Immobile: “Con la Lazio amore folle. Un rimpianto andar via senza salutare i tifosi”

«La Lazio mi ha dato tutto e io ho dato tutto alla Lazio. È stato un amore folle. All’inizio non ero visto benissimo, avevo fatto bene con il Torino, ma poi mi ero perso. Nei primi sei mesi i dubbi sono stati spazzati via». Queste le parole di Ciro Immobile, ex attaccante della Lazio che si è raccontato ai microfoni di Radio TV Serie A. Nel corso della lunga intervista il leggendario bomber, che in biancoceleste ha messo a segno 207 gol, ha toccato vari temi raccontandosi a tutto tondo.

  • Academy – «Il nostro augurio è che i ragazzi crescano in un ambiente sano e pulito e che possano fare ciò che più amano, giocare a calcio col massimo delle potenzialità messe a disposizione dalla struttura. Ultimamente si parla del fatto che non abbiamo strutture in Italia, noi volevamo ricominciare dai campi dove sono cresciuto e ho realizzato il mio sogno, dalla mia città»
  • Gli esordi – «Quando si fanno grandi passi c’è sempre il timore di fallire o non riuscire e rimanerci male. Avevo tutta la mia passione, l’ho portata alla Juve e ho iniziato lì la mia carriera. Ho esordito sostituendo del Piero due volte. Io Insigne e Verratti siamo partiti da Pescara col nostro maestro Zeman a cui mandiamo un abbraccio, spero stia meglio molto presto. I ragazzi possono prendere esempio dal nostro percorso. Abbiamo fatto la gavetta, quella che di solito sembra una frase fatta, ma non lo è. In Serie B non eravamo nemmeno quotati, alla fine con passione e sacrificio siamo arrivati in Nazionale, in Europa insieme, a vincere l’Europeo. Penso che siamo un esempio che i ragazzi devono seguire. Con Cerci al Torino eravamo i “gemelli del gol”, abbiamo un gran campionato. Del Toro mi aveva impressionato la potenza della maglia: quando si parla di società storiche hai quest’aura con cui ti devi confrontare. Avevamo questa grande responsabilità, ma alla fine della stagione siamo arrivati in Europa League, una gran soddisfazione per il Torino»
  • Le esperienze all’estero – «Al Borussia i primi 6 mesi non sono andati malissimo. Ma era la fine di un ciclo, Klopp andò via, ma mi tolsi qualche soddisfazione. Mi sono allenato con Klopp, ho conosciuto giocatori importanti, ero giovane, ma c’erano già problemi. In Spagna non sono riuscito a mettermi in mostra e dopo 6 mesi sono andato via. A quell’età potevo buttarmi giù, ma sono riuscito a riprendermi alla Lazio».
  • Arrivo alla Lazio – «Superare il record di giocatori che hanno fatto la storia della Lazio è stata una soddisfazione enorme. Se mi guardo indietro, mi rendo conto da dove sono partito e dove sono arrivato.
  • Il sogno Scudetto – «Si era creata un’alchimia pazzesca nel gruppo nel 2020, è stata un’annata difficile fino alla gara contro l’Atalanta, Inzaghi era a rischio esonero. Poi scattò qualcosa che ci unì tra tifosi, staff, squadra, c’era un’energia positiva pazzesca. Le partite finivano prima di iniziare, era complicato giocare contro quella squadra. Poi ripartì un campionato nuovo, abbiamo perso punti, ci confrontavamo con squadre fortissime e abbiamo perso quel treno. Ricordo la partita di Genova, avevamo festeggiato il mio compleanno, si parlava di Scudetto ingenuamente. Quando si scendeva in campo era veramente semplice per noi, stavamo bene fisicamente. Quando la testa gira bene aiuta anche il fisico».
  • Inzaghi – «Riesce ad unire la maniacalità tattica ad un aspetto umano. Crea un’alchimia tra i giocatori, per me è questo è fondamentale. Passi tutta la stagione con i tuoi compagni, se non c’è la voglia di aiutarsi a vicenda è difficile».
  • Critiche social – «Le critiche social sono fastidiose perché non te le aspetti. Ma è successo a tutti. Ora il mondo dei social da potere di parola a chiunque, devi stare attento a capire la gravità della cosa. Nell’ultimo periodo sono stato male, il calcio dimentica in fretta, lo so bene. Forse non eravamo pronti a questo».
  • Nazionale – «Fino alla prima partita dell’Europeo ho vissuto male il non poter esprimermi per le troppe pressioni. Rappresentavamo una Nazionale che ha vinto tanto, che fa del calcio uno degli sport più seguiti è normale che sia così. Dopo la vittoria dell’Europeo tutto quello che dicevano su di me non contava più. Chi vince ha sempre ragione. Tutto quello che c’è stato prima della gara con l’Inghilterra in finale, non ha contato più niente. Non puoi vincere e ricevere critiche anche se non hai giocato un minuto, questo conta. le chiacchiere stanno a zero. Se perdi la finale e ti hanno criticato 10 poi ti criticano 100. Ora ho la Coppa a casa».
  • Addio alla Lazio – «Io, Jessica e i bimbi stavamo pensando di andare via perché tutto ha un inizio e una fine. Le difficoltà della fine e la Lazio stava cambiando identità, questo ha contribuito. Sono andati via Inzaghi, Felipe Anderson, Milinkovic, Luis Alberto… giocatori che hanno fatto la storia con me, ma alla fine non posso biasimare i tifosi che ci sono rimasti male. Mi è dispiaciuto invece di non averli salutati, questo mi pesa. Mi avrebbe fatto piacere fare l’ultimo giro di campo con la mia famiglia per dare il mio amore a loro e per prendere il loro».
  • Turchia – «Al Besiktas è stata una scelta riguardante lo sport. Ho avuto offerte dall’Arabia che non ho preso in considerazione. Sono nel mood dove posso dare tantissimo. Mi alleno 2 volte al giorno, seguo i ragazzi più giovani, voglio stare bene fisicamente per dare ancora qualcosa a questo sport». 
  • Gol più bello – «Quello a Cagliari per il gesto atletico».
  • Il difensore più difficile da affrontare – «Chiellini senza dubbio. mi ha iniziato a “menare” quando avevo 17 anni quando mi allenavo con la prima squadra mentre ero in Primavera». 
  • Un “non gol” per cui hai rimpianti – «All’Europeo contro l’Austria, sarebbe stato un gol fantastico e sarebbe servito anche per non soffrire nel finale».

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Guido De Angelis

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