Cari fratelli Laziali,
per la nostra rubrica di Lazio&Musica, oggi vi riportiamo indietro ai primi Anni Ottanta.
Esattamente al 19 settembre 1982.
Cosa stavamo facendo?
Si è appena conclusa l’estate, appassionata e indimenticabile, che ha visto l’Italia di Enzo Bearzot vincere il Mundial di Spagna. La vittoria azzurra ha fatto da apripista al condono della pena per i calciatori squalificati a seguito del calcio scommesse.
Bruno e Lio sono dunque nuovamente “arruolabili”, un bel regalo all’allenatore Roberto Clagluna e a tutti noi. Da pochi giorni però, sul Paese è arrivata una doccia gelata, che ci ha destato dall’incantevole torpore assaporato in estate, riportandoci alla nostra tragica realtà sociale. La sera del 3 settembre, in via Isidoro Carini a Palermo, la Mafia ha sferrato un vile attacco alle Istituzioni: sotto i colpi di mitra, sono caduti il prefetto di Palermo, il generale dei carabinieri Carlo Alberto dalla Chiesa, sua moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente di scorta Domenico Russo.
Ma noi siamo ragazzi, è settembre e riparte tutto. La vita, la scuola, l’università. Naturalmente riparte anche il Campionato di calcio mentre la Musica – quella – non si è mai fermata. E chi può fermarla? È stata un’estate “fortissima” anche sotto questo aspetto.
Franco Battiato, nel 1981, ha sfornato il suo più celebre LP. La voce del padrone è esploso a scoppio ritardato, un anno dopo, proprio in concomitanza delle gare del Mundial. Centro di gravità permanente è diventato un tormentone che, nonostante le sue liriche siano fin troppo ricercate e apparentemente poco adatte al mood estivo, sembra abbia un che di profetico. La canzone del cantautore siciliano sembra infatti un omaggio a Enzo Bearzot, al suo equilibrio e alla sua misura, alla sua capacità di saper restare indifferente alle grida e ai cattivi consigli, di chi lo invitava a non dar fiducia a Paolo Rossi o, quantomeno, a lasciarlo marcire in panchina.
Ma non si vive di sola Cultura e infatti in classifica troveremo lui, il più fico di tutti. Quanto ci faceva rosicare quel manifesto di Miguel Bosé, attaccato alla parete della stanza della nostra fidanzatina?
Quel fine settimana, la sua Bravi ragazzi è arrivata in cima alla classifica dei 45 più venduti. E la nostra Lazio? Siamo alla seconda giornata e dobbiamo andare a Como. La prima partita, con il Campobasso, l’abbiamo steccata, uno 0 a 0 super-deludente, con un Giordano rattrappito nelle sue inquietudini, lento a liberarsi e incerto nel tiro a rete.
Il Como è allenato da uno dei mostri sacri del nostro Calcio, Tarcisio Burgnich.
Scendono in campo i lariani con Giuliani, Tempestilli, Galia, Pin, Fontolan, Mannini, Soldà, Massimo Mancini, Matteoli, Nicoletti, Gobbo e Cinello. A disposizione, il portiere Sartorel, Stefano Borgonovo, Butti, Maccoppi e Mannini.
È la Lazio della maglia bandiera. È una Lazio povera ma bella, questa di Clagluna: Moscatelli, Podavini, Chiarenza, Vella, Pochesci, Manfredonia, Vagheggi, Montesi, Giordano, De Nadai e Tavola. In panchina vanno Nando Orsi, Saltarelli, Badiani, Surro e Ambu.
Il Como parte meglio di noi. Dopo un quarto d’ora si fa male Cinello, uno stiramento alla gamba sinistra e Burgnich getta nella mischia il neanche diciottenne Stefano Borgonovo. È un Como appena retrocesso, molto più attrezzato di noi. Può contare su Matteoli, un regista emergente e prolifico, sul quale Clagluna ha prudentemente piazzato il diligente Montesi. Le nostre speranze passano tra i piedi di Bruno Giordano, che deve vedersela con Tempestilli, un rottweiler molto esperto che, nel dubbio, morde le caviglie. De Nadai e Tavola provano a mantenere il raccordo tra la difesa, imperniata sull’isolato Manfredonia e l’attacco – dove – Giordano a parte – Vagheggi è costantemente anticipato da Galia. Enrico Vella è il nostro sette-polmoni, che presidia la mediana dando sicurezza al reparto difensivo. Basterà?
