Cari fratelli laziali,
rivivremo una partita che sembrò incredibile all’epoca e che oggi, considerando il valore tecnico dei protagonisti, appare addirittura impossibile. Erano giorni particolari. Ricordate il Millennium bug? Secondo gli esperti, il Y2K bug (questo il nome “tecnico”), era un difetto informatico che si sarebbe manifestato al cambio di data tra il 31 dicembre 1999 e il 1º gennaio 2000, in quasi tutti i sistemi di elaborazione dati. Previsto ed anticipato con molto allarmismo da parte dei mass-media e dell’opinione pubblica, il problema si verificò, ma risultò di facilissima gestione. Insomma, tanto rumore per nulla. Molto più difficile, per la gente comune, appuntare la data su un foglio senza sbagliare scrivendo 1 anziché 2.
Scrivere 2000 equivaleva ad un salto nel futuro e un tuffo nella modernità. Per noi laziali, l’avvento del terzo millennio coincideva con il nostro centesimo compleanno. Saliamo a Venezia mercoledì 5 gennaio, il giorno prima dell’Epifania. Inaugureremo il 2000 in trasferta. Alla vigilia della quindicesima giornata del campionato, tutto appare facile e scontato per la Lazio di Sven Goran Eriksson. Il divario tecnico tra le due squadre è lampante.
La formazione dei lagunari appare modesta: Konsel, Carnasciali, Cardone, Luppi, Dal Canto, Valtolina, Iachini, Volpi, Berg, Maniero e Ganz. In panchina si accomoda un giovane toscano dalle calvizie precoci. Si chiama Luciano Spalletti. Con lui, in panchina, si accomodano Casazza, Borgobello, Budan, Marangon, Nanami, Bianchi e Pedone.
Quanto a noi, stiamo attraversando una fase interlocutoria. La caduta rovinosa durante il Derby ha scioccato l’ambiente. Ciononostante, siamo al comando della classifica. Disponiamo di una rosa fantastica, infarcita di stelle. Anche a Venezia, la formazione è piena zeppa di campioni: Marchegiani, Negro, Nesta, Mihajlovic, Favalli, Stankovic, Veron, Sensini, Nedved, Mancini e Ravanelli. In panchina la Lazio-due, per modo di dire: Ballotta, Pancaro, Conceição, Couto, Lombardo, Salas e Simeone.
Su un terreno durissimo e pieno di zolle ghiacciate, i padroni di casa partono di slancio. Noi restiamo a guardare, forse patiamo il freddo inatteso, o forse, molto semplicemente, non abbiamo preparato bene la partita. E al 18′ il Venezia passa meritatamente in vantaggio: Ganz raccoglie un rasoterra di Maniero e da pochi metri insacca alle spalle dell’incolpevole Marchegiani. Difesa ferma, ma bisognerebbe dire che tutta la squadra è apparsa imbambolata. Di certo, non siamo abituati a prendere un gol in questo modo. Accusiamo il colpo e non riusciamo a reagire. Sono anzi i veneti ad andare ancora vicini al gol e ancora con Ganz. Alla mezz’ora, qualcosa sembra venir fuori anche per noi, Paolo Negro, al termine di un batti e ribatti, spara alto da buona posizione. Al 45′ Salas a spreca malamente un invito di Ravanelli.
Noi a casa, sbracati sul divano, ci guardiamo intorno in cerca di sicurezze. Negli ultimi giorni abbiamo mangiato più del dovuto, stanno finendo le vacanze di Natale e abbiamo casa piena di panettoni e di pandori. Andiamo in cucina, a farcene un’altra fetta. Tanto, chilo più, chilo meno… cosa ci importa? A noi basta solo che la Lazio pareggi e vinca questa partita. Perché stiamo per festeggiare il Centenario. Non possiamo presentarci all’appuntamento con una sconfitta col Venezia.
Ripresa: dopo un tentativo più che velleitario di Mancini, almeno oggi, decisamente poco integrato con Veron, il Venezia torna ad essere il padrone del centrocampo.
