Cari fratelli laziali,
la partita che stiamo per raccontarvi in attesa del Lazio Bologna che verrà, vi parlerà di uno dei pomeriggi più dolci mai trascorsi allo Stadio Olimpico, nonostante l’umidità ed il freddo di una domenica di metà inverno.
Non è un periodo come tutti gli altri. Ogni giorno è un piccolo evento, che tocchiamo e respiriamo nell’aria. Scrivere la data anteponendo quel fatidico due seguiti da tre zeri, è una sensazione veramente strana. “Con un salto siamo nel 2000”, profetizzava Lucio Dalla in “Telefonami Tra Vent’Anni”. “Magari arrivando a pezzi”, recitava una strofa del suo successo del 1981. E noi, a pezzi eravamo per davvero, con la nostra amata Lazio relegata in serie B.
E invece siamo ancora vivi. E siamo qui, a giocarci nuovamente il primo posto in classifica, dopo il furto sanguinoso patito dal Milan sette mesi prima. Oggi è il 9 gennaio del 2000, è la sedicesima giornata dell’ultimo campionato del millennio.
La posa della targa in Piazza della Libertà ha dato il via alla Festa del Centenario. Dal quartiere Prati all’Olimpico è una breve passeggiata e ci presentiamo in massa all’apertura dei cancelli. È l’ora di pranzo, si sta giocando Parma – Juventus, teletrasmessa dai tabelloni dell’Olimpico.
Al minuto 90, Crespo diventerà uno di noi con sette mesi d’anticipo, facendoci guadagnare 2 punti sulla Juve. Il pareggio del Parma ci mette in una posizione comoda. Sappiamo già, che vincendo, a sera saremmo primi in classifica.
Sappiamo che cosa ci aspetta. Al termine della partita ci sarà una grandissima festa, con ospiti d’eccezione, personaggi simbolo, un bagno di Lazialità fortemente voluto dalla Società ed affidata a Guidone nostro.
Chissà a cosa stava pensando Guido De Angelis alle 14:59. Quel Lazio Bologna sarebbe stato un dolce preludio o si sarebbe trasformato nel classico insormontabile ostacolo per noi laziali dalla felicità quasi sempre imperfetta? Siamo più di 76.000 a salutare l’ingresso delle squadre.
Marchegiani, Pancaro, Nesta, Mihajlovic, Favalli, Conceição, Stankovic, Sensini, Veron, Nedved e Salas. Il Bologna con Pagliuca, Paramatti, Gamberini, Boselli, Tarantino, Nervo, Ingesson, Marocchi, Wome, Andersson e Signori.
Sotto un cielo pallido e biancastro, i nostri manovrano con passo lento, gli scambi sono prevedibili, gli scatti si afflosciano al primo affondo. La prima azione pericolosa non poteva che essere di marca rossoblù, con Signori (tu quoque, Beppe?) che fa tremare la traversa dopo un bel passaggio di Wome.
Abbastanza inspiegabilmente, Guidolin si fa cacciare al 22′. Ha rivolto apprezzamenti poco urbani al signor Racalbuto. Solo al 23′ il nostro primo sussulto, con la solita punizione di Sinisa Mihajlovic, ben controllata da Pagliuca. Al 27′ arriva la grande occasione per sfruttare l’uomo in più e passare finalmente in vantaggio. Racalbuto concede infatti un rigore per dubbio atterramento di Nedved. Sul dischetto si presenta Sinisa.
Ogni vero laziale conosce a memoria quel che recita la tradizione. La nostra, ci ricorda che non possiamo mai dormire sonni tranquilli. Sinisa prende una breve rincorsa ma scivola malamente al momento del tiro. Spara altissimo, un campanile sul tartan della Curva Nord.
Ma il gol è comunque nell’aria e al 42′ passiamo in vantaggio: incursione di Nedved che entra in area, tira, la palla centra la traversa e Salas irrompe e segna a porta vuota. È l’1 a 0, forse non del tutto meritato.
