Lazio, Pancaro: “Avrei voluto concludere a Roma. Si può vincere l’Europa League”

Giuseppe Pancaro torna a parlare di Lazio. In occasione della tappa romana del Panini Tour, organizzato dalla stessa Panini per dare la possibilità ai tifosi di scambiare figurine e passare un pomeriggio all’insegna del calcio e del divertimento, l’ex terzino biancoceleste ha avuto modo di raccontare ai cronisti presenti il suo pensiero sul momento attuale dei capitolini, con uno sguardo a quanto successo in passato a Roma: “La Lazio è l’amore della mia vita calcistica, senza togliere nulla alle altre. Ero consapevole che le aspettative sarebbero state alte, ma l’impatto nella partita d’esordio mi fece capire subito di essere in una squadra di campioni assoluti. Era una partita col Napoli, segnammo io e Mancini, entrambi esordienti con quella maglia. NelLa stagione 1999-2000 Avevamo la sensazione di essere una squadra forte, capace di competere su tutti i fronti. Era un ciclo partito qualche anno prima, con l’arrivo di Eriksson. Ogni anno si aggiungeva un pezzo. In quegli anni la società faceva investimenti molto importante, c’era un progetto che partiva da lontano“.

Ovvio poi, un passaggio sullo storico scudetto del 2000: “Il 14 maggio ognuno cercava di gestire la tensione a modo proprio. Chi si è seduto in un angolo e non si è più mosso finché non è finita a Perugia. Io, Sinisa e Stankovic siamo stati gli unici tre a vedere la partita. Molti erano in giro per lo stadio. A fine partita ci fu un abbraccio bellissimo tra noi tre, era il coronamento di un sogno. È stato l’apice, perché stranamente io avevo come desiderio più grande vincere uno scudetto. Riuscirci con la Lazio, che ne aveva vinto solo uno precedentemente con Maestrelli, è stato il coronamento di un sogno. È stata la mia più grande gioia sportiva. Eriksson era un uomo unico. Il dolore è ancora forte per la sua prematura scomparsa. Una persona che mi ha cambiato la carriera, mi ha voluto bene e mi ha voluto fortemente alla Lazio. Senza di lui forse non avrei avuto la fortuna di giocare e vincere con la Lazio. Quando la Lazio andò a Cagliari per prendermi la trattativa ebbe dei problemi, tanti si sarebbero stancati ma lui ha voluto a tutti i costi me. Gli sarò per sempre grato per avermi portato alla Lazio. Avevamo un rapporto bellissimo, non era di tante parole. Era anche timido, ma intelligente e sensibile. Rispettava tutti, era impossibile non volergli bene. Penso sia l’artefice dei successi di quella Lazio, in quella piazza si vive di alti e bassi e lui non ci fece mai pesare nulla, neanche nelle difficoltà. Ebbe sempre fiducia in noi ed è il motivo per cui abbiamo vinto tanto”.

Infine, l’ex giocatore biancoceleste ha avuto modo di fare una panoramica generale sulla situazione attuale in casa Lazio: “La Lazio la seguo ancora, mio figlio è un tifoso sfegatato. A oggi sta facendo un ottimo campionato, ora ho la sensazione che sia un po’ stanca. La speranza è che recuperi le forze per provare a regalare una vittoria ai tifosi, compresi me e mio figlio. Secondo me in Europa League ha ancora la possibilità di poter vincere. Fosse stato per me non avrei mai lasciato la Lazio, avevo il sogno di finire lì la carriera. Ma l’ultimo anno si stava smantellando la squadra e avevo perso un po’ di stimoli, le mie prestazioni non erano all’altezza e decisero giustamente di cedermi al Milan. Scattò in me una voglia di dimostrare che non ero finito“.

In maglia biancoceleste Giuseppe Pancaro ha totalizzato 220 presenze generali, mettendo a referto sette gol e diciassette assist. Nella Capitale, il terzino ha arricchito il suo palmarès con uno Scudetto (1999-2000), una Supercoppa Europea (1999-2000), una Coppa delle Coppe (1998-1999) una Supercoppa Italiana (2000-2001) e due Coppe Italia (1997-1998 e 1999-2000).

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Guido De Angelis

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