Quella Lazio del dicembre ’72, tra Stanley Kubrick, Manservisi, la PFM e Long John

Cari fratelli Laziali,

nelle ultime due partite siamo passati, nel rapido volgere di 72 ore, dalla felicità all’angoscia. Le cinque pappine rimediate al Dall’Ara hanno lasciato il segno. Poi è sopraggiunta la sosta. Un tempo molto lungo, utilizzato per mettere sotto la lente i tanti problemi che si erano manifestati a partire dalla Caporetto interna contro l’Inter. È una situazione in cui bisogna prendere il toro per le corna e, manco a farlo apposta, ecco che all’orizzonte già si presenta un Torino dalle prestazioni alquanto indecifrabili.

Per questa nuova puntata di Musica&Lazio, oggi vi riporteremo indietro di mezzo secolo.

Riavvolgiamo il nastro fino al Campionato 1972-73.

È la XII giornata ed è anche la Vigilia di Natale. Per noi bambini, da poco tifosi della Lazio, è un magic moment. Le vacanze scolastiche sono appena iniziate. Il campionato è partito all’unisono con la scuola. Tanti di noi, per la prima volta, hanno visto la Lazio giocare in Serie A.

Non lo sapevamo, nessuno lo sapeva, ma stavamo guardando la Banda Maestrelli al momento dello sboccio.

Eccoli che entrano! Felice Pulici, Facco, Martini, Wilson, Oddi, Nanni, Garlaschelli, Re Cecconi, Chinaglia, Frustalupi e Manservisi. Con Tommaso Maestrelli si accomodano in panchina il portiere di riserva Andrea Chini – il buon Avelino Moriggi è stato prestato all’Arezzo- e Sergio Petrelli.

Il Toro è forte. Lo guida Gustavo Giagnoni, l’uomo che ha fatto scoprire il colbacco agli italiani. Prima di lui, lo avevamo visto in testa solo ai soldati dell’Armata Rossa. Ora è un cappello alla moda, molto popolare anche tra noi bambini, lo indossiamo anche per andare a scuola.  

Questa la formazione granata: Castellini, Lombardo, Fossati, Mozzini, Zecchini, Agroppi, Rampanti, Ferrini, Bui, Crivelli e Paolino Pulici.

Siamo la sorpresa del campionato. Per saperne qualcosa di più, Ferruccio Valcareggi, il C.T della Nazionale, è arrivato all’Olimpico taccuino alla mano. Prenderà appunti. Deve rinnovare la formazione azzurra in vista dei prossimi Mondiali di Calcio in Germania Ovest. Seppur provenienti dalla Serie B, due o tre laziali potrebbero fare al caso suo.

Incontreremo un Toro in difficoltà: Claudio Sala sta infatti stentando dal riprendersi da un infortunio e tutta la squadra granata -specie dal centrocampo in su- ne sta risentendo.

Partiamo di slancio e dopo dieci minuti il signor Giunti di Arezzo ravvisa un calcetto di Ferrini sulla gamba d’appoggio di Long John. Sul dischetto si presenta naturalmente Chinaglia, che tira una botta violenta senza riuscire però a superare Castellini. Si rimane sullo 0 a 0. Povero Long John! Immaginate quanto ci sarà rimasto male Giorgio, proprio oggi che era venuto Valcareggi.

Sebbene sia Vigilia, Castellini ha fatto subito capire di non essere in vena di regali. Ci scuotiamo, al termine di una tambureggiante azione, Nanni scarica una bomba, gran parata di Castellini, Manservisi caparbiamenteribatte a rete, nuova respinta del portiere ed ennesima occasione sfumata. È un bombardamento, stavolta tocca a Garlaschelli, colpo di testa verso l’incrocio dei pali, fuori. Ancora niente da fare.

Da Firenze arriva almeno una buona notizia. la Roma sta sotto, ha segnato la Fiorentina. Il 1972 è stato un anno fantastico, Serie A, primo posto in classifica e Roma staccatissima. Però adesso c’è da provare a battere il Torino.

