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Lazio&Musica, quel Lazio-Genoa tra Giordano e Cocciante

Cari fratelli Laziali,

sabato sera, dopo il ratto di Torino, ci siamo sentiti nuovamente presi in giro dall’intero sistema-calcio. Arbitraggio, var, autogol, tutto ha funzionato per il meglio a chi non voleva che la Lazio avanzasse in classifica. Qualcuno, più acculturato sotto il profilo musicale, per descrivere la situazione ha utilizzato il nome di una delle più affascinanti canzoni di Riccardo Cocciante: “Era già tutto previsto”. Già! E come si fa a dargli torto? Era già tutto previsto, dai cartellini rossi dati e non dati, fino all’autogol finale, nell’unica distrazione in tutta la partita.      

Adesso dobbiamo rimanere umili e concentrati, perché arriva un Genoa già in zona retrocessione. D’accordo, il campionato è ancora lungo ma queste sono le partite che non possiamo non vincere.

Siccome non spettano a me discorsi tecnici, me ne ritorno nel mio piccolo spazio musicale, un angoletto qui su Lazialità, dove da qualche settimana parliamo liberamente, persi nei ricordi di vecchie Lazio che furono e belle canzoni che non si stancheranno mai di stupirci.    

Oggi vi riporto a domenica 17 aprile 1977.

Il Genoa di Gigi Simoni tornava a farci visita per la 25° giornata del campionato di Serie A. Pasqua è passata da una settimana ed è scoppiata la primavera. Era ora. È stato un inverno più grigio del grigio, soprattutto per i tifosi della Lazio. A inizio anno abbiamo perso Cecco. In un modo assurdo, incredibile, inaccettabile. La tragedia di Luciano Re Cecconi ci ha fatto scoprire Andrea Agostinelli. Allo stadio, sugli spalti, qualcuno non riesce a trattenere le lacrime, quando il diciottenne di Ancona scorribanda lungo le fasce laterali e le sue chiome, smosse dal vento, danno l’illusione di poter scorgere – ancora una volta – il povero Cecco.

Quant’era bello essere tifosi-ragazzini. Nel ‘77, la Rai aveva deciso di dare un riassestata a tutti i palinsesti, con un occhio più che magnanimo rivolto ai giovani. Non ci sono più la TV dei più piccini e quella dei ragazzi, non ci sono più gli steccati ma un mega spazio di intrattenimento, che allieta i pomeriggi di tutti coloro i quali oggi hanno ampiamente superato i 55 anni. Programmi epocali, come il trasgressivo Odeon-tutto quanto fa spettacolo, il familiare Portobello, telefilm per bambini, come l’appassionante Furia cavallo del west. Arriva un contenitore musicale magico, ribelle, placcato argento, arriva Discoring!

Assaporavamo tutte queste bellezze durante la settimana, per poi inebriarci con l’appuntamento più atteso, quello con la nostra amata Lazio! Quel periodo, io me lo ricordo esattamente così.

Avete presente Paul Ashworth, il protagonista di Febbre al 90°? Ricordate come si agghindava, a undici anni, per andare alle partite del “suo” Arsenal? Ebbene, per quel Lazio Genoa mi presentai allo stadio conciato come lui. Sciarpa, zuccottino a strisce in lana biancazzurra con tanto di pon-pon e bandierone d’ordinanza, m’incamminai per le strade della Balduina fino alla fermata del 99, in viale delle Medaglie d’Oro, incurante del resto del mondo, impermeabile agli sfottò dei romanisti che, dall’autobus, mi auguravano una felice sconfitta, mentre scendevo alla fermata del Don Orione alla Camilluccia.

Stavamo disputando un campionato altalenante.

Abbiamo perso il derby di ritorno, dopo averlo a lungo dominato. Ci siamo fatti bucare da Bruno Conti, tra le altre cose, un ex-genoano, con un gol che, secondo me, resterà memorabile quanto a bellezza. Luis Vinicio deve dare uno squillo di tromba e i giocatori debbono darsi una svegliata: Pulici, Ammoniaci, Martini, Manfredonia, Wilson, Cordova, Renzo Rossi, Agostinelli, Giordano, Viola e Badiani.

Simoni risponde con Tarocco, Secondini, Ogliari, Castronaro, Onofri, Matteoni, Damiani, Arcoleo, Pruzzo, Ghetti e Basilico.

A dirigere, è stato chiamato il principe degli arbitri, l’austero signor Rosario Lo Bello della sezione di Siracusa.

Come al solito, iniziamo imbrigliati, vittime del nostro eterno tentennamento.

