Le pagelle di Guido De Angelis – Sarri, Isaksen, Immobile e siamo agli ottavi! Ottimi Patric-Gila, Lazzari cresce. Male Felipe, Rovella un disastro

Al termine di Lazio-Celtic arrivano come di consueto le pagelle del nostro direttore, Guido De Angelis. Ecco voti e giudizi ai calciatori biancocelesti.

PROVEDEL 6 – Scende in campo stringendo i denti nonostante la febbre, desideroso di riscattare gli errori di Salerno. Nonostante i 39.5 di ieri sera, mi è sembrato abbastanza tranquillo, in una gara di normale amministrazione. Si tuffa alla sua destra sul primo tiro della partita di Furuhashi, poi blocca in presa uno o due palloni. Non riesce a stoppare una retropassaggio suicida di Rovella, che di fatto regala un corner agli scozzesi. Soffia e spera sul destro a incrociare di Furuhashi in avvio di ripresa. Mai realmente impegnato, in questa Champions League ha preso gol in casa soltanto con una deviazione beffarda di Kamada con l’Atletico Madrid. Quella partita la sistemò personalmente, con la testa, e oggi quel punto vale la qualificazione.

LAZZARI 6,5 – Confermato padrone della fascia destra, è bello vederlo concentrato, applicato, in netta crescita. Galoppa per tutta la partita ad alta velocità ed è sempre ben azionato negli uno-due con Guendouzi e Isaksen. Con il danese comincia a vedersi un’intesa che potrebbe diventare un fattore. Quando siamo bravi a uscire con velocità, riusciamo finalmente a tornare ad attivarlo e permettergli quelle falcate a mille all’ora in cui Manuel fa poi fatica a trovare i compagni in area di rigore, essendo arrivato lui al limite dell’area prima di tutti gli altri. Mi è piaciuto vederlo sempre in trance agonistica, protestare con l’arbitro, e vederlo tosto, al netto del fisico asciutto. Viene dalla convocazione in nazionale ed è in un buon momento di forma, in 90’ gli riescono almeno quattro anticipi su Forrest, da uno di questi nasce all’80’ la grande occasione sprecata da Luis Alberto. Si fa saltare in due circostanze con eccessiva facilità soltanto in avvio di ripresa, ma si riprende alla grande. Prestazione positiva, ha spinto tanto.

GILA 6,5 – Dopo l’esordio in Serie A, è la volta di quello in Champions, dettato dalla contemporanea assenza di Romagnoli e Casale. L’ultima in Europa l’aveva giocata (male) in Conference League con l’AZ, in campionato sedeva in panchina addirittura da novembre 2022. E’ logico che gli possano tremare le gambe, in avvio commette due errori banali in uscita, poi manda in porta Furuhashi con un intervento goffo, ma per fortuna Patric è vicino e chiude. Compie una buona chiusura in scivolata alla mezz’ora. Da lì in poi non soffre mai e dimostra una buona personalità e una discreta propensione all’anticipo. Si fa sentire sui duelli aerei, dimostrando di poter stare in un simile contesto. Certamente servirebbe già a gennaio un altro centrale importante, ma lui che era stato messo in cantina per tanto tempo ha comunque convinto e ha dato il suo onesto contributo in una notte fondamentale.

PATRIC 6,5 – Diventa leader della retroguardia in una gara in cui deve aiutare a impostare ed avviare la manovra in maniera pulita. Nel primo tempo fa bene in anticipo e copre una o due sviste del compagno di reparto che potevano costare carissime: sul lancio di Carter Vickers per Furuhashi, Gila tocca la sfera e manda fuori giri Provedel, ma Patric conosce il compagno e gli sta incollato, impedendo al giapponese di battere a rete a porta sguarnita. Bada al sodo nei duelli, sopperendo all’altezza non eccelsa con astuzia e sacrificio. Quando c’è da mettere in fallo laterale non ha problemi, quando c’è da verticalizzare si prende le sue responsabilità. Sbaglia qualche lancio di troppo e nel finale ci fa correre un piccolo brivido sul rigore (inesistente) prima assegnato e poi fortunatamente revocato dal direttore di gara. Peccato per uno o due errori in appoggio che solitamente non fa, ma la sua è l’ennesima prestazione sufficiente e convincente.

MARUSIC 6 – Tristemente è ancora schierato sulla corsia sinistra, dove deve limitarsi al compitino e a non fare danni, pur rallentando sistematicamente la nostra costruzione. Disabituato a proporsi in avanti, lo fa in modo sempre impacciato. Nei primi 30’ lascia in mezzo al campo due palloni sanguinosi, e in avvio di ripresa va con superficialità a saltare e lascia completamente solo Furuhashi, che ci grazia spedendo un filo a lato col destro. La sufficienza stiracchiata se la guadagna con l’ultima mezzora di partita, in cui si propone con più costanza e lo vedo per due volte crossare addirittura col sinistro. Bene nel finale, quando vince due duelli sulla corsia mancina e ci fa ripartire. 