Nanni e Re Cecconi sono in un gran momento di forma mentre Chinaglia sembra in fase calante, una sofferenza che già si percepiva da due settimane. Oggi soffre Mozzini, che lo sta anticipando puntualmente e sempre in modo leale. A dirla tutta, lo sta cancellando dal campo.

Il Torino, i loro difensori, stanno prevalendo sugli avanti laziali. Nonostante la propulsione di Frustalupi e Manservisi, i granata concluderanno la partita senza subire gol.

Sono le 16 e 20, il cielo si sta facendo scuro, sale il rimpianto per l’occasione sprecata, quel calcio di rigore tirato con troppa foga. Ma si odono in lontananza le musiche degli Zampognari, che dal lungotevere e dalle vie del centro ci ricordano che tra poche ore sarà Natale.

Ricordo un Olimpico non pienissimo, forse proprio per via delle vacanze natalizie. Io e mio zio (ero piccolo, i miei genitori mi affidavano a lui in occasione delle partite) camminavamo lentamente, quasi senza fretta.

E lì fuori, nei paraggi di ponte Duca d’Aosta, le griglie arrugginite dei Callarostari. Per duecento lire, ti offrivano un cartoccio di castagne fumanti. Credetemi, quelle castagne calde erano un concentrato di felicità.

Anche nella pancia dell’Olimpico si respirava un’atmosfera natalizia: Tommaso Maestrelli si attardò, per salutare i giocatori avversari uno ad uno, indugiando con Luciano Castellini. Si complimentò con lui per il rigore decisivo, ben parato. Che signore, Tommaso!

Castellini risultò infatti il migliore in campo. Quel giorno aveva di fronte gente come Nanni, Garlaschelli, Re Cecconi, Chinaglia, Frustalupi e Manservisi. Fecero del loro meglio, ma quel pomeriggio il Giaguaro parò anche l’impossibile.

Tempi d’oro per la nostra Lazio ed anche per la Musica che ci girava intorno in quel periodo.

Vi proponiamo una nuova playlist, articolata e multiforme! La Top20 degli album che risultavano essere i più venduti sabato 23 dicembre 1972, il giorno antecedente questo Lazio Torino.

Ebbene, crediamo sia una delle migliori Playlist che vi abbiamo proposto fin qui. Leggete, prendete nota, comprate, scaricate ma soprattutto, ascoltate:

al 1° posto, Questo piccolo grande amore di Claudio Baglioni. A soli 22 anni, Baglioni è diventato il più popolare cantautore italiano. Un’ascesa irresistibile, con cui ha spodestato tutti. Anche il più illustre inseguitore, Lucio Battisti, che con Il mio canto libero, ha stravenduto decine di migliaia di LP dal 1970 in poi.

Al terzo posto, la colonna sonora di un film davvero iconico, che ha fatto epoca. Stiamo parlando di A Clockwork Orange, quell’Arancia Meccanica con cui Stanley Kubrick ha rivoltato gli schemi classici dei thriller movies.

Posizione numero 4 per uno dei più bei dischi italiani del genere Prog, Uomo di pezza delle Orme.

In quinta, Il padrino e altri famosi temi da film, reinterpretati da Santo and Johnny.

In sesta posizione, Umanamente uomo: il sogno, il sesto album pubblicato da Lucio Battisti. Il disco era uscito il 24 aprile ed era ancora ai vertici della classifica dopo sei mesi. Forse non tutti i tifosi della Lazio, sanno che questo LP conteneva una canzone a noi tanto cara, I giardini di marzo.

Posizione numero 7 per Cinquemilaquarantatre di Mina mentre all’ottavo posto, Caravanserai di Carlos Santana.

In nona posizione, Catch bull at four di Cat Stevens.

Come state leggendo, stiamo parlando di artisti leggendari, che fanno parte del nostro immaginario, della nostra memoria collettiva.

