Le PAGELLE CHAMPIONS di Guido De Angelis – Provedel nella storia, fermiamo l’Atletico col cuore della Lazio

 

Debutto Champions per la Lazio: all’Olimpico arriva il Cholo Simeone con il suo Atletico Madrid. Al termine del match valevole per la prima giornata del gruppo E di UEFA Champions League, arrivano le pagelle del nostro direttore Guido De Angelis, che ha dato voti e giudizi alle aquile.

PROVEDEL 8 – Fa il suo esordio tra i pali nella massima competizione continentale da miglior portiere dello scorso campionato italiano. Subisce il gol di Barrios al primo tiro in porta – se così si può chiamare – della squadra ospite. Guarda e spera sul destro deviato di Morata al 65’ che si stampa sul palo. Cinque minuti più tardi, comincia la sua avventura folle e si materializza il momento sliding-doors della partita: vede tutto solo Lino in mezzo all’area e gli si butta addosso a peso morto, respingendo una sfera destinata al raddoppio. Non contento, sale in area rivale per l’ultimo pallone del match e – con un movimento e una torsione da centravanti navigato – trafigge Oblak segnando il gol della vita. Probabilmente aver tenuto la porta inviolata per 21 partite non lo aveva fatto conoscere all’Europa, mentre da questa sera nessuno dimenticherà più il suo cognome. Stavamo perdendo, poi Dio vede e…Provedel! Perché questo sport regala emozioni impareggiabili.

MARUSIC 5,5 – Ormai lo abbiamo capito, nelle grandi occasioni gioca a destra per contenere la verve offensiva del rivale, stasera deve riscattare la performance inguardabile di Torino. Parte a rilento, Lino si rivela un osso durissimo e quasi insuperabile. Nel finale di prima frazione, con l’ingresso di Lazzari, si sposta a sinistra. In avvio di ripresa è un disastro su Griezmann e Molina, che lo aggirano senza fatica. Nell’ultimo quarto di gara si desta dal torpore e comincia a lottare su tutti i palloni. Si propone in avanti più del solito, ma con scarsa efficacia. Non mi è piaciuto granché.

PATRIC 6,5 – E chi lo avrebbe mai detto che avremmo giocato la partita più affascinante degli ultimi anni con il ragazzo spagnolo titolare per scelta tecnica da difensore centrale?! Affianca Romagnoli sostituendo Casale e si trova di fronte due mostri sacri come Griezmann e l’amico Morata. Primo tempo quasi impeccabile: anticipa sistematicamente Morata e avvia la costruzione dal basso senza patemi. Sontuoso nel secondo tempo: indovina ogni lettura, fa ripartire la squadra, protesta con il direttore di gara nel finale. Il migliore della retroguardia.

ROMAGNOLI 6,5 – Sin da piccolo coltivava il sogno di difendere i colori della prima squadra della Capitale sui palcoscenici più importanti d’Europa. Nella prima frazione non è chiamato a grossi interventi: l’Atletico è tutto a protezione della metà campo. Giganteggia nella ripesa, fino alla sciocchezza del minuto 70’, quando per cercare l’anticipo va a vuoto e manda Griezmann in campo aperto, ringraziando Provedel per il prodigio su Lino. Una piccola macchia su un’ottima partita.

PELLEGRINI 6,5 – Sarri – come tutti noi – si è accorto del suo ingresso importante a Torino e lo premia dal primo minuto per la prima volta in stagione (e per la terza in assoluto in nove mesi, dopo AZ ed Empoli). Se la cava bene e si sovrappone con continuità. Parte in ritardo su Molina nella circostanza da cui scaturisce il gol del vantaggio madrileno. Poi si fa male ed esce al minuto 37’. Incrociamo le dita.

Dal 37’ LAZZARI 5 – Entra in campo con la paura, nella ripresa rinuncia ad andare a contrasto sui lanci lunghi dell’Atletico, di fatto nascondendosi. A tratti, nel secondo tempo, viene saltato come un birillo con le semplici finte di corpo degli esterni spagnoli. Non gli riesce la chiusura neppure su Lino, lasciato solo a tu per tu con Provedel. In avanti è nullo, in fase difensiva da horror. Titubante, nell’unica circostanza in cui prova a mettersi in proprio, tenda un dribbling verso il centro del campo sulla trequarti dell’Atletico e ci fa prendere un contropiede pericoloso.

LUIS ALBERTO 7,5 – Ancora a quota zero alle voci “gol” e “assist” nella manifestazione che mette in palio la Coppa dalle grandi Orecchie. Nel primo tempo si incarica della battuta dei corner, lievemente più pericolosi del solito, e prova un gol da cineteca con un destro al volo su assist dalla destra di Marusic. Si sacrifica con qualità e cervello nel secondo tempo, ma la palla gira sempre troppo lentamente anche a causa del terreno di gioco. Si rivela imprescindibile nell’ultima parte di gara, e serve con lucidità un cioccolatino a Provedel: prima giocata da bonus della carriera in Champions League e una leadership che si sta pian piano guadagnando con i fatti.

VECINO 6,5 – A sorpresa torna titolare nel ruolo non suo che però ha ricoperto a Napoli lo scorso anno. La Champions ce la tolse in quel famoso Lazio-Inter, dal suo gol al Maradona partì la cavalcata che ce l’ha restituita. E del resto, contro la cattiveria agonistica della squadra di Simeone, la sua “garra” non può rimanere in panchina. Si piazza in cabina di regia e nel primo tempo si limita al compitino, rallentando la manovra. Nella ripresa cresce in maniera esponenziale e va a contrasto sistematicamente, sbrogliando qualche palla inattiva insidiosa. Buona interdizione e due conclusioni che potevano avere miglior sorte. Comunque positivo, esce al 75’ per Cataldi.

