aiutato molto. 

MARUSIC 5,5 – Ogni volta in cui viene schierato da terzino sinistro è un po’ una piccola sconfitta prima di scendere in campo: sappiamo in anticipo che non scenderemo mai su quella corsia, che su quella fascia l’avversario non soffrirà mai. Disputa comunque una partita senza infamia e senza lode, senza svarioni clamorosi, salvo il solito pallone respinto verso il centro del campo nel corso della ripresa, che mette in potenziale difficoltà la retroguardia. Le poche volte in cui supera la metà campo (per inerzia e in virtù della superiorità numerica, non certo per sua iniziativa) si limita a scaricare all’indietro sulla mezzala. Compie un grande recupero con un’ottima diagonale, fermando Lapadula lanciato a rete al quarto di gara, ma la chance di Pavoletti al 92’ nasce da una sua sciocchezza clamorosa in uscita. Gravissima. 

GUENDOUZI 5,5 – Parto col dire che quest’oggi il francese è entrato nell’occasione del gol e ha “procurato” il cartellino rosso di Makoumbou, subendo fallo dal centrocampista congolese e inducendo il VAR a richiamare il direttore di gara al monitor. Al di là dei due episodi, però, continua a non convincermi del tutto. Sfrutta poco il fisico, dovrebbe vincere quasi tutti i duelli aerei, invece è confusionario in più frangenti di gioco. Corre tanto, ma è tecnicamente rivedibile e fa girare molto lentamente il pallone, facendoci spesso perdere dei tempi di gioco. In questa partita ha gestito due ripartenze in modo inqualificabile: in entrambi i casi, sei fosse posizionato bene col corpo e avesse toccato il pallone una sola volta, avrebbe mandato un compagno in porta, invece fa due tocchi in più e torna indietro. Ce la sta mettendo tutta, ma spero questa non sia la sua versione migliore.

ROVELLA 5 – Nonostante le prestazioni altamente deludenti delle ultime uscite, Sarri gli dà ancora una volta fiducia schierandolo dall’inizio nonostante avesse giocato con le infiltrazioni in Champions League contro il Celtic, preferendolo a Cataldi e a Vecino. La mossa si rivela tutt’altro che indovinata. Nei primi dieci minuti viene saltato con irrisoria facilità e subisce un tunnel, senza neppure riuscire a rincorrere il rivale. Nullo in fase di filtro, arriva sempre in ritardo ed è costretto a commettere fallo anche perché è spesso mal posizionato con il corpo. Tra ventesimo e break perde tre palloni consecutivi in avvio di manovra, su uno di questi Prati prova a sorprendere Provedel col tiro della domenica quasi da centrocampo. In assoluto, ha giocato in verticale un solo pallone, uno “scavetto” dalla trequarti a cercare Pedro, per il resto non si prende mai la responsabilità di giocare un pallone che sia diverso dal passaggio ad un metro. Al 35′ Immobile se lo mangia, rimproverandolo platealmente con braccia larghe e cercando di scuoterlo. Con la superiorità numerica ha un quarto di gara per dimostrare un briciolo di personalità in più, invece si limita a tornare indietro da Patric e a fare impostare lo spagnolo. La panchina si rende conto del primo tempo di pessima fattura e lo lascia negli spogliatoi all’intervallo, inserendo Cataldi.

CATALDI 6 – Sbaglia pochissimo, verticalizza più del calciatore che sostituisce (ci voleva poco), si prende qualche responsabilità in più e rende la manovra leggermente più fluida, poi però in due o tre circostanze è costretto a rincorrere in fase di ripiegamento. Avrebbe potuto calciare meglio il calcio d’angolo, il secondo della ripresa lo lascia a Isaksen. Cerca Immobile in profondità con il suo classico arcobaleno soltanto una volta, nel tentativo di prediligere il gioco per vie esterne. Che purtroppo, però, non dà i frutti sperati.

LUIS ALBERTO 6 – Non mi è piaciuto neanche stasera. Si incaponisce in qualche azione di sfondamento al limite dell’area di rigore invece di servire i compagni meglio piazzati. Anche questa sera, invece di velocizzare l’azione, in più di un frangente cerca la finezza, il tocco d’esterno, la finta di corpo, che in questo momento sono futili e poco funzionali. Quest’anno gli mettono quasi tutti un uomo in pressing, e lui fa più fatica. L’unico tiro in porta della sua serata è un calcio di punizione che fa il solletico a Scuffet (perchè non cambiare tiratore, se si batte senza voglia?). Qualche verticalizzazione immediata poco lucida per Immobile e poco più. A inizio ripresa si accascia a terra e chiede il cambio, speriamo si sia fermato in tempo. Al suo posto, Kamada.

KAMADA 5 – Prosegue nel suo torpore infinito, giocando quasi un tempo in modo piatto e sterile, senza sussulti. Da mezzala non riesce a dare alcun contributo, nell’ultimo spezzone di partita viene schierato addirittura – per la seconda volta – da esterno d’attacco, come a volergli impedire di fare danni in mezzo al campo. Compassato, impacciato, non si capisce quale sia la sua posizione in campo, ma si capisce chiaramente che stia giocando in modo sufficiente e malinconico. Non so se già si consideri lontano dal progetto tecnico della nostra squadra o se abbia la testa alla coppa d’Asia o al futuro, ma se il giapponese era il grande giocatore che nelle intenzioni del club avrebbe dovuto prendere il posto da titolare di Milinkovic, che cominci a dare qualche segnale! Ad oggi, non ha dato assolutamente nulla alla nostra causa.

