Cari fratelli Laziali,
arrabbiatissimi per l’esito di Lazio Parma andremo ad Empoli con tante preoccupazioni in più legate alla situazione in classifica. In quella parte di Toscana non ricordiamo nessuna “situazione “facile. Anzi.
Vi riporteremo ad una Lazio cragnottiana. Esattamente a quella del 21 settembre del ’97.
Era la III giornata di Campionato. Calcio a parte, cosa stavamo facendo?
Chi se lo poteva permettere, si stava vivendo la coda di una bella estate. Una stagione funestata dalla morte improvvisa di Diana Frances Spencer, meglio nota come Lady D, proprio l’ultimo giorno di agosto.
Qualche giorno più tardi, il 5 settembre se ne sarebbe andata un’altra grande del nostro tempo: moriva infatti Madre Teresa di Calcutta. In quelle stesse ore, il Comitato Olimpico Internazionale stava scegliendo la Sede delle Olimpiadi del 2004. Dopo la scelta “storicamente pornografica” del CIO (aver assegnato i giochi olimpici del 1996 ad Atlanta anziché ad Atene in occasione del centenario della prima olimpiade dell’era moderna, fu veramente un oltraggio alla Storia) il Comitato Olimpico proclamava finalmente Atene città ospitante dei Giochi della XXVIII Olimpiade.
Il giorno successivo, il 6 settembre, un sabato, più di due miliardi di persone in tutto il mondo (otto milioni in Italia), seguirono in diretta televisiva da Londra, i funerali della principessa Diana. Si trattò di un evento mediatico senza precedenti che monopolizzò l’attenzione in una maniera a tratti surreale.
L’11 settembre, sempre nel Regno Unito, gli Scozzesi votarono per il proprio parlamento dopo 290 anni di unione con l’Inghilterra.
Il 15 settembre, negli Stati Uniti, veniva resa pubblica un’invenzione che avrebbe cambiato per sempre la vita di tutti noi. Nasceva Google.
In questo contesto storico arrivava Empoli Lazio. Quella domenica stavamo messi bene e puntavamo nuovamente allo Scudetto.
Bentornati alla III giornata del campionato 1997-98.
L’Empoli è allenato da un allenatore semisconosciuto. Ne parlano bene, è nella fase di inizio carriera. Si chiama Luciano Spalletti. La sua è una squadra formata da giovanotti di belle speranze, armati di sana umiltà e tanta buona volontà. Spalletti ha scelto questo undici: Roccati, Fusco, Baldini, Bianconi, Tonetto, Ametrano, Pane, Ficini, Martusciello, Esposito e Cappellini. In panchina, il secondo portiere Giannoni, Arcadio, Artico, Cribari, Martino, Pecorari e Pusceddu.
Sven Goran Eriksson è alla guida di una delle Lazio più forti di sempre: Marchegiani, Negro, Nesta, Lopez, Pancaro, Fuser, Almeyda, Jugovic, Mancini, Boksic e Casiraghi. A disposizione ha un’altra Lazio: Ballotta, Grandoni, Marcolin, Nedved, Rambaudi, Signori e Venturin.
L’estate non accenna a svanire e a Empoli fa caldo. La Lazio è arrivata la sera prima, è una trasferta vicina e logisticamente molto semplice da organizzare.
Siamo arrivati in tanti ad Empoli, rinunciando ad una splendida domenica in spiaggia. La partita inizia e subito assistiamo a una discesa dell’Empoli sulla fascia destra. Pane effettua un cross velenoso e Nesta deve avvitarsi per prolungarne la traiettoria, evitando il successivo intervento di Martusciello. Non ci riescono le cose più semplici, nessuna azione appare nitida. Almeyda sembra girare a vuoto, Mancini e Jugovic si pestano spesso i piedi.
Dopo soli cinque minuti, ci accorgiamo che l’Empoli ha preso il sopravvento.
In tribuna quasi non vogliamo ammetterlo: la giovane formazione empolese ci sta veramente mettendo in difficoltà. Per tre volte Martusciello si libera di Negro e di Nesta, ci salva Pancaro, che – saggiamente – è riparato in copertura. All’11’ però la Lazio fa la frittata. Ancora Martusciello, superato di slancio un compassatissimo Lopez, s’invola verso Marchegiani e lo scavalca con un pallonetto beffardo: 1 a 0.
Fuser, Almeyda, Jugovic, Mancini e Boksic! Certamente dei grandi giocatori, eppure nessuno di questi, ha finora risposto all’appello di Eriksson. Dall’altra parte, due pivelli come Fusco e Martusciello, che da poco hanno fatto esordio in serie A, stanno surclassando il nostro centrocampo miliardario.
