Le pagelle di Guido De Angelis – Il debutto è un déjà-vu: il Lecce ci asfalta in rimonta

PROVEDEL 5,5 – Comincia la seconda stagione in biancoceleste indossando la maglia del miglior portiere del campionato scorso (premio conferitogli dalla Serie A). Oggi è poco reattivo sul gol di Di Francesco, ma non ha grosse colpe.

MARUSIC 5 – Ricomincia il campionato e fa ancora il terzino sinistro, pur non essendo mancino. Non scende mai, dunque non mette mezzo pallone al centro in fase offensiva. In quella difensiva soffre tremendamente Almqvist. Quando esce Lazzari e si sposta a destra, si fa saltare come un birillo da Banda, che si fa male ed esce per Di Francesco. Passano gli anni, ma il terzino sinistro titolare di ruolo ancora non c’è e ancora deve giocare il montenegrino da adattato. È tornato Pellegrini, ma con 80 giorni di ritardo.

PELLEGRINI 5 – Entra per l’ultima dozzina di (fatali) minuti e partecipa al naufragio.

ROMAGNOLI 5,5 – Sarri difende di squadra, e gli interpreti della linea a 4 dipendono molto dal lavoro dei compagni di centrocampo e attacco, oggi inesistente. Ma la passività con cui anche Alessio (non) difende sui due gol del Lecce è allarmante e gli toglie la sufficienza.

PATRIC 5 – Preferito a Casale da titolare. Vale il discorso fatto per il compagno di reparto: nella ripresa del Via del Mare la linea si è trovata da sola a difendere. Ma lo ha fatto male. I due marcatori del Lecce, su due situazioni praticamente analoghe, hanno tutto il tempo di stoppare la sfera, guardare la porta, sistemarsela e calciare. Abbiamo preso due gol da categorie inferiori.

LAZZARI 6 – Se la cava bene nonostante Banda sia un cliente ostico. Si sovrappone, va al tiro, gli manca sempre l’ultima scelta in fase conclusiva: se non riuscirà a migliorare continuerà a dilapidare un patrimonio fatto di corsa, velocità e costante sacrificio.

CATALDI 5 – Messo in mezzo da centrocampisti e attaccanti del Lecce, non prende mai Strefezza che tra le linee fa quel che vuole. Il Lecce ci asfalta a centrocampo e Danilo è spesso in ritardo, poi all’ora di gioco finisce la birra ma non ha un cambio (Rovella non è in grado di scendere in campo, Marcos è fuori dai convocati). Anche poco aiutato da mezzali e esterni d’attacco, oggi la squadra non c’era.

LUIS ALBERTO 6 – L’unico a provare a dare brillantezza al gioco d’attacco, mette una palla deliziosa a Immobile che vale il gol del vantaggio. Ma quando i ritmi si alzano sparisce, ed è nullo in fase di interdizione. Lo sapevamo, eppure a centrocampo i problemi sono gli stessi dello scorso anno.

KAMADA 6 – Sufficienza di incoraggiamento, perché era alla prima in Italia e non era al meglio fisicamente. Però l’ho visto timido, un po’ impacciato, e voglio capire quanto potrà darci in fase risolutiva, perché la Lazio ha bisogno di geometrie, inserimenti e di un’ottima fase di non possesso. Debutto onesto, nulla di più.

VECINO 5 – Entra al posto di Kamada ed è un fantasma per 40 minuti. Se deve fare la Champions League, serve che salga di condizione e che si desti dal torpore.

ANDERSON E ZACCAGNI 5 – I veri assenti della serata di Lecce, le brutte copie dei calciatori totali che lo scorso anno sono stati i due migliori interpreti della Lazio di Sarri. Non saltano l’uomo, non difendono a dovere, giocano a piccolo trotto. Spariti dal campo al debutto.

ISAKSEN 6 – Impossibile dargli l’insufficienza: è arrivato a Roma qualche giorno fa, senza preparazione, e oggi è stato gettato nella mischia in una serata storta per la squadra. Gioca 40 minuti subentrando a Felipe Anderson e si fa notare per buona tecnica, uno stop molto bello col destro e una discreta personalità. Nella ripresa la Lazio non supera mai la metà campo, così il danese è chiamato a un lavoro di ripiegamento che ancora non conosce. Tatticamente va istruito e servirà tempo, ma il ragazzo sembra avere buone doti.

IMMOBILE 6,5 – Per l’ottavo anno consecutivo va in rete alla prima ufficiale della Lazio, poi manca il colpo del ko chiamando Falcone al miracolo: quel palo è il momento in cui gira la partita a favore dei salentini, che la ribaltano e la vincono. Le sue caratteristiche ci costringono a giocare molto in verticale, ma quando il capitano non viene assistito a dovere dai compagni facciamo fatica. Sbaglia diversi palloni spalle alla porta e in appoggio, ma è anche (come sempre) l’unica speranza che abbiamo di buttarla dentro.

PEDRO 5 – Entra al posto di Zaccagni e con una bella giocata serve a Immobile il gol del raddoppio, ma Ciro prende il legno. Per il resto, si vede troppo poco, e si fa notare solo nel recupero per un cross sballato, completamente fuori misura.

CASTELLANOS NG – Entra per giocare i minuti di recupero e non è giudicabile.

SARRI 5 – Si presenta con un 11 che sulla carta è meno forte dello scorso anno, ha più cambi ma si tratta di calciatori che, a causa del mercato tardivo, ancora devono iniziare la preparazione con lui. La sensazione è che la Lazio abbia una rosa più lunga ma non più forte dello scorso anno. Preoccupa l’aspetto atletico – il Lecce andava al triplo di noi – ma sopratutto quello mentale: come lo scorso anno andiamo in vantaggio nel primo tempo e nella ripresa veniamo presi a pallonate dal Lecce, senza reagire, e riuscendo a prendere un terribile uno-due che ci fa tornare a Roma con la coda tra le gambe. Sono arrivate – e tardi – delle seconde scelte rispetto ai nomi fatti in origine dal mister, e serviranno settimane per fare integrare i nuovi. Ora però servirà voltare pagina in fretta e battere il Genoa, perché poi abbiamo tre trasferte con Napoli, Juve e Milan, e ritrovarsi alla sesta giornata nei bassifondi di classifica vorrebbe dire aver iniziato con un piede decisamente sbagliato.

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