Le PAGELLE di Guido De Angelis – Disastro collettivo col Monza: Lazio confusionaria, spaesata e remissiva. Si salvi chi può…

 

Al termine di Lazio-Monza, anticipo della quinta giornata di Serie A, arrivano come di consueto le pagelle del nostro direttore, Guido De Angelis. Ecco voti e giudizi ai protagonisti biancocelesti del match dell’Olimpico.

PROVEDEL 6,5 – Ha il compito più difficile, mantenere la stessa lucidità del post-partita di martedì sera dopo essere diventato il supereroe antidivo del calcio internazionale. Non è un’impresa ardua per uno come lui, che in zona mista dopo un gol andato in mondovisione recriminava per i troppi gol subiti in questo inizio di stagione. Non può nulla sul gol di Gagliardini, nella ripresa è strepitoso sul sinistro velenoso di Kyriakopoulos e su Colpani. Il fuorigioco fischiato sul potenziale 2-1 del Monza nel finale non toglie un altro intervento da applausi.

MARUSIC 4 – Trasloca a destra dopo la parentesi a sinistra dell’ultima ora di Lazio-Atletico. Sarri lo preferisce ancora una volta a Lazzari, che parte dalla panchina. Nel primo tempo si stringe troppo sui centrali ed è sistematicamente approssimativo su Kyriakopoulos, marcato a distanza siderale. Nullo in fase offensiva, si limita al compitino. Nella ripresa non cambia marcia: nessuna sovrapposizione per aiutare il subentrato Anderson, e un senso di inadeguatezza lampante. Non accompagna mai la manovra: riceve da Patric, allarga su Anderson e rimane fermo. Nel finale, invece di cercare compagni in avanti, quasi manda il Monza in porta con un retropassaggio suicida, prima di cominciare a pennellare una serie di cross a caso verso la trequarti. Prestazione disarmante.

PATRIC 5 – Dopo l’ottima performance infrasettimanale, viene confermato nello scacchiere titolare, sfruttando anche il momento-no di Casale, preservato per contenere la fisicità del Torino. Perde la marcatura su Mota Carvalho a metà primo tempo. Partecipa al disastro difensivo della prima ora di gioco: linea passiva, inchiodata sulla porta e priva di reattività: il pallone lento lento di Ciurria attraversa tutta l’area senza che nessuno esca a spazzarlo. Balla anche nella ripresa, ma rimane il più lucido e nell’ultimo quarto di gara vince due duelli da ultimo uomo sbrogliando due situazioni intricate. Tra i meno colpevoli, ed è tutto dire.

ROMAGNOLI 4 – Questa sera deve tenere a bada il temibile Colombo, che lo scorso anno a Lecce lo aveva messo in seria difficoltà. Soffre da matti la posizione di Colpani e va spesso fuori tempo negli anticipi. Poco lucido anche in area di rigore, Colombo gli scappa via con troppa facilità in più occasioni, prima spedendo la sfera a lato di testa e poi aggirandolo con irrisoria facilità. Spesso fuori posizione, sbaglia troppe volte i tempi delle uscite e non vince un duello aereo. Disordinato e spaesato, non è riuscito a guidare da leader la retroguardia. Con queste distanze tra i reparti, è anche più complesso del solito.

HYSAJ 5 – Torna dal primo minuto per contenere due rivali molto ostici: su quella fascia Ciurria e Colpani sono in forma strepitosa ed è chiamato agli straordinari. Parte benino, ma al 18’ si perde un taglio di Ciurria e viene graziato dalla segnalazione del fuorigioco. Non tiene Ciurria neppure in occasione dell’assist del pareggio. A differenza di Marusic, gli riesce qualche chiusura, e nel primo tempo si getta in area avversaria dettando il passaggio a Luis Alberto. Aveva un cliente temibilissimo, non lo ha preso mai.

PELLEGRINI 6- – Rientra dopo lo spavento di Lazio-Atletico. Cerca di portare un po’ di vivacità alla squadra e cerca di mettere il mezzo qualche cross col suo mancino educato. E’ l’unico terzino di ruolo che abbiamo su quella fascia, ma quando parte palla in solitaria al piede sulla corsia non c’è nessun compagno ad accompagnarlo. Ha il demerito di dimenticarsi in due circostanze la fase difensiva, lasciando inspiegabilmente solo Colpani, che per fortuna non ne approfitta.

GUENDOUZI 4,5 – Esordio da titolare con la maglia della prima squadra della Capitale. Il mister sceglie la fisicità del francese, concedendo un turno di stop a Kamada. Prestazione nerissima. Viaggia a vuoto, è in netto ritardo sui gol, compreso quello annullato. Anarchico, non è un palleggiatore né mi sembra dotato di particolare intelligenza tattica. Vaga per il campo senza mai trovare la posizione, non riesce a ragionare né a dare riferimenti ai compagni. Sarri lo toglie quasi per sfinimento e inserisce Vecino. 

VECINO 6 – Entra in campo quando serve un po’ di ordine ed è l’unico che riesce a darlo. Gioca facile, trasmettendo sicurezza ad un 11 impaurito e privo di idee. Sfiora il gol di testa su corner.

