Cari fratelli laziali,
quasi sempre la partita con la Fiorentina ha rappresentato uno spartiacque. Domenica sera sarà l’ennesima sfida tra due grandi protagoniste della Serie A. Per prepararci a questo grande classico, vi riportiamo al 18 febbraio del 1979, alla XIX giornata del Campionato di Serie A.
Era iniziato da poco un anno che avrebbe dato il via ad un gigantesco effetto-domino. Il 1º gennaio, la Cina e gli Stati Uniti hanno ripreso le loro relazioni diplomatiche. Il 7 gennaio, in Cambogia, dopo quattro anni di dittatura, il regime comunista dei Khmer rossi di Pol Pot è stato deposto da truppe regolari vietnamite, che hanno insediato, al suo posto, un governo-fantoccio filosovietico. Il regime di Pol Pot, in meno di quattro anni, ha provocato la morte di quasi due milioni di persone, ossia un terzo della popolazione cambogiana. Il 16 gennaio, in Iran, dopo mesi di proteste popolari, lo Scià Reza Pahlavi ha lasciato il paese. Al suo posto, sta per assumere il potere l’āyatollāh Khomeini. Negli Stati Uniti, il governo è nuovamente impegnato nella corsa spaziale contro l’Unione Sovietica. È anche così – anzi – è soprattutto così, che si stabilisce chi, tra le due superpotenze, sia militarmente la più forte. La sonda dellaNASA Voyager 1 ha inviato alcuni fotogrammi, dallo straordinario valore scientifico: per la prima volta, possiamo immaginare come sia fatto il pianeta Giove, ripreso da una distanza di 32,7 milioni di chilometri.
E in Italia? Cosa stavamo facendo? Come sempre, gli accadimenti mondiali ci hanno soltanto sfiorato. Da noi, tutto sembra abbastanza immutabile. Per nessuna ragione al mondo rinunceremmo al nostro passatempo preferito, il campionato di calcio. Che dire poi dell’appuntamento canoro che caratterizza l’inverno degli italiani? Nel 1979, il Festival di Sanremo è arrivato straordinariamente in anticipo. A soli cinque giorni dall’Epifania, Mike Bongiorno, affiancato da Anna Maria Rizzoli, ha dato il via alla 29º edizione del Festival della canzone italiana. Alla fine della terza e ultima serata, la classifica sarà la seguente:
1º Mino Vergnaghi Amare
2º Enzo Carella Barbara
3º I Camaleonti Quell’attimo in più
4º Collage La gente parla
5º Enrico Beruschi Sarà un fiore
6º Franco Fanigliulo A me mi piace vivere alla grande
7º Lorella Pescerelli New York
8º Kim & The Cadillacs C’era un’atmosfera
9º Umberto Napolitano Bimba mia
10º Pandemonium Tu fai schifo sempre
11º Antoine Nocciolino
12º Grimm Liana
Due parole vorremmo spenderle per il brano di Franco Fanigliulo. Si disse che A me mi piace vivere alla grande, contenesse alcune allusioni esplicite alla cocaina. Fanigliulo fu costretto a sostituire il verso foglie di cocaina con bagni di candeggina. Il termine cocaina era presente anche nel testo della canzone dei Camaleonti, Quell’attimo in più, che invece venne lasciato eseguire senza alcuna modifica.
La censura non toccò neanche Sarà un fiore, del cabarettista Enrico Beruschi, nonostante il pezzo contenesse svariati doppi sensi a sfondo sessuale. Se fosse esistito il premio per la canzone più divertente, lo avrei assegnato proprio a Franco Fanigliulo e – ex aequo – ai Pandemonium. Perché la loro Tu fai schifo sempre rimarrà negli annali, come un innocente invito a mandare a quel paese chiunque se la tiri troppo.
Avevo quindici anni. Tutte queste informazioni mi si materializzavano nella testa procedendo ad ondate, a seconda dei miei stati d’animo. Quel giorno era domenica e, finalmente, potevo rimettermi in tasca la mia tessera della Lazio e incamminarmi verso lo stadio. Oggi contava solo la Lazio, tutto il resto era altro da me. Ha piovuto tutto il sabato, tira vento e il terreno è allentato. Osservo Lovati accomodarsi in panchina, a passo lento, con il suo immancabile trench ripiegato elegantemente sottobraccio. Vedo i giocatori prendere posizione: Cacciatori, Pighin, Viola, Wilson, Manfredonia, Cordova, Cantarutti, Agostinelli, Giordano, Nicoli e D’Amico. La Fiorentina è affidata ad un grande laziale, Paolo Carosi. Dovrà mettere da parte i sentimenti e rispondere con il meglio che ha. Largo dunque a Carmignani, Lelj, Tendi, Galbiati, Galdiolo, Orlandini, Restelli, Di Gennaro, Sella, Antognoni e Pagliari. Due parole anche su Pagliari: capelli lunghi alla Jesus Christ Superstar, look vagamente da anarchico, passo ciondolante, tolfa e giacca di velluto a coste. L’immagine perfetta per descrivere quei tempi che furono.