Dopo un lungo e noioso preludio, la partita ha la prima emozione. È il 34′ quando, dopo un bello scambio sulla fascia sinistra tra Gobbo e Pin, il pallone giunge a Galia, poi da questi ancora a Pin che, giunto al limite della nostra area, sbuccia la conclusione. Nicoletti ha seguito l’azione, interviene ribadendo a rete ma il tiro, fortunatamente, termina oltre la porta difesa da Moscatelli.
Secondo tempo. Il Como si presenta privo di capitan Fontolan, rimasto negli spogliatoi per una leggera contrattura. Mannini, il suo sostituto, entra subito bene in partita. Il Como diventa anzi più incisivo e, al 47′, l’esordiente Borgonovo scaglia di prepotenza da dieci metri addosso a Moscatelli in uscita. Sembra il preludio al gol lariano.
Al 57′, ancora Borgonovo, dopo un doppio scambio con Nicoletti, sferra un gran sinistro alto d’un soffio. A tre quarti di partita deve uscire anche Michele De Nadai, toccato duro da Galia. Perdiamo un mediano, sostituito da un laziale di lungo corso come Roberto Badiani. Finalmente, al 73′, il tiro di Vella da venticinque metri, senza troppe pretese, ma pur sempre il nostro primo tiro in porta. Poco dopo, ancora lo scatenato Borgonovo, lanciato da Nicoletti, ha la possibilità di sbloccare il punteggio. Solo davanti a Moscatelli, sparerà alto, salvando sia il risultato che la nostra domenica pomeriggio.
Sapevamo accontentarci davvero di poco, di uno 0 a 0 strappato ai comaschi che ci avevano preso a pallonate per tutta la partita.
Quanto alla musica, cosa stavamo ascoltando oltre Franco Battiato e Miguel Bosè?
In attesa dell’imminente Como Lazio, vi proponiamo questa playlist d’annata, corrispondente alla Top10 dei 45 più venduti sabato 18 settembre, il giorno prima della partita.
Bravi Ragazzi – Miguel Bosé
Avrai – Claudio Baglioni
Un’estate al mare – Giuni Russo
Music & Lights – Imagination
Da Da Da I Don’t Love You – Trio
Tanz bambolina – Alberto Camerini
Paradise – Phoebe Cates
Non sono una signora – Loredana Bertè
Nisida – Edoardo Bennato
Ebony and Ivory – Paul McCartney e Stevie Wonder
Come potrete rivivere, frugando tra i vecchi video su YouTube, erano brividi forti, con Giuni Russo e Loredana Bertè. Sogni ad occhi aperti, con Edoardo Bennato e Claudio Baglioni. Era poesia pura, quella di Paul McCartney e Stevie Wonder. Si respirava un’atmosfera da Mittleuropa, con Tanz bambolina e il Trio.
Era solo del sano divertimento, con il resto della playlist, niente di eccezionale, nulla di artistico. Eppure, ascoltammo quella musica, ballammo aggrappati a quelle canzoncine, impalpabili e quasi irritanti per la loro ingenuità. Mi riferisco soprattutto a Paradise, improponibile ai tempi di oggi.
Improponibile: come quella Lazio di 42 stagioni orsono, piccola piccola e francamente impresentabile. Eppure, con un cuore grande così.
Tifavamo una società “al verde” e giocammo con uno splendido completo tutto verde. Fu l’unica volta in quel campionato, e anche per sempre. Quella maglia bandiera tutta green fu veramente una limited edition e oggi costituisce una rarità per i collezionisti più fortunati.
Alla prossima, con un nuovo appuntamento di Musica&Lazio!
Ugo Pericoli