Cari fratelli laziali,
archiviata nel migliore dei modi l’insidiosa trasferta in terra salentina, si aspettano due partite davvero toste, quelle che qualcuno preferirebbe non dover giocare mai. Una cosa alla volta. Tra queste rientra sicuramente l’Atalanta e rivivremo una Lazio cragnottiana, infarcita di gemme ormai pronte a sbocciare. Oggi è domenica 16 marzo ‘97 e all’Olimpico sta per arrivare la bella Atalanta di Emiliano Mondonico. Mancano sei partite alla conclusione del torneo e siamo in piena corsa per un posto-UEFA.
Mondonico, eccetto il centrocampista Gallo, può contare su tutti gli effettivi mentre Dino Zoff, il nostro allenatore, deve rinunciare alla coppia d’attacco titolare, Casiraghi – Signori.
Per il ruolo di centrattacco la scelta non può che cadere su Igor Protti, un bomber dalle polveri bagnate. A centrocampo ci sarà Pavel Nedved, che è un vero tuttofare. Zoff gli chiederà gli straordinari. E, sempre per il centrocampo, spazio al jolly Guerino Gottardi, nell’inedito ruolo di playmaker.
In campo vanno dunque Marchegiani, Negro, Nesta, Chamot, Favalli, Rambaudi, Fuser, Venturin, Nedved, Gottardi e Protti. In panchina insieme a Zoff anche Orsi, Grandoni, Baronio, Piovanelli, Marcolin, Paniccia e l’ex stellina Renato Buso.
Per l’Atalanta largo a Pinato, Mirkovic, Sottil, Carrera, Rossini, Foglio, Carbone, Sgrò, Morfeo, Lentini e Pippo Inzaghi. In panchina vanno Micillo, Bonacina, Persson, Magallanes, Rotella, Bonfanti e Rossini.
Non partiamo bene. Al 20’ si fa male Paolo Negro. Deve subentrargli il baby Grandoni, a freddo, senza riscaldamento. Lo effettuerà direttamente in campo, la partita è di quelle ad andamento lento. Grandoni si inserisce subito e proprio lui, al 35’, avvia un’azione interessante. Il lancio è un lungo filtrante per Protti, sul quale Mirkovic sembra però essere in vantaggio. Sta correndo verso la sua porta. Vorrebbe alleggerire sul portiere ma sbaglia il tocco. Calcia il pallone con una potenza sproporzionata, una vera bomba. Anche la parabola è beffarda, è un pallonetto che sorvola Pinato e va ad insaccarsi nella rete sotto la Sud.
1 a 0 e palla al centro. Dopo questo autogol l’Atalanta prova a ripartire ma Carbone è fermato da Rambaudi.
Rambo, dopo avere controllato, avvia il contropiede e passa al liberissimo Fuser. Lui controlla e tira, colpendo il pallone in qualche modo. Lo stile di Fuser, in quell’occasione, non è certo il massimo ma dal suo tiro imperfetto parte una carambola che impatta sul tallone di Sottil e poi s’imbuca in rete. Siamo al secondo autogol dei bergamaschinel giro di centoventi secondi.
Rientriamo negli spogliatoi, con la consapevolezza di aver rubacchiato il doppio vantaggio.
Secondo tempo: l’Atalanta non ne vuol sapere di mollare. Grandoni, ma soprattutto il baby Alessandro Nesta, non sono ancora abbastanza scafati per opporre resistenza a Lentini e a Morfeo. E proprio da un tiro di Morfeo nasce il gol del 2 a 1. Marchegiani vede solo sfrecciare il bolide che ha infilato la sua porta. Purtroppo per noi la partita si riaccende nel finale, Zoff vede Venturin in difficoltà e inserisce Piovanelli. Mondonico sente invece il profumo della rimonta e inserisce Magallanes al posto di Carbone. Grandoni e Chamot riescono a contenere piuttosto agevolmente il giovane Filippo Inzaghi ma Morfeo sta riprendendosi dopo un’ora di partita in cui ha girato a vuoto. Mancano meno di dieci minuti, siamo al 37’: triangolo volante Magallanes – Morfeo con chiusura a rete di quest’ultimo. Sembra il prologo di una beffa annunciata. L’Atalanta potrebbe addirittura provare a portarsi a casa l’intera posta nel giro dei restanti sei minuti.
