“Ho seguito molto la Lazio negli anni della Serie B e facevo anche le trasferte. È un periodo a cui sono legato. Con mio fratello eravamo abbonati entrambi e andavamo o in Monte Mario o in Tevere, ma preferivamo la seconda”. Così, l’attore e doppiatore Mino Caprio, ha parlato ai microfoni di Radiosei della sua nota fede laziale. “Vivo le partite con tanta angoscia e non riesco a stare mai sereno. Giusto sul 3-0 posso a rilassarmi, perché sappiamo com’è la Lazio. Anche con Venezia e Plzen̈ abbiamo tanto rischiato. Contro i cechi eravamo in nove e ho pensato ‘questi adesso segnano”‘. Poi, il doppiatore di Peter Griffin e non solo, si è soffermato su un suo idolo d’infanzia, in biancoceleste dal 1996 al 1969 e successivamente dal 1970 al 1971: “Ricordo Arrigo Dolso che era il mio idolo. Giocava poco, ma faceva delle prestazioni che mi fanno ancora accapponare la pelle per quanto erano bellle. Sono riuscito a distanza di anni a contattare la figlia. Mi dispiace che la Lazio non lo abbia ricordato come si deve, dato che è stato con noi sei stagioni. Mi viene in mente un Roma-Lazio in cui entrò in campo e insaccò di testa su assist di Chinaglia. Poi i giallorossi pareggiarono con i loro modi illeciti e termino 1-1. Noi però meritavamo di vincere”. Un appunto al presidente Lotito: “Per me è anche simpatico, ma dovrebbe parlare meno, perché non non lo reputo un grande comunicatore”. E sul suo rapporto con i rivali cittadini, Caprio ha detto: “Certe manifestazioni volgari non le accetto. Sono stato vessato quando ero bambino e anche gente adulta mi diceva ‘Qui tu non puoi entrare perché sei della Lazio. Non va bene, sennò vai all’inferno’. Cose che non mi sarei mai permesso di dire, tutt’oggi, ad un bambino con la maglia della Roma. Ho apprezzato la Roma con Liedholm, Totti ecc, ma ammetto di essere antiromanista soprattutto per alcune cose dei tempi addietro”.