Lazio, Martini: “Sarri non c’entra nulla, i calciatori dimostrino di essere uomini!”

Momento difficile per la Lazio. I biancocelesti sono usciti sconfitti all’Arechi contro la Salernitana nel match valido per la tredicesima giornata di Serie A. A commentare il momento in casa Lazio ci ha pensato Gigi Martini, ex calciatore dei biancocelesti dal 1971 al 1979 e campione d’Italia nel ’74 con l’aquila sul petto, con un post sul suo profilo Facebook. Di seguito le sue parole.

“Non capisco cosa c’entra Sarri con le brutte partite che ogni tanto la squadra ci regala. È invece da ammirare sia come uomo che come professionista chi come lui si prende la responsabilità che non ha.
Non dimentichiamo che in campo ci vanno i calciatori, sono loro che devono giocare come se ogni partita fosse quella della vita, é quando affronti l’ultima in classifica che la devi sbranare perché è così che dimostri e alimenti la tua rabbia, é così che fai la differenza. Ma cosa può fare Sarri oltre a dare l’esempio di uomo di valore . Quando un allenatore lascia ed è un uomo giusto non è un suo fallimento ma un fallimento di chi scende in campo. Se sei un uomo non permetti che paghi per te ma in campo dai tutto per lui fino allo stremo delle forze. Vedremo presto di che pasta sono fatti questi uomini
Come é Sarri lo sappiamo già!!!
Il Mister non è un giocatore di scacchi e i calciatori non sono pedine da muovere con capacità analitica. L’allenatore di una squadra di calcio è fondamentale per essere vincenti. Deve tenere insieme un gruppo di ragazzi che sono immaturi, io sicuramente lo ero, e che hanno una grande importanza per tanta gente che crede in loro. Il Mister deve sapere tutto di ogni calciatore della rosa , deve sapere se è disposto a combattere fino allo sfinimento per la vittoria, per i tifosi, non ultimo per lui. Sì perché è lui che ti dà la maglia da titolare, ti dà la sua fiducia. Se lo ritieni un uomo vero, un uomo da rispettare non puoi non vincere costi quello che costi. Io se avessi seguito il mio istinto a Giogio Chinaglia avrei rotto le gambe durante le partite di allenamento e lui peggio a me. Ma questi eccessi di prepotenza agonistica era una dimostrazione per l’uomo che era Il Mister una dimostrazione di affetto incondizionato e infinito. Questo mio sfogo spero possa essere di aiuto a chi ama il calcio e cerca di trovare colpevoli circa una crisi di rendimento della squadra. Non cercate la soluzione in schemi sbagliati o altri ininfluenti tecnicismi. Sono gli uomini che vincono e si vince nello spogliatoio quando il mister ti da personalmente la maglia da titolare. Appena indossata Chinaglia si avvicinava e mi diceva: ”Vai Marti“. Era il segnale, si vince o si muore, per lui , per il Mister che ci diceva: ”Fatelo per loro, sono impagabili, fatelo per i vostri tifosi!! Spero di aver aiutato chi cerca le colpe di una sconfitta!!!!”.