Ma la paura di un attimo.
Perché stavolta sarà Mondonico a sbagliare: sostituisce lo schiumeggiante Morfeo con il serafico Bonacina. Il nostro jolly portafortuna Guerino Gottardi, che fino a quel momento aveva sofferto le scorribande di Morfeo, sorpassa in velocità il malcapitato Bonacina e scarica su Buso, cheè appena entrato in campo. Per Zoff, Buso non è certo la prima scelta ma in quell’occasione sorprenderà il suo allenatore. Facendo felici tutti noi, che abbiamo seguito l’incontro in un misto di scetticismo e timore di non riuscire a farcela. Buso effettua un passo di tango, una magia illusionistica, un colpo a grande effetto. Con un tocco da sotto mette a tacere gli scettici e decreta la fine della partita: Lazio 3 Atalanta 2.
Renato Buso non esulterà, confermando la sua scarsa propensione a vestire la maglia della Lazio. Ma il suo gol resterà tra quelli più pesanti del campionato. Arriveremo quarti, a dieci punti dalla Super-Juve campione d’Europa e a +14 dalla asroma. La creatura di Sergio Cragnotti aveva definitivamente iniziato a volare.
Quella che non volava, in quel periodo, era invece la Musica.
Vi proponiamo la classifica di sabato 15 marzo ’97, il giorno precedente quel Lazio Atalanta.
In cima alla classifica incontravamo di U2 con Discotheque. Di questa canzone vi parleremo a breve.
Al secondo posto, Let a boy cry della scostante Gala, al terzo l’evitabile Laura non c’è di Nek.
Seguono, al quarto posto Sweet dreams di Sharon C, al 5° From disco to disco by Whirlpool Productions, al 6° una nostalgica Carmen Consoli con l’emozionante Confusa e felice.
In settima posizione, Your woman di White Town, all’ottavo posto la raffinata Another suitcase in another hall di Madonna, al 9° Baby I’m yours dei 49ers e, a chiudere la Top 10 Belo horizonti by Heartist, al secolo Claudio Coccoluto, un DJ che aveva fatto ballare, fin dalla metà degli anni Settanta, intere generazioni di giovani. Aveva cominciato nella mitologica Radio Andromeda, facendo scorrere su un piatto i vinili che vendeva il padre nel suo negozio di elettrodomestici in via Lungomare Caboto a Gaeta. Vi parliamo volentieri di Claudio Coccoluto, scomparso, assai frettolosamente, il 2 marzo del 2021.
Condividerete con noi che, solo Madonna e la nostra Carmen Consoli, sembravano le uniche in grado di saper cantare, o quantomeno, di proporre musica da fischiettare sotto la doccia. L’intera classifica era monopolizzata da brani da discoteca, vagamente claustrofobici e compulsivi.
Gli U2, la band che, più di ogni altra, sembrava quella di saper cogliere il mood del momento, cattura l’attimo fuggente di quel che passava nella mente della generazione corrente.
“Discothèque” è infatti una canzone che parla dell’incapacità di raggiungere veramente le cose che desideriamo. Parla delle difficoltà che si incontrano nel cercare di catturare il vero amore, o qualsiasi cosa significativa nella vita, e di come spesso ci troviamo a cercare qualcosa che non riusciamo a trovare.
“Let go, let’s go, discothèque
Go, go, go, go, discothèque”
Il ritornello ci incoraggia a lasciar andare le nostre aspettative e a goderci il momento. Il senso del brano, letto nel suo macro-insieme, ci suggerisce che possiamo trovare una maggiore comprensione di ciò che vogliamo veramente attraverso la musica che ascoltiamo e le canzoni che creiamo.
“but you take what you can get
‘cause it’s all that you can find
oh you know there’s something more”
In definitiva, la canzone trasmette l’idea che, sebbene la vita possa essere travolgente e difficile da attraversare, è importante continuare a cercare il nostro scopo, piuttosto che accontentarsi di poco.
Tornando alla nostra Lazio, ogni volta che arriva Lazio Atalanta, non sappiamo se è meglio decidere di puntare al massimo o scegliere di sapersi accontentare.
Desiderio di fine anno: arrivare alla prima del 2025 a posizioni di classifica immutate.
Arrivederci al prossimo anno, ancora su Lazialità, con una nuova pagina di Musica&Lazio.Ugo Pericoli