In tribuna, ci aspettiamo una fuga di Fuser ed invece ci appare Ficini che semina il panico sulla destra. Speriamo arriverà una giocata di Boksic, o di Casiraghi, e vediamo Baldini, arrivare sempre in anticipo e liberare, di testa, innescando pericolosi contro-piede. Solo verso il quarantesimo, la Lazio si mette a fare la Lazio: Casiraghi, Boksic e anche Mancini sparano raffiche verso Roccati ma il portiere si oppone con calma e sicurezza, perché i nostri stanno sparando a salve.
Il rientro negli spogliatoi è quasi una liberazione.
Tutto sommato, ci diciamo certi che la partita si possa recuperare. Confidiamo in Eriksson, perché questosvedese conosce molto bene come funzionano le cose in città e si è calato subito nella parte.
Sven ostenta un sorriso mentre si accomoda sulla panchina, il sole adesso è calato, si è anche alzato un venticello leggero che ci fa sentire meglio. Nel giro di venti minuti battiamo ben cinque angoli ma a Casiraghi e neppure a Boksic riesce l’incornata vincente.
Eriksson richiama l’alieno (in verità, oggi ben poco extra-terrestre) per Beppe Signori.
Fin dal ritiro estivo, abbiamo notato in Beppe uno sguardo triste. Signori non si sente più il leader indiscusso della Lazio come il giorno in cui mise piede a Formello.
Beppe prova un uno-due con Nedved ma Ametrano – fortunosamente – gli rintuzza la triangolazione sul più bello. Però abbiamo ritrovato il nostro gioco: l’Empoli è calato vistosamente da qualche minuto.
E si arriva al 73’: il signor Bolognino ha ravvisato un contatto fra Baldini e Nedved. In effetti, il contatto c’è stato: Baldini ha ostacolato Pavel in modo platealmente scorretto, ma in una posizione del campo dalla quale il ceco non avrebbe mai potuto tirare, essendo arrivato quasi sulla linea di fondo. Oggi, si chiama “aiutino”.
In porta l’Empoli ha il giovane Marco Roccati, che non sarebbe il titolare, ma Alexandar Kocić è infortunato. Mentre Signori si accinge a tirare il suo penalty, rigorosamente senza rincorsa, il portiere appare concentratissimo.
Roccati neutralizza il tiro di Signori mandando in frantumi i nostri sogni di vittoria, in rimonta e in extremis.
Ci aspettavamo molto di più, soprattutto da Signori. Nelle interviste, Beppe sorriderà amaro. Non lo avevamo mai visto in questo stato. Un Beppe-gol senza più quel sorriso sbarazzino stampato sulla faccia. Ora è diventato introverso quasi come Dino Zoff, anch’egli visibilmente contrariato per la sconfitta, inattesa e bruciante.
Signori apparve rassegnato al suo destino. Forse, già da quel momento, sentiva che la sua permanenza alla Lazio stava volgendo al termine. In verità, tutta la squadra giocò distrattamente, con superbia, con distacco, come se non avesse percepito l’importanza della posta in palio. Giocò con la resistenza di una candela nel vento.
La frase, applicata alla Lazio di quel giorno, appartiene alla strofa di una delle più iconiche canzoni di Elton John. L’aveva scritta nel 1973 ed era il suo omaggio a Marilyn Monroe. Era all’interno dell’album Goodbye Yellow Brick Road, un disco davvero epocale.
Elton John ne modificò il testo, adattandolo al personaggio della sua amica Lady D. Questa nuova versione aggiornata batterà ogni record di vendite di Sir Elton.
Vi proponiamo una nuova Playlist, corrispondente alla classifica dei 10 dischi più venduti sabato 20 Settembre 1997, il giorno antecedente la partita persa per 1 a 0 con l’Empoli.
1° posizione per Mr. Gorgeous and Miss Curvaceous degli Smoke City. Canzone perfetta per evocare il periodo storico.
2° per I’ll be missing you di Puff Daddy & Faith Evans.
3° per Free di Ultra Natè.
4° per Bittersweet symphony, un pezzo favoloso firmato Verve.
5° per Men in black di Will Smith.
Attenzione adesso!
In 6° e 7° posizione, due canzoni di Elton John: Something about the way you look tonight e Candle in the wind ’97. Dal momento in cui l’abbiamo ascoltata, in diretta, durante la cerimonia funebre, Candle in the wind ha preso il largo ed è entrata nelle classifiche musicali di tutto il mondo.
8° posto per Barbie girl, una innocente canzoncina opera degli Aqua.
9° posizione per Honey di Mariah Carey.
In 10°, I breathe, il brano dal sapore vagamente ansiogeno dei Vacuum.
Tornando alla Lazio..
..ci aspettano 4 finali. Non siamo più padroni del nostro destino.
Sono cose da Lazio, ci siamo abituati. Più o meno.
Ugo Pericoli