Passa il primo quarto d’ora senza che i nostri arcieri scaglino una sola freccia. E arriva puntualmente la giusta punizione, perché al 56’ il Venezia raddoppia: lancio di Ganz per Maniero, finta su Nesta, tiro, gol.
Che razza di serata! Non perdemmo la faccia ma la testa della classifica sì! La Juventus ci sorpassò, 32 punti a 31. I nostri rincasarono che era quasi mattino. Nelle loro calzette avrebbero trovato soltanto carbone, idealmente infilato da tutti noi, increduli e abbastanza arrabbiati.
Dalla prima partita del 2000 ci aspettavamo infatti ben altro risultato. Ma non c’era tempo per fermarsi a recriminare, perché tra settantadue ore saremmo scesi in campo nuovamente, stavolta per incontrare il Bologna. Nessuno in quel momento ebbe voglia di parlare del Centenario, temendo di veder svanire un altro sogno scudetto.
Avevamo iniziato a mettere il 2 per indicare l’anno, ma cosa cavolo l’avevamo fatto a fare, se la musica era sempre la stessa?
A livello calcistico, era comunque stata una grande annata. Scudetto svanito sul filo di lana, per mezzo di un combinato disposto di più elementi negativi, vittoria in Coppa delle Coppe e nella Supercoppa Uefa. A livello musicale, nel 1999 avevamo ascoltato tante volte le canzoni contenute in questi album. Forse dovremmo chiamarli con il loro nome, i CD. Perché all’alba del 2000, un disco in vinile è considerato una sorta di residuo fossile. Da circa 14 anni la musica si ascolta quasi esclusivamente da questi orrendi dischetti contenuti in custodie di plastica, che si rigano, si opacizzano, fino a divenire dei brutti oggetti da conservare in casa e in automobile. E dunque, la classifica dei CD più venduti nel 1999 era la seguente: al primo posto Adriano Celentano con Io non so parlar d’amore, al secondo i Red Hot Chili Peppers con Californication. Anche Mi fai stare bene, di Biagio Antonacci, ha venduto tantissimo, terminando sul terzo gradino del podio. Bel risultato anche per Infinito dei Litfiba, al quarto posto. In quinta posizione Jovanotti, con Lorenzo 1999-Capo Horn. In sesta incontriamo Miss mondo, di Ligabue. Un album contenente una dedica ad un famoso calciatore interista, Gabriele Oriali. Quell’anno e per lungo tempo a seguire, Una vita da mediano era diventato un modo comune per descrivere chiunque sappia realizzare un qualcosa di grande, restando nell’ombra, senza cercare gloria, fama e lustrini. In settima posizione Rewind, album live di Vasco Rossi, uscito il 22 aprile del’99. Era stato registrato in occasione del concerto di Vasco all’Heineken Jammin’ Festival il 20 giugno dell’anno prima all’autodromo di Imola. In questo CD incontravamo super-hits come Quanti anni hai, Sballi ravvicinati del terzo tipo, Valium, Rewind, Nessun pericolo per te, Blasco Rossi, Ormai è tardi, Stupendo, Jenny è pazza, Sally, L’una per te, Senza parole, Vivere, Siamo solo noi, Mi si escludeva, Gli spari sopra, Delusa, Io no, C’è chi dice no, Bollicine, Vita spericolata e Albachiara. In ottava posizione un altro disco bellissimo e molto interessante, Buena Vista Social Club. Al nono posto la Compilation Rossa del Festivalbar 1999 mentre nell’ultima posizione di questa super-classifica, Grazie mille degli 883.
Stava iniziando il 2000. Nel corso di quell’anno avremmo scoperto nuovi scenari e ascoltato musica nuova, in ogni senso.
Forse non ce ne stiamo rendendo conto ma sta terminando il primo quarto del XXI secolo. E sarebbe di nuovo tempo di ascoltare “musica nuova”, anche stavolta, in ogni senso.
Forza Lazio!
Ugo Pericoli