Bologna-Lazio, Patric in conferenza: “Mi sento laziale, vi spiego il rigore di Ciro. Ho vissuto un periodo difficile, Bologna squadra organizzata”

 

Alla vigilia della delicatissima sfida tra Bologna e Lazio, che andrà in scena venerdì 3 novembre alle 20:45 al Renato Dall’Ara di Bologna, Gabarron Patric ha presentato la sfida in conferenza stampa. Il difensore biancoceleste è intervenuto direttamente dalla pancia del Lazio Training Center di Formello. Il centrale iberico ha già collezionato 6 presenze in questa stagione, quattro in campionato e due in Champions League.

Di seguito le sue dichiarazioni.

Contro il Bologna inizia un mese cruciale in tutte le competizioni. Come vanno affrontati momenti così decisivi?

Il calcio di oggi è così, dobbiamo pensare partita dopo partita. Sono incontri fondamentali e dobbiamo cercare sempre di fare i tre punti.

È il miglior Patric da quando sei arrivato alla Lazio?

Sono migliorato in tanti aspetti, a livello mentale ho fatto in buon lavoro. Essere giovani ti fa fare degli errori, poi sta alla persona migliorare sui tanti aspetti. Ad oggi mi sento molto più maturo e sono felice del percorso.

Quali sono le insidie del Bologna? Che ne pensi di Zirkzee, li avete studiati?

Sono una squadra solida e organizzata, davanti hanno giocatori forti come Orsolini e Zirkzee. Con Thiago Motta hanno acquistato identità, prendono pochi gol e stanno facendo grandissime cose.
Cosa è cambiato da inizio stagione?

Abbiamo iniziato un po’ sottotono, il risultato non sempre è fortunato ma ci deve essere la prestazione. Mano mano ci siamo ripresi, dobbiamo imparare dalle partite come quella di Feyenoord, siamo in un buon momento ma non ci possiamo rilassare. Non dobbiamo sottovalutare nessun momento.

Quanto è stato importante iniziare con Il Barcellona per apprendere Sarri?

La mia crescita deriva anche da Mister Sarri, ho lavorato 8 anni con un calcio costruito dal basso. Trovare Sarri è stata una delle ragioni della mia permanenza. Mi trovo bene, spero di fare sempre meglio.

Che ne pensi dell’ottavo pallone d’oro vinto da Messi?

Ho avuto la fortuna di allenarmi con lui, non ci sono parole per descriverlo, nessuno si avvicina a lui. Non ci sono parole, in questa decade è stato il più grande (ride, ndr).

Quando è scattato qualcosa dentro di te? Quando hai capito che da giocatore normale stavi diventando leader per la Lazio?

Venivo da una buona stagione quando arrivammo quarti, poi ho sofferto tanto per il Covid e sono andato in ansia e depressione. Ho lavorato con un mental coach e ne sono uscito, non ne ho mai parlato ma ora ne parlo tranquillamente. Non ho mai mollato.

Ci racconti del rigore di Immobile. Perché non lo hai guardato?

Sono passionale, alle volte non mi rendo conto delle azioni che faccio. Mi viene tutto naturale, a volte mi vergogno delle reazioni che ho in campo. Ho visto come hanno esultato i tifosi, mi sono venuti i brividi, è stato ancora più bello.

Cosa provi quando prendi applausi?

Mi piace lavorare nell’ombra e stare nel mio. Credo di meritarmi il calore dei tifosi, sono fiero di quello che ho passato e di quello che sono ora.

Perché la Lazio ha questi black-out mentali, soprattutto europei?

Si può perdere, ci stanno cali a livello fisico e mentale, dipende da partita a partita. Purtroppo non siamo stati in campo con la testa, il mister ci dice sempre che dobbiamo partire da lì per migliorarci.
Avresti mai immaginato di arrivare così lontano con la maglia biancoceleste?

Qui sono diventato uomo, provo tante emozioni per questa maglia. E stato un lungo percorso sia in bene che in male, le cose positive sono tante. Mi sento laziale.

Cosa ne pensi dei nuovi arrivati?

Sono arrivati giocatori già con tante presenze, sono maturi. Ci vuole un po’ di ambientamento ma sono ragazzi concentrati e cercano di imparare. C’è molto dialogo, stanno sulla strada giusta. Alcuni hanno avuto problemi magari con la lingua ma hanno tutti tanta voglia di fare.
Sei arrivato come esterno, ora sei un centrale. Ritieni che questo sia il ruolo più giusto per te? Se questa evoluzione fosse stata fatta prima?

La mia carriera è stata strana, ho giocato mediano nel Barcellona. Nel Barcellona B non ho trovato spazio e mi hanno messo terzino destro. Poi sono venuto alla Lazio e ho cominciato ad adattarmi come centrale con Inzaghi. Potevo fare di più se ci avessi giocato prima ma va bene lo stesso, può succedere.

Siete reduci da due clean sheet, pensi che questo sia l’inizio per ritrovare quella solidità che è mancata?

La solidità per noi è stata fondamentale, dobbiamo ritrovarla, solo così possiamo ritornare ai posti alti della classifica.

Come ti vedi da centrale che imposta e gioca tanti palloni?

Mi piace molto giocare la palla, in certe partite bisogna avere un giocatore che imposta bene da dietro per avere passaggi chiave. Mi sento bene con il pallone tra i piedi.

Vi siete mai chiesti perché Luis Alberto non viene convocato in Nazionale?

Non parlo con lui di questo, però mi sono posto la domanda tante volte. In Spagna guardano più chi gioca in patria che fuori, spero però possano guardare anche negli altri campionati, visto che anche noi giochiamo un calcio moderno.