Lazio&Musica, quel Juve-Lazio del 1992: tra Riedle e Bruce Springsteen

Domenica 29 marzo 1992 – Torino, stadio Delle Alpi – Juventus-Lazio 1-1
Cari fratelli laziali,
anche oggi andremo dove ci porta la musica e la nostra Lazio.
In vista della supersfida di sabato sera, vi riportiamo indietro ad una Lazio che stava limando le ultime
incrostazioni delle macerie degli anni Ottanta. Torniamo al 29 marzo 1992. Cosa stavamo facendo? Per
prima cosa, per seguire la Lazio in trasferta dovevamo accendere la radio. Eravamo costretti ad immaginare le azioni, in attesa di vedere le prime immagini a Novantesimo Minuto. Non esistevano le PayTv e Tutto il Calcio era il rito laico domenicale. Torniamo alla 26°giornata del Campionato, giocavamo a Torino con la Juve. Una Juventus da poco tornata all’antico dopo il Maifredi-flop. In panchina è tornato Giovanni Trapattoni, un nome, una garanzia. La sua Juve scende in campo con Tacconi, Reuter, De Agostini, Conte, Carrera, Julio Cesar, Alessio, Galia, Schillaci, Roberto Baggio e Gigi Casiraghi. In panchina, accanto a lui, siede tantissima Lazio, quella passata e quella futura: ci sono infatti Paoletto Di Canio e Angelo Peruzzi, seduti accanto a Luppi e Ragagnin. Dino Zoff oramai ci ha fatto l’abitudine. È la terza volta che Super-Dino torna a Torino da avversario. Era stato il “monumento” di quella squadra semi-invincibile, che aveva caratterizzato un intero triennio alla fine degli anni Settanta. Oggi allena una Lazio in costruendo, sospesa a metà tra presente e futuro, una società che non vuole più far parte della piccola borghesia ma che aspira ad entrare nell’aristocrazia del Calcio.
L’impronta cragnottiana si intravede appena. Sono passati solo due mesi dal 20 febbraio ’92, da quando
Sergio Cragnotti, seguendo il suggerimento di suo fratello Giovanni, ha rilevato ufficialmente la S.S. Lazio, dopo una lunga trattativa con il presidente Gianmarco Calleri e l’altro azionista di riferimento Renato Bocchi. Ha investito 38 miliardi di lire.
Cragnotti acquisì la Lazio di giovedì. Erano i giorni di Don’t let the sun go down on me, che vedeva insieme due star come George Michael & Elton John. Era il tempo in cui la Musica non si faceva mancar nulla, alla radio passavano pezzoni uno appresso all’altro, come Black or white di Michael Jackson. Sabato 28 marzo, mentre la Lazio volava verso Torino, in cima all’hit parade svettava la canzone del super-duo britannico mentre, alla 20° posizione, la new entry di Michael Jackson iniziava la sua scalata verso il successo. In breve: la Musica era super, la Lazio di quei giorni la ricordiamo “così così”. Fiori, Bergodi, Sergio, Pin, Gregucci, Soldà, Neri, Bacci, Riedle, Sclosa e Sosa. In panchina Orsi, Melchiori, Vertova, Verga e Stroppa.
La Juventus deve provare a raggiungere il Milan capolista, noi siamo in lotta per un posto in Coppa Uefa; è dalla disfatta di Lens che non disputiamo competizioni europee. Manca un mese e mezzo alla fine del
campionato, a Torino ci sarà da lottare per conquistare un punticino. Ci mancherà purtroppo Thomas Doll.
Il primo tempo è noioso, con poche occasioni, ad eccezione dell’episodio del 33° minuto: De Agostini libera Alessio che si divora il gol a due passi da Fiori. Bravo Valerio ad opporsi col corpo. Nel secondo tempo la partita si accende, quando la Juventus inizia a premere sull’acceleratore, con Totò Schillaci che cincischia su un pallone facilissimo consentendo un recupero a Bergodi. Trapattoni ha mischiato le carte ma la manovra continua ad essere prevedibile. Decide di giocarsi l’ultima carta, quella dell’ex. Entra dunque Paolo Di Canio. Ce lo vedete uno come Paoletto nostro segnare un gol contro la sua Lazio?