A una certa, proprio Ciccio Cordova, che l’estate precedente è scandalosamente passato dalla Roma alla Lazio, centra il bersaglio. Avviene al 32′, con un pallonetto beffardo, che sorprende Tarocco fuori dei pali. È l’1 a 0.

Sentendosi finalmente più sollevati, Martini, Agostinelli e Badiani iniziano le loro discese lungo le fasce laterali, alternandosi in raid che mandano in tilt i genoani.

Pruzzo e Damiani appaiono intorpiditi, intrappolati nella tela tessuta da Manfredonia e Ammoniaci.  Basilico prova a dar fastidio a Pulici, ma Felice non si scorda di certodi essere uno dei più forti portieri di tutta la Serie A. Poi anche Pino Wilson, placcando Pruzzo con un brillante anticipo, farà capire ai genoani che per loro, oggi, non è giornata. A due minuti dalla fine del primo tempo, arriva il raddoppio: ancora Cordova, che tocca lateralmente una punizione dal limite per Renzo Rossi, bolide imprendibile e 2 a 0.

Ripresa.

Mentre il Genoa ancora non ha capito verso quale porta deve attaccare, Tarocco deve raccogliere nel sacco la terza rete. Siamo solo al 47’, troppa grazia:3 a 0!

Dalla curva, stiamo ammirando Cordova flirtare col pallone, passare a Giordano che tira al volo, una rasoiata a mezza altezza, dal limite. Giochiamo sul velluto, a tratti, sembra di essere tornati indietro, alle epiche delle Lazio maestrelliane. Flipper Damiani non ci sta a soccombere in quel modo, e alla mezz’ora trasforma rabbiosamente il calcio di rigore fischiato da Lo Bello, per uno spintone – abbastanza gratuito – rifilato a Pruzzo da Manfredonia.

I genoani si scuotono, danno almeno l’impressione di farlo. Ma noi abbiamo un Giordano in stato di grazia, che in fuga solitaria infila il quarto pallone nella rete di Tarocco, una saetta che manda a picco la barcollante barchetta genoana.

“Scusa Ameri, qui a Perugia il Perugia si è portato sul 3 a 0. Risultato parziale: Perugia 3 – Roma 0”.

Lazio vittoriosa, Roma cappottata.. potrei mai dimenticare una domenica del genere?

Un dolce ricordo, che si mescola alla musica che ci girava intorno in quel week-end. Date uno sguardo alla classifica del 45 giri più venduti in Italia sabato 16 aprile ‘77.

A riascoltarli oggi, alcuni pezzi appaiono oggettivamente magistrali, opere di grande scrittura musicale, realizzate da artisti irripetibili, come Keith Emerson e Lucio Battisti e da cantautori senza tempo, come Claudio Baglioni. Ma vediamo anche brani minori, durati il momento di un attimo, che tuttavia hanno colorato di mille sfumature di felicità la nostra adolescenza.

Questa la classifica dell’Hit Parade il giorno prima di Lazio Genoa:  

1 Tu mi rubi l’animaCollage

2 Honky tonky train blues Keith Emerson

3 Bella da morireHomo Sapiens

4 Amarsi un po’Lucio Battisti

5 Furia cavallo del westMal

6 Solo Claudio Baglioni

7 Love in C minorCerrone

8 ObabalubaDaniela Goggi

9 MieleGiardino dei Semplici

10 Alla fiera dell’estAngelo Branduardi

Al decimo posto, conoscemmo un artista singolare, un volto completamente nuovo per il panorama musicale italiano. Iniziammo ad apprezzarlo e a canticchiare quei motivetti che assomigliavano a filastrocche. Su di lui, si diceva vivesse in un contesto medioevale, senza luce e acqua corrente, seguendo il ritmo della natura, in un casolare sperduto nelle nebbie della pianura padana. Non era vero, era la classica leggenda metropolitana, alla quale, tutto sommato, faceva piacere credere! E comunque, nel tempo, si scoprì che era stato proprio in un casolare in pietra, nella vecchia casa colonica di sua nonna a Cuggiono, che Angelo Branduardi, da bambino, aveva assorbito quelle atmosfere che avrebbe messo in musica negli anni a venire. Suoni ricercatissimi e liriche dal sapor madrigale, un continuo pescare nella musica popolare, barocca e rinascimentale.

Ogni tanto fa piacere andare a riascoltare questi brani che vi invitiamo a riscoprire su YouTube, per assaporare quelle immagini che ci riportano indietro, ai tempi che furono, alla nostra infanzia e adolescenza. Quanta Lazio e quanta musica è trascorsa, mamma mia…    

Arrivederci alla prossima e come sempre, forza Lazio!
Ugo Pericoli

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