CATALDI 5 – Dopo lo sfavillante ingresso in campo di martedì sera, deve confermarsi dal primo minuto e vincere la concorrenza dello scalpitante Rovella. Disputa un brutto primo tempo, senza riuscire ad essere efficace né in fase di impostazione né in fase di filtro e contenimento. Nella ripresa pesca Immobile, che coglie il legno. Bene la gestione dei piazzati, ma questa sera non è stato il play che vuole Sarri, toccando pochi palloni e senza qualità.

ROVELLA 5 – Entra con la squadra in bambola, aggiunge disordine al disordine. Rischia il rosso in due circostanze, è confusionario col pallone tra i piedi. Ce l’ha messa tutta, è entrato con buona verve, ma il delirio tattico e psicologico della Lazio ha prevalso.

LUIS ALBERTO 6 – L’unico calciatore veramente imprescindibile in mezzo al campo, con l’addio di Milinkovic è diventato l’insostituibile. Nella prima mezz’ora si dedica alla fase difensiva e cerca costantemente la verticalizzazione per Immobile. Nella ripresa prova un destro che si spegne largo e poco altro. Si ostina a cercare Immobile in profondità, ma le traiettorie sono leggibili. A tratti predica nel deserto, altre volte sbaglia dei palloni semplici per la frustrazione di non avere opzioni spendibili. Manda a quel paese il direttore di gara più volte durante i 90’ e a tempo scaduto si becca l’ammonizione. Sufficienza stiracchiata, forse perché rispetto agli altri dà la sensazione di poter incidere. Se solo i compagni facessero un qualche movimento…

ISAKSEN 5 – Altro debutto dall’inizio. Sarri sa che a sinistra il Monza – con Kyriakopoulos e Mota – spinge meno che a destra, e per una volta lascia in panchina Felipe Anderson. Gioca da perfetto corpo estraneo, con inaudita timidezza e neppure uno spunto degno di nota. Impacciato, si nasconde e non trova mai la posizione. Non fa la fase difensiva e non attacca la profondità quando ce ne sarebbe la possibilità. Nel primo controllo del pallone nello stretto fa enorme fatica, anche lui. Se Anderson non torna ad essere il calciatore dello scorso anno, siamo in un mare di guai. Il ragazzo si farà, ma gli servirà tempo per entrare nei meccanismi. Se parlavamo di Berardi, c’era un motivo: se vuoi iniziare la stagione dalla prima giornata, ti serve un giocatore pronto da subito; se vuoi iniziarla tra quattro mesi, va bene un profilo come lui.

IMMOBILE 6 – In un momento di appannamento, non è tempo per farlo rifiatare, e Castellanos può attendere. Si muove sul filo del fuorigioco e dà profondità alla squadra nella prima mezzora, trasformando il rigore del vantaggio e dialogando bene con Zaccagni e Luis Alberto. Poi si perde anche lui tra le maglie dei difendenti del Monza, centra un palo che grida vendetta e non riesce a scartare Di Gregorio nell’unico errore in uscita degli ospiti. Deve migliorare in fase di appoggio: nel finale tira una “fucilata” addosso a Luis Alberto, che si dispera.

ZACCAGNI 6- – Il gol gli manca da aprile (Lazio-Juventus 2-1), ma è determinante per la manovra offensiva – e non solo – della squadra. Con la sua generosità fa salire i compagni nelle fasi più spigolose della partita. Dopo una dozzina di minuti è già decisivo: scappa via a Ciurria che lo stende in area e manda Immobile dagli undici metri. Cala alla distanza e nella ripresa si perde in giocate velleitarie: prima cerca il destro a giro (altissimo, come sempre), poi si intestardisce nel mettere in mezzo cinque cross in fotocopia sul secondo palo. Per nessuno.

PEDRO 5 – Ha pochi minuti a disposizione (una ventina scarsa), ma si capisce come non sia più lui. Pedro non c’è più, ragazzi. Che sia poco aiutato dai compagni, è lampante: nell’ultimo quarto d’ora lo serviamo con due lanci lunghi di Marusic dalla destra.

FELIPE ANDERSON 4 – Entra in maniera indecente, un fantasma. Non c’è niente da fare, quando parte dalla panchina e deve entrare per incidere, diviene preda di una insensata mestizia. Sparisce dal campo, e fa finta di nulla quando Marusic vorrebbe cedergli la sfera sulla corsia destra. Sembra preda degli eventi, narcotizzato.

SARRI 5 – Squadra in preoccupante involuzione, dopo aver sbloccato la partita diventiamo remissivi, impauriti e spaesati. Subiamo la partita del Monza, chiudiamo con una sterilità offensiva imbarazzante (un tiro in porta in 96 minuti, il rigore, e un palo) e una fase difensiva lontanissima da quella dello scorso anno. Siamo stati confusionari e improvvisati, e la sensazione – come ha detto il mister in conferenza – è che qualcuno abbia dato tutto e abbia tirato i remi in barca.