Di Canio è entrato al posto di Antonio Conte, rientrato a capo chino verso gli spogliatoi. Paolo effettua un dribbling in area, poi un altro ancora. Quando potrebbe calciare agevolmente a rete, effettua una piroetta superflua, dando tempo a Gregucci di liberare. Al 76’ Pin avvia una nuova azione, scambio rapido con Neri che vede Riedle in bella posizione rispetto al suo marcatore, il brasiliano Julio Cesar. Questi allunga il piedone proprio al limite dell’area facendoci gridare al rigore. Anche per il giovanissimo signor Pierluigi Collina il fallo c’è stato, ma qualche centimetro fuori. Si arriva all’80’: Fiori arpiona da sotto il sette un “quasi-gol” di Baggio, su calcio di punizione dal limite, proprio mentre da Roma arriva la notizia che Rizzitelli ha segnato il pareggio romanista col Milan. Lo stadio torinese, il Delle Alpi – il bruttissimo stadio con un nome da pensioncina di montagna – torna a rianimarsi e a pompare i suoi giocatori. La Juventus inizia a spingere per davvero.
Zoff chiama a raccolta i suoi: i laziali saranno attesi da otto minuti da affrontare con il coltello fra i denti.
Divin Codino ci prova ma è francobollato implacabilmente da Bacci, autentico jolly in formazione nonché
figlio in pectore di Dino Zoff.
Proprio da un break di Bacci nasce un rovesciamento di fronte, il pallone giunge a Sosa che viene trattenuto irregolarmente da Carrera. Punizione battura dallo stesso Ruben Sosa, una rasoiata su cui si avventa Riedle che scaglia una freccia al volo, Tacconi prova ad allungare il braccione ma il pallone è in fondo al sacco: 0 a 1! Kalle Riedle ha segnato un super-gol, siamo incredibilmente in vantaggio quando manca solo una manciata di minuti alla fine.
Mentre pregustiamo la vittoria contro una grande del calcio, su un pallone abbastanza innocuo tutta la
Lazio è colpevolmente rilassata. Il solo Valerio Fiori, che ha disputato una delle migliori
partite con la maglia della Lazio, è l’unico ad apparire reattivo. È sicuramente il più determinato di tutti a
voler portare a casa i due punti. Siamo arrivati al 90’, c’è un cross teso proveniente dalla sinistra che sorvola l’intera area piccola, sembrerebbe destinato a spegnersi sul fondo ma Schillaci riesce a toccare il pallone deviando a rete. Fiori non ha nemmeno le forze per rimproverare i compagni di reparto, che hanno fatto la figura delle belle statuine al cospetto di un predatore implacabile come Totò Schillaci.
La partita finirà male per noi. Un’occasione perduta, una vittoria preziosissima gettata alle ortiche. Poteva
essere la svolta del nostro campionato. Che invece terminerà con un nuovo mezzo fallimento, con la
squadra a galla nel mare piatto del centro-classifica, un decimo posto anonimo e svogliato. La sensazione di contare ancora poco.
Ci salutiamo proponendovi la seguente playlist, davvero tosta! È la classifica dei brani più ascoltati del 1992.
Non perdetevi Human touch, un tuffo nel passato, con il Boss “padrone” anche della nostra Hit
Parade.

1 Human touch Bruce Springsteen
2 Non amarmi Aleandro Baldi & Francesca Alotta

3 La forza della vita Paolo Vallesi
4 Don’t let the sun go down on me George Michael & Elton John
5 Portami a ballare Luca Barbarossa
6 Addams groove Hammer
7 Why Annie Lennox
8 Con un amico vicino Alessandro Bono e Andrea Mingardi
9 Abbiamo vinto il Festival di Sanremo Statuto
10 Remember the time Michael Jackson

Forza Lazio!
Ugo Pericoli

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Pensieri e parole di
Guido De Angelis

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