DAL 75’ CATALDI 7,5 – Un quarto d’ora idilliaco. Entra alla grande, da leader. Recupera un’infinità di palloni e al minuto 93 con un gran destro chiama Oblak a dimostrare di essere tra i primi tre portieri al mondo con un intervento salva-risultato. Paratissima. Dal calcio d’angolo seguente nasce l’occasione finale: la difesa dei Colchoneros libera la sfera quasi in fallo laterale, ma Danilo – con tutta la rabbia in corpo – la arpiona per giocarla subito, la serve a Luis Alberto e Provedel insacca. Cattivo e intelligente: avrebbe potuto far scorrere il pallone oltre la linea e aspettare un check per un potenziale rigore, invece ha avuto il merito di tenere in gioco la palla più importante di questo inizio di stagione.

KAMADA 5,5 – Sarri lo sta facendo giocare con continuità per dargli fiducia e farlo entrare nei meccanismi della squadra. Fisicamente non tiene nei contrasti, e dà una sensazione di grande timidezza. Prova un destro senza convinzione a metà del primo tempo, una telefonata a Oblak. Però si muove bene, riempie l’area di rigore e corre tanto. Sul destro di Barrios mette il piede mancino e realizza quello che di fatto è un autogol. In avvio di ripresa cestina un’occasione d’oro incespicando sul pallone. Tra 55’ e 60’ altri due errori nel controllo che denotano un calciatore ancora spaesato. Una sufficienza di incoraggiamento, ma non deve avere paura.

Dal 62’ GUENDOUZI 6,5 – Un altro ingresso importante. Meno altisonante di quello del Maradona di Napoli, ma tremendamente efficace: va in slalom in area di rigore e si mette a disposizione dei compagni, duetta con Lazzari al limite dell’area e si butta a riempirla. Ha carattere, ci sarà utilissimo nel corso della stagione.

FELIPE ANDERSON 5,5 – Finalmente gioca la prima partita in un girone di Champions League con l’aquila sul petto: aveva giocato solo i playoff col Leverkusen e uno spezzone di una gara del Porto. Disciplinato in ambo le fasi, ma senza sussulti: non ha spazio per saltare l’uomo e la sua pericolosità offensiva è quasi azzerata. Alcuni ripiegamenti – e i suoi recuperi – sono una manna dal cielo per i compagni, ma in fase offensiva fa troppo poco per raggiungere l’ampia sufficienza. Esce al quarto d’ora della ripresa per Isaksen.

Dal 62’ ISAKSEN 6 – Un discreto impatto sul match. Entra in una fase di gara in cui – se possibile – l’Atletico è ancora più basso del solito, così fraseggia con Guandouzi e Lazzari alla ricerca dell’apertura del pertugio giusto. Serve a Immobile una verticalizzazione visionaria, poi senza esiti, e dà la sensazione di un talento ancora acerbo ma che esploderà. Era al debutto in Champions, avrà altre occasioni.

ZACCAGNI 6,5 – Alla prima assoluta in Champions League, sulla carta è forse il nostro calciatore più internazionale. In effetti si prende tanti calci di punizione, tenta sempre di rientrare verso il centro del campo e di creare qualche pericolo, pur non cercando abbastanza la porta. Velleitaria la conclusione col destro su punizione dalla trequarti. La sua ripresa si apre con un tiro-cross velenoso col mancino, deviato da Oblak in corner. Col passare dei minuti cala vistosamente e Sarri lo richiama in panchina.

Dal 76’ PEDRO 6 – A Torino non era entrato bene, oggi ha voglia. Si viene a prendere il pallone basso per smistarlo al centro e permettere ai centrocampisti di velocizzare la manovra. Tenta più volte l’uno-due con Immobile al limite dell’area nel disperato tentativo di sfondare il muro dell’Atletico. Nulla di trascendentale, ma ha dato il suo contributo negli assalti finali.

IMMOBILE 6- – Guida la Lazio da capitano nella competizione in cui ha giocato (poco ma) sempre a livelli altissimi. Disputa la sua classica partita generosa, corre tanto, ma praticamente sempre a vuoto. Nel primo tempo non incide mai in zona gol. Al 50’, sugli sviluppi di un rinvio sbagliato di Oblak, si divora un gol clamoroso che avrebbe potuto essere determinante per il prosieguo del match. Forse questo voto mi procurerà delle critiche, ma il nostro capitano va difeso e incoraggiato (come prontamente fatto dalla Curva Nord) in un momento di appannamento.

SARRI 7,5 – La sua Lazio al debutto in Champions League viene da un momento-no in termini di risultati, eppure disputa una prima mezzora di personalità contro il ben più quotato Atletico. Al primo mezzo episodio, la squadra va sotto con una buona dose di sfortuna, e potrebbe accusare la negatività del momento. Al contrario, la Lazio non si perde d’animo e fino al 90’ cerca, senza scomporsi in modo scriteriato, di gonfiare la rete di Oblak. Contro una squadra di combattenti, i suoi ragazzi hanno lottato senza tirarsi indietro e hanno ottenuto un punto meritato e vitale per il gruppo E. Con un mercato tardivo, un attacco senza troppe soluzioni e un centrocampo ancora da costruire, si è affidato alle certezze e ha premiato Pellegrini e Vecino. Indovinata anche la mossa di Patric. Chiude con la febbre, ma questa notte prendere sonno sarebbe stato comunque difficile.