GUENDOUZI 6 – Altra sufficienza striminzita. Non è un buon palleggiatore, e si capisce. Non ha grande tecnica, e si capisce. Però ha corso tanto, si è proposto con buona continuità e ci ha aiutato tra le linee. E’ sempre il primo ad andare in pressing iper-offensivo, è bravo a dare sempre un’opzione ai compagni e a farsi pescare tra difesa e centrocampo rivali, come quando serve a Isaksen il pallone che poi Ciro scaraventa in porta per il vantaggio. Confusionario, deve crescere tanto in fase di fraseggio e a livello tecnico. La cosa più bella della sua partita è il cross al bacio che mette sulla testa di Anderson al decimo minuto. Me lo aspetto anche più scaltro.

ROVELLA 5 – Si riprende la regia della Lazio dopo un piccolo infortunio, col preciso compito di riscattare il debutto europeo estremamente negativo di Rotterdam. Non ci riesce minimamente. Sovrastato per tutta la partita dal centrocampo del Celtic, tra le linee non ne prende una e ci manda in difficoltà. Non prende mai un’iniziativa: quando può scegliere tra osare il passaggio più difficile e tornare indietro, opta sempre per la seconda. Non verticalizza mai, è leggero nei contrasti, difende male la sfera col corpo e spesso è anche mal posizionato. La fotografia della sua partita è il frangente del minuto 70’, quando scarica all’indietro su Gila che gliela ridà in avanti, ma lui non si ripropone e lascia lì la sfera, regalando al Celtic una chance. Da ammonito, rischia per due volte l’intervento che avrebbe potuto lasciarci in dieci uomini. Nel primo tempo, invece di smistare la sfera ai compagni, opta per due conclusioni velleitarie dalla distanza più per liberarsi della sfera che per far male all’avversario. A metà ripresa c’è tempo per un suo siluro all’indietro a Provedel. Partita brutta, di scarsa personalità. Mi è sembrato in vistosa difficoltà: dal Monza alla Champions League c’è un abisso. Diffidato, salterà Atletico-Lazio. Per come ha giocato, verrebbe da dire: “Meno male”.

CATALDI 6 – Entra in campo col giusto piglio, gettandosi con carattere su due o tre palloni scottanti. In questa stagione Sarri ha optato per Vecino vertice basso per provare a far coesistere Luis Alberto e Kamada, e questo l’ha penalizzato. Ad oggi, la fiducia concessa a Rovella non sta pagando: Danilo, salva qualche eccezione (come Salerno, quando però tutta la squadra ha fallito ed è difficilmente giudicabile nei singoli interpreti), ha sempre dimostrato maggiore affidabilità. Che sia stato controproducente concedergli un minutaggio nettamente inferiore a quello dello scorso anno?

LUIS ALBERTO 6 – Costretto a guardare dal televisore i compagni naufragare a Salerno, si riprende la titolarità dopo la squalifica per la partita potenzialmente decisiva del Gruppo E. Alterna giocate importanti (come il tunnel in mezzo al campo che avvia l’azione del tuffo di testa di Anderson) a brutti errori in uscita. Irritante la gestione dei piazzati, è ben marcato dagli uomini di Brendan Rodgers e viene ingabbiato, non riuscendo ad incidere in zona-gol, se non con uno straccio centrale tra le braccia di Hart alla mezzora e un’occasione divorata a metà ripresa su velo di Immobile: come nel derby, quando ha in area di rigore un pallone solo da spingere in porta, cerca la potenza e spedisce alto. Dal 60’ in poi finisce la birra e forse sarebbe dovuto uscire dal campo anche prima. Nel complesso, però, quando ha il pallone tra i piedi dà sempre l’impressione di pericolosità, e comunque sta dando tutto quello che ha, fungendo da allenatore in campo e venendo spesso pilotato da Sarri nel corso del match. Sbaglia la misura di alcune imbeccate in profondità che solitamente sono il suo pane quotidiano: per due volte lancia Immobile in profondità con palloni troppo lenti. Mezzo punto in meno per la giocata che gli costa una bella tirata di orecchie: a metà della prima frazione ha sul piede destro la palla per mandare Anderson, Guendouzi e Isaksen tre contro uno in campo aperto, col Celtic completamente sbilanciato, e per fare la giocata di fino la colpisce d’esterno senza riuscire ad alzarla, e vanifica tutto. Esce a pochi minuti dal fischio finale, quando non ne ha più da parecchio.

KAMADA NG – Fa il suo ingresso in campo per gli ultimi dieci minuti al posto di uno sfinito Luis Alberto e perlomeno entra nel vivo del gioco e si viene a prendere il pallone in difesa, aiutando i compagni ad uscire. Sarà che le proviamo tutte per vedere in questo ragazzo qualcosa a cui appigliarci. Fino adesso è stato come un brutto anatroccolo, ma non perdiamo la speranza. Oggi, chiaramente, non è giudicabile.