Si va negli spogliatoi in vantaggio e le squadre iniziano la ripresa con le formazioni immutate.
Il Bologna spinge, in cerca del pareggio. Dai e dai, i suoi sforzi vengono premiati. Signori crossa dalla sinistra, Andersson anticipa Favalli e realizza la rete in perfetto avvitamento: 1-1 e tutto da rifare.
Perfino quel giorno non mancarono i mugugni. Ma sarebbero durati pochissimo perché, da quel momento in poi, i nostri avrebbero iniziato a giocare la partita per davvero.
Ci riversiamo nella metà campo degli emiliani assediando la porta di Pagliuca. È un’azione costante e continua, un canto in crescendo che tocca la sua nota più alta al 75′, quando Nedved – probabilmente, il migliore in campo – segna la rete del 2-1, con un preciso colpo di testa su un bel cross di Conceiçao.
Otto minuti più tardi, Pavel si fa espellere per doppia ammonizione. Che peccato, sarebbe stato assai utile in quel di Reggio Calabria, la domenica successiva. Intanto siamo arrivati all’83’, si fa male anche Sensini e adesso siamo in nove contro dieci. Che dire? Una classica situazione “da laziali”.
Però, come in una favola dal lieto fine, a tempo ormai scaduto, il risultato sarà messo in cassaforte dall’ultimo arrivato a Formello. Fabrizio Ravanelli è da poco subentrato a Salas, ha ricevuto palla sul vertice destro dell’area, si è coordinato bene, portandosi il pallone in avanti e – poco prima di ruzzolare per lo slancio – riesce a far partire un tiro. Il pallone assume una strana traiettoria, entra in rete lentamente, quasi saltellando.
Sarà il suo primo goal con la nostra maglia. Ravanelli scoppia in un pianto dirotto, mentre corre sotto la Maestrelli per ricevere il saluto dei suoi nuovi tifosi. A fine partita, apprenderemo che Fabrizio stava pensando al padre malato e che gli dedicava il gol.
La partita finirà qui, con i giocatori tutti sotto alla Curva Maestrelli. Con la vittoria sul Bologna per 3 a 1 e il primo posto in classifica. Con 34 punti precediamo la Juventus a 33, il Parma a 31 e la Roma a 29.
E sarebbe iniziata la festa per i 76.000 dell’Olimpico, uno show indimenticabile, condotto da un Guidone De Angelis in forma smagliante, che ci accompagnò per mano in una delle più belle serate nella nostra vita da laziali.
Tornammo a casa tardi. Talmente tardi, che quasi ci scordammo della partita. Dopotutto, questa non era stata altro che un fugace spartiacque, un piccolo ostacolo frapposto tra noi e il nostro destino.
Una notte di fine millennio, liberamente ispirata al brano che era arrivato in prima posizione nella nostra Hit Parade. Ricordate? Si chiamava “La fine del millennio”, il successo con cui Vasco Rossi salutò il cambio di data alla sua maniera. Questo era il resto della classifica, dalla seconda alla decima posizione.
2, When you say nothing at all di Ronan Keating
3, Move your body degli Eiffel 65
4, Imagine di John Lennon, nuovamente in classifica dopo 29 anni e neoeletta “canzone del secolo”.
5, That’s the way it is di Celine Dion
6, Glorious di Andreas Johnson
7, Keep on movin’ dei Five
8, New day di Wyclef Jean e Bono Vox
9, The rhythm divine di Enrique Iglesias
10, I saved the world today, degli Eurythmics
Tutto sommato una bella playlist, che parte col Blasco e si conclude con le parole, confortanti e calde, di Annie Lennox.
Noi ci vediamo domenica sera! Non vediamo l’ora. La sosta è sempre interminabile, l’astinenza sembra ogni volta più lunga.
Forza Lazio!
Ugo Pericoli