Posizione numero 10 per un disco del quale abbiamo parlato anche prima. Dovete sapere che il film Arancia meccanica era talmente popolare presso il pubblico che i dischi della colonna sonora erano stati immessi sul mercato in due versioni. Questa al decimo posto, conteneva anche l’ouverture che Walter Carlos aveva composto per Clockwork Orange. Vi rubiamo un altro po’di tempo ma non possiamo rinunciare a parlarvi di Walter Carlos. La sua è una storia che merita di essere conosciuta. Fu uno dei primi personaggi del panorama artistico a rendere pubblica la notizia del suo cambio di sesso. Oggi è diventata Wendy Carlos e continua ad essere una prolifica musicista e compositrice. La Carlos, con una laurea in Fisica e un diploma del Conservatorio, fu una delle prime compositrici di musica elettronica ad aver usato il sintetizzatore moog e contribuì significativamente alla popolarità di questo strumento, grazie alle sue incisioni di brani e arie appartenenti al repertorio classico (Bach, Händel, Scarlatti) eseguiti al sintetizzatore. Pensate che il suo primo lavoro, Switched-On Bach, vinse tre premi ai Grammy Awards 1969, tra cui quello al miglior album di musica classica.

Al posto numero 11, un altro disco figlio del suo tempo, Back to front di Gilbert O’Sullivan.

Al dodicesimo posto, spazio alla grande Mia Martini. Il suo Nel mondo, una cosa – era veramente un bel long playing.

Quel che state per leggere, vi farà entrare definitivamente nel gotha della musica del Novecento, quella che passerà ai posteri e che verrà suonata nei secoli a venire. Parliamo – mi perdonerete l’aggettivo – di tre dischi immensi: al n.13 Foxtrot dei Genesis, al 14 Trilogy degli Emerson Lake and Palmer e al 15 Il padrino, musiche composte da Nino Rota. Il tema de il Padrino è universamente riconosciuto come la colonna sonora più famosa della storia del cinema.

Posizione numero 16 per un altro artista immortale. Parliamo di Charles Aznavour e il suo disco dal lunghissimo titolo: Canto l’amore perché credo che tutto derivi da esso. Come dargli torto?

Siamo arrivati ad una delle band italiane più iconiche e anche una delle più rimpiante. Perché la Premiata Forneria Marconi, o se preferite, semplicemente la PFM con Per un amico, aveva portato a livelli siderali il Prog made in Italy.

Al numero 18, un po’ di sano disimpegno con Alessandra, uno degli ultimi lavori dei Pooh ancora nella formazione originale, che prevedeva Riccardo Fogli alla voce e al basso elettrico.

Posizione numero 19 per l’indimenticabile Gabriella Ferri. Il suo long playing si intitolava L’amore è facile non è difficile. La Ferri, all’epoca famosissima, nonostante la sua dichiarata fede giallorossa, con grande modestia e viscerale simpatia, volle accompagnare Giorgio Chinaglia nei cori per I’m football crazy. Questa è una storia nella storia e ve ne parleremo presto, magari in occasione della prossima sfida con la Juventus, sperando porti bene, esattamente come  41 anni fa.

A chiudere questa stupefacente Top20, Some time in New York City, il disco doppio di John Lennon &. Plastic Ono band la cui copertina ritraeva la prima pagina di un famoso giornale newyorkese.

Dopo questa scorribanda nella musica più bella del secolo scorso, un pensiero alla nostra amata Lazio.

Da qui a maggio dovremo approcciare le partite come se fossero finali. Tra giocatori contati, infortuni a gogo e polemiche varie, per non farci mancare niente durante questa sosta infinita abbiamo trovato il modo e la maniera per mettere in discussione uno come Marco Baroni. Per favore…

Della Nazionale, vogliamo parlarne? Meglio di no. Spenderei due parole sulla nuova maglia della Germania. Non so se ve ne siete accorti, ma la nota marca tedesca ha sfoderato una divisa da gioco identica a quella dei mondiali di Calcio del 1954. L’allora Germania Ovest mantenne quella divisa affascinante fino agli Europei di Italia ‘80. Poi iniziò il declino, una deriva estetica che ha contagiato tutte le altre case di produzione di materiale sportivo.

Vogliamo sperare che sia un indizio di un nuovo inizio, perché le “arlecchinate” del calcio moderno ci hanno stufato da tempo. Personalmente, le ritengo diseducative.

Una maglia di calcio è sacra. Anche la nostra.

Forza Lazio!
Ugo Pericoli

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