ISAKSEN 7 – Seconda assoluta da titolare con la maglia della Lazio, aveva già giocato dal 1’ col Monza. E’ il migliore in campo dopo chi ha risolto la partita. Parte contratto, con due errori di posizionamento, un appoggio sbagliato e un mancato stop sulla linea del fallo laterale. Ma alla lunga esce dal guscio, accentrandosi e scagliando il primo sinistro del match tra i guantoni di Hart. Duetta bene con Lazzari, come se lo conoscesse bene. Cambio di marcia, sprint, ha spostato il centro del gioco sulla corsia destra. Nella ripresa si concede i primi 15’ da fantasma per poi rientrare in partita e deciderla. Si abbassa con continuità per velocizzare la manovra, da un suo sinistro deviato nasce l’assist per il primo gol di Immobile. Scrollatosi di dosso la paura, scodella per il capitano un pallone che la sterzata del numero 17 trasforma nella rete del raddoppio. Una bella iniezione di fiducia per un ragazzo ancora acerbo, ma che ci darà delle soddisfazioni sotto la sapiente guida del nostro tecnico. Sarri è stato bravo a non cedere alla (legittima) tentazione di toglierlo dopo una prima metà di ripresa così così.

TATY CASTELLANOS 5,5 – Vince a sorpresa un ballottaggio che neppure ci aspettavamo con Ciro Immobile. La mossa indovinata della panchina è di fargli sfiancare la retroguardia del Celtic per poi scatenare l’ira di Immobile a partita in corso. In realtà l’ex Girona ci riesce solo in parte, pressando in modo asfissiante i difendenti scozzesi e aprendo gli spazi ai compagni con i suoi movimenti intelligenti. Si è sbattuto tanto, con grande generosità, ma anche stavolta in un’ora abbondante di gioco non si ricorda nemmeno una mezza occasione creata. Chiude la partita senza mezzo tiro, neppure in Curva, e per un attaccante non è un dettaglio. Speriamo si sblocchi al più presto. 

IMMOBILE 8 – Entra per l’ultima mezz’ora al posto di Castellanos e fa vincere la Lazio. C’è poco da fare, nelle serata decisive c’è sempre lo zampino del nostro bomber, che con questa notte ci ha fatti alzare ben 203 volte in piedi ad urlare il suo nome. Segna due gol di sinistro, il primo di rapina e il secondo con una super-giocata: due gol da attaccante vero, con le sue caratteristiche, perché come sa galleggiare Ciro sul filo del fuorigioco sanno fare in pochi in Europa. Prima va ad esultare sotto la curva, poi si inventa il raddoppio e va ad abbracciare i compagni in panchina. La sensazione è che con il miglioramento di condizione potrà tornare a zittire i critici, ma penso che la sfida di questa sera testimoni che questo Immobile possa essere importante, in qualche partita, anche da subentrante. 

FELIPE ANDERSON 5,5 – Dopo aver fatto il centravanti nella Lazio targata 2022/2023 ed essere tornato ala destra nella stagione in corso, questa sera viene schierato a sinistra per dare spazio a Isaksen e sostituire l’infortunato Zaccagni. In quel ruolo fa più fatica al dribbling: punta tre volte il diretto avversario e tre volte viene respinto. Perde ogni volta un tempo di gioco in fase realizzativa, palesando una chiara indecisione nell’ultima giocata: non sa se calciare o andare al cross, si intristisce e fa troppe volte la cosa sbagliata. Bella la giocata in tuffo di testa su assistenza di Guendouzi, ma l’atteggiamento è sempre molto umorale. Da ala sinistra mi sembra che abbia anche aiutato meno del solito in fase difensiva. Viene richiamato in panchina all’ora di gioco per Pedro.

PEDRO 6 – Un ingresso in campo senza infamia e senza lode, che come al solito rende le azioni offensive più frizzanti ed avvolgenti, ma senza grossi squilli. Qualche buona apertura, premia una o due sovrapposizioni di Marusic e fraseggia bene con i centrocampisti, per poi prendersi un giallo sciocco. Nulla di particolare, mi auguro che abbia ancora la testa sul progetto Lazio e non pensi alla distanza con la famiglia. Altrimenti, a gennaio si cambierà e arriverà un’altra ala. Nel frattempo lo teniamo non volentieri, di più, e lo ringraziamo per quella testata di Glasgow, che ha spianato il girone. 

SARRI 8 – E’ la sua partita, nel momento più difficile ha avuto un grande coraggio. Schiera sei debuttanti assoluti nella manifestazione, tenendo fuori alcuni dei senatori, compresi Cataldi, Pedro e Immobile, per avere dei cambi importanti nella ripresa. Giochiamo un primo tempo arrembante senza concedere nulla, e nella ripresa troviamo la seconda vittoria consecutiva in Champions, tra l’altro senza incassare gol, due cosette non proprio da poco che non ci accadevano da oltre 20 anni. La sua Lazio è imbattuta in casa in Europa e conquista la qualificazione agli ottavi con un turno di anticipo, guadagnandosi la possibilità di fare un miracolo a Madrid per il primo posto. La ciliegina sulla torta è l’ennesima conferenza stampa in cui esalta i tifosi della Lazio e manda un messaggio chiaro: vuole chiudere la carriera a Roma. Questa sera, intanto, ha dato continuità al prodigioso secondo posto dello scorso anno, che si concretizza nella partecipazione alla fase a eliminazione diretta della manifestazione calcistica più importante del continente.