Cari fratelli laziali,
fino alle 22:30 di lunedì sera, non avremmo osato immaginare uno scenario peggiore dopo i risultati della 36° giornata del Campionato. Un turno iniziato male con la vittoria del Milan, il malinconico pareggio con la Juve e la mancata vittoria del Napoli. Solo lunedì sera è tornato il sereno, anche per merito di un arbitro finalmente autorevole, che ha diretto la sua partita senza farsi mai influenzare dalle proteste dei giocatori di una delle squadre in campo.
Questo non toglie che adesso noi dovremo andare a Milano e cercare di comportarci nel migliore dei modi possibili contro l’Inter.
Tra i tanti precedenti di Inter Lazio, abbiamo scelto di ricordare quello del 23 ottobre 1977 perché, in concomitanza con la partita di San Siro, all’Olimpico si sarebbe giocato Roma Milan.
Andavamo a San Siro con il morale a mille, reduci da una delle più belle vittorie della nostra storia. La domenica precedente abbiamo sconfitto la Juventus per 3 a 0. Bruno Giordano è ufficialmente diventato Bruno-Gol, un Cruijff che parla il trasteverino ma potrebbe tranquillamente giocare nell’Ajax o nel Barcellona. Bruno ha segnato due gol uno meglio dell’altro. Quello del 3 a 0 è stata una giocata che si vede ogni cinquant’anni.
C’è una nebbiolina fredda a San Siro. Vinicio percorre il campo indossando uno sguardo imperscrutabile e una bella giacca a quadri. Va in panchina e si siede accanto al dottor Ziaco. Insieme a loro, Avagliano, Lopez e Pighin.
L’Inter gioca con la sua consueta, splendida maglia. Nobile un po’ decaduta, da tempo non vince un trofeo. Bordon, Bini, Fedele, Beppe Baresi, Canuti, Facchetti, Oriali, Marini, Anastasi, Merlo e Altobelli. È l’Inter di Eugenio Bersellini: giocatore modesto negli anni Sessanta ma sempre molto determinato. È considerato uno fra i migliori allenatori in circolazione. In panchina è seduto con Cipollini, il promettente Muraro e l’esperto Scanziani.
Vinicio risponde con Garella, Ammoniaci, Ghedin, Wilson, Manfredonia, Cordova, Garlaschelli, Agostinelli, Giordano, D’Amico e Badiani.
Dopo cinque minuti ci rendiamo conto che non sarà semplice. La Juventus appare già lontana, subiamo il gioco degli avversari, il centrocampo dell’Inter svaria a piacimento. Oriali è un metronomo ben supportato da Merlo e da Facchetti. Ce ne restiamo chiusi in difesa, abbastanza ordinatamente. Non è un bellissimo primo tempo, l’Inter sta giocando meglio di noi. Al minuto numero 37, Canuti parte dalla linea di centrocampo, fa salire l’azione sul lungolinea di sinistra, cross su misura per la testa di Altobelli e gol: 1 a 0. Tutto questo in quaranta secondi in cui non abbiamo mai sfiorato il pallone.
Loro hanno tanti campioni, tra i quali Pietro Anastasi, che oggi sembra in vena di prodezze. Dopo una prolungata giocata sulla fascia, Anastasi passa ad Oriali, che si smarca tentando di realizzare il gol del raddoppio. Anche Claudio Garella è in vena di prodezze e sventa la minaccia con un’uscita provvidenziale.
Si va negli spogliatoi sull’1 a 0 per i nerazzurri. Sono le tre e mezza di domenica pomeriggio quando i nostri rientrano in campo e già quasi non ci si vede più: la foschia sta prendendo il largo, calano le prime ombre della sera nell’autunno milanese. Per ironia della sorte, a risentire di questo veloce imbrunimento sembra essere di più l’Inter. Iniziamo a far girare meglio il pallone, niente di straordinario, intendiamoci, ma almeno abbiamo spezzato la manovra avversaria. Non ci riesce un tiro in porta, eppure là davanti abbiamo gente come Giordano D’Amico e Garlaschelli.