ISAKSEN 6,5 – Terza da titolare in stagione, Sarri dà seguito alla buona gara col Celtic e lo premia con la titolarità. Parte bene, con qualche sgasata che avvisa la difesa del Cagliari. Soffia la sfera ad Hatzidiakos causandone l’ammonizione, calcia alta una punizione dalla destra. Serve a Guendouzi la palla in profondità da cui scaturisce il rosso a Makoumbou, e a Castellanos la sfera del possibile raddoppio. Dalla mezz’ora al sessantesimo si astrae dal match, calando tanto. Ma l’allenatore non lo toglie dal campo, per stimolarlo e fargli prendere confidenza con il nostro campionato. Come detto da Sarri prima della partita, non è ancora un calciatore in grado di fare la differenza in Italia, ma speriamo che possa sbloccarsi presto e carburare velocemente.

VECINO 6 – Entra al posto di Isaksen per gli ultimi sette minuti più recupero, con Anderson che si sposta sulla fascia destra e Kamada che va alto a sinistra. In base al minutaggio che ha a disposizione non dovrebbe essere giudicabile, eppure mi sento di dire che è stato tra i pochissimi a giocare con ferocia e mettersi in proprio, una rarità in questo pomeriggio.

IMMOBILE 5,5 – Viene premiato prima del fischio iniziale per i 200 gol con la Lazio. Ha a disposizione pochissimi palloni e finisce per essere irretito tra le maglie dei tre centrali del Cagliari. Dossena e Goldaniga lo controllano bene, così Ciro si allontana dall’area piccola e si abbassa ad aiutare i compagni, fraseggiando meglio del solito con i centrocampisti. Al 22’ invece di calciare serve Pedro, che si fa ipnotizzare dal portiere sardo. Nella ripresa tenta il sinistro da posizione molto defilata sfiorando il legno, ma avrebbe dovuto servire Isaksen al centro dell’area. Serata non eccezionale, esce a 20’ dal termine per Castellanos.

CASTELLANOS 5 – Entra in campo e conferma le impressioni di cui stiamo parlando da settimane. Fa tanto movimento, è un generoso, ha anche una discreta tecnica, ma non vede la porta. Felipe Anderson rimette al centro un pallone, poi deviato, che gli arriva sul piede destro a un metro dalla porta: Taty colpisce male e permette a Scuffet addirittura di bloccare la sfera. Si divora anche un altro gol, facendosi murare da Sulemana. Nel finale di gara ha forse la colpa più grave: quando la Lazio libera l’area dopo un corner rossoblu, l’argentino dovrebbe solo spazzare via la sfera, invece tenta uno stop complicato e la riperde, non capendo la delicatezza del momento. Rimandato.

PEDRO 6,5 – Avvio timido, qualche finta di corpo pregevole delle sue ma nessun dribbling. Ha l’astuzia e l’esperienza per sapere prima dove finirà il pallone di Lazzari e scaraventare il pallone in rete. Ritrova un gol da tre punti, poi si divora il raddoppio su assist di Immobile (bravo Scuffet), si spegne un po’ e cala vistosamente alla distanza. Nella ripresa, dopo una serpentina all’altezza della bandierina sinistra, finisce la birra e viene richiamato in panchina, entra Anderson. 

FELIPE ANDERSON 5,5 – 117esima presenza in 117 gare della gestione Sarri, non male. Sta attraversando un momento-no che non termina neppure stasera, non a caso per una volta l’allenatore lo ha fatto partire dalla panchina. Come con il Celtic, il suo movimento a smarcarsi sul secondo palo intercetta l’intuizione del mancino di Isaksen, che lo pesca col contagiri: pallone rimesso in mezzo, ma Castellanos cestina goffamente l’opportunità calciando in bocca a Scuffet. A sinistra non si accende quasi mai, ma anche quando si sposta a destra con l’uscita di Isaksen la musica non cambia. Si abbassa sempre per venire a prendersi il pallone, ma non pensa mai neppure lontanamente a cercare di creare la superiorità numerica. Come ha detto Martusciello nel dopo-gara, ultimamente si è incupito. Spero non c’entrino le questioni contrattuali. Ad ogni modo, abbiamo tremendamente bisogno della sua versione migliore.

SARRI 6,5 – I fischi dell’Olimpico nel finale di Lazio-Cagliari sono la conseguenza dello spavento nel recupero di Pavoletti. Una gara stappata in avvio e facilitata dal vantaggio di un uomo da prima della mezz’ora avrebbe dovuto essere gestita meglio, e possibilmente chiusa prima, ma la Lazio fa fatica a creare e nel finale si condanna a vedere i fantasmi, assecondando il piano partita di Ranieri. Ci prendiamo i tre punti e la porta inviolata, che fanno sempre comodo, ma senza un cambio di marcia sotto il profilo mentale, motivazionale, tecnico e tattico, sarà difficile andare lontano. Ora la testa va al Genoa, che sfideremo martedì sera in Coppa Italia.

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