Il primo tempo lo giochiamo da schifo. Di Gennaro e Orlandini hanno occupato il centrocampo, impedendoci di manovrare. Il giovane Sella ha dato filo da torcere a Manfredonia, mentre Pagliari ha trovato due spunti, fortunatamente smorzati sul nascere. Finalmente è rientrato in squadra Vincenzo D’Amico, dopo un’assenza durata mesi. Nonostante queste premesse, dopo un primo tempo veramente incolore, dalle tribune sono volati i fischi.
La gente laziale si aspetta di più. Al 1′ minuto, D’Amico pesca alla perfezione Giordano, che costringe Carmignani a deviare con la punta delle dita un pallonetto beffardo. Dopo qualche minuto, Bruno ci porta in vantaggio. È il 53’, cross di Agostinelli, Giordano anticipa Tendi: spalle alla porta, colpisce di nuca, per il nostro 1 a 0. Passano cinque minuti e raddoppiamo. Con un’azione da manuale del calcio: Viola, sulla destra, ha aperto per Nicoli, palla al centro per Giordano – il quale, con una strepitosa deviazione di testa, insacca a fil di palo. Sul doppio vantaggio, i piedi buoni della Lazio si ricordano di saper giocare a pallone. Fernando Viola e Vincenzo D’Amico iniziano il loro show, quasi una partita nella partita, mostrando numeri da fuoriclasse. Vincenzino può finalmente dare sfogo al suo istinto, represso per quasi tre mesi. Cordova sta annullando Antognoni, Nicoli e Agostinelli non sbagliano un raddoppio. Manfredonia ha fatto sparire Sella dal campo, con l’aiuto di Wilson, l’insuperabile. La Fiorentina, dopo l’uno-due di inizio ripresa, è andata in barca troppo presto. La partita è infatti ancora lunga. Al 70’, Viola effettua un tiro-cross, la sfera sfiora Giordano e viene intercettata da Galbiati, che controlla malissimo e segna un clamoroso autogol.
Ci alziamo tutti in piedi, nel tripudio generale, mentre i nostri continuano a dominare. A sette minuti dal termine, D’Amico vince un contrasto, passa a Giordano e si propone in avanti, attendendo l’assist del compagno, che puntualmente arriva. Diagonale irresistibile, “alla D’Amico”, che vale il 4 a 0. Chissà, forse anche il signor Barbaresco di Cormons gli avrà battuto le mani. A Vincenzo e anche a Bruno. Sì, Giordano e D’Amico giocarono una delle loro migliori partite di sempre. In curva avremmo voluto vedere ancora un altro gol. A cinque minuti dal termine, facemmo amicizia con Bruno Fantini, il nostro portiere di riserva. Lovati lo fece entrare e lui fece l’esordio in Serie A. Per Fantini, quei cinque minuti resteranno l’unico minutaggio in A di tutta la sua carriera. Non vincevamo una partita in casa dal 10 dicembre. Quel 4 a 0 fu un risultato eccezionale. La sera, a casa, mentre attendevo la Domenica Sportiva per rivedermi in santa pace tutti i gol, al telegiornale diedero la notizia che aveva nevicato nel deserto del Sahara. Un fatto eccezionale – pensai – proprio come il risultato di quella Lazio, che infatti avrebbe concluso un campionato con poche luci e molte ombre. Troppe, considerando il livello tecnico di molti dei suoi undicesimi.
Quanto alla musica che ci girava intorno, dobbiamo riconoscere che sabato 17 febbraio, il giorno prima della partita, la classifica dei dischi più venduti era di assoluto valore.
Al 1° posto, Too much heaven dei Bee Gees. A seguire Le Freak degli Chic, poi Born to be alive di Patrick Hernandez. In quarta posizione, ancora i Bee Gees con Tragedy. Spazio a Julio Iglesias e alla sua Pensami.
Quattro minuti di vergogna per Mi scappa la pipì papà di Pippo Franco e poi, finalmente, spazio alle lame rotanti e all’alabarda spaziale di Goldrake – Actarus. In ottava posizione D.D. Jackson con Meteor man.
In nona e decima posizione, due delle canzoni che hanno colorato l’adolescenza del vostro scrittore e di tanti sessantenni di oggi. Stiamo parlando di Ma come fanno i marinai, di Lucio Dalla e Francesco De Gregori. Quella del ’79, sarebbe stata la loro estate. Un tempo indimenticabile, per i fortunati che seguirono i loro concerti negli stadi, durante l’irripetibile tournee di Banana Republic.
Ultima ma non ultima, la travolgente energia di John Travolta e Olivia Newton John, che ci regalarono Summer Nights. Non una canzone. Un vero e proprio “miracolo”: la gioventù!
Domenica sera, l’appuntamento è di quelli da non mancare. La Fiorentina è sempre una “cartaccia”, quindi sciarpa, bandiera, e tutti allo stadio.
Forza Lazio!
Ugo Pericoli