Al 60’, Merlo sembra si sia scordato che sta giocando una partita. Perde ingenuamente il pallone, D’Amico è scattato leggero lungo l’out di destra, ed ha fatto partire un traversone bello per davvero. Garlaschelli sa bene cosa significhi farsi trovare al posto giusto al momento giusto: vola altissimo con ottima scelta di tempo, incorna di testa un gol old fashion. Traiettoria imparabile, sotto la traversa, 1 a 1.
Sull’ 1 a 1 che facciamo? Proviamo a vincere? Quando mai, tutti dietro a coprire. Cordova, Agostinelli e Badiani sembrano volersi nascondere mentre Beppe Baresi avanza, quasi intimiditi dalla prevedibile reazione dell’Inter. Anastasi raccoglie un bel cross filtrante di Baresi e gira in semi-rovesciata, sfiorando un gran gol che sarebbe finito nell’angolo alto alla sinistra di Garella.
Vinicio si agita davanti alla panchina con piglio severo ma senza ottenere risultati. Trascorrono altri cinque minuti, Anastasi spara un altro sinistro, stavolta da venti metri. Garella compie un’altra parata determinante, deviando in corner un gol già fatto. Da Roma, arrivano ottime notizie: Fabio Capello ha portato il Milan in vantaggio e il nostro pomeriggio è diventato ancora più bello.
Stava per iniziare l’inverno del ‘77, il Campionato entrava nel vivo, per chiudersi in anticipo, per permettere alla Nazionale di raggiungere l’Argentina per i Mondiali di Calcio del 1978.
Un periodo d’oro per la Musica, internazionale e di casa nostra.
Vi proponiamo una nuova playlist, la Top 10 dei 33 giri di sabato 22 ottobre 1977, il giorno prima di Inter Lazio. Sentite che roba!
Al primo posto, Don’t let me be misunderstood dei Santa Esmeralda. Al secondo, Burattino senza fili, uno dei dischi più straordinari di Edoardo Bennato, nonché uno dei primi concept album prodotti in Italia.
3° in classifica, I remember yesterday, della regina incontrastata della Disco Music, Donna Summer.
Curiosamente, il suo mentore Giorgio Moroder segue in quinta posizione con From here to eternity.
Quinto posto per Samarcanda, del professor Roberto Vecchioni. L’innocuo Rotolando respirando dei Pooh è in sesta posizione, mentre al settimo, Tecadisk di Adriano Celentano precede di un posto quel che diventerà uno dei simboli del Pop nostrano. Stiamo parlando di Zerofobia, l’album che consacrò Renato Zero come uno dei maggiori esponenti del panorama Pop dei nostri Anni Settanta. Zerofobia è uno scrigno di successi, ormai diventati dei veri e propri classici: brani come Mi vendo, L’ambulanza, Manichini, Vivo, Morire qui, Regina, il Cielo, fanno parte della nostra vita. L’album è presente alla posizione numero 35 nella classifica dei I 100 migliori album italiani di Rolling Stone. A chiudere questa bella playlist, Zodiac lady di Roberta Kelly in nonaposizione e alla decima, Love for sale dei Boney M. Con questo disco, che conteneva una supercanzone come Ma Baker, il gruppo tedesco che tutti pensavano fosse statunitense, diventerà uno dei simboli dell’era “Disco”. Il loro stile era in realtà un Europop, ballabile, vivace, orecchiabile, dai richiami tropicali. Vendettero più di 150 milioni di copie in tutto il mondo. Oltre a Ma Baker, vogliamo ricordarli per la serie di evergreen che incisero durante la seconda metà degli anni Settanta: Daddy Cool, Sunny, Belfast, Rivers of Babylon e l’irresistibile Rasputin.
Domenica sera, con le partite finalmente tutte nello stesso orario (meglio tardi che mai), sapremo che indirizzo avrà preso il nostro finale di stagione.
Forza Lazio e alla prossima, sempre su Musica&Lazio, ancora su Lazialità.
Ugo Pericoli